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  • bt cap. 12 pp. 93-99
  • Parlavano “con coraggio mediante l’autorità di Geova”

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  • Parlavano “con coraggio mediante l’autorità di Geova”
  • Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
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  • “Una numerosa folla [...] diventò credente” (Atti 14:1-7)
  • ‘Convertitevi all’Iddio vivente’ (Atti 14:8-19)
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
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Rendiamo “completa testimonianza in merito al Regno di Dio”
bt cap. 12 pp. 93-99

CAPITOLO 12

Parlavano “con coraggio mediante l’autorità di Geova”

Paolo e Barnaba danno prova di umiltà, perseveranza e coraggio

Basato su Atti 14:1-28

1, 2. Quali avvenimenti si succedono mentre Paolo e Barnaba sono a Listra?

A LISTRA regna il caos. Un uomo storpio dalla nascita salta per la gioia dopo che due sconosciuti lo hanno guarito. La gente rimane a bocca aperta per lo stupore e il sacerdote di Zeus porta ghirlande per i due uomini che la folla considera dèi. Si sentono sbuffare e muggire i tori che il sacerdote si accinge a immolare. Paolo e Barnaba protestano a gran voce. Strappandosi le vesti, si precipitano in mezzo alla folla e la trattengono a stento dall’adorarli.

2 Poi da Antiochia di Pisidia e Iconio arrivano oppositori ebrei. Con perfide calunnie avvelenano la mente degli abitanti di Listra. Quella folla, prima in adorazione, ora accerchia Paolo e lo prende a sassate finché questi non perde conoscenza. Dato sfogo all’ira, trascinano il corpo martoriato di Paolo fuori dalle porte della città, dandolo per morto.

3. A quali domande risponderemo in questo capitolo?

3 Da cosa fu provocato questo drammatico episodio? Cosa possono imparare gli odierni proclamatori della buona notizia dagli avvenimenti che coinvolsero Barnaba, Paolo e i volubili abitanti di Listra? E in che modo gli anziani cristiani possono imitare l’esempio di Barnaba e Paolo, che perseverarono con fedeltà nel ministero “parlando con coraggio mediante l’autorità di Geova”? (Atti 14:3).

“Una numerosa folla [...] diventò credente” (Atti 14:1-7)

4, 5. Perché Paolo e Barnaba si recarono a Iconio, e cosa accadde lì?

4 Non molti giorni prima, Paolo e Barnaba erano stati cacciati dalla città romana di Antiochia di Pisidia a motivo dell’opposizione fomentata dagli ebrei. Ma, anziché scoraggiarsi, i due uomini “scossero la polvere dai loro piedi” di fronte all’insensibilità degli abitanti di Antiochia (Atti 13:50-52; Matt. 10:14). Paolo e Barnaba se ne andarono pacificamente lasciando che quegli oppositori subissero le conseguenze del giudizio divino (Atti 18:5, 6; 20:26). I due missionari continuarono il loro giro di predicazione senza perdere la gioia. Dopo aver percorso circa 150 chilometri verso sud-est, raggiunsero un fertile altopiano situato tra le catene montuose del Tauro e del Sultan.

5 Inizialmente Paolo e Barnaba si fermarono a Iconio, un’enclave di cultura greca e una delle principali città della provincia romana della Galazia.a La città ospitava un’influente comunità ebraica e un gran numero di proseliti. Come facevano abitualmente, Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga e iniziarono a predicare (Atti 13:5, 14). “Parlarono in maniera tale che una numerosa folla sia di giudei che di greci diventò credente” (Atti 14:1).

ICONIO: CITTÀ DEI FRIGI

Iconio sorgeva su un altopiano fertile e ben irrigato. La città si trovava su un’importante via carovaniera che collegava la Siria con la provincia romana dell’Asia, con la Grecia e con Roma.

