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  • Perché la chiesa sta perdendo la sua influenza?

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  • Perché la chiesa sta perdendo la sua influenza?
  • Svegliatevi! 1996
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  • La paura non è più un deterrente
  • Crisi di autorità
  • Chiesa e Stato: sciolto il legame che li univa
  • Predicano bene e razzolano male?
  • L’abisso tra clero e laici
  • Dottrine incomprensibili
  • La Chiesa Cattolica in Spagna: Perché è in crisi?
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    Svegliatevi! 1974
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Svegliatevi! 1996
g96 8/4 pp. 5-8

Perché la chiesa sta perdendo la sua influenza?

“Ogni stoico visse da stoico, ma nella cristianità dov’è il cristiano?”

RALPH WALDO EMERSON, SAGGISTA E POETA AMERICANO DEL XIX SECOLO.

“SONO cattolica, ma non praticante”, spiega una giovane madre. “Non me ne importa niente della religione”, aggiunge un adolescente. Questi sono commenti tipici tra gli europei della nuova generazione. Anche se i loro genitori — o più probabilmente i loro nonni — vanno ancora in chiesa, la fede religiosa non ha colmato il divario tra le generazioni.

Perché abitudini religiose care a generazioni di europei sono state abbandonate?

La paura non è più un deterrente

Per secoli la paura dell’inferno o del purgatorio ha esercitato una forte presa sugli europei. Prediche infuocate e dipinti religiosi raffiguranti in modo vivido un inferno che arde di fuoco inestinguibile convincevano i laici che solo assistendo devotamente alle funzioni religiose potevano salvarsi dalla dannazione. Inoltre il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la Chiesa fa obbligo ai ‘fedeli di intervenire alla divina Liturgia la domenica e le feste’”.a (Cit., n. 1389) Nelle campagne la pressione a conformarsi alle usanze comuni era pure notevole: ci si aspettava che tutti andassero in chiesa la domenica.

Ma i tempi sono cambiati. Ora la gente si sente libera di fare quello che vuole. La paura non è più un deterrente. L’inferno è stato silenziosamente accantonato, dato che la maggioranza dei cattolici europei non ci crede più.

Nella pratica il “peccato” di perdere la messa la domenica non viene preso troppo sul serio. Tirso Vaquero, un sacerdote cattolico di Madrid, ammette: “Se un cristiano [cattolico] non viene a messa la domenica, ci dispiace sinceramente perché ha perso questo momento di comunicazione con Dio e con i suoi fratelli, non perché abbia commesso un peccato. Questo è secondario”.

La paura, perciò, non suscita più devozione. Che dire dell’autorità morale della chiesa e dei suoi capi: possono farsi rispettare dai loro greggi?

Crisi di autorità

La scomparsa della paura instillata dalla religione ha coinciso con un netto deterioramento della reputazione morale della chiesa. “Per secoli abbiamo avuto . . . tanti maestri di morale e pochi maestri morali”, lamenta lo storico italiano Giordano Bruno Guerri nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa. (Mondadori, Milano, 1992, p. 326) La mancanza di guida morale è stata evidenziata dalle due guerre mondiali che hanno devastato la cristianità. Le chiese europee non seppero impedire ai credenti di partecipare alla strage. Peggio ancora, le chiese si impegnarono attivamente nello sforzo bellico, da entrambe le parti.

“La prima guerra mondiale, una guerra civile fra le sette cristiane, diede inizio a un periodo tragico e vergognoso per il cristianesimo”, osserva lo storico Paul Johnson. “La seconda guerra mondiale inflisse alla condizione morale della fede cristiana colpi ancora più duri della prima. Rivelò il vuoto delle chiese in Germania, culla della Riforma, e la codardia e l’egoismo della Santa Sede”.

Anche il concordato del Vaticano con il regime nazista di Hitler e con il governo fascista di Mussolini in Italia e quello con Franco in Spagna pregiudicarono l’autorità morale della Chiesa. A lungo andare il prezzo pagato dalla religione per questo opportunismo politico è stato la perdita di credibilità.

