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  • g99 8/8 pp. 15-17
  • L’uccello che bacia i fiori

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  • L’uccello che bacia i fiori
  • Svegliatevi! 1999
  • Sottotitoli
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  • Meraviglia di acrobazie aeree
  • Un uccellino vorace
  • Parate amorose
  • Nidi delicati
  • Intrepido
  • I colibrì acrobati affascinanti
    Svegliatevi! 1980
  • Splendide livree dai colori scintillanti
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  • La lingua del colibrì
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Svegliatevi! 1999
g99 8/8 pp. 15-17

L’uccello che bacia i fiori

I BRASILIANI lo chiamano beija-flor, l’uccello che bacia i fiori. Questo nome ben si addice al ruolo che il colibrì svolge tra i fiori. Altri osservatori, richiamando l’attenzione sulla brillante livrea di queste minuscole creature alate, le definiscono “gioielli viventi” o “leggiadri frammenti di arcobaleno” e danno alle varie specie nomi suggestivi come rubino-topazio, smeraldo dal ventre scintillante e cometa dalla coda color bronzo.

L’eccezionale colorazione è evidente soprattutto sulle speciali penne intorno alla gola e alla sommità del capo dei maschi. Le loro penne hanno strati di cellule piene di aria in grado di scomporre nei colori dell’iride i raggi luminosi incidenti, un po’ come farebbero milioni di minuscole bolle di sapone.

In un libro di Joan Ward-Harris troviamo questa bella descrizione del Selasphorus rufus, comune nella parte occidentale dell’America Settentrionale: “Il suo gioiello è sulla gola: il collare . . . Si estende sotto le guance e sotto il mento fino alla gola e al petto, come un bavaglino. L’effetto di questo collare rigonfio è strabiliante: l’uccello appare due volte più grande del normale e sembra letteralmente in fiamme”. (Creature Comforts) Mentre l’uccello sfreccia nell’aria, il collare riflette iridescenze color violetto, smeraldo, o anche di tutti i colori dello spettro. Ma appena si allontana dalla luce, ecco che il collare diventa di un nero intenso vellutato.

Meraviglia di acrobazie aeree

I colibrì sono noti per i loro straordinari voli acrobatici. Per un attimo un colibrì rimarrà sospeso per aria al di sopra di un fiore mentre ne succhia il nettare, con le ali vibranti che emettono un confuso ronzio. Poi, con un guizzo, questa potente creaturina sfreccia in avanti, all’indietro, di lato, o perfino capovolta, compiendo 50-70 — alcuni dicono 80 — battiti alari al secondo! Si sa che è in grado di raggiungere velocità di 50-100 chilometri orari per poi fermarsi di colpo. Cosa rende il colibrì capace di simili straordinarie imprese?

Il segreto sta nelle parti meravigliosamente strutturate del suo corpo. Muscoli pettorali ben sviluppati sopra lo sterno costituiscono dal 25 al 30 per cento del suo peso corporeo. Le ali, rigide dall’attaccatura alla punta, gli consentono di esercitare potenza sia nei colpi verso l’alto che verso il basso, anziché solo nel movimento verso il basso come avviene negli altri uccelli. In tal modo entrambi i movimenti imprimono portanza e propulsione, mentre l’attaccatura dell’ala permette di compiere una rotazione di 180 gradi. Non per nulla si rimane a bocca aperta osservando le acrobazie di questo uccello!

I colibrì vincerebbero una gara di resistenza? Altro che! Per esempio, ogni anno certi esemplari di Selasphorus rufus compiono un viaggio di migrazione di oltre 3.000 chilometri dal Messico, dove trascorrono l’inverno, fino ai territori settentrionali dell’Alaska. I pericoli dei passi di alta montagna, delle vaste distese d’acqua e del tempo inclemente non li sconcertano affatto.

Un uccellino vorace

L’assiduità con cui i colibrì visitano i fiori serve a uno scopo utile: l’impollinazione incrociata. Comunque, ciò che veramente li attira è il nettare. Per soddisfare la sua straordinaria esigenza energetica il colibrì deve assumere ogni giorno una quantità di nettare ricco di carboidrati pari alla metà circa (alcuni dicono al doppio) del suo peso corporeo. Riuscite a immaginare quanto cibo occorrerebbe a un uomo in proporzione?

A differenza della maggior parte degli uccelli, di rado i colibrì si muovono sul terreno. Si nutrono in volo. Avendo un becco di forma e lunghezza diverse secondo le specie, scelgono corolle florali che particolarmente si adattano ad esso. Integrano la loro dieta a base di nettare dando la caccia ai moscerini della frutta e catturando i pidocchi che si annidano tra la vegetazione. Come fa questo uccello a prendere il nettare dai fiori che bacia?

Lo strumento che usa per nutrirsi è la lingua. Joan Ward-Harris scrive: “La lingua del colibrì è lunga, stretta, bifida e un po’ pelosa all’estremità; ha due membrane laterali che incurvandosi in dentro formano due elementi tubolari, lungo i quali il nettare sale per capillarità finché viene ingoiato”.

Se per attirare i colibrì mettete un tubicino con del nettare vicino alla finestra, non vi stancherete mai dello spettacolo che questi affascinanti fasci di energia vi offriranno. Attirateli però soltanto se siete preparati ad averne cura per un’intera stagione, poiché per il nutrimento dipenderanno da voi mentre allevano i piccoli in un nido nelle vicinanze.

