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  • Lo scopo della mia vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/8 pp. 504-508

Lo scopo della mia vita

Narrato da John Errichetti

NELL’INVERNO del 1938 cominciai a studiare con ardore le pubblicazioni bibliche della Torre di Guardia. Poiché m’ammalai, cominciai a cercare nella casa qualche cosa da leggere. Anni prima avevamo ottenuto della letteratura da Brooklyn ma non le avevamo prestato in quel tempo molta attenzione. Leggendo ora gli opuscoli sull’inferno, l’anima e altre dottrine bibliche, provai una soddisfazione che si ha solo quando si comincia a scorgere nelle tenebre la meravigliosa luce che Geova dà a quelli che cercano la verità. Educato quale cattolico romano, non sapevo nulla dei propositi di Dio, né avevamo una Bibbia nella nostra casa. Quell’inverno lessi molto e, come tutti gli altri che cominciano a imparare la verità, cominciai a parlare ai miei amici delle meravigliose cose che avevo imparate. Alcuni pensarono che fossi pazzo, ma un paio di miei amici che m’ascoltarono sono ora nella verità.

Quella primavera cercai i testimoni di Geova e cominciai a frequentare le loro adunanze. Dopo breve tempo si tenne un’assemblea di zona e io andai per la prima volta in servizio col nostro servitore di congregazione. Dopo essere stato a quattro o cinque case con lui, fui incoraggiato a provare a quella successiva. Io provai; e il padrone di casa si mostrò ostile. Le sue osservazioni mi fecero trattenere un po’, ma attraversata la strada cominciai a testimoniare da solo e Geova mostrò d’essere con me, tanto che continuai fino all’ora di smettere. Nei mesi che seguirono acquistai molta conoscenza ed esperienza, lavorando con due sorelle pioniere che appartenevano agli unti.

Parecchi anni dopo, al fine di perseguire lo scopo della mia vita, decisi di fare il pioniere; e l’8 gennaio 1942 la Società mi mandò una lettera di nomina. Per circa un anno e tre mesi feci il pioniere in parecchie città degli Stati Uniti orientali. Acquistai sempre più apprezzamento per il servizio continuo. Le benedizioni di Geova furono di continuo manifeste. Non avemmo mai fame, né fummo privi di abiti o d’un luogo per dormire.

Nel marzo del 1943 la Società mi mandò una lettera nella quale mi chiedeva se desideravo andare alla Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad. Potete esser certi che non esitai di fronte a quella opportunità. Alla Scuola di Galaad lavoravamo, ma era un lavoro piacevole e s’acquistava maggior apprezzamento per l’organizzazione di Geova e fiducia. Quei cinque mesi furono piacevoli, e il giorno del conferimento dei diplomi eravamo tutti “sulle spine” nell’attesa di sapere dove saremmo andati. Io fui uno di otto persone assegnate all’Alasca. Io e il mio compagno fummo assegnati a Ketchikan.

Arrivammo il 12 ottobre 1944, dopo un bel viaggio fino al famoso Passaggio Interno dell’Alasca. Entrambi trascorremmo la maggior parte del giorno dando la caccia agli abbonati alla rivista Torre di Guardia e infine trovammo una coppia che ci ospitò per la notte. Il giorno dopo riprendemmo la caccia e questa volta trovammo una coppia anziana molto interessata. Essi ci chiesero di rimanere con loro. Noi accettammo e nel frattempo cominciammo a testimoniare nel territorio, cercando un luogo per rimanervi.

Un giorno una donna alla quale testimoniavo mi chiese se conoscevo due bei giovanotti che desideravano affittare una casetta. Io dissi: “Non so; com’è?” Ella me la mostrò. Le dissi che se avessi saputo di qualcuno gliel’avrei riferito. Cercai quindi il mio compagno il più presto che potei e gli parlai della casa. Tornammo e dicemmo a questa donna: “Ecco i due giovanotti che cercava”. La casa era più cara di quanto noi ci potessimo permettere, sedici dollari al mese, ed era situata in un bel rione della città.

