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  • Andammo a servire dove il bisogno è grande

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  • Andammo a servire dove il bisogno è grande
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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  • IN VIAGGIO PER L’ESTREMO ORIENTE
  • SCALO A SINGAPORE
  • SERVIZIO IN SARAWAK
  • Annuario dei testimoni di Geova 1986
    Annuario dei Testimoni di Geova del 1986
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/2 pp. 108-112

Andammo a servire dove il bisogno è grande

GLI ARTICOLI de La Torre di Guardia intitolati “Lo scopo della mia vita” sono sempre stati per me una grande fonte di stimolo e incoraggiamento. Leggendo del progresso compiuto nella verità da questi fratelli e da queste sorelle, del loro coraggio nel superare gli ostacoli e della loro perseveranza nel perseguire lo scopo della loro vita, ho provato gioia condividendo le loro esperienze. Ma non apprezzai pienamente l’intima gioia che si prova in quest’opera finché non intrapresi personalmente il servizio dove il bisogno è grande. Lasciate che ve lo narri.

Dopo avere ascoltato il vigoroso discorso del congresso “Servite dove il bisogno è grande”, cui fece seguito la lettera della Società del 10 settembre 1957, inviata a tutte le congregazioni, compresa quella dove mi trovavo io nel Canada, cominciai a pensare seriamente di espandere il mio ministero. Benché in questo tempo mi sposassi, questo non m’impedì di desiderare più grandi campi di servizio.

Prima di tutto, dovevamo determinare dove vi era più grande bisogno, e tutti i momenti liberi di veglia li dedicammo alla considerazione dei rapporti dell’Annuario (solo in inglese) e dei numeri de La Torre di Guardia e di Svegliatevi! per non menzionare molte ore di colazione trascorse in biblioteche e in altri centri d’informazione. Dopo avere scelto tre Paesi, come era stato suggerito, facemmo conoscere le nostre intenzioni all’ufficio filiale. Immediatamente giunse la risposta, con molte informazioni utili, compresi i nomi di ditte dalle quali si poteva ottenere lavoro.

Giorni e settimane volarono e il nostro mucchio di corrispondenza divenne sempre più grande. Il nostro entusiasmo fu messo a dura prova e il nostro spirito ebbe alti e bassi mentre ricevevamo le risposte: “Non vi è nessuna possibilità”; “Le vostre capacità non sono adatte”; “Vi suggeriamo di rimanere dove siete”. Quantunque avessimo più volte delle delusioni, la nostra determinazione si fece ancor più ferma.

Satana usò altri mezzi, inoltre, per impedirci di espandere il nostro servizio a Geova. Quando cominciai a pensare di servire dove il bisogno è grande, il mio datore di lavoro, che in quel tempo non sapeva niente dei miei piani, mi offrì uno speciale corso di addestramento che mi avrebbe fatto avere una promozione, un aumento di salario e un futuro sicuro nel mondo del lavoro. Era un’offerta tentatrice, ma io ero risoluto nella mia determinazione di servire Geova dove era più necessario, perciò gentilmente ma fermamente gli dissi perché non potevo accettare. Egli cercò di convincermi che rigettavo un meraviglioso futuro. Comunque, dopo aver spiegato perché il ministero era la sola carriera meritoria e degna d’essere scelta, terminai la conversazione presentando le mie dimissioni che avrebbero avuto corso dopo sei mesi. Fu una splendida opportunità di testimoniare a quelli con i quali ero stato insieme nel lavoro per i trascorsi vent’anni.

Nel frattempo la nostra mèta era stata determinata: Sarawak, una grande isola dell’Estremo Oriente dove due missionari avevano stabilito una piccolissima congregazione; certamente questo era un luogo dove il bisogno d’assistenza era grande. Fino ad allora non era stato definito niente riguardo al lavoro, ma eravamo certi che il piccolo guadagno che avevamo, più i nostri risparmi, ci avrebbero permesso di rimanere all’estero almeno un anno; e con l’aiuto di Geova si sarebbe potuto far molto in tale tempo.

