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  • I sacerdoti dicono cosa non va nel celibato

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  • I sacerdoti dicono cosa non va nel celibato
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
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  • NON HA BASE SCRITTURALE
  • BASE ERRATA
  • CATTIVO FRUTTO
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Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
w70 15/12 pp. 743-745

I sacerdoti dicono cosa non va nel celibato

IL PAPA PAOLO VI dice che la legge ecclesiastica che proibisce ai sacerdoti di sposarsi è giusta. Egli la chiamò un “brillante gioiello”. In precedenza quest’anno aveva detto: “È felice, è bello, è cattolico. Dobbiamo conservarlo e difenderlo”.

Ma la maggioranza dei sacerdoti cattolici più giovani non sono d’accordo. In un’inchiesta, più dell’80 per cento d’essi voleva che la legge sul celibato fosse cambiata. Molti sacerdoti più anziani pure credono che la legge ecclesiastica sul celibato è sbagliata. Che cosa dicono che non va in proposito?

NON HA BASE SCRITTURALE

Molti sacerdoti cattolici fanno presto a indicare che la legge non è scritturale. Essa non è insegnata dalla Bibbia. La Bibbia descrive il celibato come un “dono”, e poiché le cose stanno così, argomentano i sacerdoti, la chiesa non ha il compito di renderlo obbligatorio.

Gesù Cristo disse: “Non tutti possono accettare questo insegnamento [in quanto al celibato], . . . Lo accetti chi può”. E l’apostolo Paolo, che fu egli stesso celibe, disse: “Vorrei che voi tutti foste come me; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio, uno in un modo, e uno in un altro”. — Matt. 19:11, 12; 1 Cor. 7:7, “Catholic Confraternity”.

Il sacerdote cattolico John A. O’Brien pure diede enfasi che queste dichiarazioni bibliche non sono rivolte a una specifica classe religiosa. Egli disse: “Né le parole di Cristo né quelle di S. Paolo son rivolte specificamente o esclusivamente a sacerdoti o a candidati di ordini sacri ma ai cristiani in genere. Esse semplicemente indicano che lo stato di non coniugato per amore del regno del cielo può essere un autentico modo di vivere cristiano”.

Il sacerdote O’Brien spiega quindi che le Scritture non proibiscono il matrimonio dei ministri, dicendo: “Scrivendo ai Corinti, [Paolo] dice: ‘Non abbiamo il diritto d’essere accompagnati da una moglie, come gli altri apostoli del Signore e Cefa?’ (1 Cor. 9:5) Mentre guné, la parola qui usata, può significare sia donna che moglie, il contesto, specialmente in riferimento a Cefa (Pietro), indica che qui il significato è più probabilmente moglie”.

Così, i sacerdoti comunemente indicano che il celibato era volontario, non obbligatorio, fra i primi cristiani. Il teologo cattolico Hans Küng nota: “Pietro e gli Apostoli erano, e rimasero, sposati anche nella piena attività quali discepoli di Gesù, e questo rimase il modello per i capi della comunità per molti secoli successivi”.

Non prima del 1139 E.V. la chiesa cattolica impose la legge sul celibato. Prima di ciò, molti papi stessi si sposarono. Infatti, il recente papa Giovanni XXIII disse: “Il celibato ecclesiastico non è un dogma. Le Scritture non lo impongono. È perfino facile fare un cambiamento. Io prendo la penna, firmo un decreto e, il giorno dopo, i sacerdoti che lo desiderano possono sposarsi”.

BASE ERRATA

I sacerdoti pure additano il pensiero erroneo che contribuì a far adottare dalla chiesa la legge sul celibato. Notano che il pensiero dei capi ecclesiastici era dominato dagli insegnamenti di “S.” Agostino, che visse dal 354 al 430. Quest’uomo è chiamato, da “The Catholic Encyclopedia”, “il più grande dei Padri [cattolici]”.

Agostino aveva scritto del matrimonio: “Penso che nulla volga la mente maschile dal sommo più delle blandizie femminili e di quel contatto dei corpi senza cui non si può aver moglie”.

Il teologo cattolico R. J. Bunnik indicò che tali vedute influirono, e ancora influiscono, sul pensiero cattolico. Egli dice che Agostino ha “non poca responsabilità per aver insinuato nella nostra cultura l’idea, ancora estesamente corrente, che il cristianesimo consideri la sessualità come qualche cosa in particolar modo macchiata di male”.