Quell’inverno io e il mio compagno lavorammo strenuamente distribuendo molti libri e ottenendo molti abbonamenti. Ma era anche molto scoraggiante, perché pioveva di continuo e il vento non permetteva di rimanere asciutti e non far bagnare la letteratura. E per rendere le cose ancor più difficili, Ketchikan risultò religiosissima in un senso e antireligiosa in un altro. I pescatori erano formati per lo più da Norvegesi che non desideravano aver nulla a che fare con la religione e con la Bibbia, poiché avevano avuto troppa religione nel loro vecchio paese. La colpa non era troppo la loro se la pensavano così, giacché in città i predicatori andavano sempre per l’elemosina e si mischiavano nella politica della comunità. Dovemmo faticare molto per conquistare la fiducia dei pescatori. Oggi essi hanno comunque una diversa opinione dei testimoni di Geova e leggono con molto piacere la rivista Svegliatevi!

Con l’appressarsi dell’estate io e il mio compagno decidemmo di lavorare nelle città e nei villaggi lontani, ai quali potevamo andare solo in battello o in aeroplano. Portando con noi tutta la letteratura che potevamo, partimmo col battello postale per la prima sosta. Aiutammo a scaricare parte della merce, per cui il capitano fu molto grato. Un vecchio capo indiano ci fece stare con lui, mentre predicavamo in città il regno di Geova e distribuivamo molta letteratura. La nostra sosta successiva la facemmo in un piccolo villaggio chiamato Craig. Arrivammo verso le due del mattino. Era buio come la pece e pioveva a dirotto. Nel villaggio non vi era luce. Presto il responsabile del molo comparve con una lanterna; quindi, non sapendo dove andare a quell’ora, ci mettemmo a scaricare la merce. Il capitano ne provò tanto piacere che, quando gli chiedemmo il prezzo del viaggio, disse: “Niente, ragazzi, non mi dovete un centesimo e io vi sono molto grato”. Questo accadeva negli anni di guerra, quando la mano d’opera era molto scarsa. Il responsabile del molo pure fu grato. Egli ci disse: “Beh, la locanda è chiusa a quest’ora, quindi potete stare nel mio negozio vuoto. Vi è una stufa e della legna; sentitevi a vostro agio e rimanetevi finché volete”. Noi accettammo. Di lì potemmo camminare fino ad un altro piccolo villaggio indiano, distante circa otto chilometri, e ancora una volta distribuimmo molta letteratura.

Una settimana dopo prendemmo il battello postale e partimmo per Wrangell. Di nuovo aiutammo a scaricare la merce e di nuovo avemmo il passaggio gratis. Poiché era troppo presto per prendere una stanza, gettammo le coperte sul molo e ci mettemmo a dormire. Più tardi, la mattina, trovammo un vecchio abbonato a La Torre di Guardia greca, che ci accolse nella sua piccola casetta. Rimanemmo circa una settimana. Siccome questi luoghi che avevamo visitati non erano stati percorsi col messaggio del Regno da molti anni, distribuivamo molta letteratura.

Io e il mio compagno cominciammo quindi a chiedere ai pescatori se qualcuno di loro andava a Petersburg, distante circa cinquantacinque chilometri. Essendone abbastanza sicuro, uno ci accolse a bordo. Partimmo dunque per Petersburg. Ivi l’alloggio era un premio. Visitammo una persona di buona volontà che fu disposta ad attraversare la baia per condurci a visitare due vecchi Norvegesi; essi avrebbero potuto avere per noi un’abitazione. Attraversammo pertanto la baia. L’uomo di buona volontà chiese ai due fratelli se potevamo stare in una delle loro abitazioni ed essi dissero: “Certo”. “A proposito, che cosa fate voi?” Lo dicemmo loro. “Oh, una coppia di predicatori”, dissero con un’espressione di disgusto sul viso. Dicemmo loro che se potevamo aiutare a fare qualche lavoro l’avremmo fatto volentieri. “Oh, va bene”, dissero. Ci prestarono anche un piccolo battello, così che potevamo andare in città e predicarvi di casa in casa.

