BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g98 22/12 pp. 4-7
  • Prodotti chimici: utili o nocivi?

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Prodotti chimici: utili o nocivi?
  • Svegliatevi! 1998
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • I limiti dei test di tossicità
  • I test sugli animali sono affidabili?
  • Quando i test di laboratorio sbagliano
  • Prodotti chimici che imitano gli ormoni
  • Sommersi dai prodotti chimici
    Svegliatevi! 1998
  • Quanto è tossica la vostra casa?
    Svegliatevi! 1998
  • Prodotti chimici industriali: il rovescio della medaglia
    Svegliatevi! 1987
  • Che cosa accade al cibo?
    Svegliatevi! 1971
Altro
Svegliatevi! 1998
g98 22/12 pp. 4-7

Prodotti chimici: utili o nocivi?

NELLA vita siamo abituati a prendere decisioni valutando i pro e i contro. Ad esempio, molti comprano un’automobile perché è una comodità. Ma oltre alla comodità devono valutare quanto costerà possederla (tenendo conto delle spese di assicurazione, delle tasse e del suo deprezzamento) e mantenerla in buone condizioni di funzionamento. Devono anche tener conto del rischio di rimanere feriti o di morire in un incidente. Con i prodotti chimici di sintesi la situazione è molto simile: bisogna valutare i pro e i contro. Prendete, ad esempio, il prodotto chimico noto come MTBE (metil-ter-butil-etere), un additivo per carburanti che migliora la combustione e riduce le sostanze inquinanti nei gas di scarico degli autoveicoli.

Grazie anche all’MTBE, in molte città degli Stati Uniti ora l’aria è pulita come non lo era da anni. Ma per avere quest’aria più pulita “si è dovuto pagare un prezzo”, riferisce la rivista New Scientist. Questo perché l’MTBE è potenzialmente cancerogeno, e in seguito alle perdite di decine di migliaia di cisterne di benzina sotterranee è penetrato nel terreno, spesso contaminando la falda acquifera. Di conseguenza, ora una cittadina è costretta a far arrivare da fuori l’82 per cento del suo fabbisogno d’acqua, con una spesa di 3 milioni e mezzo di dollari l’anno! Secondo New Scientist questo disastro “potrebbe diventare, e rimanere per anni, uno dei più gravi problemi di inquinamento dell’acqua di falda”.

Visti i danni che procurano all’ambiente e alla salute, alcuni prodotti chimici sono stati tolti completamente dal mercato. Forse, però, vi chiederete: ‘Perché succedono queste cose? Non è forse vero che tutti i nuovi prodotti chimici, prima di essere messi in circolazione, vengono sottoposti a numerosi test per assicurarsi che non siano tossici?’

I limiti dei test di tossicità

In realtà, i test di tossicità per i prodotti chimici sono un misto di scienza e di congetture. “Chi deve valutare i rischi non è in grado di tracciare un confine netto tra esposizione ‘sicura’ ed esposizione ‘pericolosa’ ad alcun prodotto chimico”, afferma Joseph V. Rodricks nel suo libro Calculated Risks (Rischi calcolati). Questo vale persino per i farmaci, molti dei quali sono prodotti sinteticamente. “Neanche i test più accurati”, spiega un’enciclopedia, “riescono sempre a rivelare la possibilità che un farmaco produca inaspettatamente un effetto nocivo”. — The World Book Encyclopedia.

I laboratori hanno dei limiti intrinseci. Ad esempio, non sono in grado di simulare completamente il comportamento di un prodotto chimico nell’ambiente esterno, eterogeneo e complesso. Nel mondo esterno ci sono centinaia o addirittura migliaia di prodotti chimici sintetici, molti dei quali possono interagire tra loro come pure con gli esseri viventi. Alcuni di questi prodotti chimici sono di per sé innocui, ma se si combinano fra loro, all’esterno o all’interno del nostro organismo, possono dar luogo a composti tossici. Certe sostanze chimiche diventano tossiche, o persino cancerogene, solo dopo essere state metabolizzate dall’organismo.

E allora come si fa a stabilire se un determinato prodotto chimico è innocuo? In genere se ne somministra una dose nota a degli animali da laboratorio e poi si cerca di estrapolare i risultati agli esseri umani. È un metodo sempre affidabile?

I test sugli animali sono affidabili?

Oltre a sollevare questioni etiche circa la crudeltà verso gli animali, i test sugli animali fanno sorgere altre domande. Ad esempio, animali diversi spesso reagiscono alle sostanze chimiche in modo molto diverso. Basta una piccola dose della tossicissima diossina per uccidere una cavia femmina, ma per uccidere un criceto occorre una dose 5.000 volte maggiore! Persino specie molto simili come ratti e topi reagiscono in maniera diversa a molte sostanze chimiche.

Perciò, se dal modo in cui reagisce una specie animale non si può prevedere con certezza come reagirà un’altra specie, fino a che punto i ricercatori possono essere sicuri che un particolare prodotto chimico verrà tollerato senza conseguenze dagli esseri umani? In realtà, non ne possono essere davvero sicuri.

La posizione dei chimici non è affatto facile. Devono soddisfare chi vuole i loro prodotti, accontentare chi si preoccupa del benessere degli animali e tranquillizzare la propria coscienza per quanto riguarda la sicurezza dei loro prodotti. Per questo alcuni laboratori ora sperimentano metodi per testare prodotti chimici su colture di cellule umane. Ci vorrà del tempo, però, per capire se questi sistemi offrono adeguate garanzie di sicurezza.

Quando i test di laboratorio sbagliano

Il DDT, un pesticida ancora molto diffuso nell’ambiente, è un esempio di un prodotto chimico che fu erroneamente dichiarato sicuro al momento della sua immissione sul mercato. In seguito gli scienziati impararono che il DDT, come pure altre sostanze potenzialmente tossiche, tende a rimanere a lungo negli organismi. Con quali tragiche conseguenze? Ebbene, la catena alimentare, che comprende milioni di creature minuscole, quindi pesci e infine uccelli, orsi, lontre e così via, diventa un “imbuto vivente” grazie al quale le sostanze tossiche si concentrano nei consumatori finali. In un caso, una popolazione di svassi (uccelli acquatici) non riuscì a dare alla luce neanche un pulcino per più di un decennio!

Questi “imbuti biologici” sono così efficienti che alcune sostanze chimiche, pur essendo a malapena rilevabili nell’acqua, si concentrano in quantità sorprendenti nei consumatori finali. I beluga del fiume San Lorenzo, nell’America Settentrionale, ne sono un esempio calzante. Presentano livelli così alti di sostanze tossiche che quando muoiono devono essere trattati come rifiuti pericolosi!

Si è scoperto che certi prodotti chimici presenti in molti animali imitano il comportamento di alcuni ormoni. Ed è solo da poco che gli scienziati hanno cominciato a scoprire gli insidiosi effetti tossici che questi prodotti chimici possono avere.

Prodotti chimici che imitano gli ormoni

Gli ormoni sono importanti messaggeri chimici all’interno dell’organismo. Trasportati dal torrente sanguigno, raggiungono varie parti del corpo, dove stimolano o inibiscono una determinata funzione, come la crescita fisica o i cicli riproduttivi. Fatto interessante, un recente comunicato stampa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) diceva che “un cumulo di prove scientifiche in rapido aumento” indica che certi prodotti chimici di sintesi, una volta all’interno dell’organismo, interferiscono con l’attività ormonale imitando gli ormoni in maniera dannosa oppure inibendoli.

Tra i prodotti chimici sotto accusa ci sono i PCB,a le diossine, i furani e alcuni pesticidi, compresi i residui di DDT. Queste sostanze chimiche, denominate “disgregatori endocrini”, sono in grado di impedire il normale funzionamento del sistema endocrino, la fonte degli ormoni.

Uno degli ormoni che queste sostanze imitano è l’estrogeno, un ormone sessuale femminile. Uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista medica Pediatrics fa pensare che l’aumento del fenomeno della pubertà precoce in molte ragazze potrebbe essere legato all’uso di prodotti per parrucchieri contenenti estrogeno come pure alla presenza nell’ambiente di sostanze chimiche che imitano il comportamento chimico dell’estrogeno.

Se un maschio viene esposto a certe sostanze chimiche in un periodo cruciale dello sviluppo, le conseguenze possono essere gravi. “Gli esperimenti hanno dimostrato”, afferma un articolo della rivista Discover, “che la somministrazione di PCB in un momento critico dello sviluppo può trasformare tartarughe e alligatori maschi in femmine o in ermafroditi”.

Oltre a ciò, le sostanze tossiche indeboliscono il sistema immunitario, lasciando gli animali più esposti a infezioni virali. E le infezioni virali sembrano diffondersi più ampiamente e più rapidamente che mai, soprattutto tra gli animali in cima alla catena alimentare, come delfini e uccelli marini.

Negli esseri umani, i più colpiti dalle sostanze chimiche che imitano gli ormoni sono i bambini. Secondo la rivista Discover, i figli nati da donne giapponesi che anni fa avevano ingerito olio di riso contaminato da PCB “presentavano ritardi nello sviluppo fisico e mentale e problemi comportamentali tra cui ipoattività e iperattività, avevano il pene più piccolo del normale e un quoziente di intelligenza di cinque punti inferiore alla media”. Test condotti su bambini esposti ad alti livelli di PCB nei Paesi Bassi e in Nordamerica hanno rivelato analoghi effetti negativi sullo sviluppo fisico e mentale.

Secondo l’OMS questi prodotti chimici potrebbero essere responsabili in qualche misura anche dell’aumento tra gli uomini e le donne dei tumori “ormonosensibili”, come quelli al seno, ai testicoli e alla prostata. Oltre a ciò, la continua riduzione che in molti paesi si riscontra nel numero di spermatozoi prodotti dagli uomini e nella loro vitalità può dipendere dal maggiore uso di prodotti chimici. In certi paesi il valore medio della conta spermatica è quasi dimezzato nel giro di 50 anni!

L’articolo precedente citava le parole di un medico secondo il quale siamo “una generazione sperimentale”. A quanto pare è proprio così. È vero che molti prodotti chimici che abbiamo creato sono stati molto utili, ma altri no. È quindi saggio evitare di esporsi inutilmente a prodotti potenzialmente nocivi. Fatto sorprendente, molti di questi si trovano nelle nostre abitazioni. Il prossimo articolo analizzerà cosa possiamo fare per proteggerci da prodotti chimici potenzialmente pericolosi.

[Nota in calce]

a I PCB (policlorobifenili), usati estesamente sin dagli anni ’30, sono una famiglia di oltre 200 composti oleosi utilizzati in lubrificanti, materie plastiche, isolanti elettrici, pesticidi, detersivi per i piatti e altri prodotti. Anche se attualmente in molti paesi la produzione di PCB è vietata, ne sono già state prodotte da uno a due milioni di tonnellate. I PCB di scarto che si sono infiltrati nell’ambiente hanno dato luogo a effetti tossici.

[Immagine a pagina 7]

Questi cetacei sono talmente tossici che quando muoiono sono considerati rifiuti pericolosi

[Fonte]

©George Holton, The National Audubon Society Collection/PR

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi