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  • Un debole per la pizza
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Svegliatevi! 2009
g 1/09 pp. 26-27

Un debole per la pizza

DALL’ITALIA

SI NARRA che il re Ferdinando I (1751–1825) si travestisse da popolano per recarsi di nascosto nei quartieri poveri di Napoli. Perché mai lo faceva? Voleva mettere sotto i denti un cibo che la regina aveva vietato a corte: la pizza.

Se fosse vivo oggi, Ferdinando I non avrebbe alcun problema a soddisfare il suo palato. Attualmente in Italia ci sono 30.000 pizzerie che sfornano ogni anno una media di 45 pizze per abitante.

Umili origini

Pare che la pizza sia nata a Napoli intorno al 1720. In origine era perlopiù un pasto dei poveri venduto e consumato per strada, una sorta di antico “fast food”. Pizzaioli ambulanti giravano per i vicoli gridando per richiamare i clienti e offrire la loro specialità. La tenevano calda in un recipiente di rame, lo “scudo”, che portavano sulla testa.

Alla fine il re Ferdinando I rivelò il suo debole per la pizza spargendo la voce a corte, così non passò molto che anche i ricchi e i nobili iniziarono ad affollare le pizzerie. Nel 1832 suo nipote, re Ferdinando II, fece addirittura costruire un forno a legna nel parco della Reggia di Capodimonte. In questo modo avrebbe fatto felici i suoi nobili ospiti.

È un piatto nutriente?

Oggi la pizza è un cibo molto amato dai giovani. È anche un cibo sano, a patto che sia fatta con ingredienti genuini, che garantiscono un apporto equilibrato di carboidrati, proteine e grassi, e sono ricchi di vitamine, sali minerali e amminoacidi. L’olio d’oliva, un ingrediente importante della pizza, favorisce la produzione di “HDL, il colesterolo buono che agisce come depuratore delle arterie”.a

Inoltre, quando è ben cotta, difficilmente la pizza crea problemi digestivi. Questo è in parte dovuto al fatto che i carboidrati contenuti nella farina sono resi facilmente digeribili grazie all’idratazione che subiscono durante la lavorazione della pasta e la lievitazione. Allo stesso tempo la presenza di carboidrati complessi dà un senso di sazietà, il che in genere impedisce anche a chi ne è più ghiotto di esagerare.

La prossima volta che vi lascerete tentare da questa specialità ricordate le sue umili origini. E ripensate al re Ferdinando I che non seppe tenere segreto il suo debole per la pizza.

[Nota in calce]

a E. Bernabò Silorata, La pizza napoletana: Storia, aneddoti, ricette, Nath & Company, Casoria, 1995, p. 12.

[Riquadro/Immagine a pagina 27]

◼ La pizza più buona è quella cotta nel forno a legna. Il fumo che si sprigiona durante la cottura fa acquistare alla pizza un aroma delicato e il lieve strato di cenere che si deposita sotto di essa le dà un sapore delizioso.

◼ Nel 1990 è stato stabilito il record della pizza più grande del mondo: aveva un diametro di oltre 37 metri e pesava più di 12 tonnellate.

◼ Quando i pizzaioli, seguendo un’antica tradizione, fanno roteare in aria l’impasto non è solo per fare scena. La forza centrifuga che si crea contribuisce a trasformarlo in un disco dal bordo rigonfio: la base perfetta per una pizza.

[Immagine a tutta pagina a pagina 26]

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