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  • Una vita soddisfacente anche senza un arto

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  • Una vita soddisfacente anche senza un arto
  • Svegliatevi! 1999
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  • L’atteggiamento mentale è importante
  • “Un tempo per piangere”
  • Una vita soddisfacente, anche senza un arto
  • Visita a un’officina ortopedica
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  • Vi occorre una gamba nuova?
    Svegliatevi! 1974
  • Perdere un arto: Potrebbe capitare anche a voi?
    Svegliatevi! 1999
  • Quando nessuno sarà più disabile
    Svegliatevi! 1999
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Svegliatevi! 1999
g99 8/6 pp. 6-8

Una vita soddisfacente anche senza un arto

“L’ALPINISTA è di nuovo in vetta”. Così un giornale commentava la scalata dell’Everest compiuta da Tom Whittaker. Molti avevano portato a termine quest’impresa prima di lui, ma Whittaker era il primo mutilato a farlo! Whittaker aveva perso il piede in un incidente stradale, ma grazie a una protesi aveva potuto dedicarsi nuovamente al suo sport. Apparecchi del genere stanno permettendo a migliaia di mutilati di avere una vita soddisfacente. Anzi, non è più insolito vedere persone senza un arto disputare gare di velocità, giocare a pallacanestro o andare in bicicletta.

Le prime versioni di gambe e mani artificiali erano semplici pioli di legno e uncini di ferro. Ma le tecniche migliorarono quando le guerre lasciarono migliaia di persone mutilate. Non a caso, l’introduzione della prima generazione di protesi vere e proprie è attribuita a un chirurgo dell’esercito: il francese Ambroise Paré, vissuto nel XVI secolo. Le protesi odierne utilizzano meccanismi idraulici, sofisticate articolazioni per il ginocchio, piedi flessibili in fibra di carbonio, silicone, plastiche e altri prodotti ad alta tecnologia che permettono a molti di camminare e muoversi con una naturalezza e una disinvoltura un tempo inimmaginabili. I progressi fatti nel campo della microelettronica consentono di muovere in maniera più naturale braccia e mani artificiali. Anche l’aspetto delle protesi è migliorato. Oggi mani e piedi artificiali sono dotati di dita, e alcuni sembra persino che abbiano le vene. Una modella che ha perso una gamba a causa di un tumore porta una protesi dall’aspetto talmente naturale che ha potuto continuare a fare la modella.

L’atteggiamento mentale è importante

Ad ogni modo Ellen Winchell, esperta di igiene mentale, avverte: “Quando si affronta una crisi personale come l’amputazione di un arto si viene messi a dura prova sotto ogni aspetto: fisico, emotivo, psicologico e spirituale”. Prendete William, il quale ha perso una gamba per una ferita andata in cancrena. William dice: “Un elemento fondamentale per superare qualsiasi ostacolo nella vita è l’atteggiamento mentale. Non ho mai considerato il mio handicap un limite. Piuttosto, ho cercato di affrontare con ottimismo qualsiasi problema mi si sia presentato dopo l’incidente”. Ellen Winchell, che ha subìto anch’essa un’amputazione, è dello stesso avviso, e afferma che chi è ottimista in genere si adatta meglio di chi è pessimista alla perdita di un arto. Come dice la Bibbia, “il cuore che è gioioso fa bene come un rimedio”. — Proverbi 17:22.

Svegliatevi! ha intervistato diversi cristiani che si sono adattati bene alla perdita di un arto. Quasi tutti hanno consigliato a chi ha subìto un’amputazione di non sentirsi troppo imbarazzato per la propria condizione e di non fare misteri. “Mi disturberebbe di più se gli altri avessero l’impressione che questo è un argomento tabù”, ha detto Dell, a cui è stata amputata la gamba sinistra sotto il ginocchio. “Secondo me, questo non farebbe che mettere tutti a disagio”. A detta di alcuni esperti, se venite presentati a qualcuno e non avete la mano destra, dovreste comportarvi con naturalezza e porgergli la sinistra. E se qualcuno vi fa delle domande sulla protesi, rispondete. Se voi sarete a vostro agio anche l’altra persona si sentirà più rilassata. Di solito la conversazione si sposterà ben presto su altri argomenti.

C’è “un tempo per ridere”. (Ecclesiaste 3:4b) Una donna che ha perso una mano dice: ‘Soprattutto, mantenete il senso dell’umorismo! Non bisogna mai dimenticare che il modo in cui ci considerano gli altri dipende in buona misura dal modo in cui ci consideriamo noi stessi’.

“Un tempo per piangere”

Dopo aver perso la gamba, sulle prime Dell pensò fra sé e sé: “Per me ormai è finita”. Florindo e Floriano vivono in Angola ed entrambi sono rimasti mutilati in seguito all’esplosione di mine antiuomo. Florindo dice di aver pianto tre giorni e tre notti. Anche Floriano ha dovuto lottare con i sentimenti. “Avevo solo 25 anni”, scrive. “Fino al giorno prima potevo fare qualsiasi cosa, e ora non potevo nemmeno alzarmi in piedi. Mi sentivo depresso e scoraggiato”.

