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  • Il Natale non è festa cristiana

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  • Il Natale non è festa cristiana
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
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  • PERCHÉ NON CELEBRARLO
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 15/11 pp. 471-475

Il Natale non è festa cristiana

“I TESTIMONI di Geova non osservano il Natale. Un gruppo religioso di New Ulm, i testimoni di Geova, non seguiranno la consueta tradizione di celebrare il Natale. La congregazione locale non ha predisposto servizi speciali per le feste natalizie”. Così cominciava un articolo del Daily Journal di New Ulm, Minnesota, del 22 dicembre 1951.

Vi domandate perché, mentre quasi tutti gli altri Cristiani professanti si danno tanto da fare per il Natale, i testimoni di Geova deliberatamente lo ignorano? È vero? Ma sareste meravigliati se sapeste che il Natale non è cristiano; che nonostante il suo nome esso non soltanto non è cristiano ma è anticristiano; che è basato su usanze pagane e su tradizioni e superstizioni medioevali; che è in realtà proprio l’opposto di tutto quello che è veramente cristiano? Queste dichiarazioni vi sembrano senza dubbio esagerate, ma se continuerete a leggere conoscerete le ragioni per cui i testimoni di Geova, che prendono seriamente la Parola di Dio, non possono avere nulla a che fare col Natale. Non è neppure necessario che ci scusiamo se prendiamo la Bibbia seriamente. Dopo tutto, si ritiene che il Natale sia una festa cristiana, celebrata dai Cristiani, e tanto Cristo Gesù quanto i suoi apostoli accettavano la Bibbia come la verità ispirata da Dio. — Giov. 17:17; 2 Tim. 3:15-17; 2 Piet. 1:20, 21.

QUANDO NACQUE GESÙ?

I testimoni di Geova non celebrano il 25 dicembre perché, fra altre ragioni, non è quella la data della nascita di Gesù, e quasi tutti gli storici sono d’accordo su questo fatto. Però, asserire, come fece un eminente prelato negli Stati Uniti due anni fa, che “poteva benissimo essere stato uno qualsiasi dei 365 giorni dell’anno” dimostra ignoranza d’informazione scritturale sul soggetto, poiché la Bibbia indica, per lo meno approssimativamente, la data in cui nacque Gesù. Come? Con diverse specie di evidenza, fra le quali la più forte è la profezia concernente la venuta del Messia contenuta in Daniele 9:24-27. Questa profezia parla di settanta settimane e predice che dal tempo in cui è dato l’ordine di riedificare Gerusalemme fino alla venuta del Messia ci sarebbero sessantanove settimane.

Secondo le ultime scoperte archeologiche, Artaserse III cominciò a regnare nel 474 a.C.; e secondo Nehemia 2:1-10, nel ventesimo anno del suo regno egli emanò il decreto per la riedificazione delle mura di Gerusalemme. Dato che il Messia dopo 483 giorni letterali (69 settimane) non venne, dobbiamo concludere che la regola scritturale di un “giorno per un anno” deve applicarsi. (Vedere Numeri 14:34; Ezechiele 4:6.) Contando 483 anni a partire dal 455 a.C. veniamo al 29 d.C. Non vi fu anno 0 a.C. o anno 0 d.C.; perciò dal 455 a.C. al 29 d.C. furono 483 anni invece di 484 anni.

Gesù cominciò il suo ministero come Messia all’età di trent’anni circa; e dato che secondo la legge mosaica questa era per un sacerdote l’età di cominciare a servire sembra ragionevole concludere che Gesù iniziò il suo ministero non appena raggiunse quell’età, e, secondo la profezia suaccennata, fu il 29 d.C. A proposito, questa data concorda con quella indicata dalla Bibbia, data in cui Giovanni Battista cominciò il suo ministero. — Vedere Numeri 4:3, 23; Luca 1:26-45; 3:1-4, 23.