A Iconio si venerava Cibele, dea frigia della fertilità, il cui culto aveva assimilato nel periodo ellenistico aspetti della religione dei greci. Dal 65 a.E.V. la città si trovava nella sfera di influenza di Roma e nel I secolo E.V. era un grande e fiorente centro la cui popolazione si dedicava al commercio e all’agricoltura. Sebbene a Iconio risiedesse un’influente comunità ebraica, sembra che la città avesse conservato la sua impronta ellenistica. In effetti il libro degli Atti parla di abitanti sia giudei che “greci” (Atti 14:1).

Iconio si trovava al confine tra la Licaonia e la Frigia, regioni della Galazia. Scrittori antichi come Cicerone e Strabone la definirono una città della Licaonia, e infatti da un punto di vista geografico Iconio apparteneva a quella regione. Comunque il libro degli Atti non considera Iconio parte della Licaonia, dove si parlava la “lingua licaonica” (Atti 14:1-6, 11). Per questo i critici accusavano il libro degli Atti di inaccuratezza. Tuttavia, nel 1910 gli archeologi rinvennero nella città delle iscrizioni indicanti che, due secoli dopo la visita di Paolo e Barnaba, a Iconio si parlava ancora la lingua frigia. Pertanto lo scrittore degli Atti distinse giustamente Iconio dalle città della Licaonia.

6. Perché Paolo e Barnaba erano insegnanti efficaci, e come possiamo imitarli?

6 Cosa rendeva tanto efficace il modo di parlare di Paolo e Barnaba? Quanto alle Scritture, Paolo era un pozzo di sapienza. Faceva magistralmente riferimento alla storia, alle profezie e alla Legge mosaica per dimostrare che Gesù era il Messia promesso (Atti 13:15-31; 26:22, 23). Barnaba manifestava vivo interesse per gli altri (Atti 4:36, 37; 9:27; 11:23, 24). Nessuno dei due faceva affidamento sulla propria intelligenza, ma parlavano “mediante l’autorità di Geova”. Come potete imitare questi missionari nella vostra opera di predicazione? Facendo quanto segue: acquistate familiarità con la Parola di Dio; scegliete versetti che possano interessare a coloro a cui predicate; cercate modi pratici per dare loro conforto; basate sempre il vostro insegnamento sull’autorità della Parola di Geova, non sulla vostra sapienza.

7. (a) Quali reazioni provoca la buona notizia? (b) Se la vostra famiglia è divisa per il fatto che avete accettato la buona notizia, cosa dovreste ricordare?

7 Comunque non tutti a Iconio furono felici di sentire ciò che Paolo e Barnaba avevano da dire. Luca spiega: “I giudei che non credettero aizzarono e istigarono le persone delle nazioni contro i fratelli”. Paolo e Barnaba ritennero opportuno rimanere per difendere la buona notizia, e “trascorsero [...] parecchio tempo lì, parlando con coraggio”. Di conseguenza “gli abitanti della città erano divisi: alcuni stavano dalla parte dei giudei, altri dalla parte degli apostoli” (Atti 14:2-4). Oggi la buona notizia provoca reazioni simili. Per alcuni è una forza unificante, per altri è causa di divisione (Matt. 10:34-36). Se la vostra famiglia è divisa perché avete accettato la buona notizia, ricordate che spesso l’opposizione è dovuta a voci infondate o a vere e proprie calunnie. La vostra eccellente condotta può fare da antidoto a questo veleno e placare gli oppositori (1 Piet. 2:12; 3:1, 2).

8. Perché Paolo e Barnaba lasciarono Iconio, e cosa impariamo dal loro esempio?

8 Dopo qualche tempo, a Iconio gli oppositori complottarono per lapidare Paolo e Barnaba. Quando ne furono informati, i due missionari decisero di andare a predicare altrove (Atti 14:5-7). I proclamatori del Regno sono altrettanto prudenti oggi. Se ci attaccano verbalmente, parliamo con coraggio (Filip. 1:7; 1 Piet. 3:13-15). Ma di fronte alla violenza, evitiamo di compiere azioni sconsiderate che metterebbero inutilmente in pericolo la nostra vita o quella dei nostri compagni di fede (Prov. 22:3).

