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  • Il valore del riscatto di Gesù Cristo

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  • Il valore del riscatto di Gesù Cristo
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1954
w54 15/7 pp. 420-426

Il valore del riscatto di Gesù Cristo

“Poiché v’è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso come riscatto corrispondente per ogni specie di persona”. — 1 Tim. 2:5, 6, NW, margine

1. In qual senso è Gesù Cristo il solo della storia del mondo?

GESÙ CRISTO di Nazaret ascese dalla nascita in una mangiatoia ad un posto di vitale importanza per il genere umano. Nessun altro sin dalla creazione di Adamo ha lasciato nelle pagine della storia tale incancellabile impronta, né alcun’altra persona è mai stata così universalmente il soggetto di una controversia. Innumerevoli altri uomini son caduti nella morte come martiri per cause che considerarono degne della loro piena devozione, ma in nessun altro caso è stato attribuito a tale martirio il ruolo di salvatore. Gesù Cristo è il solo della storia del mondo che con la sua morte si è reso idoneo per agire come Redentore del genere umano. Il suo posto è così impareggiabile che un suo devoto discepolo fu indotto a dire: “In nessun altro è salvezza, poiché non c’è altro nome sotto il cielo che sia stato dato agli uomini mediante cui dobbiamo esser salvati”. (Atti 4:12, NW) Alla morte di nessun altro uomo è certamente attribuita tale efficacia.

2, 3. Quali vedute contrastanti sono sostenute riguardo a lui, e quali vitali domande suscitano esse?

2 Ma, nonostante la generale confessione della Cristianità che Gesù Cristo è il Redentore del decaduto genere umano, vi è molta incomprensione riguardo al ruolo che egli ha nei propositi di Dio Onnipotente. Anche fra quelli che professano di credere in lui si trova in effetti una sorprendente incredulità rispetto al valore della sua vita che diede come riscatto. Quindi, naturalmente, ci sono milioni di persone che, sebbene riconoscano la sua preminenza nella storia giudaica, non attribuiscono alla sua vita o alla sua morte nulla di speciale oltre alla sua devozione verso certi principi che egli considerò buoni. Tuttavia, prima ancora che Cristo facesse la sua apparizione, vi furono in contrasto altri che vennero “torturati perché non vollero accettare la liberazione mediante qualche riscatto, affinché ottenessero una risurrezione migliore” secondo l’antica promessa di Dio, che avrebbe inviato una “progenie” per mezzo della quale avrebbe recato l’eterna liberazione dal peccato e dalla morte. — Ebr. 11:35; Matt. 20:28; 2 Tim. 2:8-10, NW.

3 Sulla base di ciò che la Bibbia insegna, qual è il posto di Gesù Cristo nella mirabile disposizione che Geova ha fatto per istituire un mondo del tutto nuovo? Dovrebbe egli esser considerato solo come una figura leggendaria dai nobili ideali che ci diede uno splendido esempio di vita morale? Oppure dobbiamo considerarlo come colui che versò il suo sangue in sacrificio per comprare mediante riscatto il diritto alla vita che Adamo aveva perduto con la ribellione, e per concedere così agli uomini di vivere infine per sempre? La risposta corretta a queste domande è oggi vitale per ogni persona vivente.

4. Come fu l’apparizione di Cristo diversa da quella di ogni altro uomo?

4 È importante capire che Gesù Cristo non balzò all’improvviso sulla scena umana proclamandosi salvatore. Egli non era semplicemente un uomo dai doni insoliti e dalla mente brillante che fece un marchio sulla civiltà a causa della sua energica attività, come hanno fatto di tanto in tanto altri uomini con vario grado di successo. No, davvero! Anzi, la sua apparizione fu singolarmente diversa, poiché fu predetta molti secoli prima della sua venuta. Uomini devoti attesero l’apparizione di un salvatore dell’umanità a motivo della promessa che Geova fece in Eden circa la venuta di una “progenie” di giustizia. — Gen. 3:15; Gal. 3:19.

5. Come viene presentata qui la promessa fatta ad Abrahamo?

5 Quasi 1.900 anni prima della nascita di Cristo, Geova confermò con un giuramento ad Abrahamo la sua promessa relativa a questo Salvatore, dicendo: “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie, perché tu hai ubbidito alla mia voce”. (Gen. 22:18) Abrahamo ed altri fedeli dell’antichità attesero questa “progenie” e bramarono le benedizioni che sarebbero venute per mezzo d’essa. L’apostolo Paolo toglie ogni dubbio in quanto all’identità della “progenie” quando dice: “Ora le promesse furono pronunziate ad Abrahamo e alla sua progenie. Non dice: ’E alle progenie,’ come nel caso di molte, ma come nel caso d’una sola: ‘E alla tua progenie,’ che è Cristo”. — Gal. 3:16, NW.

