Geova mi ha dato santa gioia
Narrato da Babette Herrlinger
LA GIOIA è stata l’ininterrotto tema della mia vita di servizio con l’organizzazione di Geova. I miei sentimenti di gioia sono ben espressi nel cantico Numero 101 del libretto dei cantici inglese ‘Cantate e accompagnatevi con musica nei vostri cuori’, cantico intitolato “La nostra santa gioia”. E ora, con l’aiuto e lo spirito di Geova, vorrei narrarvi come Geova mi ha dato santa gioia. — Isa. 65:14; Filip. 4:4.
Nacqui nel 1894 ad Altenstadt bei Geislingen a/d Steige, ora chiamata semplicemente Geislingen an der Steige, Germania. Ero una bambina felice, e i miei genitori erano felici come gli altri intorno a loro, sebbene non avessero una vera speranza biblica. Nei limiti delle loro possibilità, insegnarono a noi tre ragazze e quattro ragazzi a fare ciò ch’era giusto e a lavorare strenuamente. Tuttavia, nella mia vita mancava qualcosa. Non conoscevo realmente Dio. Avevamo una certa felicità, ma non era la “pace di Dio che sorpassa ogni pensiero”. Questa era la gioia che volevo. — Filip. 4:7.
Nell’anno 1913 andai a Zurigo, in Svizzera, a lavorare per mia zia che gestiva un forno. Un anno dopo, scoppiò la prima guerra mondiale. Tre miei fratelli dovettero andare in guerra. Quella fu una triste esperienza. Ora avevo bisogno di qualcosa di più che dell’educazione di una famiglia felice per sostenermi. Avevo bisogno di qualcosa che solo Dio può dare: qualità spirituali che mi aiutassero ad affrontare quest’èra di morte e dolore. Le religioni che conoscevo non offrivano nessuna reale speranza né gioia. La domenica cercavo luoghi solitari nei boschi per meditare e pregare. Non conoscevo Dio col suo nome Geova a quel tempo, ma sapevo che egli era la sola sicura fonte di gioia. Ero molto simile all’eunuco etiope di cui ci parla la Bibbia, un uomo che leggeva le Scritture ma aveva bisogno di guida per ottenere il corretto intendimento. (Atti 8:30, 31) Geova conosceva il mio problema e cominciò a esaudire le mie preghiere.
Nel 1914 una testimone di Geova (allora chiamati “Studenti Biblici”) venne nel negozio a comprare il pane. Non mi rendevo conto che ella aveva il più importante “pane della vita” che io desideravo. (Giov. 6:31, 35) Ella parlò del regno di Dio, e, sebbene mia zia non mostrasse interesse, io ascoltai ansiosamente. Era così diverso, così logico, così rinfrescante! La invitai a entrare in cucina.
Ricorderò sempre con quanta pazienza e gentilezza ella spiegò questa meravigliosa promessa biblica: “Ed egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. (Riv. 21:4) Come poteva avvenire questo? Chiesi dove potevo imparare di più intorno a tali cose. Ella mi invitò alle regolari adunanze dei Testimoni.
GIOIA MEDIANTE LE ADUNANZE
Come fu preziosa quella prima adunanza! Quale gioia provai lì! Lì alla Sala d’Assemblea c’era la vera associazione cristiana di cui avevo sentito la mancanza. Come ha ragione la Bibbia consigliando ai veri cristiani di radunarsi insieme! (Ebr. 10:25) Fui così profondamente colpita che da allora in poi mi prefissi la meta di assistere immancabilmente alle adunanze ogni settimana. Senza adunanze non potevo ottenere vera, santa gioia.
Man mano che si progredisce verso la maturità, la gioia raggiunge nuove vette. In quei giorni, come oggi, le adunanze erano veramente utili. Studiavamo pubblicazioni come I tre mondi, Le ombre del tabernacolo e Studi sulle Scritture (inglese). La mia santa gioia crebbe fino al punto di nutrire la speranza di essere un giorno con Geova e il suo diletto Figlio nel regno celeste. Dedicai la mia vita a Geova, essendo battezzata per simboleggiarlo.
Non molto tempo fa, mentre sedevo nella nostra Sala del Regno qui alla Betel di Brooklyn e guardavo il film “Dio non può mentire”, la mia mente riandò ai giorni in cui era popolare un altro film, il “Fotodramma della creazione”. Volevo che tutti vedessero e udissero quel Dramma. Insieme a una delle mie sorelle cristiane scrissi alla Società Torre di Guardia per disporre che si tenessero le proiezioni a Geislingen. Coloro che vennero furono grandemente benedetti e la mia gioia crebbe vedendo un certo accresciuto interesse nella mia città natale. Oggi v’è un’attiva congregazione di settantacinque Testimoni a Geislingen, e anche ora ricevo lettere secondo cui le persone anziane del territorio ricordano ancora i primi sforzi che feci tra loro.