La profezia di Daniele predice inoltre che il Messia sarebbe soppresso dopo la sessantanovesima settimana e nel mezzo della settantesima settimana (ossia, dopo tre anni e mezzo di essa) egli farebbe “cessare sacrificio e oblazione”. Dato che fu con la sua soppressione ossia con la morte che Gesù mise fine alla validità dei sacrifici giudaici, il loro codice essendo stato inchiodato al palo con lui, questa profezia predice che Gesù morirebbe dopo tre anni e mezzo di ministero. (Col. 2:14) Questo è il periodo di tempo generalmente riconosciuto dagli studiosi della Bibbia come durata del ministero di Gesù e armonizza con l’evidenza riscontrabile nel Vangelo di Giovanni che durante il ministero di Gesù ebbero luogo quattro pasque. (Giov. 2:13; 5:1; 6:4; 12:1; 13:1) (Per maggiori dettagli vedere “Equipped for Every Good Work” pagina 280.) Non essendoci dubbio circa la soppressione di Gesù al tempo di pasqua, intorno al 11 aprile del 33 d.C., ne consegue dai calcoli precedenti che egli era nato trentatre anni e mezzo prima, ossia verso il 10 ottobre, e nell’anno 2 a.C.

Questa data di ottobre è secondo ogni evidenza fornita dai fatti a nostra disposizione. I pastori custodivano i loro greggi durante la notte nel tempo che Giuseppe e Maria avevano fatto un lungo viaggio fino a Betlemme per farsi registrare in osservanza del decreto di Cesare Augusto. I pastori non avrebbero lasciato i loro greggi all’aperto durante la fredda, umida piovosa stagione invernale della Palestina, né è ragionevole ammettere che Cesare esigesse che tutti i Giudei facessero tanta strada nel peggior tempo dell’anno per viaggiare; fatto reso evidente dalle parole di Gesù: “Continuate a pregare che la vostra fuga non avvenga d’inverno”. — Matt. 24:20; Luca 2:1-20, NW.

SUOI PRECEDENTI PAGANI

In considerazione di questi fatti, su che cosa si basa la scelta del 25 dicembre come celebrazione della nascita di Gesù? Giuliano I, vescovo di Roma (337-352 d.C.), è ritenuto il primo che abbia fissato la celebrazione del Natale al 25 dicembre. E su quali basi? Dice la Catholic Encyclopedia (Vol. 3, pagina 727): “La ben nota festa del sole però, Natalis Invicti [Giorno natalizio dell’Invincibile] ha avuto molto peso sulla responsabilità per la nostra data di dicembre”. Secondo l’Encyclopedia Americana, la chiesa di Roma dispose che la celebrazione del giorno natalizio di Gesù avvenisse il 25 dicembre “nel giorno dell’antica festa romana [pagana] della nascita del Sole, dato che nessuna informazione precisa del giorno della nascita di Cristo esisteva”. (Vol. 6, pagina 623, ediz. 1942) Altre autorità ci dicono che la chiesa, incapace di staccare il popolo da questa festa, l’adottò e le diede un nuovo significato. Ciò indusse Tertulliano a deplorare: “Da noi, che siamo estranei a Sabati, noviluni e festività, un tempo graditi a Dio, si frequentano ora i Saturnali [ed altre feste pagane], i doni sono portati avanti e indietro, . . . e i giuochi e i banchetti sono celebrati con gran frastuono”.

Ma forse qualcuno domanderà: Ammesso che il 25 dicembre sia di origine pagana e che Gesù sia nato verso il 11 ottobre, perché non celebrare questa data? Perché? Perché la celebrazione stessa dei giorni natalizi è pagana. In nessun posto delle Scritture troviamo indicata la data di nascita di qualcuno; e neppure qualche indicazione di celebrazioni natalizie da parte di servitori di Geova, né prima né dopo Cristo. Le uniche due celebrazioni natalizie menzionate nelle Scritture furono osservate da imperatori pagani e ognuna fu macchiata da un’esecuzione, quella di Faraone con l’esecuzione del suo capo panettiere e quella di Erode dalla decapitazione di Giovanni Battista. — Gen. 40:20-22; Matt. 14:6-11.

