È un buon consiglio questo?
È SBAGLIATO rifiutar di discutere con i testimoni di Geova?” Questa è la domanda cui rispose la rivista cattolica Messaggero del Sacro Cuore (inglese) del febbraio 1956. L’interrogatore spiegava: “Una volta tutti i membri della mia famiglia erano Cattolici, ma ora alcuni sono diventati testimoni di Geova, e danno molto fastidio a noi tutti con le loro persistenti discussioni su argomenti che noi non conosciamo abbastanza per discuterli con intelligenza”.
La rivista consigliava i Cattolici di rifiutar di discutere tali questioni bibliche con i testimoni di Geova, aggiungendo: “È un errore per un Cattolico sfogliare libri su libri per cercare risposte precise a ogni domanda che possa venir loro in mente”. Venne dato il seguente consiglio riguardo al testimone: “Se ascoltare le sue domande soltanto disturba profondamente, e se egli insiste ad imporre tali domande alla sua vittima, sarà allora giustificabile rifiutare di vedere tale persona”.
Ma se si deve parlare con un testimone di Geova, ecco il consiglio offerto: “Ascoltate la domanda assumendo un’aria di cortesia indifferente. Non mostratevi offesi, ma solo disinteressati. Oppure potreste dire: ‘Non vedo come questo ragionamento, in se stesso, provi l’argomento al quale lei vuoi arrivare. Ha forse altre prove su questo stesso argomento?’ Egli potrebbe avere altro da dire; oppure potrebbe cominciare a sentirsi incapace e confuso. Se avrà altro da dire, potrete rispondere: ‘Ancora non vedo come questo . . .’ e via dicendo. Avrete ragione in ciò che direte, e lascerete a lui tutto il peso della discussione finché non ne potrà più. Potrete quindi offrirgli una tazza di tè e una fetta di torta”.
È un buon consiglio questo? È un consiglio cristiano? La Bibbia lo approva o lo condanna?
Non è da sorprendersi se vi sono divergenze religiose in famiglia. Gesù disse che questo sarebbe avvenuto: “Poiché io son venuto per mettere divisione, l’uomo contro suo padre, e la figlia contro sua madre, e la giovane moglie contro la suocera. Infatti, i nemici dell’uomo saranno le persone della sua stessa famiglia. Chi ha maggior affetto per padre o madre che per me non è degno di me; e chi ha maggior affetto per figlio o figlia che per me non è degno di me”. — Matt. 10:35-37, NM.
Ma quando questa separazione avviene a causa di divergenze fra i veri insegnamenti di Gesù e la falsa religione, secondo voi chi sarebbe in grado di discutere la cosa con intelligenza e chi secondo voi non potrebbe farlo per mancanza di conoscenza? Non è forse ragionevole aspettarsi che i veri seguaci di Gesù siano in grado di rispondere, e quelli della falsa religione confessino di non aver sufficiente conoscenza? Sarebbe stato forse consigliato ai veri Cristiani di non cercare risposte precise alle domande sollevate?
IL CONSIGLIO DELLA BIBBIA
Al contrario, lo stesso apostolo Pietro consigliò i Cristiani di essere “sempre pronti a fare una difesa davanti a chiunque vi domandi la ragione della speranza che è in voi”. La Bibbia consiglia di fare una ricerca molto diligente per acquistare conoscenza: “Se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora intenderai il timor dell’Eterno, e troverai la conoscenza di Dio. Allora intenderai la giustizia, l’equità, la rettitudine, tutte le vie del bene. La riflessione veglierà su te, e l’intelligenza ti proteggerà; ti scamperà così dalla via malvagia, dalla gente che parla di cose perverse”. — 1 Piet. 3:15, NM; Prov. 2:3-5, 9, 11, 12.
“Il cuor del giusto medita la sua risposta”, dice la Bibbia. Se una mente indagatrice ha cercato le risposte e ha la conoscenza di Dio non sarà confusa dagli uomini che parlano di cose perverse. Ascoltare domande non “disturba profondamente” la mente tanto da indurre l’individuo a rifiutare di parlare col suo interrogatore. Gesù è il modello per i Cristiani, ed egli non temeva di discutere di religione né era profondamente disturbato da tali discussioni. Egli possedeva la verità; i suoi oppositori, no. Perciò essi erano quelli profondamente disturbati e contrari a continuare a discutere: “E nessuno sapeva risponder nulla; né da quel giorno nessuno più osò interrogarlo”. — Prov. 15:28; Matt. 22:46, Ricciotti.
La Bibbia ci consiglia forse di assumere “un’aria di cortesia indifferente” quando ragioniamo con altri? Non consiglia di darsi delle arie, perché sarebbe ipocrisia. Essa condannò chiaramente i vani ragionamenti di coloro che pretesero di conoscere Dio usando immagini nell’adorazione: “Sebbene conoscessero Dio, non lo glorificarono come Dio né lo ringraziarono, ma vaneggiarono nei loro ragionamenti e i loro cuori senza intelligenza si ottenebrarono. Benché affermassero d’esser savi, divennero stolti e mutarono la gloria dell’incorruttibile Iddio in qualche cosa simile all’immagine dell’uomo corruttibile, di uccelli, di creature quadrupedi e di cose che strisciano”. — Rom. 1:21-23, NM.