Chiesa e Stato: sciolto il legame che li univa

Nel XX secolo la maggioranza dei paesi europei ha finalmente sciolto il legame che univa Chiesa e Stato. Infatti nessuno dei maggiori paesi europei riconosce ora il cattolicesimo come sua religione ufficiale.

Anche se le chiese più influenti possono ancora ricevere sovvenzioni dallo Stato, hanno perso l’influenza politica che un tempo esercitavano. Non tutti gli ecclesiastici hanno accettato questa nuova realtà. Come sostiene l’eminente gesuita spagnolo José María Díez-Alegría, “gli uomini di Chiesa pensano (molti in buona fede) di non poter esercitare la propria funzione pastorale senza una piattaforma umana di ‘potere’”.

Ma questa “piattaforma umana di ‘potere’” è crollata. La Spagna, che fino al 1975 ha avuto un governo “nazional-cattolico”, fornisce un esempio di questa situazione. In anni recenti la gerarchia spagnola è stata continuamente in guerra con il governo socialista per i finanziamenti alla chiesa. Il vescovo di Teruel si è recentemente lamentato con i suoi parrocchiani di sentirsi “perseguitato come cattolico” perché il governo spagnolo non provvede fondi sufficienti alla chiesa.

Nel 1990 i vescovi spagnoli denunciarono la “profonda crisi della coscienza e della moralità” della società spagnola. A chi davano la colpa di questa ‘crisi morale’? I vescovi asserivano che una delle cause principali era la “mentalità ambigua frequentemente favorita dall’Amministrazione pubblica [il governo spagnolo]”. Evidentemente i vescovi si aspettano che il governo promuova l’ideologia cattolica oltre a concedere sovvenzioni.

Predicano bene e razzolano male?

L’enorme ricchezza della Chiesa Cattolica è sempre stata motivo di imbarazzo per i sacerdoti delle parrocchie povere. Ancora più imbarazzante fu quando la banca vaticana rimase coinvolta in quello che la rivista Time definì “il peggiore scandalo finanziario nell’Italia del dopoguerra”. Nel 1987 furono emessi dalla magistratura italiana mandati di cattura per un arcivescovo e altri due funzionari della banca vaticana. Ma grazie alla speciale condizione di stato sovrano di cui gode il Vaticano gli ecclesiastici accusati evitarono l’arresto. La banca vaticana insisté che non era stato commesso nessun reato, ma non riuscì a cancellare l’impressione che la chiesa predicasse bene ma razzolasse male. — Confronta Matteo 23:3.

Gli scorretti comportamenti sessuali che sono stati oggetto di estesa pubblicità hanno causato ancor più danno. Nel maggio 1992 un vescovo irlandese, noto sostenitore del celibato, chiese alla sua diocesi di “perdonarlo” e “pregare per lui”. Era stato costretto a dare le dimissioni quando si era scoperto che aveva un figlio di 17 anni e che aveva usato i fondi della chiesa per farlo studiare. Un mese prima un sacerdote cattolico era apparso alla televisione tedesca con la sua “compagna” e i loro due figli. Disse che desiderava “aprire un dialogo” sul soggetto delle relazioni segrete che tanti sacerdoti hanno.

È inevitabile che gli scandali lascino il segno. Lo storico Guerri, nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa, afferma che “per secoli la Chiesa ha scandalizzato gli italiani”. Di conseguenza, dice, si è creato “un diffuso anticlericalismo, anche nei fedeli”. (Cit., p. 325) I cattolici indignati possono essere tentati di rivolgere agli ecclesiastici le stesse domande che l’apostolo Paolo rivolse ai romani: “Tu predichi, ad esempio, di non rubare, ma sei sicuro della tua onestà? Tu condanni la pratica dell’adulterio, ma sei sicuro della tua purezza?” — Romani 2:21, 22, Phillips.

L’abisso tra clero e laici

Un problema meno evidente ma forse più debilitante è l’abisso esistente fra clero e laici. Le lettere pastorali dei vescovi sembrano irritare anziché istruire i parrocchiani. Da un sondaggio condotto in Spagna è emerso che solo il 28 per cento degli intervistati si è detto “d’accordo con le dichiarazioni dei vescovi”. Un ugual numero “era del tutto indifferente” e il 18 per cento ha detto di “non capire di cosa parlano” i vescovi. L’arcivescovo di Maiorca, Ubeda, ha ammesso: “Anche noi vescovi dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità in un processo di scristianizzazione, che è una realtà”.

