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  • Il sistema di casta è anticristiano

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  • Il sistema di casta è anticristiano
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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  • NESSUN SISTEMA DI CASTA FRA GLI ISRAELITI
  • NESSUN SISTEMA DI CASTA FRA I CRISTIANI
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 15/9 pp. 548-551

Il sistema di casta è anticristiano

PER molte persone il termine “casta” richiama subito alla mente l’India, dove il sistema di casta è stato una maledizione per tanti secoli. Tuttavia, questo soggetto della casta non è semplicemente d’interesse teorico o accademico per quelli che abitano fuori dell’India. Al contrario, considerato in tutte le sue propaggini, si dimostra di grande importanza per tutti coloro che vorrebbero essere guidati dalla Parola di Dio, la Bibbia.

La parola “casta” deriva dalla parola portoghese casta, che significa “razza”, e, con l’uso, razza non mescolata o pura. Secondo il dizionario di Webster (inglese) è “un ordine più o meno separato o una classe di persone della società che tengono rapporti principalmente fra di loro, essendo la separazione basata sulla diversità di ricchezza, rango o privilegi ereditari, professione, occupazione, ecc”. Consiste in realtà di un falso principio di divisioni sociali in gruppi egoisticamente esclusivi di persone (cricche), secondo la presunta categoria sociale di persone della stessa posizione o con caratteristiche comuni. Le manifestazioni del sistema di casta includerebbero perciò la discriminazione razziale, la distinzione fra clero e laicato, qualsiasi alleanza a causa di “sangue”, ricchezza, cultura, ecc., come pure qualsiasi favoritismo manifestato da una comune ammirazione per certi capi, o da settarismo, o dall’appartenere a certi gruppi della stessa età.

Sembra che il sistema di casta abbia avuto origine dopo il Diluvio, al tempo in cui furono organizzate in Babele le classi governanti e sacerdotali, quando si svilupparono le dinastie a sovvertimento delle divisioni familiari patriarcali autorizzate da Geova Dio ed anche illustrate dalla famiglia di Noè e dai discendenti di Giacobbe. In India il sistema di casta risale a più di mille anni avanti Cristo, istituito, sembra, dagli invasori ariani di pelle chiara, per farsi considerare una classe superiore. Questo è sostenuto dalla parola indiana per “casta”, varna, che significa “colore”.

Il sistema di casta è ingiusto, incompatibile con la regola di Cristo di ‘fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi’. Viene meno alla regola di ‘amare il prossimo come se stessi’. Esso priva una persona di quanto gli spetta nel campo politico, economico, religioso e sociale. Per di più, imprigiona le sue vittime in un complesso d’inferiorità. — Matt. 7:12; Mar. 12:31.

Il sistema di casta non soltanto reca danno a coloro ch’esso opprime ma anche a quelli che ne sono avvantaggiati, perché li esalta; esso fa germogliare l’orgoglio e il pregiudizio, e “la superbia precede la rovina, e l’alterezza dello spirito precede la caduta”. Poiché è detto che Dio abita con gli umili e i contriti, egli dev’essere assai distante dagli alteri e orgogliosi, dato ch’essi sono propensi a dire: “Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?” — Prov. 16:18; Giov. 1:46; Isa. 57:15.

NESSUN SISTEMA DI CASTA FRA GLI ISRAELITI

La Parola di Dio non ammette alcuna distinzione di casta a causa di razza, nazionalità o colore, poiché, come disse l’apostolo Paolo agli Ateniesi sul colle di Marte, tutti traggono la loro origine da un unico padre, Adamo. Dio “ha tratto da un solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra”. Ed Elihu spiegò a Giobbe che Dio “non porta rispetto all’apparenza de’ grandi, che non considera il ricco più del povero, perché son tutti opera delle sue mani”. — Atti 17:26; Giob. 34:19.

Invece che una qualunque distinzione di casta, presso Geova ciò che conta è la rettitudine, cosa questa che Pietro rese chiara nel momento in cui lo spirito santo fu concesso a Cornelio: “Dio non ha riguardo alla qualità delle persone; ma . . . in qualunque nazione, chi lo teme ed opera giustamente gli è accettevole”. E questo era vero non soltanto dopo la fine delle “settanta settimane” di speciale favore fissate per gl’Israeliti ma anche molto tempo prima d’allora. Infatti, due volte l’intera nazione d’Israele stava per essere distrutta da Geova a causa della sua condotta ribelle; la prima volta a causa della sua idolatria nel fare un vitello d’oro mentre Mosè si trovava sul monte, e la seconda, a causa della sua ribellione nell’udire il rapporto sfavorevole delle dieci spie. — Atti 10:34, 35.

Sì, i discendenti naturali di Abrahamo furono ripetutamente abbandonati alla schiavitù e alla morte mediante la pestilenza, ecc., a causa della loro infedeltà. D’altra parte, i Gentili che esercitarono la fede furono benedetti da Geova. Per citare qualche esempio, notiamo la moltitudine mista che seguì gli Israeliti fuori dall’Egitto, Rahab, i Gabaoniti, Ruth, la vedova di Sarepta, il lebbroso Naaman. Per il fatto che Gesù richiamò alcuni di questi deplorevoli episodi all’attenzione dei Giudei del suo tempo essi cercarono di ucciderlo. — Luca 4:25-30.

Benché agl’Israeliti fossero concessi favori speciali, ciò non avvenne perché fossero una casta superiore, ma in virtù della fede dei loro antenati, in virtù dell’amore di Geova per loro, e per amor del suo nome. A loro fu comandato di trattare in modo giusto e amorevole i non Israeliti che vivevano fra loro: “Il forestiero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui ch’è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso”. “Ci sarà una stessa legge e uno stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna da voi”. — Lev. 19:34; Num. 15:16.

Il fatto che non era permesso agl’Israeliti di contrarre matrimonio con i pagani che li circondavano non era dovuto a ragioni di casta ma per mantenere pura l’adorazione di Geova, e per questo stesso motivo furono comandati di fungere da giustizieri dei pagani grossolanamente immorali di Canaan. Né essi avevano qualche sistema di casta basato su distinzioni di tribù. Benché Giuda fosse la tribù reale e Levi quella sacerdotale, Geova scelse ripetutamente i suoi giudici e profeti dalle altre tribù. Il matrimonio fra le tribù fu permesso purché non provocasse confusione in quanto ai confini delle tribù.

NESSUN SISTEMA DI CASTA FRA I CRISTIANI

Non c’è nemmeno alcuna base scritturale per un sistema di casta fra i Cristiani. Le parole di Cristo non permettono una casta ecclesiastica fra loro: “Ma voi non vi fate chiamar ‘Maestro’; perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il padre vostro, quello che è ne’ cieli. E non vi fate chiamar guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo: ma il maggiore fra voi sia vostro servitore”. — Matt. 23:8-11.

Né le Scritture permettono qualunque cricca settaria nella congregazione cristiana con preferenze personali per certi “pastori” umani. Denunciando tale divisivo culto della creatura, Paolo scrisse: “Ora, fratelli, io v’esorto, . . . ad aver tutti un medesimo parlare, e a non aver divisioni fra voi, ma a stare perfettamente uniti in una medesima mente e in un medesimo sentire. Voglio dire che ciascun di voi dice: Io son di Paolo; e io d’Apollo; e io di Cefa; e io di Cristo. Cristo è egli diviso? Paolo è egli stato crocifisso [messo al palo] per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?” — 1 Cor. 1:10, 12-15.

Neppure vi devono essere favoritismi o alleanze a causa di nazionalità, posizione sociale, eredità o sesso. Ecco perché Paolo, nelle sue lettere a Timoteo e Tito, vietò di preoccuparsi delle genealogie e scrisse ai Galati che nella congregazione cristiana non c’è “né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”. — Gal. 3:28.

Affinché nessuno si ritenesse migliore a causa di ricchezza materiale, dando origine a una casta i cui membri fossero preferiti, l’apostolo Paolo consigliò: “A quelli che son ricchi in questo mondo ordina che non siano d’animo altero, che non ripongano la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio”. (1 Tim. 6:17) Il discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù, rimproverò severamente i suoi contemporanei che mostravano favoritismo verso i ricchi, come se questi fossero una casta speciale, dicendo: “Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signor Gesù Cristo, il Signor della gloria, sia scevra da riguardi personali. Perché, se nella vostra raunanza entra un uomo con l’anello d’oro, vestito splendidamente, e v’entra pure un povero vestito malamente, e voi avete riguardo a quello che veste splendidamente e gli dite: Tu, siedi qui in un posto onorevole; e al povero dite: Tu, stattene là in piè, o siedi appiè del mio sgabello, non fate voi una differenza nella vostra mente, e non diventate giudici dai pensieri malvagi? Certo, se adempite la legge reale, secondo che dice la Scrittura: Ama il tuo prossimo come te stesso, fate bene; ma se avete de’ riguardi personali, voi commettete un peccato essendo dalla legge convinti quali trasgressori”. — Giac. 2:1-4, 8, 9.

