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  • Mantenete salda la vostra fiducia?

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  • Mantenete salda la vostra fiducia?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 1/2 pp. 67-68

Mantenete salda la vostra fiducia?

DA TUTTE le sue pagine la Bibbia infonde lo spirito di fiducia. Fiducia nell’esistenza del Creatore, Geova Dio; fiducia nella veracità della sua Parola, la Bibbia; fiducia nella capacità di Dio di adempiere le sue promesse. Sì, anche fiducia da parte di Dio nella capacità di alcune sue creature di serbare l’integrità.

Dato tutto questo non abbiamo certo alcuna valida scusa per non mantenere salda la nostra fiducia in Dio e in ciò ch’egli ci ha promesso, nessun logico motivo di non rimanere costanti nella nostra fede e nel servizio che rendiamo. Tuttavia non è facile farlo, e specialmente a causa dei tempi pericolosi in cui viviamo oggi, giorni preannunciati da Gesù, nei quali l’amore di molti si sarebbe raffreddato a causa dell’aumento dell’illegalità, quando la sapienza di questo mondo raduna tutte le sue forze per distruggere la fede nella Parola di Dio, e quando Satana è adirato come non è stato mai nel passato. — 2 Tim. 3:1-6; Apoc. 12:12.

È più opportuna che mai, dunque, l’esortazione di Paolo di ‘mantenere salda fino alla fine la fiducia che avevamo da principio’. (Ebr. 3:14, NW) Come possiamo far questo? Dobbiamo forse frequentare qualche seminario teologico? No, poiché perfino alcuni dei più eminenti teologi del mondo non mantengono salda la loro fiducia. Notiamo, per esempio, il caso di William Ralph Inge, K.C.V.O., F.B.A., D.D., che era considerato uno dei più influenti ecclesiastici d’Inghilterra dalla prima alla seconda guerra mondiale, decano per ventitrè anni della cattedrale di S. Paolo a Londra e autore di venticinque libri di religione. Nel novembre 1953, all’età di novantatrè anni, fu intervistato da un giornalista dell’Express di Londra e da questa intervista riportiamo le seguenti citazioni significative:

“Se potessi vivere la mia vita da capo, non credo che sarei un ecclesiastico. Non sono stato mai felice della Chiesa d’Inghilterra. Io non amo la razza umana. Ne ho amato soltanto pochi. Il resto non è altro che una massa confusa. Spero di non aver del tutto sprecato la mia vita. Ma non credo che il mondo sia un posto migliore per il fatto che ci sono vissuto io. Il mondo non è migliore e probabilmente non è peggiore. È quello che è stato sempre e, senza dubbio, sarà sempre così.

“Per tutta la vita ho lottato per trovare lo scopo di vivere. Ho cercato di rispondere a tre problemi che ho sempre ritenuti fondamentali: Il problema dell’eternità, il problema della personalità umana, e il problema del male. Ho fallito. Non ne ho risolto nessuno e oggi non so di più di quanto sapevo quando cominciai. E non credo che nessuno li risolverà mai.

“Dell’eternità so quanto ne sapete voi: nulla. Non so neanche se ve ne è una, nel senso in cui è insegnata dalla chiesa. Non ho nessuna visione del ‘cielo’ o di ‘trovarsi con Dio’. Non so che cosa troverò. Devo aspettare per vedere”.

Egli confessò pure di aver avuto abbastanza della vita e di essere stanco di aspettare la morte.

Che confessione di fallimento, di mancanza di fiducia, espressa da uno che si professa un ministro cristiano! Come fu diverso l’esempio che diede Cristo Gesù! La notte che fu tradito, egli disse al suo Padre celeste, in preghiera, che aveva terminato l’opera per la quale era stato mandato sulla terra. Gesù non sentì nessun rimorso. Nella sua mente non esisteva nessun dubbio su quello che Dio aveva disposto per lui. Come disse a Pilato il giorno seguente: “Per questo scopo io son nato e per questo scopo son venuto nel mondo, perché recassi testimonianza alla verità”. Egli ci lasciò un modello che dobbiamo seguire strettamente. Comandò ai suoi seguaci di ‘fare discepoli persone di tutte le nazioni’. Sì, l’opera dei cristiani è di ‘“dichiarare ovunque l’eccellenza” di colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce’. — Giov. 17:4; 18:37; Matt. 28:19; 1 Piet. 2:9, NW.

Non c’è nessun motivo perché un cristiano sia perplesso sul problema dell’eternità. Egli sa che la sua mente limitata non può comprendere l’infinità dello spazio e del tempo e quindi per fede accetta il fatto che Geova Dio è infinito. (Sal. 90:2) Né è disturbato il cristiano per il fatto che si permette il male, poiché come Geova disse chiaramente a Faraone, che rappresentava il Diavolo mentre Mosè rappresentava Cristo: “Per questa ragione io ti ho mantenuto all’esistenza, per mostrarti la mia potenza e per far proclamare il mio nome in tutta la terra”. — Eso. 9:16, NW.

Il ministro cristiano non esprime pessimisticamente il pensiero che questo vecchio mondo continuerà ad essere sempre così, poiché, quando Gesù disse di pregare che la volontà di Dio fosse fatta sulla terra com’è fatta in cielo, indicò esplicitamente che un giorno un nuovo mondo avrebbe sostituito questo vecchio, nuovi cieli e una nuova terra che Geova aveva promesso molto tempo fa, come l’apostolo Pietro richiama alla nostra mente. — Matt. 6:10; Isa. 65:17; 2 Piet. 3:9, 13.

È possibile che un teologo non sappia che cosa troverà dopo la morte, ma Cristo Gesù lo sapeva, e lo sapeva anche l’apostolo Paolo. Infatti, lo sapevano tutti i fedeli servitori di Dio sia nel periodo di tempo prima di Cristo che dopo Cristo ed essi misero ripetutamente in risalto la speranza della risurrezione. — Giov. 5:28, 29.

Perché queste semplici e schiette verità devono essere sconosciute agli eruditi teologi? È forse a causa dell’orgoglio e dell’egoismo? Sì, non è il colmo della presunzione dire: ‘Io non so; voi non sapete; nessuno saprà mai’, come si esprime il signor Inge? E che egoismo è evidente nelle parole: “Io non amo la razza umana. Ne ho amato soltanto pochi. Il resto non è altro che una massa confusa”! Com’era diverso il modello posto da Gesù: “Vedendo le turbe, n’ebbe compassione, perch’erano stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore”. — Matt. 9:36.

Noi abbiamo ogni motivo di mantenere salda la nostra fiducia in Dio fino alla fine di questo vecchio sistema di cose, perché “non una delle buone promesse . . . è rimasta inadempiuta”. (1 Re 8:56) E possiamo mantenere salda la nostra fiducia, non frequentando qualche seminario teologico, ma rivolgendoci alla Bibbia con lo spirito d’umiltà, pronti ad accettare l’aiuto che Dio provvede, e quindi manifestando amore al nostro prossimo dicendogli quello che noi abbiamo imparato. Mantenete voi salda la vostra fiducia?

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