Mentre facevamo i nostri piani, una sorella vedova, benché non fosse giovane ma “ardente nello spirito” e con dodici anni di esperienza di pioniera, espresse il desiderio di servire in un campo estero. Ella pensava che questa porta le fosse chiusa, poiché aveva superato l’età dell’ammissione a Galaad. Potete immaginare la sua gioia quando fu invitata a venire con noi. I piani finali furono fatti senza ulteriore ritardo.

IN VIAGGIO PER L’ESTREMO ORIENTE

Il 16 ottobre 1958 sorse luminoso e sereno sulla città di New York, noi lo sappiamo, perché eravamo troppo eccitati per dormire! Terminata la colazione, ci dirigemmo verso la sponda di Brooklyn. Presso la nave vi era il normale andirivieni che precede la partenza. Alle ore diciassette fu tolto l’ultimo ormeggio, e il nostro viaggio ebbe inizio. Fu difficile lasciare famiglia e amici, ma, salendo sulla nave, noi andavamo a servire dove il bisogno era più grande, in Estremo Oriente.

I primi giorni di mare li trascorremmo riposandoci dopo le frettolose occupazioni della nostra partenza, facendo conoscenza con gli altri otto passeggeri e lottando contro il mal di mare. Il primo porto a cui facemmo scalo fu Alessandria, in Egitto. La nave dovette sostare per circa ventiquattro ore, quindi tutti i passeggeri si prepararono per scendere a terra. La maggioranza andavano a visitare la città, ma noi eravamo più ansiosi della compagnia dei nostri fratelli spirituali, e il nostro desiderio era di vederli nel breve tempo disponibile.

Quando la nave attraccò al molo in quella luminosa mattina di domenica, noi eravamo fermi al parapetto del ponte di coperta pronti a sbarcare. Dopo la verifica della Dogana corremmo al più vicino telefono. Come fummo grati di poter parlare col servitore di filiale! Col suo aiuto fummo subito alla Sala del Regno. La scritta della Sala del Regno, benché in sconosciuto arabo, fu facilmente riconoscibile e per noi significava “Benvenuti”. Suonato il campanello della porta, fummo caldamente accolti dal servitore di città e da altri che erano occupati nella preparazione del palco per la prossima assemblea.

Che gioia provammo facendo conoscenza con questi fratelli di molti e diversi gruppi nazionali le cui vigorose strette di mano e i cui cordiali sorrisi superavano tanto facilmente la barriera della lingua! Nulla poteva dissuaderli dal mostrare la più calda ospitalità. Facemmo colazione a casa di una sorella, dove provammo per la prima volta alcuni deliziosi cibi egiziani. Dopo essere stati in compagnia di questa famiglia teocratica, fummo condotti a vedere alcuni bei giardini e altre interessanti vedute della città. Tornammo alla Sala del Regno in tempo per il regolare studio de La Torre di Guardia, che viene tenuto in tre lingue: greco, arabo e francese. Avendo fatto servizio a Montreal, conoscevamo un po’ il francese e potemmo seguire lo studio in tale lingua. Sia prima che dopo lo studio ci unimmo ai più di 120 fratelli presenti. Non potemmo fare a meno di notare che non solo arrivano per tempo ma vi giungono mezz’ora prima e rimangono a lungo dopo essere stati in compagnia con i loro fratelli. Dopo aver cenato con comodo insieme a un gruppo di amici, ci avviammo per tornare alla nave. È difficile trovare le parole per descrivere l’edificante effetto di questa breve associazione. Questa fu una delle numerose benedizioni che abbiamo avute a causa del nostro desiderio di servire dove il bisogno era più grande.

Partiti da Alessandria, facemmo brevi soste a Porto Said e a Suez prima di entrare nel Mar Rosso, attraverso il quale Mosè condusse gli Israeliti. A Gidda, in Arabia, vedemmo i pellegrini musulmani in viaggio verso La Mecca, dove vanno almeno una volta nella loro vita. A Porto Sudan erano i Sudanesi con i loro capelli a forma di cespugli filacciosi. Dopo una breve sosta ad Aden, arroccata su un promontorio, ci dirigemmo verso Oriente solcando l’Oceano Indiano.

