Il galletto di roccia: Una meraviglia della foresta amazzonica
Dal corrispondente di Svegliatevi! in Brasile
ANCHE naturalisti prosaici finiscono per diventare poeti quando descrivono il galletto di roccia comune, uno splendido uccello poco conosciuto che vive nella foresta pluviale amazzonica.a “Una massa fiammeggiante”, ha scritto uno di loro. “Una cometa infuocata”, ha detto un altro. “Quasi insuperabile per il suo . . . fascino irresistibile”, ha concluso un altro ancora. Sono tutti d’accordo che la sua vista è indimenticabile. Cos’è che rende tanto memorabile questo uccello grande quanto un piccione? Anzitutto la sua straordinaria colorazione.
Il maschio del galletto di roccia sfoggia una cresta o ciuffo di piume rosso-porpora che somiglia a un ventaglio e gli copre completamente il becco. Una striscia castana lungo il margine della cresta ne accentua l’impeccabile forma semicircolare. Dalla cresta alle zampe l’uccello è avvolto da un piumaggio perlopiù rosso-arancio. Le ali, nere con qualche chiazza bianca, sono coperte da un morbido strato di piume giallo-arancio che lo fanno apparire come avvolto in uno scialle. “La forma e l’aspetto” di questi uccelli, dice in breve il libro Birds of the Caribbean (Uccelli dei Caraibi), “sono di una bellezza indescrivibile”. Ma c’è qualcos’altro che salta all’occhio. Il suo piumaggio è anche un riflesso del suo carattere. In che modo?
Ebbene, converrete che nel verde intenso della foresta pluviale un vivace arancione non è esattamente il colore da indossare se desiderate passare inosservati. Tuttavia questo gagà della foresta vuol farsi notare. Si serve del suo aspetto appariscente per scacciare i rivali e attrarre le ammiratrici.
Dispute sui confini e bisticci per l’eredità
Agli inizi dell’anno, nel periodo degli amori, i maschi del galletto di roccia si portano in luoghi ben distinti della foresta detti leks, o arene che sono palcoscenico delle loro annuali parate nuziali. Il termine lek deriva probabilmente dal verbo svedese att leka, che significa “esibirsi”. Per anni i naturalisti hanno creduto che le follie a cui questi uccelli si abbandonano durante il corteggiamento altro non fossero che esibizioni: un piacevole spettacolo nella foresta. Recentemente però hanno appreso che il lek non è solo una pista da ballo ma un campo di competizione e un salone d’esposizione. Come mai?
Appena un gruppo di maschi invade un lek, ciascun uccello marca un tratto di terreno della foresta liberandolo dalle foglie morte per farne il suo cortile. Si accaparra anche i rami dei rampicanti al di sopra d’esso, di modo che il suo territorio forma un cilindro all’incirca del diametro di un metro e mezzo e alto due metri. Poiché una cinquantina di uccelli si affollano in un solo lek, dice la ricercatrice Pepper W. Trail, i loro territori sono “tra i più fittamente raggruppati del mondo degli uccelli che mantengono un lek”. Il risultato? Dispute sui confini e bisticci per l’eredità.
Le loro dispute sui confini assomigliano a danze di guerra molto animate ma innocue: un’esplosione di movimenti a scatti del capo, colpi di becco, frulli di ali e fremiti che percorrono il mantello di piume, il tutto accompagnato da improvvisi salti e grida rauche. Dopo un minuto o due, quando ritengono di aver fatto ciascuno colpo sull’altro, si ritirano entrambi entro i loro confini. Ma se due uccelli hanno adocchiato lo stesso bel territorio lasciato vacante nel lek dalla morte di un altro uccello, la disputa si trasforma in una classica battaglia per l’eredità.
“Gli uccelli si avvinghiano coi potenti artigli, si colpiscono ripetutamente con le ali e ogni tanto si scontrano col becco. Questi incontri”, scrive la Trail sulla rivista National Geographic, “possono durare anche tre ore e lasciare i contendenti esausti”. Se dopo questo primo round sono pari, i due uccelli fanno una pausa, ma poi il combattimento di galli riprende e continua finché non sia chiaro chi è l’erede del territorio. Non sorprende che questo uccello si chiami galletto di roccia!
Comunque, ancor prima che nella foresta si abbassi il polverone, l’aggressivo lottatore si trasforma in una statua vivente e il lek diventa un salone d’esposizione. Perché questo secondo atto? L’ultima parte del nome di questo uccello, galletto di roccia, indica la risposta.
Ed ecco a voi il vincitore...
Mentre i maschi litigano sul terreno della foresta, alcuni uccelli dalla colorazione poco appariscente stanno tranquillamente accomodando i loro nidi in vicini anfratti rocciosi. Sì, sono le femmine dei galletti di roccia. A differenza del maschio, la femmina non raggiungerebbe le finali in un concorso di bellezza tra uccelli. È, come scrive garbatamente il ricercatore David Snow, “un uccello assai diverso”. Ha una coroncina sulla testa, “una versione stentata della magnifica cresta del maschio, che fa solo apparire la testa alquanto buffa”. Ha gli arti brevi e grossi piedi che sorreggono un corpo di colore bruno dalla “forma piuttosto appesantita e sgraziata”.
Ciò nonostante, a giudizio dei nostri gagà della foresta, è una miss. Quando viene a posarsi sui rami al di sopra del lek emettendo un acuto e sonoro chiùuu, fa girare ogni testa dal piumaggio arancione dando inizio a uno spettacolo che è “una delle parate nuziali più interessanti e affascinanti del mondo degli uccelli”. (The Life and Mysteries of the Jungle) Che accade? Pepper W. Trail dice che, appena compare una femmina, “il lek esplode in un insieme di colore, movimento e suono” mentre ogni maschio cerca di eclissare gli altri e di catturare l’attenzione della visitatrice. Quindi i maschi balzano dai rami e atterrano con un tonfo e uno strido rauco sui rispettivi territori. Col battito delle ali attirano l’attenzione della femmina e liberano inoltre i territori dalle foglie cadute. Poi, all’improvviso, il pandemonio cessa. È arrivato il momento decisivo.
Ogni maschio si irrigidisce in un inchino, mettendo interamente in mostra il suo mantello di piume, e rimane immobile come in trance. La cresta aperta a ventaglio gli nasconde il becco mentre le soffici piume confondono la forma del suo corpo dandogli l’aspetto di un fiore rosso-arancio caduto sul terreno della foresta. “Un galletto di roccia che si esibisce è così strano”, dice una fonte, “che a prima vista è difficile credere che sia un uccello”.
La femmina però sa distinguere un fiore da un pretendente e si dirige giù verso tre o quattro maschi silenziosi, che rimangono acquattati dandole le spalle ma con la testa inclinata in modo da guardare in su e tenere un occhio puntato sul premio. Passano alcuni minuti intanto che la femmina prende la sua decisione, ma infine ecco che sceglie il vincitore. Atterra dietro il preferito, saltella verso di lui, si china in avanti e becchetta il morbido orlo delle piume delle sue ali. Allora il maschio rivive. Si accoppiano nel suo territorio o su un ramo nelle vicinanze. Dopo ciò la femmina vola via. Di solito torna dallo stesso maschio la successiva stagione degli amori.
Fino ad allora il gagà della foresta si dimentica della sua compagna e non si preoccupa neanche di badare alla prole. Spensierato, si prepara per il suo prossimo spettacolo, mentre la femmina alleva i piccoli da sola. È vero, pare che il lavoro non sia diviso equamente, ma in realtà per la femmina e i suoi piccoli è meglio che il maschio mantenga le distanze. Dopo tutto, avere un uccello arancione che si esibisce attorno al nido sarebbe così poco assennato come avere un’insegna luminosa che indica un nascondiglio.
La successiva generazione
Il piumaggio meno vistoso della femmina è una copertura perfetta per le due uova punteggiate di bruno che essa depone in un grosso nido di fango, che ha costruito a ridosso di una parete rocciosa incollandolo con la sua saliva. Dopo che la madre ha covato le uova per quattro settimane, avviene la schiusa. Quando nascono, i pulcini non sono gran che belli, ma sono ben equipaggiati per il tempo che trascorreranno nel nido. Poco dopo essere usciti dal guscio, spiega la Trail, affondano gli artigli adunchi nell’imbottitura del nido e, con i loro arti robusti, restano saldamente aggrappati quando la madre cerca disperatamente di trovare un appiglio.
La madre alimenta con diligenza i piccoli portando loro frutta e a volte un insetto o una lucertola. Dopo un anno il piumaggio del giovane maschio è ancora bruno, ma sul capo è già visibile una piccola cresta. A due anni esso muta le penne brune e assume il piumaggio giallo-arancio che lo trasforma, come scrisse un naturalista, in “uno degli uccelli più belli del mondo”.
Nonostante si faccia scempio della foresta, dimora del galletto di roccia, gli amanti della natura sperano che l’uomo non privi questo spettacolare uccello della regione amazzonica della possibilità di continuare a compiere la sua affascinante danza che ne perpetua la vita.
[Note in calce]
a Questa specie differisce dal galletto di roccia peruviano, che vive sulle pendici delle Ande in Bolivia, Colombia, Ecuador e Perú.
[Riquadro a pagina 17]
Carta d’identità del galletto di roccia
Nome scientifico: Rupicola rupicola, o “abitante della rupe”
Famiglia: Cotingidi
Area di diffusione: America Meridionale, regione e bacino del Rio delle Amazzoni
Lunghezza: Circa trenta centimetri
Nido: Fatto di fanghiglia e fibre vegetali cementate con saliva, del peso di poco meno di quattro chil
Prole: Generalmente due uova all’anno; il periodo di incubazione è di 27-28 giorni, “uno dei più lunghi che si conoscano per quanto riguarda un passeriforme”
[Cartina a pagina 16]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Dove vive il galletto di roccia comune
AMERICA MERIDIONALE
[Fonte]
Mountain High Maps® Copyright © 1997 Digital Wisdom, Inc.
[Fonte dell’immagine a pagina 15]
Kenneth W. Fink/Bruce Coleman Inc.