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  • Nessuna divisione nella legge mosaica

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  • Nessuna divisione nella legge mosaica
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
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  • PAOLO NON FA ALCUNA DIVISIONE
  • ANCHE IL SABATO ABOLITO
  • L’ASSEMBLEA DI GERUSALEMME
  • I CRISTIANI SOTTO UNA LEGGE POSITIVA
  • I cristiani devono osservare il sabato?
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 1/9 pp. 312-316

Nessuna divisione nella legge mosaica

ALCUNE organizzazioni religiose sostengono che la Legge mosaica sia composta di due parti: il Decalogo, o “legge morale”, e la “legge cerimoniale”. Sostengono che il Decalogo sia tuttora in vigore mentre la “legge cerimoniale” fu abolita con la venuta del Messia.

Di questa divisione si fa gran caso, specialmente da parte di quelle sette le quali ritengono che il sabato cristiano sia il settimo giorno della settimana e che per la salvezza s’imponga una letterale osservanza d’esso. Quando si citano scritture dimostranti che Cristo pose fine alla legge queste rispondono che tali testi si applicano soltanto alla “legge cerimoniale”. Esaminiamo la documentazione scritturale e assicuriamoci se tale divisione sia ragionevole.

Gesù nel sermone sul monte non indicò alcuna divisione del genere. Egli alternò citazioni del Decalogo con citazioni di altre parti della Legge mosaica, come quelle di recare doni all’altare, di concedere un divorzio, di un “occhio per occhio”, e di amare il prossimo come se stessi. Confrontate Matteo 5:21, 23, 24, 27, 31, 33, 38, 43 con Esodo 20:13; Deuteronomio 16:16, 17; Esodo 20:14; Deuteronomio 24:1; Levitico 19:12; Deuteronomio 19:21; e Levitico 19:18.

Fu dunque riguardo all’intero ordinamento della legge che Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto per distruggere la Legge o i Profeti. Io sono venuto, non per distruggere, ma per adempiere; poiché vi dico veramente che passerebbero il cielo e la terra piuttosto che la minima lettera o una particella di una lettera passi via dalla Legge in qualche modo senza che tutte le cose non abbiano luogo”. (Matt. 5:17, 18, NW) Gesù indicò in tal modo che la legge consisteva in quadri profetici il cui adempimento era certo, e che quando avvenisse l’adempimento i quadri sarebbero aboliti.

Per esempio, gl’Israeliti erano obbligati ad osservare annualmente la pasqua. Ma quando Cristo, il vero Agnello pasquale, fu sacrificato l’obbligo di osservare la pasqua tipica cessò. (Eso. 12:14; 1 Cor. 5:7, 8) Pure annualmente il sommo sacerdote entrava nel santo dei santi del tempio nel decimo giorno del settimo mese col sangue dell’espiazione. Ma quando Cristo Gesù entrò nel santo dei santi dei cieli col merito del proprio sangue, gli olocausti animali non ebbero più valore. — Lev. 16:14; Ebr. 9:11-14; 10:1.

PAOLO NON FA ALCUNA DIVISIONE

L’apostolo Paolo ebbe molto da dire intorno alle leggi che Dio diede agli Israeliti per mezzo di Mosè, ma invano ci aspettiamo di trovare qualche divisione tra il Decalogo e le altre caratteristiche dell’ordinamento della legge. Quando egli affermò che “[Dio] benignamente ci perdonò tutti i nostri falli e cancellò il documento scritto a mano contro di noi che consisteva in decreti e che ci era avverso, ed Egli l’ha tolto di mezzo inchiodandolo al palo di tortura”, non si riferiva semplicemente alla cosiddetta “legge cerimoniale”. Come lo sappiamo? A causa del suo argomento nel contesto: “Perciò nessuno vi giudichi per il mangiare o il bere o rispetto a un giorno di festa o a un’osservanza della luna nuova o a un sabato, poiché quelle cose sono un’ombra delle cose avvenire, ma la realtà appartiene al Cristo”. (Col. 2:13, 14, 16, 17, NW) Sostenere che ciò si riferisca soltanto ai sabati annuali è come ammettere che il proprio argomento è così debole da esser rintuzzato senza la minima prova.

