Sconfitta di un prete difensore dell’errore
RECENTEMENTE una persona di buona volontà che aveva studiato la Bibbia con uno dei missionari mandati dalla Watch Tower nell’Uruguay predispose un incontro tra il suo curato e questo missionario.
Il prete fu pronto ad aprire la piccola intervista privata chiedendo sarcasticamente al missionario: “Parlate greco?” Quando il missionario rispose ch’egli non era greco ma americano e parlava soltanto l’inglese e lo spagnolo, il prete tentò di chiudere la conversazione dicendo che siccome la Bibbia fu scritta in greco egli accetterebbe di tenere una discussione intorno ad essa solamente se il missionario comprendesse quella lingua. Ma il missionario precisò che la Bibbia fu in parte scritta anche in ebraico e che sotto tali condizioni il prete avrebbe dovuto essere in grado di parlare anche l’ebraico per tenere una discussione.
Il missionario aggiunse inoltre: “La signora cattolica che abita in questa casa mi disse che voi l’avete personalmente incoraggiata a leggere la Bibbia, però non disse affatto che l’avete esortata a leggerla in greco”. Volgendosi alla signora, il missionario le chiese: “Vi disse il prete di leggere la Bibbia in greco?” Naturalmente, la signora rispose: “Oh, no egli mi diede una Bibbia in spagnolo”. Superata questa trappola, la discussione proseguì.
Anzitutto il missionario chiese al prete di mostrare al gruppo la prova biblica della dottrina del purgatorio secondo la chiesa. Dato che la parola non c’è nella Bibbia, il prete poté tutt’al più riferirsi a un passo del libro apocrifo di Maccabei, che in realtà sosterrebbe piuttosto la promessa di una risurrezione invece dell’idea di sofferenza in purgatorio. Poi il missionario chiese al prete la base scritturale della dottrina della trinità. Non essendo in grado di presentarne alcuna, gli fu quindi chiesta la prova biblica della dottrina dell’immortalità dell’anima. Di nuovo non essendo in grado di rispondere, il prete cominciò a passeggiare su e giù per la stanza come un leone in gabbia, dicendo che non era venuto per farsi passare per stupido con tali sciocche domande fattegli da un eretico.
Nondimeno, la signora riuscì a far sedere il prete nuovamente, e questa volta il missionario disse che poiché il prete non voleva rispondere a delle domande, voleva cogliere l’occasione per mostrargli alcuni testi biblici comprovanti che l’anima è effettivamente mortale. Il prete consentì di ascoltare. Cosa strana, quando il missionario lesse dal libro di Giosuè riguardo alle anime degli animali che muoiono e da Ecclesiaste riguardo alle anime umane che muoiono, il prete ammise che questi testi erano giusti anche se contrastavano con la dottrina della chiesa. Ma aggiunse che la confusione dei Protestanti deriva dal fatto che essi non sanno che la parola “anima” è mal tradotta tanto nelle Bibbie protestanti che in quelle cattoliche, e che mentre è vero che l’anima muore, lo spirito non muore. Però, quando si trovò davanti il testo di Ecclesiaste che lo spirito ritorna a Dio, capì che questa idea lo metteva in imbarazzo, perché significherebbe che anche gli spiriti dei più perversi ritornerebbero a Dio, e quindi nessuno potrebbe andare in purgatorio o all’inferno, com’egli sosteneva. — Eccl. 12:9.
Egli tentò di cavarsela spiegando che i missionari non capivano il greco, ma che questa parola spirito non era spirito ma un’altra parola, e citò qualche parola di suono strano che egli pretendeva fosse il greco originale. Il missionario disse che era un vero peccato che egli stesso non poteva parlare il greco, ma che aveva una copia della Exhaustive Concordance di Strong e potevano cercare in questa la parola greca originale. La parola nel testo di Ecclesiaste era naturalmente in ebraico, e perciò cercarono inutilmente la parola che usò il prete, controllando sia la parte ebraica che quella greca, riuscendo infine a scoprire che egli si serviva della parola francese per dire Dio all’intento di confonderli. Allora il missionario con la sua concordanza diede al prete una lezione in ebraico e in greco, mostrandogli le parole corrette in ebraico e in greco per spirito e per anima e quello che significavano. Questa volta il prete rimase molto imbarazzato e senza dubbio avrebbe voluto non aver detto affatto che comprendeva il greco, perché fu chiaro a tutti che non ne aveva alcuna conoscenza.
La signora disse al prete con molta chiarezza ed energia che ora era convinta che i testimoni di Geova conoscono e insegnano la Bibbia meglio della Chiesa Cattolica. E, parlando sempre più francamente, dichiarò che essa aveva imparato in un’ora di studio con i testimoni di Geova più di quanto aveva imparto in sei anni di studio con lui. Stasera, ella disse, egli aveva rivelato la sua mancanza di conoscenza non essendo in grado di rispondere nemmeno ad una delle domande rivoltegli. Quando egli dichiarò che non era preparato, ella precisò che i suoi diciassette anni di studio in un seminario avrebbero dovuto essere più che sufficienti per prepararlo. Così la sconfitta di un prete difensore dell’errore riuscì a portare una delle altre pecore del Signore Gesù ad una più chiara conoscenza ed apprezzamento della verità proveniente dalla Parola di Dio.