Lettera
SULLA CONVERSIONE DELLE DATE DEL CALENDARIO PER IL “TEMPO DELLA FINE”
21 dicembre 1949
Caro fratello
Abbiamo ricevuto la tua recente lettera nella quale chiedi ulteriori informazioni sulla conversione delle date del calendario giuliano nelle equivalenti gregoriane come sono state presentate nella Watchtower del 1º novembre 1949 (Torre di Guardia del 1 maggio 1950). Dopo aver ricevuto la tua lettera queste date sono state nuovamente verificate dai nostri matematici e sono state riscontrate tutte esatte, come è stato pubblicato.
Mentre c’è veramente una differenza di un giorno in circa 128 anni tra il calendario giuliano e quello gregoriano, tuttavia, nell’ordinarli per la conversione dall’uno all’altro, occorre osservare le regole stabilite da coloro che idearono questi calendari. Per le seguenti regole ci riferiamo all’edizione del 1942 dell’Encyclopedia Britannica, Vol. IV, pagina 569. Il calendario giuliano come fu autorizzato da Giulio Cesare nel 45 a.C. stabilisce un anno ordinario di 365 giorni e un anno bisestile di 366 giorni ogni quattro anni col giorno in più aggiunto al mese di febbraio. Il calendario gregoriano come fu sostenuto dal papa Gregorio XIII nel 1582 (ora accettato da tutta la Cristianità occidentale e adottato dalla Russia nel 1918) vige in base alla seguente regola. “Ogni anno il cui numero sia divisibile per 4 è un anno bisestile, eccetto l’ultimo anno di ciascun secolo, che è un anno bisestile solamente quando il numero del secolo sia divisibile per 4; però il 4000, ed i suoi multipli, 8000, 12000, 16000, ecc. sono anni ordinari” Come quello giuliano il calendario gregoriano ha un anno ordinario di 365 giorni e per i suoi anni bisestili il giorno in più viene aggiunto al mese di febbraio.
Ora, siccome il calendario giuliano ha continuamente anni bisestili alla fine del secolo mentre il calendario gregoriano ha solo un anno ordinario in tale tempo salvo che il numero del secolo sia divisibile per 4, il calendario giuliano è di conseguenza un po’ più lungo, approssimativamente di un giorno ogni 128 anni. Quindi la differenza tra i due calendari è generalmente notevole negli anni in fin di secolo. Essendo dunque un po’ più corto l’anno del calendario gregoriano si avvicina più esattamente al vero anno solare di 365 giorni 5 ore 48 minuti e 46 secondi. Questo rende possibile che l’equinozio di primavera ricorra generalmente il medesimo giorno, cioè il 21 marzo, come fu stabilito originariamente dagli ideatori del calendario gregoriano sia che il calendario conti il periodo d.C. o che tracci il remoto periodo a.C.
Nota come ciò è vero nei seguenti esempi. A pagina 329 della sopra citata rivista (pagina 137 in quella italiana) la Nautical Almanak Society of Britain è accuratamente citata come segue: “L’equinozio di primavera dell’anno 607 a.C. fu il 28 marzo (calendario giuliano)”. Siccome le date gregoriane vengono dopo le date giuliane per gli identici avvenimenti occorsi prima del terzo secolo a.C. Sottraendo quei 7 giorni dal 28 marzo si ristabilisce l’equinozio per il 21 marzo del 607 a.C. come dovrebbe essere secondo il calendario gregoriano, il quale ha una data costante per gli equinozi. Prendi poi l’esempio dell’anno 45 a.C. quando cominciò il calendario giuliano, la data giuliana dell’equinozio di primavera quell’anno fu il 23 marzo. Il fattore di conversione del primo secolo a.C. è meno 2, ristabilendo così l’equinozio di primavera al 21 marzo del 45 a.C. secondo il calendario gregoriano. Nota quindi che al tempo del Concilio di Nicea nel 325 d.C. l’equinozio di primavera ebbe luogo il 20 marzo giuliano. Il fattore di conversione per il quarto secolo d.C. è un positivo 1. Nuovamente questo porta l’equinozio di primavera al 21 marzo gregoriano del 325 d.C. Come ultimo esempio nota che al tempo del papa Gregorio (1582) l’equinozio di primavera ebbe luogo l’11 marzo secondo il calcolo giuliano. Il fattore di conversione per il XVI secolo d.C. è 10, ripristinando così l’equinozio di primavera alla data del 21 marzo gregoriano. Saprai che per cominciare il loro nuovo calendario nel 1582 i cattolici romani stabilirono di lasciar perdere 10 giorni del loro vecchio calendario giuliano facendo seguire il 15 ottobre di quell’anno la loro data del 4 ottobre. Sebbene i paesi cattolici romani e più tardi anche i paesi protestanti adottassero questo nuovo calendario dopo il 1582, i cattolici greci ortodossi continuano a servirsi dell’originario calendario giuliano senza nessuna modifica.
La ragione evidente per cui le date gregoriane vengono prima delle date giuliane nel periodo d.C. sin dal III secolo sta nel fatto che la differenza del giorno in più capita sempre alla fine di febbraio, la quale addizione vien fatta prima dell’equinozio di primavera contando nel senso positivo. Invece facendo col calendario gregoriano il conto degli anni passati oltre il fattore zero di conversione, il giorno in più aggiunto in febbraio viene dopo l’equinozio di primavera quando si calcola nel senso negativo.
Circa i fattori di conversione ai quali ci siamo riferiti puoi consultare le opere delle seguenti autorità astronomiche dalle quali abbiamo attinto le nostre informazioni e la conferma delle date in questione.
Robert Schram nel suo libro intitolato Kalendario-graphische und Chronologische Tafeln, pubblicato a Lipsia nel 1908.
Karl Schoch nel suo libro Planeten Tafeln Fúr Jedermann., edito a Berlino nel 1927. Queste ultime tavole sono anche in inglese nel libro intitolato The Venus Tablets of Ammizaduga, di S. Langdon e J. K. Fotheringham, pubblicato a Londra. Le tavole del dott. Schoch si trovano nell’appendice della pubblicazione inglese.
Rallegrandoci con te d’essere ministri di Geova, ti salutiamo.
Tuoi fedeli conservi nel servizio di Geova
WATCH TOWER BIBLE & TRACT SOCIETY, INC.