Di nuovo, in Romani 7:6 (NW) leggiamo: “Ma ora siamo stati sciolti dalla Legge, perché siamo morti a ciò da cui eravamo legati, affinché siamo schiavi in un nuovo senso secondo lo spirito, e non nel vecchio senso secondo il codice scritto”. Soltanto la “legge cerimoniale”? No. Paolo comprende il Decalogo o “legge morale” in questo “codice scritto”, citando il decimo comandamento nel versetto successivo. Egli continua: “Che diremo dunque? È la Legge peccato? Non lo sia mai! In realtà non avrei conosciuto . . . la concupiscenza se la Legge non avesse detto: ‘Non devi concupire.”’ (Rom. 7:7, NW) Sì, la legge da cui i Cristiani furono sciolti comprende il Decalogo.

Notate ancora le parole di Paolo in Galati 3:24, 25 (NW): “Conseguentemente, la Legge è divenuta il nostro tutore che conduce a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti a causa della fede. Ma ora che questa fede è venuta, noi non siamo più sotto un tutore”. Evidentemente, nell’indicare la necessità d’un Redentore il Decalogo additava il Messia tanto direttamente quanto lo facevano le altre parti dell’ordinamento della legge come gli olocausti espiatori annuali. E avendo indirizzati i Giudei a Cristo l’ordinamento della legge aveva servito al suo scopo.

Nemmeno possiamo trovare qualche base per una divisione nella legge mosaica dalle parole di Paolo contenute in Galati 4:21-31, dove egli parla a quei Giudei cristiani che volevano essere ancora sotto la legge di Mosè. Egli confronta il Sinai in Arabia con Gerusalemme che è dall’alto e indica come l’uno fosse raffigurato da Agar e l’altra dalla donna libera Sara. Al Monte Sinai fu dato l’intero ordinamento della legge, non soltanto la cosiddetta “legge cerimoniale”, e se i Cristiani sono liberi dall’ordinamento di Agar del Sinai essi sono liberi anche dal Decalogo. Paolo sollecita i Cristiani ad attenersi saldamente alla libertà, dato che fu per la libertà che Cristo li rese liberi. (Gal. 5:1) Ma come si poteva dire che i Cristiani fossero liberi se erano ancora legati al Decalogo? Né la legge di Mosè né il desiderio di osservarla può recare la giustizia, ma soltanto il sangue di Cristo. (Rom. 3:19, 20; 1 Giov. 1:7) I Cristiani non sono “sotto la legge ma sotto l’immeritata benignità”. — Rom. 6:14, NW.

Trattando la fine della legge mosaica, Paolo in un altro posto afferma: “Ma ora in unione con Cristo Gesù voi che eravate un tempo lontani vi siete avvicinati per il sangue di Cristo. Poiché egli è la nostra pace, egli che di due parti ne fece una sola e distrusse il muro intermedio che le separava. Per mezzo della sua carne egli abolì l’odio, la Legge di comandamenti fatta di decreti, affinché creasse dei due popoli in unione con sé un uomo nuovo e facesse la pace, e affinché riconciliasse pienamente entrambi i popoli in un corpo a Dio mediante il palo di tortura, perché egli aveva annullato l’odio per mezzo di se stesso”. (Efes. 2:13-16, NW) Era l’intero ordinamento della legge e non solo la cosiddetta “legge cerimoniale” che distingueva i Giudei dai popoli delle nazioni, ed era questo intero ordinamento, “la Legge di comandamenti fatta di decreti,” la quale serviva da muro o barriera, che fu rimossa da Cristo.