Ma che cosa indusse Agostino a degradare il matrimonio e il sesso? I sacerdoti come John O’Brien dicono che fu il fatto che Agostino aveva vissuto con una ragazza fuori del vincolo coniugale per circa undici anni. Inoltre, l’insegnante di legge cattolica John T. Noonan osserva: “Avendo avuto questa peccaminosa esperienza di rapporti sessuali in una unione quasi permanente, Agostino credeva che nell’atto dei rapporti stessi non ci fosse nulla di razionale, spirituale, sacramentale”. — “Why Priests Leave” (1969).

I sacerdoti dicono dunque che la legge sul celibato si fonda su una base errata. Il pensiero antiscritturale ed erroneo sul sesso e sul matrimonio contribuì a farlo adottare.

CATTIVO FRUTTO

Non dovrebbe quindi essere sorprendente che una legge antiscritturale fondata su una base errata portasse cattivo frutto. Molti sacerdoti additano questo frutto quando affermano ciò che è errato nel celibato imposto. Essi notano che la chiesa cattolica permette, e perfino condona, gravi errori di sacerdoti, finché i sacerdoti non si sposano.

Edward Frank Henriques prestò servizio come sacerdote cattolico per sedici anni prima di sposarsi e lasciare il sacerdozio. Egli osserva:

“Non è significativo che la Legge Canonica non imponga nessuna punizione di alcun genere per quelle deviazioni extraparrocchiali come fornicazione, adulterio, sodomia, flagrante promiscuità, o qualsiasi altra forma di aberrazione sessuale del clero, nemmeno per il concubinato continuato e prolungato, ma solo per ‘aver commesso’ il matrimonio? Questo è il delitto imperdonabile. Quante volte ho udito sacerdoti dire — e per vergogna, ho detto io stesso — fa quello che vuoi, ma non la sposare!”

Joseph Blenkinsopp, che rese servizio in maniera preminente come erudito cattolico, contribuendo alla “Bibbia di Gerusalemme” e al “Commentario della Bibbia di Gerolamo”, additò comuni esempi di condotta errata. Egli disse:

“Ho conosciuto personalmente sacerdoti nel lavoro parrocchiale in un paese dell’America Latina che regolarmente prendevano ragazze per la fine di settimana ma non si sarebbero sognati di rinunciare alla pratica del loro ministero. Ricordo che uno di essi razionalizzava splendidamente ma si sorprese quando chiesi quale effetto questo avesse sulle ragazze indiane in questione. . . .

“Sembra chiaro non solo dalla recente esperienza ma dall’intera storia della Chiesa che il ‘dono’ del celibato si verifichi molto più raramente di quanto le dichiarazioni ufficiali sembrino presupporre”.

Questa è l’ammissione di quelli più vicini alla situazione. Per esempio, il sacerdote cattolico Peter Riga ha prestato servizio come professore di teologia al Notre Dame e ha insegnato nel St. Mary’s College di California. Egli ammette che le trasgressioni sessuali di quelli dediti a una vita di celibato sono “massive”, e non poche come ufficialmente si rappresenta. Indicando la disonestà di incaricati ecclesiastici che glorificano le virtù del celibato imposto, egli spiega:

“L’onestà richiederebbe un’evidenza che controbilanciasse gli innumerevoli membri del clero i quali sistematicamente han risolto le loro difficoltà in questo campo che va dall’aperto concubinato al matrimonio legale, alle mantenute, alle amanti e agli appuntamenti platonici. E non includeremo noi le diluite forme di omosessualità e altre forme di insane espressioni sessuali nei seminari e nelle case religiose, per cui è disponibile troppa deprimente evidenza? Che non si faccia pubblicità a questi estesi fenomeni e la lealtà del gregge comprensivo che cancella i casi individuali e li sottrae alla notorietà non è una scusa per ammucchiare verbali e non tener conto dell’evidenza contraria”. — “Married Priests and Married Nuns” (1968).

Trovandosi dinanzi a queste circostanze nella chiesa, che cosa fanno molti sacerdoti? Il sacerdote Riga indicò “le migliaia di casi di sacerdoti più coerenti e retti” che lasciano il sacerdozio. Si stima che nel 1968 nei soli Stati Uniti se ne andarono 2.700 d’essi! Così la Chiesa Cattolica, disse Riga, “non perde i suoi figli peggiori ma i suoi migliori”.

Un superiore d’una comunità di sacerdoti della Costa Orientale degli Stati Uniti lamentò gli effetti di questa partenza in massa. Egli disse: “Anch’io penso che nel sacerdozio le personalità pervertite si noteranno più chiaramente nelle file assottigliate . . . Io sono uno dei molti che non attende di vivere una vita in mezzo a personalità storte”.

Potete biasimare i sacerdoti che smettono? Quando un’organizzazione religiosa si attiene a pratiche antiscritturali, non dovrebbe chi teme Dio voler lasciare quell’organizzazione? Molti ora fanno questo.

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