6. Che cosa mostrano le parole di Mosè e la promessa fatta a Davide rispetto al Cristo?

6 Più di trecento anni dopo i giorni di Abrahamo, Mosè parlò ad Israele riguardo a questo stesso salvatore avvenire, dicendo che chiunque non gli avesse prestato ascolto non sarebbe vissuto. (Deut. 18:19; Lev. 23:29) Pietro conferma il fatto storico che Mosè predisse la venuta del salvatore, Cristo, dicendo: “Infatti Mosè disse: ‘Geova Dio vi produrrà tra i vostri fratelli un profeta come me. Dovrete ascoltarlo secondo tutte le cose che vi dirà. Veramente, ogni anima che non ascolterà questo profeta sarà completamente distrutta di mezzo al popolo.’” (Atti 3:22, 23, NW) Davide fu un diretto discendente di Abrahamo, e riguardo a lui Geova ripeté la promessa concernente un salvatore circa seicento anni prima che apparisse Cristo. “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno [Geova], quand’io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re . . . e farà ragione e giustizia nel paese”. — Ger. 23:5; 33:15.

7. Quali altre cose profetiche furono scritte riguardo a Gesù Cristo, e che cosa confermarono tutti i profeti?

7 Approssimativamente 150 anni prima che Geremia scrivesse queste parole nella sacra Narrazione, il profeta Isaia, sapendo molto bene che il Redentore sarebbe venuto dalla linea genealogica di Abrahamo e di Davide, sotto ispirazione scrisse: “Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’impero riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora in perpetuo”. (Isa. 9:5, 6) Betlemme fu predetta come luogo della sua nascita. (Mich. 5:1) Difatti, tutti i profeti confermarono che un redentore sarebbe dovuto apparire sulla scena umana; e “a lui tutti i profeti rendono testimonianza, che chiunque ripone fede in lui ottiene la remissione dei peccati mediante il suo nome”. — Atti 10:43, NW.

8. Quali fatti probatori dimostrano che Giovanni non si sbagliava identificando Gesù?

8 Il profeta Isaia dichiarò in anticipo notevoli particolari inerenti a Gesù Cristo, cioè, che sarebbe stato disprezzato, respinto, l’uomo dei dolori e assuefatto al patire; che la sua vita sarebbe stata offerta per i peccati di molti, che avrebbe interceduto per il genere umano, che quando sarebbe stato oppresso e afflitto non avrebbe aperto la bocca per lamentarsi ma si sarebbe sottoposto al suo sacrificio come un agnello che viene condotto al macello. Non c’è da meravigliarsi se Giovanni Battista, quando vide avvicinarsi Gesù, esclamò ad alta voce: “Ecco, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” (Giov. 1:29, NW; Isa. 53:3-9, Ti) Che Giovanni non si sbagliava identificando Gesù come il Redentore è mostrato dal racconto della dichiarazione che l’angelo aveva fatta trent’anni prima, allorché quella potente creatura spirituale aveva detto ai pastori: “Non abbiate paura, poiché, ecco! vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che sarà per tutto il popolo, perché oggi, nella città di Davide, vi è nato un Salvatore, che è Cristo il Signore”. (Luca 2:10, 11, NW) Senza dubbio, Gesù Cristo non si proclamò salvatore da sé, ma venne in adempimento di promesse fatte da Dio molti secoli prima.

9. Come è confermata dagli apostoli la verità che Gesù fu mandato?

9 L’apostolo Giovanni sostiene questo fatto con la diretta dichiarazione che Gesù fu mandato da Dio. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. (Giov. 3:16, NW) Gesù non fu dunque un ordinario mortale che Geova scegliesse per provvedere il riscatto, ma, con buona ragione, fu uno venuto direttamente dal celeste reame di Dio stesso al preciso scopo di vendicare il nome del Padre e provvedere il riscatto. L’esistenza preumana di Gesù risaliva a prima che venisse all’esistenza l’umanità o la terra stessa. (Giov. 1:1-3; Prov. 8:22-36) I suoi discepoli apprezzarono la grande espressione d’amore che Geova fece mandando suo Figlio. Seppero che Gesù Cristo non era un semplice uomo come loro, e non mostrarono alcuna esitazione nel dichiararlo. (Matt. 16:16) “Con questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio inviò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché noi ottenessimo la vita per mezzo di lui . . . noi stessi abbiamo contemplato e rechiamo testimonianza che il Padre ha mandato suo Figlio come Salvatore del mondo.“— 1 Giov. 4:9, 14, NW.