Una mattina notai che uno dei fratelli cercava di incatramare il tetto della sua casa. Era una casa grande. Essendo vecchio e tremante, non osava salire sul tetto, ma cercava di raggiungerlo da una scala, con un lungo bastone alla cui estremità aveva legato un pennello. Trovava difficoltà. Io lo osservai per un po’ e quindi dissi: “Le faremo noi il lavoro”. Egli mi guardò con sorpresa e disse: “Lo farete voi?” Non riusciva a credere che una coppia di predicatori avrebbe lavorato. Non sapevano che differenza vi è fra gli ecclesiastici e i predicatori cristiani.

Gli dicemmo quello che ci serviva e salimmo sul tetto per spargere il catrame. Era una grande casa dal tetto coperto con lamiere di ferro aventi ogni sorta di angoli e inclinazioni. Io e il mio compagno lavorammo come orsi per tutto il giorno per finirlo, e verso le sei della sera ci invitarono a scendere a mangiare qualche cosa. Dicemmo ai fratelli che volevamo finire il lavoro, perché pareva che sarebbe piovuto. “Finirete domani”, disse uno d’essi. “No, finiremo questa sera”, rispondemmo, e così facemmo. Circa mezz’ora dopo cominciò a piovere a rovesci. Quei due fratelli erano i più felici abitanti del paese, avendo il loro tetto incatramato. Il giorno dopo chiesero se volevamo fare la rimessa del battello. La facemmo. “Che ve ne pare della rimessa dell’altro battello?” Facemmo anche quella. “Vorreste fare anche la segheria?” “Sì, faremo anche la segheria”.

“Vorreste ora verniciare la casa?” Verniciammo quindi la casa. Intanto avevamo finito di predicare a tutte le case del paese e cominciavamo a prepararci per partire. I due fratelli ci invitarono nella casa e ci chiesero quanto ci dovevano dare. Noi dicemmo: “Nulla; voi siete stati abbastanza buoni da farci dormire nella vostra piccola abitazione, perciò noi abbiamo voluto ricambiare il favore. Essi non vollero ascoltare questa condizione. Mettendoci una manciata di biglietti in mano, dissero: “Noi siamo più che soddisfatti, e quando verrete in paese sarete più che benvenuti da noi”. Quando contammo il denaro ammontava a $ 225.

Parecchi anni dopo, quando col mio attuale compagno facevo lo stesso viaggio, mi fermai di nuovo a Petersburg. Questa volta i due fratelli norvegesi ci invitarono a stare nella loro grande casa. È stato un piacere tornare in questo paese, dove abbiamo trovato molti amici. Benché queste persone non siano profondamente interessate del Regno, esse pure leggono molto volentieri la rivista Svegliatevi!

Possiamo sempre ottenere lavoro secolare a Petersburg, e questo ha fatto capire al popolo che differenza vi è fra gli ecclesiastici locali e i testimoni di Geova. Tutti ci conoscono come due giovani che stanno con i fratelli Knutson.

Il primo inverno che io e il mio compagno stemmo ad Anchorage fu una stagione da ricordare. Arrivammo il primo di gennaio e faceva freddo. Avevamo molto da fare per trovare un posto per dormire. Il mio compagno conosceva un abbonato che leggeva con piacere Svegliatevi! Andammo quindi a trovarlo per vedere se aveva un posto per noi. Sì, aveva una casupola libera; infatti, l’avevano appena lasciata quel pomeriggio. Era il posto più sporco che io avessi mai visto. Vi erano dappertutto bottiglie di whisky e di birra, e l’abitazione puzzava come non vorrei mai più sentire. Ma dove potevamo andare a quella tarda ora? Acconsentimmo quindi di affittare il posto. Benché fosse una confusione, vi era una sola cosa da fare, pulire l’abitazione, compresa la stufa, bloccata dalla fuliggine. E per colmo di sventura, dovevamo andare a prendere l’acqua a circa tre isolati di distanza. A dire il meno, era molto scoraggiante. Quella notte dormimmo con la finestra spalancata, poiché puzzava terribilmente. La temperatura scese a 34 gradi sotto zero. Ma noi stavamo bene nei nostri sacchi speciali per dormire. Circa un mese dopo, andammo ad abitare in una casetta di un fratello che l’affittava, e avemmo un’abitazione molto migliore.

