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  • g96 8/1 pp. 15-18
  • La Chiesa Ortodossa Greca: Una religione divisa

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  • La Chiesa Ortodossa Greca: Una religione divisa
  • Svegliatevi! 1996
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  • Lotta per il potere
  • “Cristiani in lotta”
  • I rapporti fra Chiesa e Stato: che prospettive ci sono?
  • I veri cristiani sono uniti
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Svegliatevi! 1996
g96 8/1 pp. 15-18

La Chiesa Ortodossa Greca: Una religione divisa

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN GRECIA

PER le persone sincere che amano Dio e la verità e che hanno profondo rispetto per la sua adorazione, l’attuale condizione della Chiesa Ortodossa Greca in Grecia è a dir poco sconcertante. Molti greci sono delusi e disgustati dalla deplorevole mancanza di unità, dagli scontri violenti tra fazioni della chiesa in lotta fra loro, da un’ondata di vergognosi scandali e dall’incapacità di una religione che si definisce “la sola vera chiesa di Dio” di provvedere guida spirituale.

La gente comune è frustrata, e persino adirata, per questo stato di cose. Un professore universitario, scrivendo in un importante quotidiano greco, deplora: “La Chiesa Greca è lacerata da una crisi senza precedenti per intensità e durata, la quale mette in discussione l’autorità [della chiesa] e mina il valore intrinseco delle sue istituzioni. Purtroppo il danno continua”.

Come si è sviluppata questa situazione? Gli stretti legami che la Chiesa Ortodossa Greca ha avuto con lo Stato sono stati davvero vantaggiosi? Qual è il futuro di questi rapporti tra Chiesa e Stato? Che alternativa esiste per chi è in cerca della vera e unita congregazione di Cristo? Esaminiamo i fatti e vediamo cosa ha da dire in merito la Bibbia.

Lotta per il potere

Negli anni 1967-74 la Grecia fu governata da una dittatura militare, la quale intervenne attivamente negli affari della Chiesa Ortodossa Greca per consolidare il proprio potere. Per ottenere il completo controllo, la giunta militare sciolse il Santo Sinodo precedentemente eletto (il massimo organo esecutivo della Chiesa Ortodossa Greca) e nominò un sinodo proprio, che fu definito “per merito”. Quando nel 1974 fu ristabilita la democrazia, questo organo sovrano che regge la chiesa fu nuovamente eletto secondo lo statuto canonico. Di conseguenza i vescovi che avevano fatto parte del sinodo nominato dalla giunta furono deposti e sostituiti.

Tuttavia, un disegno di legge approvato nel 1990 dava ai vescovi deposti il diritto di chiedere la reintegrazione nel loro ufficio facendo ricorso ai tribunali secolari e infine al più alto tribunale amministrativo: il Consiglio di Stato. Tre di questi ecclesiastici lo fecero, e vinsero la causa. Come risultato, oggi in Grecia tre diverse archidiocesi hanno ciascuna due vescovi: uno ufficialmente riconosciuto solo dalla Chiesa Ortodossa Greca e uno ufficialmente accettato dal Consiglio di Stato.

“Cristiani in lotta”

I vescovi che erano stati deposti hanno rivendicato la loro posizione e si rifiutano categoricamente di riconoscere l’esistenza degli altri vescovi nominati dalla chiesa ufficiale. Non solo, ma ciascuno d’essi ha un vasto seguito di “fanatici religiosi”, per usare le parole di un quotidiano, che difendono con fervore la causa del loro vescovo. Questa situazione ha scatenato vivaci reazioni mentre sugli schermi televisivi di tutto il paese sono apparse scene di violenza in cui si vedevano masse di questi “cristiani in lotta” che entravano con la forza nelle chiese, fracassavano icone religiose e aggredivano ecclesiastici e fedeli di fazioni opposte. Nella maggior parte dei casi, per ristabilire l’ordine pubblico sono dovuti intervenire i reparti antisommossa della polizia. Gli eventi hanno raggiunto l’apice nell’ottobre e nel novembre del 1993 in alcune chiese di Kifisia, un sobborgo benestante di Atene, e poi nel luglio e nel dicembre del 1994 nella città di Larissa, con tumulti provocati da cieco fanatismo religioso che hanno scioccato l’opinione pubblica in Grecia.