Anche le assemblee sono state fonte di grande gioia. Nel 1922, per esempio, assistetti a un’assemblea a Stoccarda, in Germania, dove il discorso principale ci esortò ad ‘annunciare, annunciare, annunciare il Re e il suo Regno’. Quelli di noi che eravamo impegnati nell’opera del Regno da molti anni apprendemmo che non saremmo ancora ‘andati a casa’ nel regno celeste per essere col nostro Signore Gesù Cristo. No, non ancora! C’era dell’altro lavoro per noi proprio qui sulla terra.
Con gioia continuai a partecipare alla predicazione del Regno, sebbene non senza opposizione. Satana il Diavolo si dava da fare per seminare cattivo seme fra i fedeli servitori di Geova. Cominciava a manifestarsi una classe dello “schiavo malvagio”. (Matt. 24:48-51) Sapevo che stava accadendo qualcosa nella congregazione. Come una delle “pecore” di Dio volevo essere guidata correttamente ed evitare coloro che avevano mire egoistiche sul gregge di Dio. Come fui felice quando le cose furono chiarite da J. F. Rutherford, presidente della Società Torre di Guardia, in un discorso all’assemblea di Basilea nel 1926. Una settimana dopo egli parlò al nostro piccolo gruppo di Zurigo, incoraggiandoci ad attenerci lealmente all’organizzazione di Geova. Ora sapevamo quale strada prendere. Geova ci conduceva verso maggiori gioie e privilegi nel suo servizio.
GIOIA DEL SERVIZIO ALLA BETEL
Sapevo che l’opera di testimonianza mondiale doveva essere compiuta e io volevo essere più vicina alla sede centrale dell’organizzazione terrestre di Geova, per cui decisi di andare in America. Arrivò il giorno della partenza. Lasciai i miei più cari amici a Zurigo e nel settembre del 1926 arrivai a New York. Pochi mesi dopo presentai la domanda per il servizio alla Betel. Oggi la maggioranza dei giovani che sono idonei vengono chiamati alla Betel nel giro di qualche mese dopo aver presentato la domanda. Io dovetti aspettare dieci anni. Questo m’indusse realmente a chiedermi se era la volontà di Geova. Ma attesi. Ero decisa a svolgere gioiosamente il lavoro in cui ero impegnata nel frattempo.
Non mi venne mai in mente di tornare in Svizzera. Sapevo che se era volontà di Geova ch’io intraprendessi il servizio alla Betel, al tempo dovuto sarei stata chiamata. Continuai a menzionare la cosa in preghiera, e mentre attendevo avevo molte cose da imparare nella predicazione della buona notizia del suo regno.
Quando un servitore di Geova attende abbastanza a lungo la sua benedizione, ebbene, quando la benedizione arriva, si ha l’impressione di provare una gioia straordinaria. Questo è ciò che accadde a me. Immaginate la grande gioia che provai quando ricevetti dal fratello Rutherford la lettera lungamente attesa che mi invitava a divenire membro della famiglia Betel! Non c’è posto migliore della Betel. Me ne sono resa conto pienamente nei trentadue anni che ho trascorsi in questo meraviglioso luogo.
Alla Betel cominciai una nuova vita. Sapevo che come donna dovevo servire Dio umilmente e accettai nel mio cuore di fare qualunque cosa Geova stabilisse per me mediante la sua organizzazione. Mi furono assegnati dei lavori domestici, dovendo aver cura di tredici stanze. Ecco qualche cosa che una massaia normalmente non deve fare: ventisei letti ogni mattina! Dovevo inoltre pulire pavimenti, lavare i vetri delle finestre, spolverare, lavare lavandini e specchi, pulire i tappeti con l’aspirapolvere e tener puliti i gabinetti.
Apparentemente questo potrebbe sembrare un semplice, comune, duro lavoro. Non è così alla Betel! Ho imparato ad affrontare ciascuna giornata con il felice pensiero che faccio qualcosa per i miei fratelli qui. Tornando a casa dopo una dura giornata di lavoro nello stabilimento o nell’ufficio non apprezzerebbero di trovare una stanza disordinata e i letti disfatti. No, si prova un senso di soddisfazione facendo questo lavoro. Anche il vedere le cose ordinate e pulite reca gioia e soddisfazione.
Ho ricevuto molte espressioni di apprezzamento dai fratelli le cui stanze ho avuto il privilegio di pulire. La persona che sbriga queste faccende domestiche stabilisce una certa, piacevole relazione con gli occupanti di una stanza, anche se non li vede spesso. Era sempre una gioia sapere che tali servizi erano apprezzati. In effetti ho riscontrato che si può fare questo lavoro con arte, provando gioia nel sistemare diversamente piccole cose in una stanza ogni settimana.