‘Convertitevi all’Iddio vivente’ (Atti 14:8-19)

9, 10. Dove era situata Listra, e cosa sappiamo dei suoi abitanti?

9 Paolo e Barnaba si diressero a Listra, una colonia romana circa 30 chilometri a sud-ovest di Iconio. Listra era in stretti rapporti con Antiochia di Pisidia ma, a differenza di quella città, non ospitava una consistente comunità ebraica. Anche se parlavano greco, gli abitanti erano di madrelingua licaonica. Forse perché nella città non c’era una sinagoga, Paolo e Barnaba iniziarono a predicare in un luogo pubblico. A Gerusalemme Pietro aveva guarito un uomo zoppo dalla nascita e quel miracolo aveva spinto un gran numero di persone a diventare credenti (Atti 3:1-10). A Listra Paolo guarì un uomo nato storpio (Atti 14:8-10). Questo miracolo però ebbe un esito ben diverso.

10 Come descritto all’inizio di questo capitolo, vedendo lo storpio balzare in piedi la folla di pagani di Listra trasse conclusioni errate. Identificarono Barnaba con Zeus, signore degli dèi, e Paolo con Hermes, messaggero degli dèi. (Vedi il riquadro “Listra e il culto di Zeus ed Hermes”.) Barnaba e Paolo però erano decisi a far capire alla folla che parlavano e agivano non grazie all’autorità di divinità pagane, ma in virtù dell’autorità di Geova, il solo vero Dio (Atti 14:11-14).

LISTRA E IL CULTO DI ZEUS ED HERMES

Listra era situata in una valle isolata, lontano dalle principali vie di comunicazione. Cesare Augusto ne fece una colonia romana e le diede il nome di Colonia Iulia Felix Gemina Lustra. La guarnigione di stanza nella città doveva difendere la provincia della Galazia dalle tribù montane della regione. La città era amministrata secondo la tradizionale organizzazione civica romana e i funzionari portavano titoli latini. Malgrado ciò, Listra conservava molto del suo sapore locale, continuando a essere una città più licaonica che romana. In effetti gli abitanti di Listra menzionati negli Atti parlavano in lingua licaonica.

Ritrovamenti archeologici nel sito dell’antica Listra hanno riportato alla luce iscrizioni che menzionano i “sacerdoti di Zeus”. Vi è stata anche rinvenuta una statua del dio Hermes, nonché un altare dedicato a Zeus ed Hermes.

Una leggenda riportata dal poeta Ovidio (43 a.E.V.–17 E.V.) fa luce sul contesto dell’episodio menzionato negli Atti. Ovidio scrive che Giove e Mercurio, divinità romane corrispondenti ai greci Zeus ed Hermes, vagavano per le colline della Frigia sotto sembianze umane. Chiesero ospitalità in un migliaio di case, ma furono respinti da tutti. Solo Filemone e sua moglie Bauci, una coppia anziana, li accolsero nella loro umile capanna. Di conseguenza Zeus ed Hermes trasformarono quella abitazione in un tempio di marmo e oro, costituendo i due coniugi sacerdote e sacerdotessa, e distrussero le case di tutti coloro che erano stati inospitali. “Se gli abitanti di Listra ripensarono a tale leggenda quando Paolo e Barnaba sanarono lo zoppo”, afferma un commentario biblico, “non sorprende che volessero dare loro il benvenuto offrendo sacrifici” (The Book of Acts in Its Graeco-Roman Setting).

A Listra Paolo e Barnaba rifiutano di farsi venerare dalla folla. La folla suona strumenti musicali, prepara sacrifici e si inchina davanti ai due uomini.