Neppure possiamo trovare una base per la divisione della legge mosaica nelle parole di Paolo che si trovano in 2 Corinzi 3, dove dice che l’ordinamento della legge fu sostituito da qualche cosa di migliore, un nuovo patto. L’intero ordinamento della legge è incluso nelle “tavole di pietra“ e nella “legge scritta” che condannavano a morte e che furono sostituite dalle leggi dello spirito scritte nei cuori e che vivificano. “Inoltre, se il codice che somministrava la morte e che fu inciso in lettere nelle pietre avvenne con gloria, . . . perché non dovrebbe la somministrazione dello spirito avvenire con molto più gloria? . . . Poiché se quello che doveva essere abolito fu introdotto con gloria, molto più doveva quello che rimane essere con gloria”. (2 Cor. 3:7-11, NW) Evidentemente, l’intero ordinamento della legge fu introdotto con gloria e fu il Decalogo ossia la cosiddetta “legge morale“ che fu incisa “in lettere nelle pietre”. Tutto ciò somministrava la morte ai Giudei e tutto ciò fu abolito per qualche cosa di migliore.

ANCHE IL SABATO ABOLITO

Tuttavia alcuni insisteranno che Dio comandò che il sabato fosse osservato come un “patto perpetuo . . . per sempre“. (Eso. 31:16, 17, AS) Veramente, qui è usata la parola “perpetuo”, ma notate che l’originale ebraico, ohláhm, non significa per tutta l’eternità, ma per una indeterminata, incerta, occulta durata di tempo. La stessa parola è usata in relazione con altre caratteristiche dell’ordinamento della legge, come il sacerdozio aaronico, che l’apostolo Paolo dichiarò abolito. A questo proposito notate pure che Paolo afferma che un mutamento del sacerdozio significava anche un mutamento delle leggi. — Eso. 40:15; Lev. 6:18, 22; Ebrei, capitolo 7.

Finché l’ordinamento della legge non fu inchiodato al palo di tortura Gesù e i suoi apostoli si attennero a tutte le sue disposizioni, dato ch’essi erano nati sotto la legge. Ma in seguito non vi erano più obbligati e gradualmente tale questione fu resa chiara ai Cristiani. (Atti 10) Il solo fatto che Paolo predicava poi di sabato non prova ch’egli considerasse in vigore l’osservanza del sabato, come la sua predicazione sul colle di Marte non provava ch’egli accettasse l’adorazione di Marte. Paolo predicava in ogni occasione, luogo e tempo propizi. Siccome il sabato era un giorno di riposo per i Giudei nel quale essi si riunivano nelle piazze del mercato e nelle sinagoghe, Paolo ne approfittava per predicar loro la buona notizia. Similmente la convenienza richiede che i discorsi pubblici nella Cristianità siano tenuti di domenica. Paolo stesso non diede comando sull’osservanza del sabato e tuttavia egli afferma di non aver mancato di dichiarare l’intero consiglio di Dio. Al contrario, egli dimostrò che il sabato era figurativo. — Atti 20:27; Ebrei, capitoli 3 e 4.

L’ASSEMBLEA DI GERUSALEMME

A questo proposito si noti l’azione presa dall’assemblea degli apostoli e dei fratelli anziani convenuti a Gerusalemme per definire a quali caratteristiche dell’ordinamento della legge dovevano ancora essere sottoposti quelli fra i Gentili che si erano convertiti al Cristianesimo. In opposizione all’idea d’imporre il giogo della legge ai nuovi convertiti, Pietro disse: “Ora, dunque, perché state facendo una prova di Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri avi né noi fummo capaci di portare? Al contrario, noi confidiamo d’essere salvati per l’immeritata benignità del Signore Gesù nello stesso modo che lo sono anche quelle persone”. (Atti 15:10, 11, NW) L’insopportabile giogo non poteva essere stato limitato soltanto alla cosiddetta “legge cerimoniale”, poiché il Decalogo era un peso di gran lunga maggiore. Si noti anche che la salvezza viene, non dal cercare di osservare il Decalogo, bensì dall’“immeritata benignità del Signore Gesù”.

E il corpo governante della chiesa cristiana primitiva quivi radunato che cosa insegnò a fare ai nuovi Cristiani convertiti? Ad ubbidire ai Dieci Comandamenti? Ad osservare il giorno di sabato? No, ma anzi: “Poiché abbiamo udito che alcuni fra noi vi hanno disturbato con dei discorsi tentando di sovvertire le vostre anime, benché noi non dessimo loro alcuna istruzione, siamo giunti ad unanime accordo . . . Poiché lo spirito santo e noi ci siamo compiaciuti di non aggiungervi ulteriore peso, eccetto queste cose necessarie: tenervi liberi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, da cose uccise senza scolarne il sangue, e dalla fornicazione. Se vi astenete scrupolosamente da queste cose, prospererete.“ (Atti 15:24-29, NW) Dato che la questione suscitata riguardava proprio le caratteristiche della legge che erano ancora in vigore, quale opportunità avrebbero trascurato ivi i fratelli di rendere chiaro che l’osservanza del sabato era ancora obbligatoria, se tale fosse il caso!