C’è “un tempo per piangere”. (Ecclesiaste 3:4a) Ed è solo naturale sentirsi affranti per un certo periodo quando capita una disgrazia. (Confronta Giudici 11:37; Ecclesiaste 7:1-3). “Per superare il dolore bisogna viverlo sino in fondo”, scrive Ellen Winchell. Spesso è molto utile aprirsi con qualcuno in grado di capirci. (Proverbi 12:25) Ma il dolore non dura per sempre. Alcuni, dopo aver perso un arto, attraversano un periodo di instabilità emotiva e diventano ipercritici, ansiosi o si chiudono in se stessi. In genere, però, questi stati d’animo passano. Se non dovessero passare, può darsi che sia subentrata la depressione, al punto che è necessario l’aiuto di uno specialista. Familiari e amici dovrebbero essere desti a notare eventuali segni che indichino che il loro caro ha bisogno di questo genere di aiuto.a

Un certo Mitchell, che è paralizzato a entrambe le gambe, scrive: “Tutti abbiamo bisogno di persone che si interessano di noi. Si può sopportare quasi qualsiasi cosa se ci si sente circondati da una rete di amici e familiari, mentre basta poco per abbattere chi cerca di tirare avanti da solo. E le amicizie non nascono per caso: bisogna darsi da fare sia per farle nascere che per coltivarle, altrimenti appassiscono”. — Confronta Proverbi 18:24.

Una vita soddisfacente, anche senza un arto

Nonostante il loro handicap, molti a cui manca un arto conducono una vita soddisfacente. Russell, per esempio, è nato praticamente senza la gamba sinistra. Oggi ha 78 anni, fa ancora ginnastica regolarmente e conduce una vita piena, anche se ora cammina col bastone. Russell è un tipo allegro, e ha detto che da tempo lo hanno soprannominato Felice.

Douglas, che ha perso una gamba nella seconda guerra mondiale, cammina con l’aiuto di una protesi moderna. È testimone di Geova e ha prestato servizio come pioniere regolare, ovvero evangelizzatore a tempo pieno, per sei anni. E ricordate Dell, che pensava che la sua vita fosse finita quando perse la gamba? Anche lui conduce una vita significativa come pioniere ed è in grado di mantenersi.

Ma come se la cava chi perde un braccio o una gamba nei paesi poveri o dilaniati dalla guerra? L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma: “La realtà è che oggi solo una piccola percentuale di disabili riceve assistenza”. Molti devono arrangiarsi come possono con bastoni e stampelle rudimentali. A volte, però, si può ricevere aiuto. Floriano e Florindo, i due angolani mutilati dalle mine, hanno ottenuto entrambi delle protesi attraverso la Croce Rossa Internazionale e il governo della Svizzera. Floriano è felice di prestare servizio come servitore di ministero nella locale congregazione dei testimoni di Geova, e Florindo serve come anziano ed evangelizzatore a tempo pieno.

Un’associazione che si interessa dei disabili ha detto giustamente: “Le uniche persone handicappate sono quelle che hanno perso la speranza!” Ed è interessante notare che la Bibbia è stata un’importante fonte di coraggio per chi è disabile. “Imparare la verità della Bibbia mentre stavo guarendo mi ha aiutato enormemente”, dice Dell. Sullo stesso tono, anche Russell racconta: “La speranza biblica mi ha sempre aiutato a superare le difficoltà”. Ma quale speranza offre la Bibbia a chi è disabile?

[Nota in calce]

a Vedi l’articolo “Come aiutare chi è depresso a ritrovare la gioia”, nella Torre di Guardia del 15 marzo 1990.

[Riquadro a pagina 8]

Il dolore all’arto fantasma

Per “arto fantasma” si intende la sensazione molto reale che l’arto mancante esista ancora. È normale provare questa sensazione dopo un’amputazione, ed è una sensazione così convincente che un opuscolo rivolto a chi ha subìto un’amputazione dice: “Ricordatevi della sensazione di arto fantasma quando scendete dal letto o dalla sedia senza la protesi. Guardate sempre giù per ricordarvi che non avete il piede”. Una paziente a cui erano state amputate entrambe le gambe fece per alzarsi in piedi per stringere la mano al dottore e si ritrovò per terra!

Un altro problema è il dolore all’arto fantasma. Si tratta del dolore molto reale che viene percepito come proveniente dall’arto rimosso. L’intensità, il tipo e la durata di questo dolore dipendono da persona a persona. Di solito, comunque, tanto la sensazione di arto fantasma che il dolore si attenuano col passare del tempo.

[Immagine a pagina 6]

Le protesi moderne rendono molto più piacevole la vita a molti disabili

[Fonte]

Foto per gentile concessione della RGP Prosthetics

[Immagine a pagina 7]

È naturale sentirsi affranti quando capita una disgrazia

[Immagine a pagina 8]

Molti disabili conducono una vita soddisfacente

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