‘Abbandonate queste cose vane e convertitevi all’Iddio vivente che ha fatto il cielo e la terra’ (Atti 14:15)

11-13. (a) Che cosa dissero Paolo e Barnaba agli abitanti di Listra? (b) Cosa possiamo imparare dalle parole di Paolo e Barnaba?

11 Nonostante la concitazione del momento, Paolo e Barnaba fecero del loro meglio per arrivare al cuore di chi li ascoltava. Nel riportare questo episodio, Luca descrive un modo efficace per predicare la buona notizia ai pagani. Notate in che modo Paolo e Barnaba si rivolsero alla folla: “Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani e abbiamo le stesse fragilità che avete voi. Vi dichiariamo la buona notizia perché abbandoniate queste cose vane e vi convertiate all’Iddio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi. Nelle generazioni passate egli ha permesso a tutte le nazioni di seguire la propria strada, benché non abbia smesso di rendere testimonianza di sé facendo del bene, concedendovi piogge dal cielo e stagioni ricche di frutti, dandovi cibo in abbondanza e riempiendo i vostri cuori di gioia” (Atti 14:15-17).

12 Cosa impariamo da queste parole che invitavano alla riflessione? Innanzitutto, Paolo e Barnaba non si sentivano superiori a chi li ascoltava. Non pretesero di essere quello che non erano. Piuttosto ammisero umilmente di avere gli stessi limiti dei pagani che avevano davanti. Certo, Paolo e Barnaba avevano ricevuto lo spirito santo, erano stati liberati dai falsi insegnamenti e avevano la speranza di regnare con Cristo. Eppure si rendevano conto che anche gli abitanti di Listra, ubbidendo a Cristo, avrebbero potuto ricevere quegli stessi doni.

13 Che atteggiamento abbiamo nei confronti di coloro ai quali predichiamo? Li consideriamo nostri pari? Mentre aiutiamo altri ad apprendere le verità della Parola di Dio, respingiamo anche noi l’adulazione, come fecero Paolo e Barnaba? Charles Taze Russell, ottimo insegnante che tra il XIX e il XX secolo guidò l’opera di predicazione, diede l’esempio al riguardo. Scrisse: “Non voglio ossequi né riverenza per me o per i miei scritti; e non desidero neanche essere chiamato reverendo o rabbi”. L’umiltà del fratello Russell rispecchiava quella di Paolo e Barnaba. Allo stesso modo, il nostro obiettivo nel predicare non è quello di glorificare noi stessi, ma di aiutare le persone a ‘convertirsi all’Iddio vivente’.

14-16. Quali altre due cose possiamo imparare da quello che Paolo e Barnaba dissero agli abitanti di Listra?

14 C’è una seconda cosa che possiamo imparare. Paolo e Barnaba erano versatili. A differenza degli ebrei e dei proseliti di Iconio, gli abitanti di Listra avevano poca o nessuna conoscenza delle Scritture o dello speciale rapporto tra Dio e la nazione di Israele. Comunque, Paolo e Barnaba sapevano che i presenti erano parte di una comunità agricola. Inoltre Listra godeva di un clima mite e si trovava in una zona fertile. Gli abitanti, osservando cose come gli abbondanti raccolti, potevano discernere chiaramente le qualità del Creatore. Perciò quei missionari usarono questa base comune per aiutarli a ragionare (Rom. 1:19, 20).

15 Possiamo essere altrettanto versatili? Un agricoltore potrebbe piantare lo stesso tipo di seme in diversi terreni, ma non li prepara tutti allo stesso modo. Alcuni terreni sono già soffici e pronti per la semina. Altri necessitano di maggior lavoro. Analogamente, il seme che piantiamo è sempre lo stesso: il messaggio del Regno contenuto nella Parola di Dio. Ma come Paolo e Barnaba dovremmo cercare di capire il retaggio religioso e le circostanze delle persone a cui predichiamo. Questo influirà sul modo in cui presenteremo il messaggio del Regno (Luca 8:11, 15).

