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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/4 pp. 232-236

Lo scopo della mia vita

Narrato da A. W. Checksfield

UN GIORNO del 1940, una donna anziana entrò nel mio negozio di Londra, in Inghilterra, e mi mostrò la sua cartolina di testimonianza. Dopo averla letta, gliela restituii col commento: “Non m’interesso di religione!”

Ma essa, persistendo, non accettò la mia gentile scusa, bensì continuò spiegando la grande differenza che vi è fra il (vero) cristianesimo e la (falsa) religione. Questo breve sermone mi fece veramente ‘impressione’. Presi il libro Salvezza e alcune copie della rivista Consolation (ora Svegliatevi!). Quella sera mi misi a letto e cominciai a leggere il libro. Ma dopo la breve introduzione di “Emergenza” notai alcune citazioni bibliche, e allora lanciai il libro nella stanza e mi misi a dormire. Per quanto sia strano, quel poco che avevo letto mi fece preoccupare tanto che tenni questo libro fra le cose di valore. Questa fu dunque la mia prima conoscenza del messaggio del Regno dei testimoni di Geova.

Il seme era stato sparso. Fu innaffiato dopo alcuni mesi, verso la fine dell’anno, quando i testimoni, nel loro ministero di casa in casa, vennero negli appartamenti dove io abitavo per visitare le persone che dimoravano di sotto. Fui invitato ad ascoltare con loro la registrazione fonografica del discorso “Governo e pace” di J. F. Rutherford, ed accettai. Fu stabilito di tenere uno studio biblico, che in seguito fu iniziato con l’aiuto del libro Salvezza. Feci rapidamente progresso, poiché il profondo desiderio di conoscere maggiormente Geova e il suo Figlio, Cristo Gesù, e il desiderio di servirli crebbero moltissimo. Sì, da quel tempo in poi ogni mia azione fu per porre il “giusto fondamento per il futuro” nel servizio missionario. — 1 Tim. 6:19.

Passarono tre mesi. Quindi feci la dedicazione di servire queste Autorità Superiori del nuovo mondo. Un mese dopo (aprile 1941) la simboleggiai con l’immersione in acqua in una piscina privata della filiale inglese della Società, a Londra, e ricordo bene l’ammonizione dell’allora servitore di filiale: “Sii fedele, fratello!” Essendo convinto dell’urgenza dei tempi, e prestando anche ascolto all’infondata predizione del mio ex insegnante (che ‘Armaghedon verrà entro cinque anni al massimo’), volli entrare subito ‘nell’Arca’ — il nuovo sistema di cose — prima del 1946; sì, prima che si riversasse il “diluvio” di Armaghedon! Ma, ecco che nell’aprile del 1946, invece di arrivare Armaghedon, mi giunse l’invito di frequentare la Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad, per esservi addestrato nel servizio missionario estero.

Quei cinque anni (1941-1946) di “attesa” furono i più eccitanti e strani della mia vita. Le esperienze che ebbi certamente posero “il giusto fondamento per il futuro”, e, soprattutto, mi portarono presto alla maturità. Quattro mesi dopo il battesimo decisi di perseguire lo scopo della mia vita e quindi feci domanda per il servizio di pioniere. Nel gennaio del 1942, dopo aver rinunciato al mio commercio, ecc., iniziai la più benedetta e privilegiata opera che vi sia sulla terra, quella del ministero continuo del grande Creatore, Geova Dio. La mia prima assegnazione di servizio in questo incarico fu una zona rurale di Midlands (Inghilterra) e di presiedervi una piccola congregazione. In agosto, otto mesi dopo, ricevetti un’assegnazione molto insolita, quella d’esser confinato fra le mura d’una prigione a causa del mio rifiuto di servire qualsiasi altra “autorità superiore” diversa da quelle descritte in Romani 13:1. Accettai lietamente questa assegnazione perché ero in armonia con Marco 13:9 e Apocalisse 2:10. Le esperienze che ebbi in prigione furono (1) quella di superare la difficoltà della mancanza di sufficiente cibo materiale, prendendo abbondante cibo spirituale, e (2) quella di attenermi a un quotidiano programma di lettura e studio della Bibbia. (Giob. 23:12) Veramente il termine “collegi” usato per tali luoghi di reclusione è molto appropriato. Infatti, essendomi dedicato ad acquistar conoscenza intorno al consiglio di 1 Pietro 3:15, una guardia alla quale parlai spesso della mia speranza divenne essa pure un ministro e testimone di Geova!