Gli scontri più violenti si sono verificati il 28 luglio 1994 durante l’insediamento di Ignatius, il vescovo di Larissa nominato dal Santo Sinodo. Il quotidiano Ethnos titolava a tutta pagina: “Larissa diventa un campo di battaglia per il nuovo vescovo: Un ritorno al Medioevo”. L’articolo, in prima pagina, riferiva: “Non c’è che un termine adatto: Medioevo. In quale altro modo si potrebbe descrivere tutto ciò che è accaduto ieri a Larissa, . . . tumulti per la strada, tafferugli, ferimenti?”

Qualche settimana dopo gli oppositori si sono scagliati contro l’automobile del vescovo Ignatius “con spranghe di ferro e randelli, dopo un accanito inseguimento”. Un giornalista si è chiesto: “È possibile credere che i colpevoli siano pervasi da sentimenti cristiani quando, nello stesso tempo, il fanatismo li porta a commettere azioni da gangster, atti di violenza che potrebbero risultare fatali? . . . E questi atti sono incoraggiati e condonati da preminenti capi della chiesa”.

La situazione divenne ancora peggiore nel periodo natalizio. Riferendosi ai drammatici avvenimenti accaduti a Larissa tra il 23 e il 26 dicembre 1994, il quotidiano Eleftherotipia scrisse: “È stato un Natale vergognoso a Larissa dove, ancora una volta, il conflitto che si trascina da tempo ha guastato la [celebrazione]. . . . Mentre le campane della chiesa annunciavano la nascita di Cristo le manganellate della polizia piovevano sulla testa di ‘giusti e ingiusti’. Tumulti, scontri, imprecazioni e arresti hanno preso il posto dello scambio di benedizioni e auguri natalizi nel sagrato della chiesa di San Costantino a Larissa. . . . Le dimostrazioni [contro Ignatius] si sono trasformate rapidamente in ingiurie e quindi in scontri con la polizia. . . . Hanno trasformato il sagrato della chiesa in un campo di battaglia”.

Come ha reagito la gente? Un ortodosso ha commentato: “Non capisco come delle persone che si dicono cristiane possano perpetrare simili atti di violenza durante sacre festività religiose. Come posso andare in chiesa se lì corro il rischio di essere picchiato?” E una devota ortodossa ha detto: “Ora, dopo tutto quello che è successo, ho paura di andare in chiesa”.

Come se non bastasse, c’è anche un’ondata di scandali che coinvolgono la Chiesa Ortodossa Greca. I mezzi di comunicazione hanno più volte fatto rivelazioni sul basso livello morale di alcuni ecclesiastici: sacerdoti omosessuali e pedofili, appropriazione indebita di fondi e contrabbando di opere d’arte. Quest’ultimo è reso possibile dal fatto che molti ecclesiastici hanno libero accesso, senza controlli, a icone di valore e ad altri manufatti preziosi.

Che stridente contrasto fra questa situazione e ciò che l’apostolo Paolo disse ai cristiani quando li avvertì vigorosamente di non seguire degli uomini perché in questo modo nascono “dissensi” e “divisioni”! — 1 Corinti 1:10-13; 3:1-4.

I rapporti fra Chiesa e Stato: che prospettive ci sono?

Sin dalla nascita dello Stato greco, la Chiesa Ortodossa Greca ha goduto della condizione privilegiata di religione dominante. In Grecia, tuttora, non esiste nessun tipo di separazione tra Chiesa e Stato. La Costituzione stessa garantisce alla Chiesa Ortodossa Greca la posizione di “religione prevalente” in Grecia. Questo significa che la Chiesa Ortodossa Greca influenza tutti i settori della vita pubblica, compresi la pubblica amministrazione, il sistema giudiziario, la polizia, la pubblica istruzione e praticamente ogni altro aspetto della società. Questa onnipresenza della chiesa si è tradotta in oppressione e indescrivibili difficoltà per le minoranze religiose in Grecia. Anche se la Costituzione garantisce la libertà di religione, ogni volta che una minoranza religiosa tenta di far valere i suoi diritti incappa quasi sempre in una fitta rete di preconcetti religiosi, pregiudizio e opposizione creata da questo connubio tra Chiesa e Stato.

Sembra che ci sia la possibilità concreta che la Costituzione venga riveduta nel prossimo futuro, per cui fin d’ora si sente chiedere a gran voce la separazione tra Chiesa e Stato. Importanti costituzionalisti e analisti greci stanno richiamando l’attenzione sui problemi causati da questa stretta associazione tra Chiesa e Stato. Fanno notare che l’unica soluzione valida sarebbe la netta separazione di queste due entità.