16 C’è una terza cosa che possiamo imparare dall’episodio che vide coinvolti Paolo, Barnaba e gli abitanti di Listra. Per quanto facciamo tutto il possibile, a volte il seme che seminiamo viene portato via o cade su terreno roccioso (Matt. 13:18-21). Se accade questo, non scoraggiamoci. Come Paolo ricordò in seguito ai cristiani di Roma, “ciascuno di noi [incluso ogni individuo a cui portiamo la Parola di Dio] renderà conto di sé stesso a Dio” (Rom. 14:12).

“Li affidarono a Geova” (Atti 14:20-28)

17. Dove andarono Paolo e Barnaba dopo aver lasciato Derbe, e perché?

17 Dopo che Paolo fu trascinato fuori della città di Listra e dato per morto, i discepoli gli si raccolsero intorno, ed egli si alzò e tornò in città per passarvi la notte. Il giorno seguente Paolo e Barnaba si incamminarono verso Derbe, che distava un centinaio di chilometri. Possiamo solo immaginare quanto fu disagevole questo viaggio per Paolo, che non molte ore prima era stato lapidato. Eppure lui e Barnaba tennero duro e, quando arrivarono a Derbe, fecero “parecchi discepoli”. Poi, invece di prendere la strada più breve per rientrare alla base, Antiochia di Siria, “tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia [di Pisidia]”. Con quale obiettivo? “[Rafforzare] i discepoli, incoraggiandoli a rimanere saldi nella fede” (Atti 14:20-22). Che esempio diedero questi due uomini! Misero gli interessi della congregazione al di sopra dei propri. Gli odierni sorveglianti viaggianti e missionari seguono il loro esempio.

18. Come avviene la nomina degli anziani?

18 Oltre a rafforzare i discepoli con le parole e con l’esempio, Paolo e Barnaba nominarono “anziani in ogni congregazione”. Anche se avevano intrapreso quel viaggio missionario perché “mandati dallo spirito santo”, Paolo e Barnaba vollero comunque pregare e digiunare quando “affidarono [gli anziani] a Geova” (Atti 13:1-4; 14:23). Qualcosa di simile avviene oggi. Prima di raccomandare la nomina di un fratello, il locale corpo degli anziani prega ed esamina i suoi requisiti scritturali (1 Tim. 3:1-10, 12, 13; Tito 1:5-9; Giac. 3:17, 18; 1 Piet. 5:2, 3). Il fattore determinante non è da quanto tempo è cristiano. Saranno invece il suo modo di parlare, la sua condotta e la sua reputazione a dimostrare fino a che punto lo spirito santo opera nella sua vita. Se soddisfa i requisiti indicati nelle Scritture per i sorveglianti, allora è qualificato per servire come pastore del gregge (Gal. 5:22, 23). Il sorvegliante di circoscrizione ha la responsabilità di fare queste nomine. (Confronta 1 Timoteo 5:22.)

19. Quale responsabilità sanno di avere gli anziani, e in che modo imitano Paolo e Barnaba?

19 Gli anziani nominati sanno di dover rendere conto a Dio per il modo in cui trattano la congregazione (Ebr. 13:17). Come Paolo e Barnaba, gli anziani sono in prima linea nell’opera di predicazione. Con le loro parole rafforzano i compagni di fede e mettono volentieri gli interessi della congregazione al di sopra dei propri (Filip. 2:3, 4).

20. Di che beneficio è per noi leggere resoconti dell’opera dei nostri fratelli?

20 Quando infine tornarono ad Antiochia di Siria, punto di partenza del loro viaggio missionario, Paolo e Barnaba “riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come aveva aperto alle nazioni la porta della fede” (Atti 14:27). Leggere resoconti della fedele opera dei nostri fratelli cristiani e vedere come Geova ha benedetto i loro sforzi ci incoraggia a continuare a “[parlare] con coraggio mediante l’autorità di Geova”.

a Vedi il riquadro “Iconio: città dei frigi”.

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