Comunque, col passare del tempo s’invecchia, e con l’età vengono i problemi. Rammento di aver provato che non potevo continuare il lavoro. Ma allora feci una franca conversazione con una anziana sorella cristiana della nostra diletta famiglia. Non dimenticherò mai quella conversazione. Mi aprì gli occhi ad altre fonti di gioia; per esempio, la gioia di confidare in Geova perché dia forza per ogni nuovo giorno. Quando siamo giovani abbiamo la tendenza a trascurare il bisogno di questa specie di fiducia. Abbiamo già la forza fisica. Ma quando invecchiamo, il nostro bisogno è evidente, i nostri problemi assumono un nuovo aspetto, e questo ci spinge ad avvicinarci più di sovente a Geova in preghiera. Imparai dunque a pregare spesso per avere forza, mentre imparai nello stesso tempo a fare le cose in modo più efficiente. Dopo tutto, gli attori, anche nella vecchiaia, spesso migliorano la loro arte, sebbene le loro facoltà non siano così deste. Noi pure, nel servizio di Geova — più prezioso di tutte le arti — possiamo sforzarci di divenire efficienti anche nella vecchiaia.
GIOIA D’ESSER NUBILE NELL’ETÀ AVANZATA
Ripensando ai miei anni di servizio alla Betel, sono grata del prezioso addestramento ricevuto qui. L’insieme di tante diverse personalità, tutte dedicate a Geova e tutte riunite in un luogo con le loro imperfezioni, le loro varie abitudini e interessanti usanze, è per certo un grande campo di addestramento. In ogni aspetto della vita ho imparato che non sono così brava come una volta pensavo d’essere. La Betel mi ha insegnato a essere umile, quella qualità così preziosa agli occhi di Dio. (Giac. 4:6; 1 Piet. 3:4) Ho potuto acquistare pazienza, perseveranza, pace e gratitudine. Sono sorte situazioni che aiutano a valutare la propria umiltà e prontezza a condividere con gli altri. Prego Geova di continuare a modellarmi come vaso adatto per un uso onorevole nella sua casa.
C’è poi la benedizione dell’essere nubile. Ho scelto di rimanere nubile nel mio servizio a Geova. Mi sento mai sola? Niente affatto. In realtà, i miei momenti di solitudine sono fra i più preziosi. Posso comunicare con Geova in preghiera. Posso meditare e fare lo studio personale senza distrazione. E ogni volta che ho bisogno di compagnia, non devo far altro che andare nella stanza di qualche amica, sedermi nel bel giardino della Betel, o andare nella sala d’aspetto, dove spesso si può sentir suonare il pianoforte. L’essere nubile ha contribuito non poco alla mia gioia.
Il servizio alla Betel, inoltre, include incarichi presso una delle congregazioni locali. Tutti i membri della famiglia Betel hanno il privilegio di predicare di casa in casa, fare visite ulteriori a persone interessate, e tenere studi biblici con persone affamate e assetate di giustizia, tutto questo essendo associati all’una o all’altra delle 187 congregazioni dell’area di New York. Quando in principio venni qui c’era solo una congregazione a Brooklyn. È stata una vera gioia assistere alla meravigliosa crescita! Certo è stata l’opera del Signore!
Ho anche visto la costruzione di due nuove case Betel e di tre nuovi stabilimenti per produrre Bibbie e letteratura biblica. Anche mentre scrivo, dall’altra parte della strada sta prendendo forma un’altra casa Betel. Quale meravigliosa evidenza della prosperità che Geova dà al suo devoto popolo! Ho visto tutto questo. Che cos’altro si potrebbe chiedere?
Ho avuto anche il piacere di sapere della fenomenale espansione degli interessi del Regno nel paese della mia gioventù. Fra le moltitudini di persone in Germania che hanno ascoltato il messaggio del Regno e unito la loro sorte a quella degli adoratori di Dio c’è il figlio di quella mia zia di Zurigo. Egli e tutta la sua famiglia sono ora Testimoni, con mia grande gioia.
Ora ho settantaquattro anni. Considerando ogni cosa, sono in condizioni fisiche buone. Ripensando ai tre decenni e più del mio servizio alla Betel, sono costretta a lodare Geova per tutto ciò che mi ha dato, e soprattutto per la gioia. Posso ancora fare qualche lavoro domestico insieme ad altri compiti più leggeri nella casa Betel. Non ho rimpianti. Ho avuto il privilegio di ricevere qui istruzione divina. Sono stata testimone dell’evidente benedizione di Geova sul suo popolo in questi “ultimi giorni”. Questo è per me meraviglioso, soddisfacente, e ispira gioia. La vita è stata tutt’altro che monotona. È stata piena di cose buone. Ho imparato a rinnovare le mie forze confidando pienamente in Geova. Mi rallegro per la nuova musica che abbiamo, per la nuova letteratura, per il più profondo discernimento dei propositi di Geova. Il mio cuore è forte e gioioso.
Ho visto adempiersi sul popolo di Geova in tutto il mondo la sua grande promessa: “Ecco, i miei propri servitori si rallegreranno, . . . i miei propri servitori grideranno di gioia a causa della buona condizione del cuore”. (Isa. 65:13, 14) Con forte fiducia in Geova, quindi, continuerò sino alla fine del mio ministero terreno, confidando che mi aiuti a conservare, coltivare e migliorare la mia santa gioia!