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  • w74 1/7 pp. 407-413
  • La giusta attitudine è una salvaguardia

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  • La giusta attitudine è una salvaguardia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1974
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  • CHE COSA SIGNIFICA PERSEVERARE SINO ALLA FINE
  • PERCHÉ IL TEMPO FISSATO DA DIO È GIUSTO
  • AVETE IL “SEGNO”?
  • CONTRO CHE COSA GESÙ AVVERTÌ I SUOI DISCEPOLI?
  • GIUSTO MOTIVO PER COMPIERE L’OPERA DI PREDICAZIONE
  • Valide ragioni per nutrire fiducia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
  • Il radunamento che influisce su tutto il genere umano
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  • Vivete in modo degno del nome
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  • Che effetto ha su di voi il fatto che non conoscete ‘il giorno e l’ora’?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1974
w74 1/7 pp. 407-413

La giusta attitudine è una salvaguardia

1. (a) Quando scrisse Pietro esortando i cristiani a ‘tenere bene in mente la presenza del giorno di Geova’? (b) In seguito, quanto tempo sarebbe passato prima della venuta del “giorno” di Geova?

VERSO l’anno 64 E.V. l’apostolo Pietro scrisse alla congregazione cristiana esortandola a ‘tenere bene in mente la presenza del giorno di Geova’. Quando i cristiani lessero per la prima volta quelle parole mancavano ancora sei anni alla distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani, al “giorno” di giudizio di Dio su quella città. (Atti 2:14-21) Mancavano più di 1.900 anni alla presenza del “giorno” di giudizio di Geova sulla cristianità e sul presente sistema di cose. Tuttavia, le parole di Pietro si applicarono ai cristiani viventi a quel tempo.

2, 3. Perché fu essenziale che gli unti cristiani in tutti gli scorsi diciannove secoli ‘tenessero bene in mente il giorno di Geova’?

2 Perché i cristiani viventi così lontano dal “giorno” di finale giudizio di Dio avrebbero dovuto sentirsi così? Perché qualsiasi altra attitudine li avrebbe fatti cadere nel laccio d’essere immischiati col mondo e di riporre la loro fiducia e speranza nelle cose del mondo. Dovevano tenere in mente che le cose che li attorniavano sarebbero state distrutte. Inoltre, dovevano dar prova della loro integrità a Dio ‘non amando il mondo né le cose del mondo’, poiché col tempo sarebbero morti e quale sarebbe stata allora la loro reputazione quali unti cristiani generati dallo spirito, fratelli di Gesù Cristo? — 1 Giov. 2:15.

3 In tutto il corso dei passati diciannove secoli si è presentata agli unti cristiani la domanda: Qual è ora la mia reputazione presso Geova Dio? Rendo sicura la mia chiamata ed elezione da parte di Dio, così che io sia idoneo per essere uno del suo “regal sacerdozio”, con la speranza di regnare con Cristo? (1 Piet. 2:9; 2 Piet. 1:10; Riv. 20:4, 6) Non dovevano vivere nel “giorno di Geova” per essere giudicati da Geova degni o indegni di quella posizione celeste a cui erano chiamati. — Ebr. 3:1.

4. Perché oggi, e ogni giorno, dobbiamo prestare viva attenzione a quello che facciamo della nostra vita?

4 Che dire oggi di noi? È forse diverso perché siamo vicini alla fine di questo sistema di cose? No, non si tratta di aspettare che sopraggiunga su di noi la “grande tribolazione”. Poiché come sappiamo che a quel tempo saremo vivi? In Giacomo 4:14 la Bibbia ci rammenta: “Non sapete che cosa la vostra vita sarà domani. Poiché siete un vapore che appare per un poco e quindi scompare”. Se prendiamo la cosa alla leggera, non sappiamo quando il nostro instabile cuore ci trascinerà via. (Ger. 17:9) Inoltre, non sappiamo quando possono sorgere condizioni che possono prenderci alla sprovvista, per nostra calamità, anche prima che venga la “grande tribolazione”. Com’è possibile? Vediamo.

CHE COSA SIGNIFICA PERSEVERARE SINO ALLA FINE

5. (a) Qual è il significato della dichiarazione di Gesù: “Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”? (b) Quale fatto ci rammenta Salomone riguardo alla possibile “fine” della propria vita attuale?

