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  • Il mio scopo nella vita
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
w59 15/10 pp. 636-640

Il mio scopo nella vita

Narrato da Mary M. Hinds

SÌ, SI può riuscire! Nelle epoche passate uomini e donne fedeli ci sono riusciti. Oggi uomini e donne ci riescono ancora. E uno dei modi più soddisfacenti di riuscirci, cioè dare a Geova una risposta al vanto di Satana, è quello di compiere il servizio di pioniere. — Prov. 27:11.

I più lontani ricordi vanno al tempo in cui i miei devoti genitori studiavano le pubblicazioni della Società e, ne sono loro grata, inculcavano nella nostra mente infantile giusti princìpi. Presi la buona abitudine di assistere e partecipare regolarmente allo studio Torre di Guardia (o a casa nostra o nella casa del più vicino testimone che abitava a quasi trenta chilometri di distanza, dove andavamo con un calesse), di distribuire trattati al ritorno da scuola, ed esse divennero parte della mia vita fino al punto che accettai la verità senza discuterla e, in certo qual modo, trascurai la necessità di prendere una decisione personale per ottenere l’approvazione del grande Creatore.

All’età di diciott’anni mi iscrissi ad una università per frequentare un corso di quattro anni. Trovandomi ora davanti alla dura realtà della vita, ero confusa e sentivo terribilmente la nostalgia di casa. Ma in un angolo del mio baule, come prova di quanto una madre dedicata sia previdente e piena di speranza, trovai un piccolo libro verde, L’arpa di Dio. Lo presi ansiosamente, lo lessi, lo studiai con la Bibbia. Allora ebbe per me un significato molto maggiore di quanto non avesse mai avuto prima! Mi diede conforto e speranza. Questa conoscenza vivificante mi preparò per un futuro molto più soddisfacente di qualunque cosa io avessi potuto sperare di ottenere con i miei soli sforzi e mi condusse alla dedicazione e al battesimo che feci alla più grande assemblea alla quale avessi mai partecipato, a Toronto, nel Canada, nel 1927. Si risvegliò in me il vivo desiderio di compiere il servizio di pioniere. Ma avevo contratto un debito per le spese universitarie che non potevo in coscienza far pagare a qualcun altro e che aumentò prima che io potessi avere la qualifica per estinguerlo. Quanta economia feci per un anno intero per poter pagare quel debito con il mio stipendio. Sì, e mi rimasero anche otto dollari!

‘Cercate prima il regno e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte’ era un’assicurazione che continuava a risonarmi negli orecchi; e avendone ‘calcolato il costo’, non potevo essere contenta se non perseguendo lo scopo della mia vita, cioè compiendo il servizio di pioniere. (Matt. 6:33) Pertanto rinunciai alla mia posizione, bruciai i ponti dietro di me, e nel settembre del 1930, proprio durante la grande depressione economica, cominciai veramente la lotta della mia vita. Sono sempre stata molto felice di quella decisione, poiché allora ebbe per me più valore di tutte le buone cose che questo vecchio mondo poteva offrirmi, ed ha ancora lo stesso valore. Ho potuto conoscere la bontà di Geova e cantare le sue lodi ogni giorno, ed ottenere così pace mentale per affrontare qualsiasi cosa.

Quel primo inverno la vita fu difficile per una pioniera inesperta, e molte volte si insinuò nella mia mente la spiacevole idea di tornare a cercarmi un lavoro redditizio. Presto imparai che dovevo essere fermamente decisa ed avere completa fiducia in Geova e nella sua organizzazione per continuare l’opera. Quel primo inverno risolsi il problema abbandonando, con il permesso della Società, il territorio rurale e andando a lavorare nella città con la congregazione di Indianapolis, nell’Indiana; vi rimasi fino all’assemblea di Columbus, nell’Ohio, del 1931, dove ricevemmo il “nuovo nome”, e quello fu l’avvenimento culminante dell’anno. Durante l’assemblea predisposi di lavorare insieme ad una brava sorella che aveva vent’anni più di me e che faceva la pioniera da venticinque anni; aveva la macchina. Che aiuto fu quella sorella per me!