Gli aspetti pagani del Natale non sono soltanto la data, i festeggiamenti, e lo scambio di regali. L’uso dell’albero sempre verde, del vischio e del pino è basato sulla reverenza pagana per le cose della natura. Secondo lo storico professore Hislop, l’attuale celebrazione dell’albero di Natale risale effettivamente al tempo di Nimrod a circa 4000 anni fa: “Ora il ceppo natalizio è il morto tronco di Nimrod, deificato come il dio sole, ma abbattuto dai suoi nemici; l’albero di Natale è Nimrod redivivus, il dio ucciso tornato di nuovo in vita”. — The Two BabyIons, pagine 97, 98.

Le decorazioni dell’albero di Natale risalgono ai Teutoni precristiani che decoravano le loro piante sempre verdi con festoni a spirale di frutta e grano in onore del sacro dragone Nitthager. Lucenti palle d’oro venivano usate per fare omaggio a Balder, dio del sempre misterioso sole. (Oggi i paesi atei e comunisti come la Romania si danno un gran da fare con la festività dell’albero d’inverno; usano decorare gli alberi sempre verdi, e lo scorso anno a Bucarest, la capitale, il centro di attrazione era “un albero alto 20 metri, sul quale c’erano migliaia di luci, globi dorati e campanelli di metallo”.)

Lo stesso avviene relativamente al vischio. Secondo le tradizioni pagane fu un ramo divino venuto dal cielo e rappresentava il Salvatore; si pretendeva che il dio Loki avesse ucciso per invidia il bellissimo, dio Balder con una freccia fatta col vischio; tutte le altre piante essendosi votate a non nuocere a Balder; il vischio essendo stato dimenticato, fu quindi usato. Secondo questa tradizione pagana la freccia di vischio fu estratta dalla mortale ferita di Balder e data alla dea dell’amore, Freya, da cui il costume che un giovinetto possa baciare una fanciulla se la scorge sotto il vischio.

Nei tempi antichi tanto il vischio quanto il serto di agrifoglio erano appesi alle finestre e alle porte per i loro poteri protettivi e curativi, per impedire l’ingresso alle streghe e agli spiriti cattivi. Secondo un’altra superstizione pagana le bacche rosse dell’agrifoglio rappresentavano goccie di sangue del dio pagano Balder.

E che dire intorno ai tre magi che appaiono sulle cartoline di Natale? Altro paganesimo. In primo luogo, notate che la Bibbia non dichiara quanti fossero i magi. In secondo luogo, è più verosimile che visitassero Gesù e sua madre Maria quando Gesù aveva circa due anni, poiché il racconto si riferisce a Gesù non come un neonato ma come un fanciullo; e non come fosse in una mangiatoia ma in una casa; notate pure il decreto di Erode di uccidere tutti i bambini maschi da due anni in giù. Inoltre, è molto evidente che colui che guidava i magi con la luce non era il medesimo che guidava i pastori alla mangiatoia di Gesù per mezzo degli angeli; altrimenti perché li avrebbe guidati dal più grande nemico di Gesù, mettendo la vita di Gesù in pericolo e causando la morte di tanti bambini? No, non è affatto ragionevole concludere che Dio che ammonì il suo popolo di non aver nulla a che fare con le religioni pagane avesse guidato gli astrologi o magi, pagani adoratori degli dèi demonici, presso il proprio Figlio. — Isa. 47:13; confrontate Matteo 2:1-18 con Luca 2:8-20.

E che cosa possiamo dire riguardo all’appendere calze a Santa Claus e S. Nicola? Per quanto queste usanze potrebbero non essere di origine pagana possono trovarsi al principio del medioevo e, naturalmente, non hanno alcuna base scritturale.