5 Parlando del tempo in cui vivevano gli apostoli e che prefigurava il tempo in cui viviamo noi, Gesù disse: “Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. (Matt. 24:13) Egli parlava di perseverare dinanzi alla persecuzione, alla crescente illegalità e all’odio del mondo. Disse che alcuni suoi discepoli sarebbero stati uccisi durante quella persecuzione. Ma se il cristiano sopportava tutto ciò sino alla morte stessa o sino alla fine di questo violento stato di ostilità mondiale, sarebbe stato salvato a motivo della sua integrità. (Matt. 24:9-12) Poteva non vivere sino alla fine del sistema di cose, ma sarebbe stato giudicato in quanto a se era parte di questo mondo o no, qualunque fosse il tempo in cui veniva la “fine” per lui. (1 Giov. 2:15; Giac. 4:4) Ognuno di noi, che sia degli unti fratelli di Gesù Cristo generati dallo spirito, o delle “altre pecore”, con speranze terrestri, giovane o vecchio, può morire molto rapidamente, oggi o domani, per circostanze impreviste, incluso un improvviso divampare di persecuzione religiosa. Il saggio re Salomone parlò della situazione che si presenta agli uomini in generale quando disse: “Il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti loro. Poiché neanche l’uomo conosce il suo tempo. Proprio come i pesci che son presi in una cattiva rete, e come gli uccelli che sono presi in una trappola, così sono accalappiati gli stessi figli degli uomini in un tempo calamitoso, quando cade su di loro all’improvviso”. — Eccl. 9:11, 12.

6. Quale “avvenimento imprevisto” si verificò recentemente per uno del personale della sede centrale della Società, ma che cosa aveva fatto fino a quel momento?

6 Abbiamo esempi di come può avvenire rapidamente la nostra fine individuale, ciò che mette in risalto l’importanza d’essere nella giusta posizione dinanzi a Dio e d’avere in ogni momento una buona reputazione nel suo favore. Non molto tempo fa uno del personale della sede centrale della Società Torre di Guardia lavorava in una Sala del Regno di New York con un altro fratello. Fu avvicinato da un giovane entrato nella sala per chiedere informazioni, che il Testimone gli diede gentilmente. All’improvviso, spinto da animosità religiosa, il giovane estrasse un coltello e ferì mortalmente il Testimone. Com’è bene sapere che aveva prestato fedele servizio fino a quel momento!

7, 8. Che cosa dobbiamo imparare dall’esperienza dei nostri fratelli del Malawi?

7 Abbiamo anche l’esperienza dei testimoni di Geova nel Malawi. Ecco un paese dove le persone avevano accolto in modo meraviglioso il messaggio del Regno. Nel 1972 c’era una proporzione di un testimone di Geova ogni 194 abitanti del Malawi. Quell’anno 1.617 nuovi furono battezzati. Possiamo dire che c’era vera prosperità per le 447 congregazioni dei testimoni di Geova di quel paese, e per gli oltre 22.000 Testimoni attivamente associati a quelle congregazioni. È vero che nel 1967 c’era stata persecuzione. Ma nel 1972 si poteva pensare: ‘Con tale prosperità spirituale siamo senz’altro lontani dalla calamità’. Tuttavia, che cosa accadde ai Testimoni del Malawi quasi da un giorno all’altro? A causa della loro fedele neutralità verso la politica di questo mondo le loro case furono incendiate, alcune loro donne furono violentate, furono attaccati dalle turbe, alcuni vennero torturati o uccisi, e la maggioranza fu cacciata, a rischio della vita, nei paesi vicini.

8 Che cosa apprendiamo da questo? Il cristiano dovrebbe vivere ogni giorno come se potesse essere la fine della sua presente vita terrena. Deve fare del vero cristianesimo un modo di vivere stando molto vicino ai suoi fratelli nelle congregazioni, servendo attivamente Geova con tutte le sue forze. Poiché dove sarebbero quei Testimoni del Malawi se fossero stati apatici e avessero trascurato la loro condizione spirituale? Solo quelli che avevano forza spirituale poterono rimanere fermi quando venne la prova, e a onore dei Testimoni del Malawi, la maggioranza d’essi rimase ferma.

9. Che cos’è a determinare se saremo accetti a Geova al tempo in cui arriverà la “grande tribolazione”?

9 Dio ci rivela quello che abbiamo bisogno di sapere affinché seguiamo una condotta saggia e aiutiamo altri avvertendoli del pericolo e dell’imminenza del “giorno” di Geova. Ma egli non ci ha detto esattamente in quale anno o in quale giorno, sia pure in quale ora, comincerà la “grande tribolazione” su questo mondo. (Matt. 24:36) Non è la conoscenza del tempo preciso in cui comincerà la “grande tribolazione” che determina se saremo attivi nel suo servizio o no, o se vivremo in modo da essergli accetti o no. Per essere accetti a Dio, dobbiamo servirlo in ogni tempo, e il vero motivo dev’essere non la vicinanza della fine, ma l’amore verso di lui come nostro meraviglioso Padre celeste.