10. Come le false conclusioni di alcuni religionisti li fanno errare riguardo al Cristo?

10 Ma ci sono alcuni religiosi che negano che Gesù fu il figlio di Dio e venne nella carne per un miracolo di Geova che lo trasferì nel seno di una vergine giudea, Maria. Essi insegnano invece la teoria dell’incarnazione, dicendo che Gesù fosse in realtà Dio stesso che avrebbe ricoperto il suo corpo spirituale con un rivestimento di carne, come avevano fatto degli angeli apparendo ad Abrahamo, Lot ed altri. (Gen. 18:1, 2; 19:1; Giud. 13:9-11, 16) I trinitari inciampano nel medesimo falso ragionamento, poiché credono che Dio e Cristo siano una sola persona. Questa errata dottrina porta ad altre conclusioni sbagliate. Per esempio, questa teoria deve supporre che la stanchezza e la sofferenza di Gesù fossero soltanto finte, perché nessuna creatura spirituale può esser stanca e soffrire. Essa deve quindi portare alla conclusione che le sue preghiere fossero finte, dato che dopo tutto avrebbe pregato solo se stesso, e si sarebbe comportato così semplicemente per la profonda impressione che faceva sui suoi discepoli e su altri. (Giov. 17) Proseguendo nella stessa via di errore si dovrebbe concludere che, secondo la premessa originale, la morte di Cristo fosse solo un’apparenza di morte, perché Dio, essendo immortale, non può veramente morire; perciò non ci sarebbe stata alcuna vera morte e versamento di sangue per il riscatto dell’umanità!

11, 12. Quali altre opinioni sono sostenute da capi religiosi?

11 In stretta relazione con questo ragionamento azzardato sono le conclusioni di quelli che credono alla “teoria dell’influenza morale”. Essi sostengono che l’unica missione di Cristo fosse il compito di rivelare l’amore di Dio in un modo così commovente da intenerire il cuore e indurre gli uomini ad abbandonare il peccato. (Theology at the Dawn of the Twentieth Century, pag. 261) “In senso stretto,” essi dicono, “la morte di Cristo non fu necessaria alla salvezza umana.”

12 Non c’è da sorprendersi, quindi, se un eminentissimo capo religioso dice riguardo al riscatto: “Naturalmente io non credo nella Nascita Vergine, né in quell’antiquata dottrina sostitutiva dell’Espiazione; e non conosco nessun intelligente ministro cristiano che vi creda. Il guaio di questi fondamentalisti è che, se uno non è d’accordo con loro in quanto alla loro concezione dottrinale, suppongono che egli non possa credere alle profonde, sostanziali, eterne verità dell’evangelo cristiano che trasformano la vita degli uomini, e sono la sola speranza della redenzione di Cristo in questo mondo”.a In questa classe di uomini son quelli che si beffano della morte di Gesù Cristo quale necessità per provvedere il riscatto, perché, come essi dicono, ci vuole un assassinio per adempiere la volontà di Dio.

13. Come è mostrata la loro mancanza di fede nel riscatto, la quale li mette nella classe descritta da Pietro?

13 Troviamo quindi degli uomini religiosi, anzi dei capi religiosi, che negano effettivamente il valore del riscatto di Gesù Cristo. Sì, parlano delle “eterne verità dell’evangelo cristiano”, ma agli occhi loro i principi incorporati nei Dieci Comandamenti più i nuovi comandamenti che insegnò Cristo, l’amore verso Dio, l’amore verso il prossimo fino a morire per esso, queste sono le cose “che trasformano la vita degli uomini, e sono la sola speranza della redenzione di Cristo in questo mondo”. Con le loro parole e opere mostrano di non credere che la vita di Gesù Cristo, deposta nella morte di sacrificio, servì davvero ad aprire per il genere umano la via che conduce ancora a quella perfezione della carne e unità con Dio che Adamo perdette in principio col suo peccato di ribellione. Difatti, rinnegano Cristo come loro redentore e salvatore, e non credono che il valore del suo sangue sparso fu il prezzo pagato a Dio per riacquistare i diritti di vita perduti da Adamo. Pretendendo di essere servitori di Dio, essi sono in realtà falsi maestri. Come Pietro accuratamente li descrive: “Fra voi ci saranno anche falsi maestri. Queste stesse persone introdurranno silenziosamente deleterie sette e rinnegheranno anche il proprietario che li comprò, attirandosi subitanea distruzione”.— 2 Piet. 2:1; 1 Cor. 1:18, NW.