L’APPLICAZIONE PRATICA

Per quanto tutti questi argomenti siano così logici e chiari quando li esaminiamo alla luce delle Scritture, metterli in pratica non è così semplice, a causa dell’ereditata tendenza egoistica della nostra mente. Dobbiamo perciò stare all’erta e fare speciali sforzi se vogliamo affrancarci da ogni traccia di casta, come per esempio dall’adoperare favoritismi o effettuare alleanze a causa di certe caratteristiche comuni. Noi dovremmo agire, come per dire, quasi all’estremo, per evitare ogni sospetto di casta. Se sembra che abbiamo una posizione favorita per il colore della nostra pelle, l’educazione, la maturità cristiana, la giovinezza, o il posto di responsabilità nella congregazione cristiana, dovremmo impegnarci particolarmente nell’associarci con quelli meno favoriti sotto questi riguardi, a scopo di edificare l’unità cristiana; facendo questo, non di mala voglia, ma come uguali, apprezzando che Geova li può usare per impartire una benedizione a noi così come può usare noi per impartire una benedizione a loro.

D’altra parte, non dovremmo, per il fatto d’esser meno favoriti sotto certi riguardi, disprezzarci ed acquistare un’attitudine d’inferiorità, supponendo che i fratelli più favoriti non vogliano associarsi con noi. Ricordate che nessuno che fedelmente adempia le giuste esigenze di Geova deve sentirsi inferiore o fuori posto fra il popolo di Geova. Né dovremmo “accarezzare” quelli che sono più capaci sotto qualche aspetto a causa dei favori che potrebbero conferire, sia di natura materiale che spirituale.

E pur non praticando noi le distinzioni di casta non dobbiamo pensare che sia nostro dovere cambiare il mondo a questo riguardo. Non possiamo far questo più di quanto non possiamo convertire il mondo al Cristianesimo. Alcuni hanno criticato l’apostolo Paolo per non aver condannato la schiavitù nei suoi giorni e per aver consigliato gli schiavi di essere ubbidienti e contenti della loro sorte, ma costoro trascurano il fatto che non è compito dei Cristiani di riformare questo vecchio mondo. Tutt’al più possiamo solo dare un esempio. Ciò che Paolo aveva da offrire agli schiavi del suo tempo era molto più prezioso che non la libertà politica ed economica ventilata dai riformisti sociali. Egli recò loro la verità della Parola e del regno di Dio, che li affrancò dalla schiavitù di Satana, dal sistema di cose di Satana, dal peccato, dalla falsa religione e dalla morte, offrendo loro la speranza della vita eterna; precisamente come Gesù disse ai suoi seguaci: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”. — Giov. 8:31, 32.

Lo stesso si verifica oggi. Non spetta ai Cristiani cercare di far cessare le ingiustizie del sistema di casta o d’irritarsi a causa di certe condizioni esistenti fra il popolo di Dio dovute alle leggi di Cesare e su cui i Cristiani non hanno alcun potere. Tutti ricevono lo stesso cibo spirituale, hanno i medesimi privilegi di servizio e la stessa speranza; e queste sono le cose che contano.

Quindi facendo un breve riassunto, abbiamo veduto che non c’è alcuna base scritturale per un sistema di casta, per qualsiasi favoritismo, per distinzioni di classe, settarismo, cricche o gruppi particolari fra i Cristiani. Se amiamo Geova con tutto il cuore, e mente e anima e forza, e il nostro prossimo come noi stessi, non innalzeremo né noi stessi né altri. Inoltre vivendo secondo il principio cristiano dell’amore non solo recheremo felicità ai nostri fratelli e a noi stessi, ma renderemo anche testimonianza a quelli di fuori, come Gesù dichiarò: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. — Giov. 13:35.

“Ora io vi esorto, fratelli, a tenere d’occhio quelli che creano divisioni e cause d’inciampo contrarie all’insegnamento che voi avete imparato, ed evitateli. Poiché gli uomini di questa specie sono schiavi, non del nostro Signore Cristo, ma delle loro proprie pance, e con parlar dolce e discorso lusinghevole seducono il cuore dei semplici”. — Rom. 16:17, 18, NM.

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