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  • w55 1/4 pp. 197-198
  • Lavorate senza indugiare o lamentarvi

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  • Lavorate senza indugiare o lamentarvi
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 1/4 pp. 197-198

Lavorate senza indugiare o lamentarvi

COME cristiani, ci siamo dedicati a fare la volontà di Dio secondo l’esempio di Cristo Gesù. Fare la sua volontà significa, naturalmente, lavorare. Che specie di lavoro? Quello di fare discepoli persone di tutte le nazioni, predicando la buona notizia del regno di Geova. E come faremo questo lavoro? Senza indugiare: “Non vi attardate nel vostro lavoro”. E senza lamentarci: “Che ha da lamentarsi l’uomo che vive, . . .? Esaminiamo la nostra condotta, ricerchiamola, e torniamo al Signore [Geova]”. — Rom. 12:11, NW; Lam. 3:39, 40, Ti.a

Nessun altro lavoro è più importante di quello che è stato dato da fare a noi cristiani, ed il tempo per compierlo è assai limitato. Nello Sceol non possiamo fare certamente alcun lavoro. Inoltre, la fede senza opere è morta. Non sono queste buone ragioni per non indugiare? — Eccl. 9:10; Giac. 2:26.

Per essere in grado di compiere il nostro lavoro diligentemente e senza lamentarci dobbiamo formare la giusta attitudine mentale, addestrare i nostri pensieri. Dobbiamo trovar diletto nella legge di Geova e meditare su di essa giorno e notte. Infatti, non possiamo lavorare efficacemente se non siamo contenti, e se non troviamo nel lavoro felicità e gioia. Le lamentele degli schiavi si ripercuotono sfavorevolmente sul loro Padrone. Osiamo noi biasimare Geova Dio? — Sal. 1:2.

Nutrendo la nostra mente con la giusta specie di cibo spirituale diverremo previdenti, forti nella speranza e nella fede, come Giosuè e Caleb, e non come le altre dieci spie. Vogliamo entrare nel promesso nuovo mondo, ma se ci lamentiamo non vi entreremo, così come i lamentatori Israeliti non entrarono nella terra promessa. — Deut. 1:34-40.

Inoltre, dobbiamo essere contenti di qualsiasi incarico Geova si compiaccia di affidarci nella sua organizzazione, senza brontolare come fecero Aaronne e Miriam contro Mosè, a causa dei suoi maggiori privilegi. Non è quello che abbiamo o che sappiamo che conta, ma ciò che stiamo facendo con quello che abbiamo. La cosa da fare è essere contenti del nostro posto cercando di migliorare la nostra capacità. L’avanzamento e la responsabilità spettano soltanto ai maturi. E una volta affidatici i carichi che accompagnano la responsabilità, non lamentiamoci a causa del loro peso, come una volta fece Mosè, ma, con l’aiuto di Geova, portiamoli gioiosamente.

Neppure abbiamo motivi plausibili di lamentarci per essere stati corretti e castigati dall’organizzazione di Geova. Veramente, ciò potrebbe far male al momento, ma se mediante questo impariamo, siamone felici, poiché ogni correzione ci aiuta a tenerci sulla via della vita eterna. E se ci dovesse essere un contrasto o un malinteso con un altro, invece di lamentarci perché non andiamo da lui, disposti a fare qualche concessione e guadagnare così il nostro fratello? — Ebr. 12:11.

Nemmeno la persecuzione offre buon motivo per lamentarci. Geova è onnisapiente, onnipotente e amorevole. Egli dirige l’opera e non ha chiesto consiglio a noi. Se abbiamo la libertà di predicare liberamente, usufruiamo del vantaggio delle nostre opportunità, e se dovessimo subire persecuzione o essere rinchiusi in prigione, possiamo ancora essere felici, perché soffrire per la giustizia è un privilegio. Ed anche qui possiamo testimoniare, poiché la Parola di Dio non è legata. — Matt. 5:10-12; 2 Tim. 2:9.

Avendo un felice Dio, un felice Re, un felice messaggio, non indugiamoci e non lamentiamoci, ma piuttosto siamo felici, sempre contenti di quello che Geova ci ha dato da fare e assolvendo bene la responsabilità affidataci.

[Nota in calce]

a Per dettagli vedere La Torre di Guardia del 1º maggio e 15 settembre 1953.

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