SCALO A SINGAPORE

Il viaggio s’avvicinava rapidamente al termine. Il rumore della catena dell’ancora che veniva calata in mare si era appena spento quando un gruppo di fratelli di Singapore salirono a bordo della nave per salutarci. Come fummo contenti di rinnovare la nostra conoscenza col servitore di filiale e con la moglie, che avevamo conosciuti a New York all’“Assemblea Nazionale ‘Volontà Divina’”, e i caldi saluti dei nostri fratelli e sorelle cinesi ci fecero sentire immediatamente come a casa nostra! Mani volenterose afferrarono il nostro bagaglio e in breve tempo i nostri piedi poggiarono saldamente a terra dopo un mese trascorso in mare.

Per la durata della nostra permanenza, non solo dimorammo ma fummo assorbiti nella famiglia di una sorella locale. Come furono gentili e amorevoli! Non dimenticherò mai i volti inquieti delle sorelle che quella sera rivolgevano durante la cena gli sguardi alla volta della stanza, mentre piccole creature simili a lucertole correvano intorno alle luci durante il banchetto di insetti. Presto comprendemmo di quale aiuto fossero e li accettammo quale parte della casa dell’Estremo Oriente.

I giorni furono veramente occupati mentre godevamo i nostri privilegi di servizio e comprendevamo il grande bisogno di proclamatori maturi per aver cura delle numerose persone di buona volontà. Voi potrete meglio capire il senso di urgenza che sentivamo se vi dico che, invece di fare rapporto delle normali settantacinque ore quali pionieri temporanei per due settimane, dedicammo 120 ore al servizio di campo, oltre a trascorrere molto tempo nella preparazione della prossima assemblea di distretto.

Il vincolo di amore che ci univa ai nostri fratelli e sorelle crebbe sempre più finché divenne come se li avessimo sempre conosciuti per tutta la nostra vita. Finita l’assemblea, venne il tempo di partire di nuovo per Sarawak. Dopo un’ultima riunione con i nostri fratelli, cominciammo l’ultimo tratto del nostro viaggio. Qualsiasi esitazione che avremmo potuto provare in precedenza era scomparsa da molto tempo e, spiritualmente rafforzati dall’assemblea teocratica, desideravamo ardentemente ricevere i privilegi che ci attendevano.

SERVIZIO IN SARAWAK

Potemmo trovare una comoda abitazione poco dopo l’arrivo, e dopo alcuni giorni mentre univamo le nostre forze ai due entusiastici missionari, cominciammo a provare la gioia di testimoniare in un territorio in gran parte vergine. Raffiguratevi, se volete, la scena di persone che chiedono di Geova. Oscure teste accennano con approvazione mentre si dà la risposta scritturale; sorrisi di apprezzamento illuminano i loro volti, e prontamente essi accettano la letteratura biblica.

Avevamo sentito parlare dei rovesci tropicali, ma bisogna provarli per comprenderli. Una sera, nel mezzo di un fitto rovescio di pioggia, c’incamminammo dopo il calar delle tenebre, per partecipare ad uno studio biblico con una famiglia, e all’arrivo trovammo che si poteva giungere alla casa solo camminando su un passaggio di tavole lungo 140 metri. Con una pila tascabile in una mano, l’ombrello nell’altra, e tenendo la borsa sotto un braccio, avanzammo verso la casa. Dopo un piacevole studio illuminato dalla fiamma di una rotta lampada ad olio, resa tremula dal soffio del vento, furono fatte molte altre domande bibliche, alle quali rispondemmo prima di andar via. Fuori pioveva ancora e si erano formati piccoli laghetti. Partendo ci togliemmo le scarpe e le calze, rimboccammo i pantaloni o la gonna quanto più potemmo e ci avviammo sul passaggio di tavole ora sommerso diretti verso la strada.

Più lavoravamo fra i nostri vicini più li capivamo e li amavamo. La letteratura si distribuiva facilmente, e dopo breve tempo vi furono poche famiglie della nostra immediata zona che non ne avessero. Anche gli studi si potevano iniziare con facilità, molti alla prima visita. Proiettammo i film della Società in sale, case private, ospedali e perfino in un lebbrosario, con una media di cento spettatori a ciascuna delle tredici proiezioni. I risultati furono presto evidenti. I partecipanti allo studio de La Torre di Guardia salirono da sei a dieci e a dodici, e quando cominciò un regolare programma di adunanze pubbliche i presenti salirono a quindici, con massimi di venti o più, tutto questo in meno di sei mesi.

Un missionario ricevette una lettera da una studentessa cinese alla quale aveva fatto impressione ciò che aveva visto in un film della Società. Benché i suoi genitori fossero buddisti, ella si sentiva ‘attratta dalla “buona notizia” e desiderava avere maggiori informazioni’, ella spiegò. Si dispose di tenere presto uno studio e in breve tempo questa adolescente frequentava le adunanze e partecipava regolarmente al servizio di campo, in cui poteva offrire valido aiuto per comunicare con i residenti di lingua cinese.

In un altro studio biblico a domicilio un amico del padrone di casa venne a fargli visita e, invitato a partecipare, fu molto ben disposto. Quantunque lo studio originale fosse interrotto, questo affamato di verità perseverò e, prima ancora che terminasse lo studio dell’opuscolo, cominciò a frequentare lo studio de La Torre di Guardia e a far commenti, sebbene questo significasse un viaggio di andata e ritorno in bicicletta di ventidue chilometri col sole ardente o con la pioggia torrenziale.

Naturalmente, la nostra attività non fu trascurata dalle altre missioni religiose, particolarmente quando molti loro studenti si rivolsero a noi per avere la risposta alle loro domande bibliche. Fu iniziata una campagna di intimidazione. Mentre alcuni smisero di studiare, altri si mantennero saldi. Si fece quindi pressione sugli elementi politici e il nostro visto fu annullato. Facemmo domanda perché la nostra questione fosse considerata di nuovo, ma la nostra domanda trovò orecchie sorde. Fummo costretti a lasciare l’assegnazione della nostra isola.

Mentre la nave si allontanava dal porto, molti degli amici che avevamo trovati da poco tempo erano presenti per esprimerci il loro amorevole apprezzamento per l’aiuto che era stato loro dato. Le nostre preghiere sono state lunghe e ardenti in loro favore, e Geova non li ha dimenticati. Per posta abbiamo appreso che i più forti stanno facendo molto per aiutare altri, e lo studio de La Torre di Guardia si tiene regolarmente. Nonostante gli sforzi dei falsi pastori per opporsi alla volontà divina, il braccio di Geova non è divenuto corto, e quelli che continuano a seguire il Giusto Pastore otterranno la vita nel nuovo mondo.

Nonostante che fossimo costretti a partire da Sarawak insieme alla nostra figliuoletta di tre mesi, nata poco dopo il nostro arrivo, il nostro desiderio di servire dove il bisogno è grande non era diminuito. Milioni di altre persone abitano in questa parte del mondo; pensavamo di poterci dimorare anche noi. Noi desideriamo essere dove vi è il massimo bisogno d’aiuto. Presto ci fu offerta la possibilità di entrare in un altro Paese, la Federazione Malese.

Sin dal nostro arrivo in questa nuova assegnazione ci è stato dato il privilegio di pionieri speciali e noi ne siamo grati. Ora siamo nel secondo anno di servizio in campo estero e dedicandoci al ministero abbiamo trovato protezione dagli stessi e reali pericoli del materialismo e dagli altri mali del mondo di Satana. La nostra piccola entrata e i nostri risparmi sono stati come i pani e i pesci che Gesù usò per cibare la moltitudine; noi abbiamo abbastanza per sostenerci. Come Geova ci ha riccamente benedetti! Come siamo felici d’aver accettato il Suo invito di servire dove il bisogno è grande! — Da un nostro collaboratore.

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