I capi della chiesa, nel frattempo, stanno obiettando a questa eventuale separazione. Toccando una questione scottante, che risentirebbe di un tale cambiamento nei rapporti tra Chiesa e Stato, un vescovo ortodosso ha scritto: “Di conseguenza, lo Stato smetterà di pagare lo stipendio degli ecclesiastici? . . . Questo significherebbe che molte parrocchie rimarranno senza sacerdote”. — Confronta Matteo 6:33.

Un’altra conseguenza dello stretto connubio tra Chiesa e Stato in Grecia è che la legge greca — in aperta violazione delle normative dell’Unione Europea e degli articoli della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che sono vincolanti per la Grecia — richiede che nella carta d’identità di ogni cittadino greco venga indicata la religione di appartenenza. Le persone di mente aperta obiettano fortemente a questo, perché i membri delle minoranze religiose in genere sono oggetto di discriminazione. Un giornalista ha affermato: “Questo fatto può avere molto facilmente ripercussioni negative sul diritto di una minoranza religiosa all’esercizio della propria libertà religiosa”. A questo proposito, il quotidiano Ta Nea ha scritto: “Lo Stato dovrebbe prendere le proprie decisioni e approvare le leggi senza preoccuparsi dei modi dispotici e delle reazioni della chiesa in questioni come la registrazione obbligatoria della propria religione sulla carta d’identità”.

Sottolineando l’urgenza di questa separazione, Dimitris Tsatsos, professore di diritto costituzionale nonché membro del Parlamento Europeo, ha dichiarato: “La Chiesa [Greca] deve smetterla di spadroneggiare nella vita sociale e politica e nel campo dell’istruzione. Il modo in cui la Chiesa Greca sta operando è oppressivo. È una tiranna che domina il nostro sistema educativo e la nostra società”. In un’altra intervista questo stesso professore ha detto: “La Chiesa, in Grecia, ha un potere spaventoso, che purtroppo non si limita al suo ambito naturale di irriducibile conservatorismo, ma è riuscito addirittura a infiltrarsi anche nel settore progressista della società greca. Personalmente chiedo la separazione tra Chiesa e Stato. Chiedo che i greco-ortodossi siano messi allo stesso livello dei membri di altre religioni in Grecia e siano uguali a loro”.

I veri cristiani sono uniti

È davvero difficile trovare il segno caratteristico del vero cristianesimo nella Chiesa Ortodossa Greca. Gesù non voleva che nel cristianesimo nascessero divisioni e scismi. Pregando il Padre, chiese che i suoi discepoli fossero “tutti uno”. (Giovanni 17:21) E questi discepoli dovevano ‘avere amore fra loro’, essendo questo amore il segno caratteristico dei veri seguaci di Cristo. — Giovanni 13:35.

L’unità sembra sfuggire alla Chiesa Ortodossa Greca. Questo, però, non è affatto un caso isolato all’interno delle odierne religioni organizzate. Al contrario, è un esempio tipico delle divisioni che piagano le religioni della cristianità.

Chi ama sinceramente Dio trova difficile conciliare questo triste stato di cose con le parole che l’apostolo Paolo rivolse ai veri cristiani in 1 Corinti 1:10: “Ora vi esorto, fratelli, per il nome del nostro Signore Gesù Cristo, a parlare tutti concordemente, e a non avere fra voi divisioni, ma ad essere perfettamente uniti nella stessa mente e nello stesso pensiero”.

Sì, i veri discepoli di Gesù godono di un’indissolubile unità. Essendo uniti dal vincolo dell’amore cristiano non hanno divisioni politiche, settarie o dottrinali. Gesù spiegò chiaramente che tutti avrebbero potuto riconoscere i suoi seguaci “dai loro frutti”, ovvero dalle loro opere. (Matteo 7:16) Gli editori di questa rivista vi invitano ad analizzare i “frutti” prodotti dai testimoni di Geova, che godono di vera unità cristiana in Grecia come in ogni altra parte del mondo.

[Immagine a pagina 18]

Sacerdoti si sono scontrati con la polizia

[Fonte dell’immagine a pagina 15]

Dal libro The Pictorial History of the World

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