Nei sei anni successivi lavorammo felicemente insieme, soprattutto nei territori rurali. Predicammo nelle zone dove si coltivava il grano dell’Indiana settentrionale, nelle praterie e nelle piantagioni di tabacco del Kentucky e del Tennessee, nelle piantagioni di cotone dell’Alabama meridionale. Nel tentativo di visitare ogni casa del nostro territorio, attraversammo fiumi a guado, percorremmo lunghe distanze a piedi, salimmo sulle montagne, riempimmo di sassi le buche della strada per far passare la macchina, sprofondammo nel fango del Mississippi e nelle sabbie del Lookout Mountain. Fummo messe in cattiva luce da fanatici religiosi che ci precedevano per avvertire i vicini della nostra venuta; ci recammo sulle montagne fra persone dalla fama più dubbia; fummo scacciate dalle miniere e minacciate con i fucili. Indipendentemente dalle difficoltà, ci rallegravamo quando trovavamo qualcuno veramente interessato, molto spesso nell’ultima casa in fondo alla via. Non trascurammo mai consapevolmente una sola casa, poiché sapevamo che la fedeltà nelle piccole cose avrebbe significato fedeltà nelle cose più grandi. Seminammo abbondantemente in quelle ventinove contee rurali e isolate e raccogliemmo abbondantemente.

Osservavamo la migliore dieta: la Bibbia e La Torre di Guardia, che studiavamo ansiosamente, trovando sempre ogni verità fresca e dolce come ‘quando l’avevamo compresa per la prima volta’. E i nostri mezzi di sostentamento? Oh, imparammo presto la differenza che passa fra le cose desiderate e quelle necessarie, e che ‘né la vita né la felicità dipende dalle cose possedute’, perciò andavamo meravigliosamente. (Luca 12:15) Facendo economia riuscivamo anche a partecipare ai congressi, che ci davano lo stimolo necessario per compiere l’opera d’importanza vitale che avevamo il privilegio di fare.

Anche se quelli furono anni belli, dovevano verificarsi avvenimenti più importanti. Fummo davvero grate allorché di nuovo a Columbus, nell’Ohio, nel 1937, fummo invitate a partecipare all’opera di pioniere speciale. Quando l’organizzazione fu trasformata da democratica a teocratica, lavorammo con la congregazione di Louisville, nel Kentucky, e vedemmo con gioia che Geova dava l’aumento, poiché molti di coloro che avevamo visitati si associavano a noi e divenivano testimoni dedicati. Poi andammo a Jeffersonville e a New Albany, nell’Indiana, dove suscitammo fra le persone molto interesse e dove ci facemmo degli amici indimenticabili. Nel 1941 fummo mandate a Union City, nel Tennessee. Nei primi del 1942 fui chiamata a casa per l’improvvisa morte della mia cara mamma, che mi aveva sempre incoraggiata a continuare fedelmente il servizio. Il colpo fu forte; e quando, dopo dieci giorni, tornai nel mio territorio, trovai la mia compagna gravemente malata, e pochi mesi più tardi ella fu costretta a lasciare il servizio continuo. I suoi trentasei anni di servizio continuo mi fecero apprezzare maggiormente il valore di quelle qualità che si chiamano pazienza e perseveranza. Mediante tutto ciò compresi che anche compiendo il servizio di pioniere non si è esenti dai problemi e dalle tentazioni ‘comuni agli uomini’, né si può vincerli con le sole proprie forze. (1 Cor. 10:13) Il servizio di pioniere è una via molto vicina a Dio! Ed Egli sostiene e soccorre coloro che gettano i loro pesi su di Lui!

All’Assemblea Teocratica del Nuovo Mondo tenuta a Cleveland, nell’Ohio, il fatto che l’organizzazione di Geova non è inattiva fu messo in risalto quell’anno con l’emozionante annuncio che forse presto alcuni dei nostri fratelli potevano essere mandati a compiere il servizio all’estero. Ero sicura che questo non avrebbe mai potuto accadere a me, e tornai nel mio territorio a Union City dove, insieme alla mia nuova compagna, ebbi la gioia di organizzare una piccola congregazione.