PERCHÉ NON CELEBRARLO

Potrebbe esser chiesto: Perché non celebrare il Natale, dato che sembra apportare tanta gioia nonostante i suoi precedenti pagani? Perché la Parola di Dio ripetutamente ammonisce i suoi servitori di non aver nulla a che fare con la falsa adorazione Per esempio, notate con quanta forza l’apostolo Paolo determina questo argomento. Nel trattare del cibo offerto agli idoli, dopo aver stabilito che gli idoli in effetto non sono nulla, prosegue a dire: “Le cose che le nazioni sacrificano le sacrificano ai demoni, e non a Dio, e io non voglio che diventiate partecipi con i demoni. Voi non potete bere il calice di Geova e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla ‘mensa di Geova’ e alla mensa dei demoni. O ‘incitiamo Geova a gelosia’? Noi non siamo più forti di lui, non è vero?”-1 Cor. 10:19-22, NW; vedere pure Esodo 23:24, 32, 33; Deuteronomio 7:16; 2 Corinzi 6:14-18; Giacomo 1:26, 27.

In vista di quanto precede, quale mancanza d’intendimento scritturale è dimostrato da Donald Harrington, pastore della Chiesa Comunity di New York, il quale, cercando di giustificare la celebrazione del Natale malgrado i suoi precedenti pagani, dichiara: “È questa integrazione di riti e cerimonie pagane che sussiste come un esempio della universalità di Dio e ci fa comprendere che il Natale non è puramente una festività cristiana ma una festa dell’umanità”. — Times di New York del 24 dicembre 1951.

E questo non è tutto. Notate una parte del male materiale associato col Natale. Nel 1951 il numero dei morti durante la festa natalizia salì a 789 persone negli Stati Uniti, molti a causa di guidatori ubriachi. Il Times di New York per il 12 dicembre 1951 pubblicò un editoriale sugli aspetti “orribilmente tragici” dei numerosi incendi provocati dagli alberi di Natale. E non soltanto i becchini e i pompieri ma anche i medici hanno un lavoro straordinario durante la stagione delle feste quando gli ospedali si riempiono con le vittime del bere.

I grossi affaristi sfruttano la stagione, caricando il pubblico col sopraprezzo, vendendo merci scadenti e facendo tutto quello che è in loro potere per mettere in tutto la febbre del Natale, per infondere ‘lo spirito della festa nel sangue’. I calcoli di quante centinaia di milioni di dollari sono spesi da compratori americani a Natale variano, ma il fatto che nella sola città di New York l’ufficio d’igiene dovette far asportare 25.000 tonnellate di rifiuti dopo le feste del 1951 indica fino a qual punto le persone sono imbrogliate.

Rendendosi conto che il Natale è diventato un vero commercio, certi ecclesiastici si preoccupano per un Natale più “cristiano”, in realtà una contraddizione nei termini. Fino a qual punto la loro campagna abbia ottenuto successo può essere determinato dalla pubblicità di una intera pagina che comparve su un quotidiano dicendo: “Noi crediamo che sia un’eccellente idea regalare a qualcuno un po’ di letame per Natale. Spediremo una tonnellata del miglior letame di cavallo alla vostra porta (o alla porta della stalla) per 19 dollari”.

Veramente, Gesù disse che “c’è più felicità nel dare che nel ricevere”, ma ciò è vero soltanto se uno dà sinceramente e disinteressatamente. Ricordate ch’egli disse pure: “Quando fai un pranzo o un pasto serale, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né ricchi vicini. Forse qualche volta essi pure ti inviterebbero e sarebbe per te una ricompensa. Ma quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. — Luca 14:12-14, NW.

Sotto lo stimolo artificiale della febbre del Natale alcuni infelici possono ricevere un po’ di “carità”. Ma ciò ben poco compensa il fatto che il Natale è in realtà un laccio del Diavolo, per indurre le persone a credere che esse sono cristiane perché si immergono in usanze e cerimonie pagane che soddisfano gl’istinti carnali, sciupano denaro, salute e vita e, peggio ancora, suscitano Geova Dio a gelosia.

Il vero Cristianesimo non opera in questo modo. Esso fa del bene ai suoi simili 365 giorni all’anno e non soltanto un giorno, e non solo materialmente ma con tesori spirituali di gran lunga più importanti che conducono alla vita eterna. I testimoni di Geova hanno dedicato le loro vite a fare proprio questo.

Ed ora capite perché essi non celebrano il Natale?

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