PERCHÉ IL TEMPO FISSATO DA DIO È GIUSTO

10-12. (a) In che senso il “giorno” di Geova viene come un “laccio”? (b) In che modo quelli che perdono la fede perché le cose non vanno come prevedevano mostrano di non apprezzare la superiorità della posizione di Geova?

10 Abbiamo visto che la “grande tribolazione” verrà all’improvviso. Gesù disse che verrà come un “laccio”. (Luca 21:34-36) Un animale che sta per essere preso in un laccio può anche ignorare d’esser vicino al pericolo, quando all’improvviso resta irrimediabilmente intrappolato. La Bibbia non ci avverte di una situazione inesistente. È reale, e avverrà esattamente quando e come deve avvenire. Dio ha fissato un tempo per distruggere questo sistema di cose. Ma alcuni diventano impazienti e perdono la fede perché le cose non vanno come prevedevano e sembra che Dio tardi ad agire. Questo avviene perché la vita dell’uomo è breve e perché di conseguenza egli è impaziente di fare le cose nel breve tempo che ha. Come risultato, può essere incline a giudicare Dio in base a tale esperienza umana, con le sue limitazioni. — Abac. 2:3.

11 D’altra parte, Geova vive per sempre. Non ha bisogno d’essere impaziente. Può esaminare la situazione e vedere precisamente dove nel corso del tempo le sue azioni compiranno il massimo bene per tutti gli interessati e adempiranno anche completamente il suo proposito. — Prov. 15:3.

12 Pietro esprime il pensiero in questo modo: “Non sfugga alla vostra attenzione questo solo fatto, diletti, che un giorno è presso Geova come mille anni e mille anni come un giorno. Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. — 2 Piet. 3:8, 9.

13. (a) Chi trae realmente beneficio dal fatto che Geova non ha ancora eseguito il giudizio su questo sistema di cose? (b) Come può dirsi che “un giorno è presso Geova come mille anni e mille anni come un giorno”?

13 Qualsiasi apparente indugio da parte di Geova non è dunque per suo personale beneficio, né per lentezza ad agire. È per il beneficio di noi uomini. Geova potrebbe rapidamente distruggere questo mondo! Come osserva Pietro, egli può fare in un giorno più di quanto potrebbero fare gli uomini in mille anni. Ad esempio, quando Gesù fu sulla terra, guarì mani secche, occhi ciechi, risuscitò anche un uomo il cui corpo era parzialmente decomposto. Compì all’istante queste opere potenti. Ma pensate quanto ci sarebbe voluto in circostanze normali perché si formasse a quell’uomo un altro braccio, o perché all’uomo risuscitato si sostituissero le parti decomposte del corpo col normale processo della crescita. Quindi, guardando le cose dall’altro lato, presso Geova, che vive per sempre, e che si propone secoli in anticipo di fare le cose, il passare di mille anni è “come una veglia durante la notte”. (Sal. 90:4) Egli non è limitato dal tempo, come lo siamo noi. Se dunque agisce in un modo che ci sembra lento, dobbiamo ricordare che lo fa per considerazione verso di noi, ed è assolutamente il miglior modo per tutti gli interessati.

14. Perché non abbiamo bisogno di sapere esattamente quando arriverà il “giorno” di Geova, ma che cosa dovremmo essere occupati a fare?

14 Chi comprende la sua posizione dinanzi a Dio, nutrendo fede in Dio, non ha bisogno d’essere ansioso. L’apostolo assicura ai cristiani: “La vostra fatica non è vana riguardo al Signore”. (1 Cor. 15:58) Se conosciamo il suo proposito, qual è ora per noi la sua volontà, e quale speranza ci attende, non abbiamo bisogno di conoscere l’esatta cronologia degli avvenimenti. In qualsiasi tempo arrivi il “giorno” di Geova, saremo occupati a fare la volontà divina. È questo ciò che siete decisi a fare?

AVETE IL “SEGNO”?

15. (a) Che cos’è il “segno” che devono avere tutti quelli che saranno risparmiati per vivere sulla terra nel nuovo ordine di Dio? (b) Quali domande sulla reazione di una persona alle cattive condizioni del mondo l’aiuteranno ad analizzare se ha veramente la veduta che Dio richiede?