14. Quale pieno significato della verità dev’esser capito dalle persone oneste?

14 Ogni persona che vuole vivere deve capire il pieno significato della verità che le Sacre Scritture sono più che specifiche e chiare quando fanno conoscere che solo per mezzo del valore del riscatto di Gesù Cristo alcuno otterrà la salvezza. Inoltre, chi ottiene la salvezza deve attenersi alle esigenze del riscatto divenendo così idoneo secondo le norme di Dio. In ultima analisi, le filosofie degli uomini e tutta la conoscenza mondana e il ragionamento umano che possono adoperare contro le Scritture non gioveranno a nulla. La Parola di Dio è sicura, ferma, degna di fede, perché viene da uno che ha tutta la conoscenza e possiede ogni potere per sostenerla e adempierla. Facciamo bene a rivolgerci a lui per ottenere una spiegazione del posto che suo Figlio ha nel proposito divino relativamente alla salvezza del genere umano.

15. Che cosa significa “riscattare” e perché ne ha bisogno tutta la razza umana?

15 “Riscattare” significa “redimere da prigionia, schiavitù, punizione o simili, pagando un prezzo; comprare da schiavitù; liberare, come da peccato, da sua punizione, o simili; essere il Redentore di”. (New International Dictionary di Webster, 2d Edizione) Che dal tempo dell’Eden il genere umano è stato schiavo del peccato e della sua condanna, la morte, è riconosciuto. “Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato,” disse Davide. (Sal. 51:5) Questa confessione di schiavitù non si applicava solo a Davide, poiché Paolo la conferma sostenendo che l’intera razza umana si trova in questa condizione, quando dice: “Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato”. (Rom. 5:12, NW) Tutta la razza umana è stata ed è nella schiavitù, che porta la morte, e ci vuole un redentore che effettui la liberazione perché la piena libertà dell’Eden sia nuovamente stabilita nella sua perfezione. — Ebr. 2:15.

16. A quali condizioni poteva l’uomo liberarsi dalla mortale punizione del peccato?

16 La morte si abbatte in maniera giusta sull’uomo, per mezzo dell’efficacia delle giuste e perfette leggi di Geova. Non fu un’ingiustizia di Dio, perché l’uomo recò questa schiavitù su se stesso, con la sua punizione di morte. Osservando la giustizia, Dio avrebbe potuto permettere che la morte regnasse sugli uomini per tutto il tempo avvenire, ma le sue grandi qualità di amore e misericordia lo spingono a provvedere una via d’uscita per gli uomini che sono inclini alla giustizia. Ma, esercitando la sua misericordia, Geova non può trascurare o ignorare la giustezza della punizione del giudizio di morte inflitta all’uomo. “Vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”: questo esprime i termini e i principi secondo i quali Dio ha sempre operato. (Eso. 21:23, 24) Perciò la punizione che Geova aveva decretata per il peccato del genere umano, cioè la morte, poteva essere tolta solo pagando un riscatto o prezzo corrispondente. Se si fosse trovato uno che avrebbe voluto e potuto pagare questo riscatto, adempiendo così la giusta legge di Geova, la sua misericordia avrebbe potuto essere estesa al genere umano. Gesù Cristo fu colui che volle e poté comprare l’uomo dalla sua schiavitù.

17. Come è mostrato a questo riguardo Il grande amore di Dio?

17 Che furono l’amore e la misericordia di Geova a spingere Cristo onde provvedesse il pagamento di un riscatto è chiaramente mostrato in Giovanni 3:16 (NW): “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna”. Fu un’azione iniziata da Dio, e fu accompagnata dalla volontà di suo Figlio che osservò i termini della giustizia pagando il riscatto. “Con questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio inviò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché noi ottenessimo la vita per mezzo di lui. L’amore è in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli amò noi e mandò suo Figlio come un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. (1 Giov. 4:9, 10, NW) Gesù Cristo fu disposto a pagare il prezzo di riscatto, per amore verso Geova e verso il decaduto uomo.