A proposito, dopo aver assistito nel 1953 all’assemblea di New York, tornato in Inghilterra, vi incontrai di nuovo per la prima volta questa guardia, dopo l’uscita dal “collegio” avvenuta nel 1943. Fummo molto lieti di vederci. Io posso quasi sentire ancora il poderoso abbraccio fraterno che allora mi diede nella Sala del Regno di Londra.

Completati i corsi nei diversi “collegi”, ed essendo “diplomato” con lode, ricevetti un’altra assegnazione; questa volta direttamente dallo “schiavo fedele e discreto” (mediante la Società Torre di Guardia) di lavorare insieme a un fedele pioniere anziano della classe degli “unti”. Fu un grande privilegio lavorare con “Mattie” Neate, che era stato nel servizio continuo per oltre venticinque anni. Avemmo un’assegnazione difficile, una forte città militare e religiosa dell’Inghilterra meridionale. Questo avvenne alcuni mesi prima del Giorno della Vittoria, l’invasione militare dell’Europa occupata dai nazisti. Comunque, dopo avervi lavorato per alcuni mesi, e a causa dei metodi di persecuzione delle autorità, dovetti trascorrere un altro periodo in “collegio”, in una prigione locale. Al mio caso i giornali locali fecero molta pubblicità, stampando lettere dei lettori, alcune favorevoli e altre sfavorevoli, circa la neutralità dei testimoni di Geova in tempo di guerra. In seguito, dopo la “laurea” e dopo aver aiutato a edificare una forte congregazione (di cui avevo la sorveglianza) in questa città, fui dalla Società assegnato all’opera speciale in territorio isolato nel Galles Settentrionale con un giovane fratello pioniere proveniente dall’Inghilterra Settentrionale, che non avevo ancora conosciuto.

I diciotto mesi di lavoro nel Galles Settentrionale, col mio nuovo compagno, presso il mare e i monti, furono veramente mesi felici. Sì, vi incontrammo difficoltà in quanto alla penuria di viveri perché vi era il razionamento dei generi alimentari del tempo di guerra. Una notevole esperienza a questo riguardo l’avemmo quando ottenemmo alloggio in una pensione prima dei difficili mesi invernali. Durante l’inverno del 1944 trascorrevamo un periodo di scarsità quando con gran sorpresa la proprietaria del luogo, una vecchia signora, ci informò di dover andare a visitare la figlia nel meridione (Galles) per un mese o due e che avrebbe affidato alla nostra cura la casa di diciassette stanze insieme a una dispensa piena di cibo! Due settimane dopo il servitore dei fratelli (ora servitore di circoscrizione) ci fece una visita, quindi lo trattammo in maniera ‘regale’, dandogli la migliore stanza della casa, ecc.

Venne poi l’anno 1945, la fine della seconda guerra mondiale e quindi la fine del sistema di persecuzione e dei “collegi”. Una visita di sorpresa fu fatta in Inghilterra dal presidente della Società, il fratello Knorr, e ai fratelli fu inviato l’invito di intraprendere servizio missionario all’estero. Io feci la mia domanda.

Venne il 1946, e l’invito di frequentare la Scuola di Galaad; e cominciammo quindi il viaggio, non ancora attraverso Armaghedon per entrare nella terra purificata, no, ma per i campi missionari. Partimmo dall’Inghilterra l’ultimo giorno di maggio di quell’anno per gli Stati Uniti d’America, su una nave di 14.000 tonnellate che era sbattuta nell’Atlantico come una scatola di fiammiferi, per quattordici giorni. Vi fu poi la partecipazione alla prima assemblea internazionale del dopoguerra a Cleveland, nell’Ohio, e la partecipazione alla prima classe internazionale di studenti di Galaad che ricevettero l’intenso addestramento di cinque mesi per il servizio estero. Quelli sono giorni che ricorderemo lungamente.

Avendo trascorso la prima parte della mia fanciullezza nei rioni di Londra quando i tram erano trainati dai cavalli e l’istruzione non era ancora così avanzata come lo è oggi, fui ansioso di diplomarmi a Galaad. E confidando in Geova e mediante strenua applicazione, oltre al consiglio del presidente (“non vi preoccupate ma studiate”) all’inizio dell’ottava classe, insieme alla grande assistenza degli insegnanti e dei fratelli di Galaad, riuscii a prendere il diploma, preparato a soddisfare la mia ambizione del servizio missionario. Durante il corso sorse la domanda: “Poiché abbiamo solo il biglietto di andata, dove andremo da qui?” Il giorno del conferimento dei diplomi fu data a questa domanda piena risposta. La mia assegnazione estera, insieme a un fratello australiano, sarebbero state le isole Fiji. Prima di partire per le isole Fiji, avemmo il privilegio di trascorrere alcuni giorni nella sede di Brooklyn e nella stamperia per impararvi le norme degli uffici, ecc.

Infine partimmo dalla sponda degli U.S.A. per la nostra nuova patria, portando con noi molti felici ricordi della nostra associazione e dei meravigliosi giorni trascorsi con gli zelanti e generosi fratelli americani. Dopo un viaggio di quattordici giorni arrivammo nelle isole Fiji, nell’aprile del 1947, otto settimane dopo il giorno del conferimento dei diplomi e quasi sei anni esatti dopo aver simboleggiato la mia dedicazione al servizio di Geova.

Geograficamente le isole Fiji sono situate nei tropici, quindi il clima può a volte divenire molto caldo, specie nella stagione umida o degli uragani, da novembre ad aprile. Noi arrivammo nel periodo umido e caldo, a proposito, un giorno prima della celebrazione della Commemorazione. Furono prese le disposizioni e l’adunanza fu tenuta nella Sala del Regno di Suva, la capitale. Questa adunanza ci diede l’opportunità di vedere i nostri nuovi fratelli e sorelle con i quali avremmo lavorato e servito. Quattro giorni dopo cominciammo a tutta forza il lavoro di casa in casa. Ogni mese distribuivamo scatole di libri e opuscoli, con molte riviste, e ottenevamo abbonamenti.

Venne quindi la mia prima prova, il clima caldo, poiché a me è sempre piaciuto il clima freddo e asciutto. Questo si può meglio illustrare raccontando un’esperienza che ebbi dopo il giorno del conferimento dei diplomi, sei settimane prima d’arrivare alle isole Fiji, allorché mi tuffai nella gelida acqua della piscina di Galaad mentre i fratelli tagliavano il ghiaccio per il deposito. La ragione per cui feci ciò fu quella di mostrare e provare ad alcuni fratelli americani che potevo sopportare il loro tempo invernale, dato che mi prendevano amichevolmente in giro. Comunque, il primo anno di servizio nelle isole Fiji fu molto rallegrante e interessante, giacché lavoravo e dimoravo fra una popolazione promiscua che comprendeva Fijiani, Indiani, Cinesi, Europei, Eurasiatici e abitanti delle Samoa e d’altre isole del Pacifico. Ma il secondo anno venne come una specie di sfida; perché ora i nuovi ambienti, costumi della popolazione, ecc. cominciavano a divenire comuni. Inoltre, cominciavo a provare un po’ di “nostalgia”, il desiderio di un clima più fresco. In quel tempo il governo divenne quindi ostile, imponendo restrizioni sull’importazione della letteratura della Società e compiendo altre tediose azioni. Questa prova di perseveranza fu resa più difficile quando il mio compagno partì dalle isole Fiji per tornare alla sua precedente patria, in Australia, a causa della sua cattiva salute e per sposarsi. Per di più, presi una malattia chiamata “commiserazione di sé”.

Posso felicemente narrare che alla fine del terzo anno (1950) questa apparentemente grande prova, o insieme di difficoltà, era stata superata. Come? Confidando pienamente in Geova e nella sua potente organizzazione teocratica, mantenendomi occupato nel suo servizio e avendo la determinazione di restare al mio posto come “giusta specie di soldato”. Insieme a ciò ebbi l’incoraggiamento della sede e della filiale australiana e d’altri fratelli d’oltremare. Veramente, io ho ‘provato la bontà di Geova’ in tutti questi trascorsi otto anni di servizio missionario.

Sì, che grande gioia ebbi rimanendo nella mia assegnazione ricevuta da Dio! La felicità di vedere il frutto dell’opera affidatami da Geova, quella di persone che ho visitate in questi anni di “prova” e che han dedicato a Geova la loro vita, simboleggiando questo con l’immersione in acqua e, inoltre, l’addestrarli in tale felice servizio! Alcuni hanno incarichi di servitori nella congregazione di Suva e alcuni hanno intrapreso il servizio di pionieri regolari e temporanei. Io dovetti continuare da solo come missionario, perché il governo non permise l’ingresso ad altri missionari della Torre di Guardia per assisterci, ma i fratelli locali accolsero lodevolmente l’invito di assistere in qualità di pionieri. Tre giovani proclamatori di congregazione, Eurasiatici, un fratello e due sorelle, si unirono alle felici file dei servitori di Geova nell’opera continua. Quindi di anno in anno è stato manifesto l’aumento della società del Nuovo Mondo. Nel 1955 avevamo una congregazione di oltre cinquanta proclamatori, un aumento del 500 per cento rispetto al 1947, l’anno del mio arrivo nelle isole Fiji.

Subito dopo cominciai a lavorare in territorio isolato nell’isola principale, Viti Levu (Grande Fiji), fra Indiani coltivatori di canne da zucchero e Fijiani, che tenevano in media ventitré studi biblici a domicilio la settimana. Queste persone furono felici quando diedi loro la risposta alla domanda se tornavo in Inghilterra dicendo che non avevo nessun desiderio di lasciare le isole Fiji, poiché non vi è sulla terra nessun luogo migliore per me. E io pure fui felice quando appresi le osservazioni di un Fijiano dalla pelle scura che disse a quelli che lo schernivano perché s’interessava dei testimoni di Geova: “Egli può avere la pelle bianca, ma, ragazzo, ha un cuore ‘nero’?” Questo vale per tutti i testimoni “bianchi”.

Mentre scrivo questo il mio compagno è alla scuola di Galaad e io attendo di assistere all’assemblea che si terrà nel 1958 nello Yankee Stadium, per vederlo al conferimento dei diplomi. Egli sarà il primo diplomato fijiano della storia di Galaad. Nel frattempo continuo a fare il missionario e il servitore di congregazione per il nostro gruppo di Lautoka. Certamente gli anni trascorsi qui nell’opera missionaria sono stati felici e riccamente benedetti. L’opera cresce ora rapidamente e speriamo che alcuni fratelli disposti a servire dove il bisogno è grande possano unirsi a noi.

Io credo fermamente che accettando il consiglio scritturale di 1 Timoteo 4:16, di restare nella mia assegnazione, ho posto il “giusto fondamento per il futuro”, sì, per assegnazioni di servizio dopo Armaghedon nel nuovo mondo di Geova.

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