15 Poco prima della distruzione dell’antica Gerusalemme ad opera dei Babilonesi, Geova diede a Ezechiele una visione in cui un uomo simbolico attraversò Gerusalemme, apponendo un segno sulla fronte di tutti quelli che ‘sospiravano e gemevano per tutte le cose detestabili’ che si facevano in Gerusalemme. (Ezec. 9:4) Questo profetizzò un’opera compiuta oggi. Chiunque professi d’essere delle “altre pecore”, con la speranza di vivere qui sulla terra nel nuovo ordine di Dio, dovrebbe chiedersi: ‘Ho realmente il segno? La mia vita dà prova, così chiaramente come un segno sulla fronte, che ho una personalità veramente cristiana? Odio realmente le cose cattive che vedo accadere, specialmente nella cristianità? Mi sento male solo perché queste cose rappresentano un pericolo e un disagio per me, o sono afflitto perché vedo biasimare il nome di Dio?’

16. (a) Benché una persona sia sempre stata moralmente casta, perché questo in se stesso non significa che abbia il “segno”? (b) Tuttavia, che cosa è essenziale per evitare l’immoralità sessuale?

16 Quelli che manifestano realmente il “segno” della personalità cristiana stanno molto attenti per timore che il giorno di Geova sopraggiunga su di loro mentre praticano cose che li metterebbero nella stessa classe di quelli che amano il mondo. Può dirsi questo di voi? Ad esempio, come vi sentite realmente riguardo a cose come condotta dissoluta, fornicazione e adulterio? Qualunque sia stata la vostra passata condotta, siete ora pienamente d’accordo con il giudizio di Geova contro quelli che praticano tali cose? (1 Cor. 6:9-11; Ebr. 13:4) Naturalmente, alcuni non hanno mai commesso una tal cosa. Tuttavia questo non significa in se stesso che siano ‘segnati’ per sopravvivere. Quelli che hanno il “segno” non sono soltanto persone che evitano tale condotta perché può comportare spiacevoli conseguenze. Odiano il male perché è una violazione delle giuste vie di Geova. Comprendono, come lo comprese il fedele Giuseppe, che la fornicazione o l’adulterio non solo contamina, ma in effetti è una “grande empietà” e un ‘peccare contro Dio’. (Gen. 39:9) È la veduta di Geova che a loro interessa principalmente. Sapendo che l’immoralità sessuale è uno dei principali lacci di Satana, è essenziale evitare le situazioni che possono tentare a commettere questo peccato e venir meno quando siamo così vicini alla soglia del Nuovo Ordine. Ricordate l’esempio d’Israele in Moab ai confini della Terra Promessa. Ventiquattromila vi persero la vita presi nel laccio dell’immoralità sessuale. — Num. 25:1-9.

17. Se abbiamo realmente il “segno’’, quale sarà la nostra attitudine verso la veracità, e perché?

17 Che dire della veracità? Rispettiamo realmente la verità, o siamo disposti a torcere un pochino la verità, per toglierci da una situazione imbarazzante, o per ottenere qualche cosa che vogliamo? La menzogna è oggi comune negli affari. Ma dove ebbe origine la menzogna? Gesù disse che il Diavolo “è bugiardo e padre della menzogna”. (Giov. 8:44) Il bugiardo, perciò, serve effettivamente il Diavolo. Ma diamo prova di avere rivestito la nuova personalità, di avere veramente il “segno”, se diciamo sempre la verità. La Parola di Dio dichiara: “Ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo”. (Efes. 4:25) Quando siete in difficoltà, sentite la tentazione di mentire per trarvi facilmente d’impaccio? O siete come lo scrittore di Proverbi che disse: “Allontana da me ciò che non è veritiero e la parola menzognera”? — Prov. 30:8.

18, 19. Perché si richiede più che andare solo alle adunanze e associarsi ai testimoni di Geova, se vogliamo avere una buona coscienza dinanzi a Dio?

18 Molti sono da poco venuti nella via della verità in questo tempo prossimo al “giorno di Geova”. Prima praticavano cose nocive alla loro mente e al loro corpo. Ma ora si battezzano, chiedendo a Dio una buona coscienza. (1 Piet. 3:21) Se siete fra quelli che pensate di fare il passo del battesimo, o se avete fatto tale passo qualche tempo fa, potete ottenere o ricevere una buona, pura coscienza da Dio se continuate a seguire una pratica che è noto ha effetti nocivi sulla mente e sul corpo? Potete ottenere una coscienza pulita solo associandovi con i testimoni di Geova, che si sforzano di vivere secondo l’alta norma biblica di purezza, se contemporaneamente continuate a seguire una pratica che essi rigettano? Potete dire d’essere realmente uno di loro? Volete esserlo?