Parate amorose

Certe specie di colibrì dell’America Centrale e Meridionale attraggono la compagna col canto. L’Atthis ellioti, del Guatemala, è assai melodioso nelle sue intonazioni. E il canto dell’Hylocharis leucotis somiglia al “dolce tintinnio di un campanellino d’argento”. La maggioranza, comunque, non sono canori. Si limitano a ripetere in continuazione alcune note monotone e stridenti, oppure a volte emettono un suono rauco a becco chiuso e gonfiando la gola.

Alcuni colibrì, durante il corteggiamento, inscenano una turbinosa parata di voli acrobatici. Questo può dirsi del Selasphorus rufus, una saetta di fuoco che scende in picchiata da una grande altezza in direzione della femmina, che lo sta a guardare, e poi — quando sta per sfiorarla — risale di colpo descrivendo una J. Volteggia avanti e indietro alla base della J finché ritorna su al punto di partenza o vola via con la sua nuova compagna. Durante questa spettacolare parata i battiti delle ali possono arrivare a duecento al secondo!

Nidi delicati

Il nido del colibrì è “una delle strutture più delicate che esistano”, afferma un osservatore. Joan Ward-Harris ha mostrato a un redattore di Svegliatevi! un nido che lei aveva trovato. Aveva un diametro di quattro centimetri e mezzo ed era profondo un centimetro circa; era costruito in modo tale che man mano che i piccoli, non più grandi di un bombo, sarebbero cresciuti, la loro confortevole dimora si sarebbe allargata per contenerli. Tenere un nido nella palma della mano — una minuta costruzione a coppa fatta di morbide fibre vegetali — è un’esperienza entusiasmante. Altri nidi sono fatti di piumino tessuto insieme a ragnatele. Vi vengono deposte due o tre uova bianchissime, “identiche come perle”.

Quando nutre i suoi piccoli, la madre infila il becco in fondo alle minuscole gole, rigurgitandovi l’alimento di cui hanno bisogno. Di solito dopo sole tre settimane i nidiacei spiccano istintivamente il volo da soli; provvedono a se stessi e crescono finché il loro orologio interno li spinge a intraprendere il lungo viaggio, dove il clima invernale è più mite.

Intrepido

Una sorprendente caratteristica del colibrì è il suo temperamento coraggioso. Se ne ha un esempio quando pare si infuri per difendere le fonti di cibo o il territorio. In Sudamerica sono stati osservati due esemplari della specie Boisonneaua jardini scagliarsi coraggiosamente contro un’aquila che aveva invaso l’area in cui avevano nidificato, dimostrandosi pronti a sfidare un Golia, se necessario. Ma talvolta i colibrì ci rimettono la vita quando incontrano altri nemici, quali serpenti, rane, ragnatele, fiori spinosi e collezionisti.

Eppure molti uomini sono loro amici e ad ogni stagione attendono con ansia il ritorno dei colibrì per vederli riprendere le loro abitudini particolari. Certo, studiando più da vicino questi sfavillanti gioielli della creazione, ne sarete ancora di più deliziati . . . specie se verranno a baciare i fiori del vostro giardino.

[Riquadro/Immagini a pagina 17]

ALCUNI DATI SUI COLIBRÌ

• I colibrì o uccelli mosca, con 320 specie, costituiscono in ordine di grandezza la seconda famiglia di uccelli dell’emisfero occidentale

• Sono i lillipuziani del mondo degli uccelli: il sunsun di Cuba misura circa sei centimetri dalla punta del becco alla punta della coda

• Il colibrì gigante ha una lunghezza complessiva di 22 centimetri ed è diffuso nel Sudamerica occidentale dall’Ecuador al Cile

• La loro principale area di diffusione include la fascia equatoriale del Sudamerica dal livello del mare a oltre 4.500 metri e alcune isole del Mar delle Antille e del Pacifico

• Durante i mesi estivi vivono in territori dell’estremo Nord come l’Alaska e dell’estremo Sud come la Terra del Fuoco

• Un tempo ne venivano uccisi a milioni per essere venduti alle modiste europee, che li usavano per guarnire i cappelli; è probabile che in tal modo ne siano state sterminate alcune specie

[Immagini]

Colibrì gigante (in grandezza naturale)

Colibrì Elena (in grandezza naturale)

[Fonti]

© C. H. Greenewalt/VIREO

© 1990 Robert A. Tyrrell

[Immagine a pagina 15]

Selasphorus rufus

[Fonte]

THE HUMMINGBIRD SOCIETY/Newark Delaware USA

[Immagine a pagina 15]

Colibrì Elena (ingrandito)

[Fonte]

© 1990 Robert A. Tyrrell

[Immagine a pagina 15]

Anthracothorax dominicus

[Fonte]

© 1990 Robert A. Tyrrell

[Immagine a pagina 16]

Fetornite eremita

[Fonte]

© 1990 Robert A. Tyrrell

[Immagine alle pagine 16 e 17]

Colibrì Anna (ingrandito)

[Fonte]

Patricia Meacham/Cornell Laboratory of Ornithology

[Immagine a pagina 17]

Femmina di colibrì dalla gola color rubino con i piccoli

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