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Testimoni di Geova: storie di vita
ijwex articolo 19
Virginia, che soffre della sindrome locked-in, legge un articolo di studio della Torre di Guardia per mezzo del suo portatile.

Resiliente nonostante una tragedia

Virginia, una testimone di Geova, ha una malattia chiamata sindrome locked-in. Ha il corpo paralizzato. Può vedere e udire, può aprire e chiudere gli occhi, e può muovere leggermente la testa, ma non può parlare e non può mangiare. Un tempo stava bene ed era piena di energie. Ma una mattina del 1997 sentì un dolore intenso e prolungato dietro la testa. Venne portata dal marito in ospedale e quella sera entrò in coma. Si svegliò due settimane dopo in terapia intensiva, paralizzata e collegata a un respiratore. Per alcuni giorni Virginia perse completamente la memoria, non ricordava neanche chi era.

Virginia, prima di ammalarsi, tiene per mano suo figlio Alessandro.

Virginia racconta cosa è successo dopo. “Piano piano mi tornò la memoria. Non volevo morire e non volevo lasciare il mio bambino senza la madre. Per darmi coraggio, cercai di ricordarmi più versetti biblici che potevo.

“Alla fine i dottori mi fecero uscire dalla terapia intensiva. Dopo sei mesi in differenti ospedali e in un centro di riabilitazione tornai a casa. Ero ancora completamente paralizzata e dipendevo in tutto e per tutto dagli altri. Ero così scoraggiata che mi sentivo inutile per gli altri e per Geova. Ero anche preoccupata perché non sapevo come avrei potuto prendermi cura di mio figlio.

“Cominciai a leggere esperienze di altri Testimoni che avevano affrontato situazioni simili alle mie. E rimasi meravigliata da quello che erano stati capaci di fare per Geova. Di conseguenza cercai di coltivare un atteggiamento positivo, concentrandomi su quello che potevo fare. Prima di ammalarmi, il tempo che potevo dedicare alle attività spirituali era limitato. Adesso ogni giorno avevo a disposizione un’intera giornata. Invece di sprofondare nella disperazione mi concentrai sulla mia devozione a Geova.

“Ho imparato a usare il computer. Riesco a scrivere grazie a un software che risponde ai movimenti della mia testa. È faticoso, ma almeno questa tecnologia mi permette di studiare la Bibbia e di trasmettere la mia speranza ad altri per mezzo di lettere ed e-mail. Per comunicare con chi mi è vicino uso una tabella con le lettere dell’alfabeto. La persona che mi sta accanto indica una lettera alla volta. Se la lettera scelta è sbagliata spalanco gli occhi, se invece è quella giusta li chiudo. Facciamo in questo modo per formare parole e frasi. Alcune sorelle che passano molto tempo con me sono diventate esperte nel prevedere quello che voglio dire. A volte, però, capita che capiscano una parola per un’altra e allora ci facciamo una bella risata.

Virginia guarda la lettera dell’alfabeto indicata sulla tabella da una persona che sta con lei.

Comunico grazie a una tabella con le lettere dell’alfabeto

“Mi piace essere inclusa nelle attività della congregazione. Mi sono sempre collegata alle adunanze e adesso mi collego in videoconferenza. Riesco a scrivere i miei commenti e qualcuno li legge durante le parti con domande e risposte. Mi collego anche con un piccolo gruppo di Testimoni per guardare l’edizione mensile di JW Broadcasting®a.

“È da 23 anni che soffro di questa sindrome. A volte mi sento triste, ma riesco ad affrontare quei brutti momenti pregando, stando con i fratelli e rimanendo attiva spiritualmente. Con l’aiuto della congregazione sono pioniera ausiliaria da oltre sei anni. Ho sempre cercato di essere un buon esempio per mio figlio Alessandro. Ora è sposato e serve come anziano. Insieme a sua moglie sono pionieri regolari.

“Spesso medito su quello che potrò fare nel Paradiso che verrà. Per prima cosa voglio parlare di Geova con la mia voce. Poi mi piacerebbe fare una passeggiata in campagna lungo un ruscello e godermi il bel paesaggio. Siccome da oltre vent’anni mi alimento solo con liquidi attraverso un tubo, non vedo l’ora di prendere una mela dall’albero e darle un morso. E poi sono italiana! Aspetto il giorno in cui potrò cucinare e mangiare i miei piatti preferiti, come la pizza.

“La ‘speranza della salvezza’ mi ha aiutato a proteggere la mente (1 Tessalonicesi 5:8). Immaginare me stessa nel nuovo mondo mi dà gioia nonostante le mie limitazioni fisiche, perché sono sicura che presto la mia situazione cambierà. Sarà meraviglioso godere della vera vita che Geova ha promesso di darci attraverso il suo regno (1 Timoteo 6:19; Matteo 6:9,10)”.

a Su jw.org si trova un link a JW Broadcasting.

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