19 È essenziale una coscienza pura se vi aspettate di ricevere il favore e la vita da Dio. Perciò, in ogni cosa che facciamo la nostra prima considerazione dovrebbe essere: Come si riflettono queste cose sul nome di Dio? E in secondo luogo: Come si riflettono queste cose sulla sua congregazione cristiana che rappresenta il suo nome e il suo regno? Così facendo saremo aiutati a mantenere una buona coscienza nella condotta che scegliamo. Dobbiamo considerare che Dio ha reso la congregazione cristiana “colonna e sostegno della verità” sulla terra. (1 Tim. 3:15) Dovremmo vivere in armonia con ciò che tale congregazione insegna. Tenendo bene in mente la presenza del giorno di Geova saremo protetti dall’attenerci a qualche cosa che, in paragone con il glorioso tesoro del favore di Geova, equivale a “tanti rifiuti”. (Filip. 3:8) La persona sarà indotta a operare per ottenere una buona coscienza. Padroneggerà il suo corpo, così che, dopo aver predicato ad altri, non sia essa stessa disapprovata da Dio. — 1 Cor. 9:27.

CONTRO CHE COSA GESÙ AVVERTÌ I SUOI DISCEPOLI?

20-23. (a) Contro quali cose che potrebbero indebolire la nostra fede avvertì Gesù, come mostra Luca 21:34-36? (b) Spiegate come queste preoccupazioni della vita quotidiana potrebbero avere l’effetto di distruggere la fede. (c) Se realmente vogliamo che lo spirito di Dio ci guidi, che cosa dobbiamo fare?

20 Comunque, non sono necessariamente le cose grandi a rovinare la fede di una persona. Dando risalto al fatto di vivere ogni giorno per fede, il Signore Gesù Cristo avvertì: “Prestate attenzione a voi stessi onde i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita, e quel giorno non venga all’improvviso su di voi come un laccio. Poiché esso verrà su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Siate svegli, dunque, supplicando in ogni tempo affinché riusciate a scampare da tutte queste cose destinate ad accadere e a stare in piedi dinanzi al Figlio dell’uomo”. — Luca 21:34-36.

21 Contro quali cose avvertiva lì Gesù? Non parlava di peccati come fornicazione, adulterio e furto. Tali cose, naturalmente, escluderebbero dal regno di Dio. Ma Gesù li avvertiva di cose comuni che possono facilmente influire su ognuno di noi, inclusi il mangiare, il bere e le quotidiane preoccupazioni della vita. Ma è molto facile dedicarsi a tutte queste cose fino a un peccaminoso eccesso. Qui sta la loro insidia e il pericolo. Un uomo può essere facilmente indotto a pensare di seguire una condotta sicura, e quindi essere colto di sorpresa. Egli può rimanere immischiato e coinvolto negli affari di questo mondo e nelle ansietà che ciò reca, con grave danno per la sua spiritualità. Può essere troppo interessato a ottenere le cose di questa vita di cui pensa d’aver bisogno. Può ritenere di dover avere il ‘meglio’ di tutte le comodità e gli agi che il mondo in generale ha. Può pensare d’essere giustificato a fare lavoro straordinario nell’occupazione secolare per procurarsele.

22 Come risultato, trascura la vita spirituale; non dedica tempo allo studio; non presta il necessario aiuto alla famiglia per mantenerla spiritualmente sana; smette di associarsi con i suoi fratelli cristiani. Di conseguenza ha poco zelo per il servizio di campo. Anche ciò che fa è di solito un servizio svogliato e non si prodiga per aiutare altri a divenire discepoli. Dimostra realmente di non credere in effetti che Cristo regna e che il giorno di Geova è vicino.

23 D’altra parte, chi veramente supplica Dio, desidera che lo spirito di Dio sia su di lui, che lo guidi. Si porrà dove lo spirito di Dio agisce, frequenterà quelli che hanno lo spirito di Dio e sarà veramente un loro compagno e collaboratore.