La mancanza di un chiaro messaggio scritturale allontana ulteriormente i laici. Secondo il Catholic Herald, “molti sacerdoti [in Francia] hanno optato per la lotta politica così da essere ‘in sintonia con i tempi’”, anche se la maggioranza dei loro parrocchiani preferirebbe che si concentrassero sulle attività spirituali. Il sacerdote e sociologo italiano Silvano Burgalassi ammette: “Forse [i giovani] si sono allontanati da Dio per i nostri cattivi esempi. Gli abbiamo dato il ‘pot-pourri’ dei compromessi, religione e affari, egoismo e inquinamento”. (Il Sole-24 Ore, 11 ottobre 1988) Non sorprende che i sacerdoti stiano perdendo il prestigio di cui godevano nella società. “Sono cattolico ma non credo nei preti” è un’espressione che si ode spesso tra i cattolici spagnoli.

Se alcuni cattolici trovano difficile avere fiducia nel clero, altri hanno seri dubbi sulla dottrina della chiesa, specie su quegli insegnamenti che considerano irragionevoli o poco pratici.

Dottrine incomprensibili

Un esempio lampante è l’insegnamento cattolico ufficiale sul soggetto dell’inferno. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità”. (Cit., n. 1035) Nondimeno da recenti sondaggi emerge che solo un quarto dei cattolici francesi e un terzo dei cattolici spagnoli credono nell’esistenza dell’inferno.

Allo stesso modo, quando si tratta di questioni morali gli europei hanno la tendenza ad essere “cristiani a modo proprio”. Mimmi, un’adolescente luterana svedese, crede che le questioni morali, come avere figli senza essere sposati, siano “qualcosa da decidere personalmente”. La maggioranza dei cattolici francesi sarebbe d’accordo con lei. L’80 per cento ha detto che, nelle decisioni importanti della vita, preferisce seguire la guida della propria coscienza anziché quella della chiesa.

In passato l’autorità della chiesa bastava a soffocare qualsiasi voce dissidente. Dal punto di vista del Vaticano le cose non sono cambiate molto. Il Catechismo dice con tono inflessibile: “Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa”. (Cit., n. 119) L’approccio autoritario, comunque, incontra pochi consensi. “L’argomento dell’autorità impera senza riserva alcuna”, deplora Antonio Elorza, professore spagnolo di scienze politiche. “La Chiesa preferisce erigere una muraglia tutt’attorno a sé, consacrando davanti alla storia la validità della sua tradizione”. Al di fuori della “muraglia” l’influenza della chiesa e la sua autorità continuano a indebolirsi.

A parte il declino spirituale, ci sono fattori sociali che contribuiscono in modo notevole a generare indifferenza verso la religione. La società dei consumi offre un’infinità di divertimenti e attività ricreative, e la maggioranza degli europei vuole e può concederseli. In paragone, andare in chiesa sembra un modo poco interessante di trascorrere la domenica mattina. Inoltre le funzioni religiose di rado prendono in considerazione i bisogni spirituali della gente.

Sembra improbabile che la religione tradizionale riacquisti potere sul suo gregge in Europa. La religione è dunque una forza che appartiene al passato, destinata a estinguersi?

[Nota in calce]

a Il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato pubblicato nel 1992 e vuole essere un’esposizione ufficiale della dottrina della chiesa per i cattolici di tutto il mondo. Nell’introduzione papa Giovanni Paolo II lo definisce un “testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica”. (Cit., p. 14) Un simile catechismo cattolico universale era stato pubblicato l’ultima volta nel 1566.

[Testo in evidenza a pagina 6]

Il cuore della cristianità è stato conquistato dalla religione del tempo libero

[Immagine a pagina 7]

Dovendo scegliere tra una predica e la tintarella, la maggioranza degli europei opta senza esitare per la spiaggia

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