I CRISTIANI SOTTO UNA LEGGE POSITIVA

Coloro che sostengono che i Dieci Comandamenti siano tuttora in vigore e che le altre caratteristiche dell’ordinamento della legge che non possono più essere osservate facessero parte della “legge cerimoniale” che fu abolita si attengono così tenacemente al Decalogo per tema di quello che accadrebbe se i Cristiani fossero senza guida o regola. Essi non considerano che le leggi di Dio per i suoi servitori variano di tempo in tempo. Alla nazione d’Israele, per esempio, fu comandato d’impiegare armi carnali e di agire da giustiziere di Dio, ma ai Cristiani è detto chiaramente che le loro armi non sono carnali. — 1 Sam. 15:2, 3; 2 Cor. 10:4, 5.

Tuttavia, l’abolizione del Decalogo non deve suscitare timori o apprensioni. Tutt’al più esso non fu che un avvicinamento negativo alla giustizia. La legge dei Cristiani è una legge positiva: Ama Iddio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza ed ama il tuo prossimo come te stesso. Fa’ agli altri quello che vuoi ch’essi facciano a te. (Matt. 7:12; 22:37-40) Le capre, nell’illustrazione delle pecore e delle capre, erano condannate alla distruzione non per avere trasgredito qualcuno dei comandamenti negativi ma per aver mancato di far del bene ai fratelli di Cristo. (Matt. 25:45) Il giovane capo ricco che voleva ottenere la vita eterna aveva osservato i Dieci Comandamenti, ma ciò non fu sufficiente. (Matt. 19:16-24) Per altri esempi analoghi illustranti lo stesso punto vedete Luca 10:29-37; 18:9-14.

Nell’accomiatarsi dai suoi discepoli, diede forse Gesù importanza a questi punti: ‘Non fatevi idoli, osservate il sabato, non rubate o non uccidete o non commettete adulterio o non recate falsa testimonianza’? Quale strano ammonimento sarebbe stato quello. Invece egli disse positivamente: “Io vi dò un nuovo comandamento, che vi amiate l’un l’altro; come vi ho amati io”. — Giov. 13:33-35, NW.

L’apostolo Paolo indica similmente la superiorità della legge positiva dell’amore sulla legge negativa di Mosè: “Non siate debitori verso nessuno di alcuna cosa, se non d’amarvi l’un l’altro; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. . . . e qualsiasi altro comandamento che vi sia, è riassunto in questa parola, cioè: ‘Tu devi amare il tuo prossimo come te stesso.’ L’amore non fa male alcuno al proprio prossimo, perciò l’amore è l’adempimento della legge”. — Rom. 13:8-10, NW.

Lo stesso dice l’apostolo Giovanni. Nella sua prima e principale epistola, che cosa mette egli in risalto? L’osservanza dei Dieci Comandamenti? No, ma la suprema importanza dell’amore. “Chi non ama non è venuto a conoscere Dio, perché Dio è amore.“ (1 Giov. 4:8, NW) Non c’è quindi da temere per l’abolizione del Decalogo quando sia sostituito dall’amore.

Si è visto così che la divisione della legge data a Mosè in “legge morale”, il Decalogo, e in “legge cerimoniale”, concernente altre norme di condotta e di adorazione, manca di prove scritturali, di logica e di necessità. Invece di indicare una divisione, sia Gesù che i suoi discepoli trattarono l’intero ordinamento della legge come una unità, come un’ombra, come un tutore, che Geova Dio inchiodò al palo di tortura di Gesù dopo che il suo proposito fu adempito. I servitori di Dio sono stati da allora in poi non “sotto la legge ma sotto l’immeritata benignità”. — Rom. 6:14, NW.

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