Poi ebbi un’indimenticabile sorpresa. Ricevemmo due lunghe buste dall’ufficio del Presidente! Su di esse era stampato “Privato”! Febbrilmente le aprimmo e ne esaminammo il contenuto, poi andammo a casa. Con un sentimento misto di gratitudine, di umiltà, di gioia e di commozione avremmo voluto gridare al mondo: “Galaad! Servizio missionario! Territori esteri! Espansione teocratica!” La domanda acclusa ci fece davvero calmare. Se fosse stata compilata e accettata poteva significare che non avrei mai più rivisto i miei cari, una volta partita dagli Stati Uniti. Forse avrei dovuto imparare una nuova lingua all’età di trentacinque anni, e le lingue erano sempre state difficili per me. Forse avrei dovuto trasformare completamente il mio modo di vivere. D’altra parte, potevo permettermi di rifiutare il grande privilegio di far conoscere dovutamente in altri Paesi il grande “Padre delle tenere misericordie e Dio di ogni conforto”? (2 Cor. 1:3) Avete indovinato la risposta. Mandammo la domanda e i giorni cominciarono a passare lentamente mentre aspettavamo con ansia la risposta. Nel frattempo fummo mandate in un altro posto, a Pineville, nel Kentucky. Questa cittadina, situata sull’altopiano del Cumberland, non molto lontano da Harlan, dove poco tempo prima i nostri fratelli erano stati accusati di sedizione, fu uno dei territori più soddisfacenti. Ci impegnammo subito intensamente per gettare le basi della futura congregazione che non vedemmo mai, perché prima che venisse formata, ricevemmo l’invito di frequentare la seconda classe di Galaad!

Galaad! Che piacevoli e gaie compagnie, quanto studio e quante istruzioni, che pace; era come pregustare le condizioni del Nuovo Mondo! Come passarono presto quei cinque mesi! Quanto fu rafforzata la nostra fede, quanto si approfondì il nostro intendimento! Che beneficio traemmo dall’amorevole assistenza dei nostri comprensivi istruttori! Come divenne più completa la nostra vita, vivendo così vicino a tutti quelli che conoscemmo in quel posto! Quanto si accrebbe il nostro amore vivendo come una famiglia del Nuovo Mondo! Il giorno del conferimento dei diplomi giunse nel gennaio del 1944, anche troppo presto.

Sì, era giunto il momento di lasciare Galaad, ma il suo spirito ci avrebbe accompagnato e sarebbe aumentato, trasmettendosi ai nostri fratelli ovunque saremmo andati. Il servizio continuo ci appariva ora più nobile e bello. Vivemmo in piccoli gruppi, lavorando insieme unitamente per l’espansione della gloriosa buona notizia. Il mio gruppo fu mandato a Perth Amboy, nel New Jersey, e fu come pregustare il futuro, poiché i suoi abitanti erano di molte nazionalità. Fui davvero felice di avere una nuova compagna, infine una sorella della mia stessa età, Hazel Burford, di cui avrete letto la storia proprio su queste pagine. I fratelli di Perth Amboy ci attendevano e ci diedero un benvenuto così cordiale e avevano provveduto così amorevolmente perché ci trovassimo a nostro agio che presto il dolore d’aver lasciato Galaad cominciò a diminuire. Avevano provveduto dei mobili per l’appartamento che ci aiutarono a trovare (non era facile in quegli anni di guerra), rifornirono di generi alimentari la nostra credenza, e fecero anche il nostro bucato. Lavorare con la congregazione ci rese più felici poiché vedevamo l’ottimo aumento; e ci affezionammo talmente a quei fratelli che avremmo desiderato portarli con noi nel nostro territorio estero.

Nella tarda estate del 1945 ci fu riferito che saremmo state mandate a Colón, nella repubblica del Panama. Si trattava di fare qualche cosa di veramente nuovo: ottenere il passaporto, il visto, ecc., e come eravamo eccitate! L’assicurazione di essere ancora usate da Geova nella Sua organizzazione ci ricompensò del fatto che non eravamo sicure del ritorno, sebbene in seguito abbia partecipato a tre assemblee negli Stati Uniti. Che benvenuto teocratico ci diedero i fratelli del nostro nuovo territorio! Ci trattarono come qualche cosa di “speciale” e furono tanto generosi, gentili e pronti a cooperare. Gli anni di servizio svolto con loro hanno dimostrato la loro sincerità e il loro amore, ed insieme ci siamo rallegrati poiché l’espansione della teocrazia è avvenuta in questo Paese come nel resto del mondo, facendoci letteralmente ‘allargare lo spazio delle nostre tende’, man mano che le sale divenivano troppo piccole per noi.

Ogni posto aveva la sua particolare attrattiva e mi diede indimenticabili e rallegranti esperienze. Non avreste voi provato tenera compassione per quelli che, perché privi di conoscenza, non avevano mai legalizzato il loro matrimonio, ma che, una volta compresi i requisiti di Geova, lo hanno fatto legalizzare davanti ai loro stessi figli? Non vi sareste emozionati voi se la persona alla quale recaste la verità alcuni anni fa, in una lingua che non è la vostra, avesse fatto la pioniera, poi la pioniera speciale, e quindi fosse venuta all’Assemblea Nazionale della Volontà Divina accompagnata da alcuni frutti della sua amorevole opera e vi avesse detto: “Ora hai undici nipoti, tutti maturi che cantano le lodi di Geova”? Non vi sareste rallegrati se un’altra, appena dedicata, fosse venuta da voi a dirvi: “Voglio essere una buona lettera di raccomandazione per te, quindi ti prego, insegnami maggiormente il modo di fare la volontà di Geova”? Queste cose, accadute tante volte, ci rendono felici di rimanere nel nostro territorio.

Voglio ricordare ancora che perseguire lo scopo della mia vita mi ha aiutato a comprendere quanto la Società s’interessi e si occupi personalmente di ognuno dei suoi ministri a pieno tempo. Il privilegio di vivere in una casa missionaria, di lavorare e vivere insieme come una famiglia, di ricevere, per così dire, nuova vita, ascoltando servitori di circoscrizione, di distretto, di zona e di filiale raccontare le loro esperienze avute in territori più vasti; questo, dico, non mi sarebbe mai accaduto se non avessi compiuto il servizio continuo. Anche quando si è malati non si deve temere di essere mandati via. Sono certa che uno dei fattori che ha maggiormente contribuito alla mia rapida guarigione da una seria malattia, a causa della quale fui ricoverata in ospedale e operata, sia stato il permesso di rimanere dov’è il mio cuore: nel mio territorio.

L’anno scorso è stato il più bello di tutti i ventotto anni di servizio di pioniere che ho compiuti. Grazie a un periodo di vacanze concessomi per andare a trovare la mia famiglia ho potuto visitare di nuovo tanti miei cari amici verso i quali ho un grande debito di amore e gratitudine per l’amore, la fedeltà, la generosità e la gentilezza avute per me negli anni trascorsi. L’anno è stato coronato dall’Assemblea Internazionale della Volontà Divina dei Testimoni di Geova. Avervi partecipato quale missionaria, riconosciuta come uno dei “segni e meraviglie” insieme a quella grande folla di ‘cose desiderabili delle nazioni’ (fra cui la mia zelante sorella carnale); esser stata ospitata nella casa di una persona con la quale ebbi il piacere di studiare subito dopo il mio arrivo a Colón e che, sposatasi, si trasferì a New York, ed ora è molto attiva nel ministero teocratico; aver accettato la volontà divina e imparato di più al riguardo, tutto ciò mi fa pronunciare una frase detta dal re Davide tanto tempo fa: Geova, “tu coroni de’ tuoi beni l’annata”. — Sal. 65:11, VR.

Subito dopo l’Assemblea tornai nel Panama; e mentre l’aereo atterrava lentamente ringraziai Geova di avermi fatta tornare sana e salva nel più caro luogo che vi sia per me sulla terra, il mio territorio, per continuare a perseguire lo scopo della mia vita. Quando comincerete a perseguire il vostro?

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