GIUSTO MOTIVO PER COMPIERE L’OPERA DI PREDICAZIONE

24. Che cosa spinse Gesù a predicare la “buona notizia”?

24 Che cosa spinse Gesù Cristo, il più grande Predicatore che fosse mai sulla terra? L’amore verso Geova e verso le “pecore” di Geova. “Vedendo le folle”, narra Matteo al capitolo 9, versetto 36, “egli ne ebbe pietà, perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. Gesù si sentì solo male riguardo a loro, o parlò solo ai suoi discepoli del loro stato pietoso? No. Amava le persone di cuore, e questo lo spinse ad agire strenuamente a loro favore. Le successive parole del racconto di Matteo (verss. 37, 38) dicono: “Quindi disse ai suoi discepoli: ‘Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi. Perciò, implorate il Signore della messe onde mandi operai nella sua messe’”. E Gesù e i suoi discepoli mieterono davvero una grande messe. In Atti 4:4 troviamo che il numero degli uomini che avevano creduto verso quell’epoca era di circa cinquemila, e più avanti, in Atti 6:7, leggiamo: “Quindi la parola di Dio cresceva, e il numero dei discepoli si moltiplicava moltissimo in Gerusalemme; e una gran folla di sacerdoti ubbidiva alla fede”.

25, 26. (a) Considerando il bisogno delle persone di conoscere la verità, quali domande si presentano a ciascuno di noi? (b) Come illustra l’esperienza di una coppia in Irlanda, che cosa dovrebbe spingerci a continuare la predicazione?

25 Similmente oggi, il bisogno è molto grande. In tutto il mondo le persone non hanno mai avuto un più estremo bisogno di verità. A ciascuno di noi dunque si presentano le domande: Amo le “pecore” disperse di Geova? Sono disposto non solo a condannare e deplorare le cattive condizioni, ma a fare qualche cosa, la sola cosa che aiuterà realmente queste persone? Amo Geova abbastanza da dar prova in tal modo del mio amore?

26 Un cristiano che, con sua moglie, aveva servito come ministro pioniere dei testimoni di Geova in Irlanda per quattordici anni disse: ‘Giorno dopo giorno andavamo per tutta la giornata di casa in casa senza che alcuno ci accogliesse. La sera quando tornavo a casa mi chiedevo: Perché faccio questo? E la risposta doveva sempre essere: Perché amo Geova’.

27. Se incontriamo indifferenza od opposizione nel nostro ministero, quale consiglio scritturale possiamo utilmente rammentare?

27 Che dire di te stesso? Incontri indifferenza od opposizione nel tuo territorio? In tal caso, rammenta le parole dell’apostolo Paolo in Ebrei 10:36-39: “Avete bisogno di perseveranza, affinché, dopo aver fatto la volontà di Dio, riceviate l’adempimento della promessa. Poiché ancora ‘pochissimo tempo’, e ‘colui che viene arriverà e non tarderà’. ‘Ma il mio giusto vivrà a motivo della fede’, e, ‘se torna indietro, la mia anima non ha piacere in lui’. Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”.

28. Come dovremmo dunque sentirci riguardo al privilegio d’essere testimoni di Geova?

28 In considerazione di tutte queste cose, dunque, è bene che tutti noi ci esaminiamo per essere certi dello spirito che abbiamo. Se siamo battezzati testimoni di Geova, certamente non vogliamo che sorga in noi un’attitudine negativa verso la meravigliosa posizione che abbiamo. Questo grande favore di Geova dovrebbe spronarci ad avere ardente interesse in altri e il desiderio di aiutarli. Dovrebbe spingerci a compiere con tutta l’anima il nostro servizio a Geova. (Eccl. 9:10) Possedendo il tesoro della verità, e avendo il privilegio del ministero cristiano, non possiamo permetterci ora di sottrarci alla nostra responsabilità con un apatico modo di ragionare o con delle scuse.

29. Che cosa ci permetterà di guardare con gioiosa fiducia al “giorno” di Geova?

29 Geova ci incoraggia per mezzo del profeta Isaia, dicendo: “Ecco, io pongo in Sion come fondamento una pietra, una pietra provata, il prezioso angolo di un sicuro fondamento. Nessuno che eserciti fede proverà panico”. (Isa. 28:16) Nel lontano giorno d’Isaia il popolo confidò in una falsa pace e sicurezza. Ma oggi, sappiamo che il Re Gesù Cristo domina e che il glorioso nuovo ordine di vera pace e sicurezza è vicino. Se esercitiamo fede saremo fermi, non scossi da dubbi. Non c’è dubbio su quello che si richiede da noi per vivere in quel nuovo ordine. Ferma fede unita a “santi atti di condotta e opere di santa devozione” ci assicureranno la salvezza. