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  • Potete addossarvi la colpa?

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  • Potete addossarvi la colpa?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
w66 1/6 pp. 323-325

Potete addossarvi la colpa?

LA MANCANZA di addossarsi la colpa è una debolezza antica come la razza umana. Ma per quanto gli uomini siano inclini a sottrarsi alla colpa, non c’è nulla che raccomandi di cercar di sottrarsi alla giusta colpa. Non è né onesto né amorevole; e né saggio, poiché, come per tutte le condotte basate sull’imprevidente interesse personale, i suoi vantaggi sono di breve durata e superati dagli svantaggi.

Prendete, per esempio, il primo uomo, Adamo. Quando fu chiamato a render conto al suo Fattore e Benefattore, il Supremo Giudice dell’universo, egli incolpò rudemente Eva: “È lei che m’ha dato del frutto dell’albero, e io n’ho mangiato”. (Gen. 3:12, VR) Come fu poco amorevole scaricare la colpa sulla moglie anziché ammettere semplicemente che aveva mangiato!

Cercò persino di scaricare la colpa su Dio, dicendo: “La donna che tu m’hai messa accanto, è lei che m’ha dato del frutto”. In altre parole: ‘Che cosa ti puoi aspettare? Tu mi hai dato questa donna; tu sei da incolpare, non io’. Dimenticato era ora il lungo tempo in cui aveva cercato invano una compagna tra gli animali inferiori; dimenticata era ora anche la grande gioia che aveva provata quando Eva gli era stata presentata la prima volta ed egli aveva esclamato: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne”! — Gen. 2:18–3:12, VR.

Poiché Adamo diede un esempio così cattivo, non è sorprendente che Eva non si addossasse la propria colpa ma cercasse di scaricarla sul serpente che le aveva parlato. Ma la sua mancanza e quella di Adamo di addossarsi la colpa li esonerò forse dalle conseguenze della loro disubbidienza? Ottennero con ciò misericordia? Come poteva Dio mostrar loro misericordia quando essi non mostravano nessun segno di pentimento, nessun segno di dolore o dispiacere per aver violato la legge di Dio? — Gen. 3:13-19.

In considerazione del cattivo principio dei nostri primi genitori nel non volersi addossare la colpa, non è affatto sorprendente che la loro progenie sia stata incline a seguire una condotta simile. Infatti, questa è una delle caratteristiche del nostro tempo. Tra i notevoli esempi del nostro giorno della mancanza di addossarsi la colpa vi è quello relativo alla delinquenza minorile. I genitori hanno la tendenza a incolpare le scuole, la polizia, i tempi in cui viviamo; ed è vero che tutti meritano una parte di colpa. Ma la maggiore responsabilità grava sui genitori dei giovani delinquenti, poiché non ci dice la Parola di Dio: “Inculca al fanciullo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà”? — Prov. 22:6, VR.

A sostegno di questa posizione scritturale si sono espresse tre autorità di polizia scandinave: J. Westlin, vicecommissario di polizia in Svezia, Alsnaes Anderson, vicecommissario di polizia in Danimarca, e John Gjerde, capo di polizia in Norvegia. Quando fu loro chiesto chi, secondo loro, fosse da incolpare per il comportamento da delinquenti dei giovani, essi risposero tutti senza esitazione: “I genitori”. Secondo loro: “Poiché le scuole non hanno più il diritto legale di mantenere l’ordine [impartire punizione corporale], la responsabilità grava sui genitori”.

Ovviamente, dato questo stato di cose, come possono i genitori aspettarsi un miglioramento se rifiutano di addossarsi la colpa e far qualche cosa in merito? Se i figli sono inclini alla delinquenza, dovrebbero fare un esame di coscienza e vedere dove hanno mancato di dare ai figli del loro tempo, del loro amore e la disciplina necessaria.

Non che i giovani delinquenti siano senza colpa. Niente affatto! Molti di loro sanno ciò che è bene e ciò che è male. Almeno sanno come vorrebbero essere trattati, e la semplice logica indica che dovrebbero trattare gli altri allo stesso modo. No, i giovani delinquenti non possono scaricare tutta la colpa sui genitori. Essi possono prefiggersi fini meritevoli, possono rifiutare di far parte di una banda risoluta a far del male, possono evitare di abusare dell’amore dei genitori disciplinandosi e mostrare così che apprezzano il debito di gratitudine che hanno verso i genitori per averli messi al mondo e aver provveduto loro le cose necessarie.

Un altro caso appropriato è la controversia razziale. Oggi c’è molta violenta agitazione in molti paesi a causa delle ingiustizie della discriminazione. Ma la colpa è interamente dell’altra persona? Non secondo il Sig. F —, che, sebbene fosse allevato in povertà, si dice abbia “raggiunto un grado di successo negli affari conseguito da pochissimi uomini, bianchi o negri”. Egli indica che quelli nei riguardi dei quali è usata discriminazione hanno anche responsabilità di fare ciò che possono per migliorare la loro sorte e non possono seguire la via più facile.

Si applica lo stesso principio alle cose di ogni giorno. Abbiamo agito poco saggiamente, con negligenza, con egoismo, e quindi dobbiamo rendere conto? Addossiamoci dunque la colpa. È molto più probabile che riceviamo un trattamento giusto e misericordioso quando ammettiamo apertamente la nostra mancanza e ce ne addossiamo la colpa che se cerchiamo di sottrarci ad essa. Infatti, se ammettiamo francamente una mancanza suscitiamo rispetto verso di noi. Questo attesta la nostra onestà e il fatto che amiamo il prossimo come noi stessi.

Essendo disposti ad addossarci la colpa, mostriamo un’altra eccellente qualità, quella della modestia. Chi non fa sbagli? Chi non pecca? La Bibbia risponde: “Non v’è uomo che non pecchi”. (1 Re 8:46, VR) La verità è che l’addossarsi la colpa rivela più probabilmente la modestia di una persona che non il modo in cui essa riceve la lode. È facile apparire modesti quando siamo lodati, ma quando siamo rimproverati è più probabile che riveliamo se siamo veramente modesti. Se siamo modesti non saremo ansiosi di giustificarci ma saremo pronti ad ammettere dove siamo venuti meno. Per di più, per amore della pace talvolta può anche essere consigliabile addossarci la colpa per qualcosa che non abbiamo fatto, purché non si tratti di qualche grande controversia o principio.

Quando ci addossiamo la colpa dei nostri errori, questo ha un salutare effetto su di noi. Ci rafforza a fare il bene e ci fa avere rispetto verso noi stessi. E inoltre, possiamo evitare che sia incolpato un innocente; riceviamo una lezione che può aiutarci ad evitare di rifare lo stesso sbaglio, e, soprattutto, mostriamo di preoccuparci più di ciò che Dio pensa di noi che di ciò che pensa l’uomo. Veramente, la prontezza ad addossarsi la colpa è del tutto raccomandabile!

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