18. Era la richiesta di un riscatto una cosa nuova presso Dio?

18 Non era una cosa nuova che Geova richiedesse così il pagamento di un riscatto. Egli semplicemente seguiva lo stesso principio fondamentale che aveva seguito nelle sue relazioni con Israele quale Riscattatore o Redentore di quella nazione. Di se stesso disse: Poiché io sono l’Eterno [Geova], il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore; io ho dato l’Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Seba in vece tua. Perché tu sei prezioso agli occhi miei, perché sei pregiato ed io t’amo, io do degli uomini in vece tua, e dei popoli in cambio della tua vita”. (Isa. 43:3, 4) I decreti della legge del patto dati ad Israele disponevano che si pagasse un riscatto per redimere la vita di una persona offesa in certi modi. La tassa di mezzo siclo a testa era considerata da ogni Ebreo il riscatto per propiziare la loro vita. (Eso. 21:28-32; 30:12-16) L’offerta annuale di un vitello e di un capro per i peccati del popolo serviva di espiazione o riscatto che Geova riconosceva e accettava. — Lev. 4:1-35; 5:1-19; 16:1-31; Prov. 21:18.

19. Com’è il pagamento di un riscatto una cosa difficile?

19 Nel caso dell’uomo, il riscatto che Dio esigeva per ristabilire la perfezione e la vita eterna non si poteva pagare con argento, oro o altre cose preziose, né col sangue di animali, perché questi pagamenti non erano corrispondenti o uguali alla vita perfetta che Adamo aveva perduta per tutto il genere umano. (1 Piet. 1:18, 19) Salmo 49 dice a tutti gli abitanti del mondo, “plebei e nobili, ricchi e poveri,” che l’uomo non può mai dare a Dio un riscatto per la sua vita, ‘perché il riscatto della loro vita è troppo caro e farà sempre difetto.’ Ne consegue quindi che a meno che Geova non avesse provveduto i mezzi per pagare il corrispondente riscatto, non ci sarebbe mai stata la liberazione dal peccato e dalla morte. Iddio fece questo provvedimento concedendo al suo unigenito Figlio il privilegio di deporre in sacrificio una perfetta vita umana. — Gal. 4:4, 5.

20. Quale fu l’attitudine di Cristo circa questa condotta di sacrificio stabilita per lui?

20 Geova non dovette costringere suo Figlio a tenere questa condotta di sacrificio, ma Gesù la seguì volontariamente quando si rese conto che era la volontà di suo Padre. Paolo dice riguardo a lui: “Non considerò affatto la rapina, cioè, che dovesse essere uguale a Dio. No, ma egli annichilì se stesso e prese la forma di uno schiavo e divenne simile agli uomini, Inoltre, quando si trovò nella forma di un uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura”. (Filip. 2:6-8, NW) Gesù stesso conferma la sua volontà di deporre la sua vita in sacrificio, dicendo: “Per questo il Padre mi ama, perché cedo la mia anima [vita], onde la riceva ancora. Nessun uomo me l’ha tolta, ma io la cedo di mia propria iniziativa”. (Giov. 10:17, 18, NW, margine) Come l’espiatorio agnello di Dio, Gesù Cristo andò con fermezza, volontà e determinazione al suo sacrificio sul palo di tortura, comprendendo bene la capacità che gli avrebbe data di provvedere il riscatto per il genere umano credente. — Isa. 53:7.

21. Come nella sua amorevole benignità provvide Geova una base in modo che si riponesse fede nel riscatto di Gesù Cristo?

21 Fu senza dubbio in un lontano tempo prima della sua miracolosa venuta sulla terra, nella sua esistenza preumana, che Gesù espresse la volontà di provvedere il riscatto. Dev’essere stato così, perché mediante Abrahamo, molto prima dell’avvento terreno di Gesù, Geova illustrò come avrebbe dato suo Figlio in sacrificio, e come questo Figlio avrebbe deposto la sua vita di sua spontanea volontà. (Gen. 22:1-19) Subito dopo questa rappresentazione profetica di Abrahamo, Geova fece la promessa che “tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie”, la cui “progenie” Paolo identificò nel Cristo. Quindi Dio mostrava che, in un determinato tempo futuro rispetto al giorno di Abrahamo, il suo diletto Figlio sarebbe venuto per fare il grande sacrificio. Geova poneva nella sua Parola scritta una base in modo che gli uomini dalla retta disposizione avrebbero potuto riporre la loro speranza su questo grande avvenimento e sulle inespresse benedizioni che avrebbe recate loro. Si stabiliva una fidata documentazione per mezzo della quale gli uomini avrebbero potuto identificare colui che provvedeva il loro riscatto. (Prov. 8:22-36; Giov. 8:58) Ora era in vista una grande liberazione, ma sarebbe certamente venuta per mezzo del riscatto di Gesù Cristo.

[Nota in calce]

a Christian Beacon, 9 maggio 1946, Vol. XI, N’ 13 Harry Emerson Fosdick).

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