Ma non v’è certo nulla da obiettare al consiglio di offrire al testimone “una tazza di tè e una fetta di torta”, non è vero? Normalmente sarebbe una cosa lodevole, in risposta a un generoso impulso del cuore. Ma è questo lo spirito di tale consiglio? Non è invece un determinato e premeditato rimprovero, una posa di santità verso un avversario, risultato di quell’aria di cortesia indifferente? La Bibbia rimprovera tale finta ospitalità: “Non mangiare il pane di chi ha l’occhio maligno, e non bramare i suoi cibi delicati; poiché, nell’intimo suo, egli è calcolatore: ‘Mangia e bevi!’ ti dirà; ma il cuor suo non è con te”. — Prov. 23:6-8.
INVITO AD ESSERE SINCERI
Quando è accolto con un’aria di cortesia indifferente e una richiesta a pappagallo di altre prove, il testimone di Geova potrebbe dare ulteriori prove, lette dalla stessa Bibbia cattolica, e forse potrebbe suscitare un barlume d’interesse. Ma se non ne scaturisce alcun interesse il capace testimone si accorgerà subito dell’insincerità della richiesta di ulteriori prove e farà bene ad affrontare il problema con un chiaro invito. Il testimone di Geova potrebbe dire:
“Sì, io ho altre prove, ma ho l’impressione che lei veramente non le desideri. Lei ascolta, ma la sua mente sembra chiusa. Molte volte le persone ci chiudono le loro menti, e di solito è a motivo di ciò che un amico o parente o un sacerdote ha detto di noi. Qualche volta diranno che cosa è stato detto loro, altre volte non parlano affatto. Non so se anche ora si tratti di un caso simile o no, ma se è così, mi lasci dire solo questo. Sia sincero e mi faccia udire le accuse. La Bibbia dice che lei dovrebbe farlo. Secondo la legge di Dio quando un uomo era accusato da un altro, ci sarebbe dovuto essere un confronto ed entrambi sarebbero stati ascoltati dai giudici. Questo si trova in Deuteronomio 19:17, 18, (Ricciotti): ‘I due de’ quali si tratta la causa compariranno insieme alla presenza del Signore, davanti ai sacerdoti e giudici che saranno allora in carica. Questi faranno diligentissima investigazione’. In questo caso è lei che deve decidere, ma prima di farlo, faccia una diligente investigazione. Ascolti anche me. La Bibbia dice che lei è degno di biasimo se non lo fa: ‘Chi risponde prima d’aver ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo’. — Prov. 18:13, Ricciotti.
“Far ciò non solo è giusto, ma di più, è cristiano. Se io ho torto e lei ha ragione, come Cristiano lei dovrebbe mostrarmi il mio errore. La Bibbia, in Proverbi 3:27 (Ricciotti), dice: ‘Non impedire di fare del bene a chi lo può, se puoi, fa’ altrettanto anche tu’. Se lei ha la verità, la prego di farmela conoscere. Se Dio ha consolato lei con la verità, l’ha fatto onde lei possa consolare altri con essa: ‘Il Dio di ogni consolazione, il consolatore nostro in ogni nostra tribolazione, affinché anche noi possiamo consolare gli altri in ogni afflizione, per via della consolazione onde noi siam confortati da Dio’. (2 Cor. 1:3, 4, Ricciotti) Se lei possiede la verità di Dio e io non la possiedo, mi consoli con tale verità. Isaia 1:18 (Ricciotti) dice: ‘Venite, e date il torto a me, dice il Signore, se non farò che i vostri peccati, fossero pur come uno scarlatto, diventino bianchi come neve’. Se i miei peccati sono come lo scarlatto, presenti le sue prove e mi mostri che ho torto affinché io possa purificarmi e divenire come neve agli occhi di Dio.
“La Bibbia dice di fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi. Se lei non avesse la verità e altri l’avessero, desidererebbe che gliela dicessero. Ora se lei ha questa verità e io no, me la dica per piacere. Faccia a me quello che vorrebbe fosse fatto a lei. Io credo di avere la verità; sono venuto per dirla a lei. Se io non possiedo la verità, desidero averla. Pietro cambiò la sua religione per diventare cristiano. Io cambierei la mia per diventare cristiano, se fosse necessario. Ora io sono stato sincero con lei. Vorrà lei ora, con spirito di franchezza e amore cristiano, esser sincero con me e dirmi le sue obiezioni affinché io possa rispondere ad esse o riceverne aiuto?”
Noi crediamo che tale invito scritturale toccherà il cuore delle persone umili e dissiperà ogni attitudine ipocrita di cortesia indifferente che sia stata loro mal consigliata.
“Ad ogni modo, non temete ciò che essi temono, né siate agitati. Ma santificate il Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a fare una difesa davanti a chiunque vi domandi la ragione della speranza che è in voi, ma con gentilezza e profondo rispetto”. — 1 Pietro 3:14, 15, NM.