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  • Corallo: È in pericolo e sta morendo
  • Svegliatevi! 1996
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  • Vedi anche
  • Scheletri sbiancati privi di vita
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    Svegliatevi! 1973
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    Ausiliario per capire la Bibbia
Altro
Svegliatevi! 1996
g96 22/9 pp. 14-15

Corallo: È in pericolo e sta morendo

AI TROPICI l’acqua del mare è più limpida che in qualsiasi altra parte del mondo. È cristallina. Di un azzurro purissimo. Il fondo sabbioso bianco, 15 metri sotto di voi, sembra così vicino da poterlo toccare! Mettetevi le pinne e la maschera. Aggiustatevi il boccaglio e scivolate nell’acqua tiepida, fra mille bollicine che per un attimo vi tolgono la visuale. Poi guardate sotto di voi. Guardate là! C’è un grande pesce pappagallo rosso e blu che morde il corallo e ne sputa frammenti, che vanno a depositarsi sul fondo sabbioso. All’improvviso, vicino a voi guizza un arcobaleno lucente di pesci tropicali rossi, gialli, blu, arancione e viola. C’è vita dappertutto. È uno spettacolo che mozza il fiato.

Questa è la “foresta” corallina. Si eleva dal fondo sabbioso ramificandosi in migliaia di braccia viventi. Diritto davanti a voi c’è un magnifico gruppo di coralli a ventaglio, o “a corna d’alce”, alto più di 6 metri e largo altrettanto. Una ventina di metri più in là ci sono colonie di madrepore “a corna di cervo” (Acropora cervicornis), coralli più piccoli le cui agili ramificazioni creano una specie di fitta foresta. I nomi di questi coralli sono proprio azzeccati: assomigliano davvero a corna di animali! Le loro ramificazioni offrono cibo e riparo sia a pesci che ad altre creature marine.

Un tempo si pensava che il corallo fosse una pianta; ora si sa che è una formazione calcarea prodotta da colonie di animali detti polipi. I polipi in genere sono piccoli: il loro diametro non supera i due-tre centimetri. I polipi corallini, dal corpo molle, si uniscono gli uni agli altri con un tessuto mucoso. Di giorno il corallo assomiglia a una pietra, in quanto i polipi si ritirano nel proprio scheletro. Di notte invece si trasforma, quando i polipi estendono i tentacoli che ondeggiano dolcemente, dando alla scogliera un aspetto delicato e morbido. L’“albero di pietra” in cui vive la colonia di polipi è il loro scheletro comune, composto dal carbonato di calcio che estraggono dall’acqua marina.

Ogni tipo di colonia corallina costruisce uno scheletro di forma diversa. In tutto il mondo ci sono oltre 350 tipi di corallo, con forme, dimensioni e colori stupefacenti. I loro nomi comuni ricordano oggetti della terraferma (corallo ad albero, a colonna, a tavolo, a ombrello) o piante (corallo a garofano, a lattuga, a fragola, a fungo). Vedete quel grande corallo cerebriforme? Non è difficile capire perché si chiama così!

Questa foresta subacquea pullula di vita, da piante e animali microscopici a razze, squali, grandi murene e tartarughe. Ed ecco alcuni pesci di cui forse non avete mai sentito parlare: pesci pagliaccio color giallo intenso, “piloti strabici” (Eupomacentrus leucostictus) viola, “idoli moreschi” (Zanclus canescens) bianchi e neri, pesci trombetta arancione, pesci chirurgo blu scuro, cernie color indaco e pteroidi volanti bruni e ocra. E che dire dei gamberetti, delle aragoste e di quei pesciolini scarlatti? Ci sono esseri di tutti i colori, di tutte le taglie e di tutte le forme. Alcuni sono bellissimi, altri bizzarri, ma tutti sono interessanti. Guardate: c’è un polpo che si nasconde dietro quel corallo a forma di colonna! Sta banchettando con un mollusco bivalve di cui ha aperto la conchiglia. Analogamente a quanto accade nelle foreste tropicali, in questo ambiente marino si intreccia un’enorme varietà di forme viventi, le quali dipendono tutte dalla sua diversità biologica. Il ciclo riproduttivo del corallo e la sua capacità di spostarsi grazie alle correnti marine per costruire nuove colonie e scogliere sono stati descritti nei particolari in Svegliatevi! dell’8 giugno 1991.

Le scogliere coralline formano le strutture biologiche più grandi del pianeta. Una di esse, la Grande Barriera Corallina al largo della costa nord-orientale dell’Australia, si estende per più di 2.000 chilometri e racchiude un’area grande quanto l’Inghilterra e la Scozia messe insieme. Un corallo può pesare diverse tonnellate ed elevarsi dal fondo marino per una decina di metri. Le scogliere coralline si sviluppano in tutti i mari tropicali dove l’acqua è bassa, fino a 60 metri di profondità. Le loro caratteristiche cambiano da zona a zona, per cui esaminando un pezzo di corallo gli esperti possono desumere in quale oceano e persino in quale zona si è sviluppato. Per l’accrescimento delle scogliere coralline l’acqua dev’essere povera di nutrienti, il che spiega come mai vicino a tali scogliere il mare è insolitamente limpido. Il nutrimento per il corallo è provveduto da alghe (scientificamente chiamate zooxantelle) che vivono nel corpo semitrasparente del polipo corallino, nonché da animali microscopici catturati dai tentacoli del polipo stesso. Il risultato finale è una scogliera corallina che ospita migliaia di specie marine in mari che altrimenti non provvederebbero nessun rifugio.

Le scogliere coralline sono anche l’ecosistema marino più produttivo in assoluto dal punto di vista biologico. U.S.News & World Report diceva: “Le scogliere coralline sono l’equivalente marino delle foreste pluviali tropicali, in quanto pullulano di un numero enorme di forme viventi: gorgonie a ventaglio o allungate che ondeggiano nell’acqua, crinoidi che sembrano piume, pesci e spugne dai colori fluorescenti, gamberetti, aragoste e stelle marine, come pure temibili squali e murene giganti. Se tutti questi animali hanno il loro habitat, è solo grazie alla continua produzione di corallo”. Le scogliere coralline, inoltre, contribuiscono alla vita sulla terraferma in quanto proteggono le coste dalle onde e costituiscono la struttura di migliaia di isole tropicali.

Quando è sano il corallo è marrone, verde, rosso, blu o giallo, a seconda del tipo di alghe ospitate nel corpo semitrasparente del polipo corallino. Le alghe microscopiche utilizzano la luce solare che filtra attraverso il loro simbionte animale e assorbono, per nutrirsi, i prodotti di scarto del polipo, compresa l’anidride carbonica. In cambio, mediante la fotosintesi le alghe provvedono ossigeno, sostanze nutritizie ed energia ai tessuti del corallo. Questa simbiosi con le alghe permette al corallo di crescere più rapidamente e di sopravvivere nelle acque tropicali povere di nutrienti. Sia l’alga che il corallo traggono beneficio da questa cooperazione. Che capolavoro di saggezza!

Scheletri sbiancati privi di vita

Non è strano che sotto di voi ci sia tanto fermento! Ma quelli cosa sono? Scheletri sbiancati privi di vita. Le ramificazioni dei coralli sono rotte e si stanno disgregando. Alcuni coralli si sono già disgregati. Questa parte della foresta corallina è morta o sta morendo. Niente pesci. Niente gamberetti. Niente aragoste. Niente di niente. È un deserto sottomarino. Vi guardate intorno sconcertati. Che brutta sorpresa! La vostra esperienza idilliaca è rovinata. Anche quando tornate sulla barca, nella mente continuano ad affollarsi domande preoccupanti. Cosa può aver provocato questa strage? Un incidente? Una malattia? Cause naturali? Volete avere una risposta.

Anche se il corallo, duro com’è, sembra molto resistente, in realtà è fragilissimo. Può bastare il tocco dell’uomo per danneggiarlo, per cui i sub saggi evitano di toccarlo e i barcaioli accorti evitano di gettare l’ancora sulla scogliera corallina. Altre fonti di pericolo per il corallo sono l’inquinamento chimico, le fuoriuscite di greggio, le acque di scolo, il disboscamento, le acque di deflusso dei terreni agricoli, le opere di dragaggio, la sedimentazione marina e l’infiltrazione di acqua dolce. Le collisioni con le chiglie delle navi fanno strage di coralli. E la temperatura eccessiva può danneggiare e uccidere i coralli. In condizioni di stress, i polipi corallini espellono le alghe che assumono l’aspetto di fitte nubi, e i pesci le mangiano subito. Se le condizioni di stress permangono per settimane o mesi, inizia lo sbiancamento e il corallo muore. E quando muore il corallo, muore l’ecosistema della scogliera. L’intreccio di forme viventi si disgrega e scompare.

Lo sbiancamento è ormai un fenomeno diffuso in tutti i mari tropicali. Di conseguenza, i biologi marini di tutto il mondo sono in allarme. Quando si ha uno sbiancamento su vasta scala, il danno è irreversibile. Le gravi dimensioni assunte dallo sbiancamento e dalla successiva morte dei coralli sono state portate all’attenzione del mondo intero da ciò che è accaduto negli ultimi anni in tutti i mari tropicali. Anche se è da molti anni che ci sono sbiancamenti periodici e localizzati dei coralli, attualmente il fenomeno ha assunto una gravità senza precedenti e una portata mondiale. C’è qualcosa che ha aggredito i coralli viventi di quasi tutte le specie del pianeta, portando al collasso gli ecosistemi di alcune scogliere coralline.

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