Solo quando il servitore di Geova ha mostrato di voler sopportare ogni sorta di inconvenienze, Geova provvede per il suo servitore. Questo fatto ci è stato mostrato più volte. Compiendo l’opera missionaria in Alasca abbiamo dormito sul pavimento di abitazioni abbandonate, in automobili e battelli; anche in bei letti soffici. L’opera di pioniere ci ha fatto apprezzare molto di più la bontà di Geova. Abbiamo imparato ad accontentarci di qualsiasi circostanza nella quale ci siamo trovati.

In tale vasto territorio dell’Alasca il servizio di pioniere fa avere molte esperienze interessanti, specialmente quando si deve viaggiare con ogni mezzo di trasporto a disposizione, automobile, treno, aeroplano o battelli grandi e piccoli.

In ogni autunno un fratello pescatore ci porta nelle numerose isole che formano la parte sudorientale dell’Alasca. Questo fratello è un pescatore e uomo di mare esperto. Un viaggio che facemmo con lui fu molto emozionante. Partiti dal porto col bel tempo, ci dirigemmo verso la nostra successiva fermata, una piccola comunità di circa mezza dozzina di persone. Dovevamo attraversare uno specchio d’acqua ampio circa quaranta chilometri. Il vento soffiava abbastanza gagliardamente contro di noi e il mare era agitato. Quando eravamo a circa quindici minuti dall’approdo, il nostro motore si fermò. Le batterie s’erano inclinate, facendo cadere un po’ di acido sul distributore e causando un corto circuito. Asciugato subito il distributore, avviammo di nuovo il motore solo per vederlo fermarsi di nuovo. Prememmo ancora una volta lo starter; il pignone dello starter si ruppe e questo pose fine ad ogni cosa. I disperati sforzi per cercar d’avviare il motore a mano furono inutili. Cominciammo ad andare alla deriva, sbattuti dalle grosse onde. Dopo un certo tempo, tutti e tre prendemmo il mal di mare mentre il battello andava alla deriva spinto dal vento e dalla corrente. Comunque, cominciammo gradualmente a riprenderci dal mal di mare e a trasmettere per radio alla Guardia Costiera. Dopo un tempo che ci sembrò molto lungo, ci mettemmo in comunicazione con uno dei loro battelli ed essi ci trasmisero che ci avrebbero raggiunti verso le ventidue di quella notte. Noi cominciammo ad andare alla deriva verso le ore sedici del pomeriggio. Verso le 23,30 il loro faro ci scorse e dopo averci gettato tre cavi, riuscimmo infine ad afferrarne uno. Eravamo andati alla deriva al largo per circa venticinque chilometri. Potete esser certi che le nostre preghiere ascendevano a Geova, ed egli le udì. Questo battello da pesca sul quale ci trovavamo era lungo dodici metri e ottanta centimetri e teneva bene il mare. Dopo aver visto come il battello poteva resistere ai colpi che riceveva, cominciammo a sentirci meglio. Il battello della Guardia Costiera ci rimorchiò per quattro ore prima che raggiungessimo infine un porto sicuro. Fu una notte che non dimenticheremo mai.

Abbiamo fatto più volte lo stesso viaggio senza inconvenienti. Abbiamo percorso molte migliaia di chilometri in aeroplano e in battello. Dopo aver provato la protezione di Geova, non ci si preoccupa più delle difficoltà che si possono incontrare.

Perseguendo lo scopo della mia vita, io continuo a lavorare con la congregazione di Ketchikan, in Alasca, quale missionario e provo molta gioia facendo servizio in questi luoghi. Abbiamo in Alasca oltre 200 proclamatori e li conosco tutti. Vi sono molte persone di buona volontà sparse in piccole colonie che devono essere visitate da ministri volenterosi. Questo è un vasto territorio e occorrono molti operai. Io certamente mi rallegro del privilegio di compiere il mio servizio continuo e son felice che la Società Torre di Guardia mi abbia mandato in Alasca. Posso dire: Quale privilegio maggiore si può ricevere da Geova oltre quello di andare alla Scuola di Galaad e avere quindi un’assegnazione estera per partecipare all’opera di espansione col resto del popolo di Geova di tutta la terra!

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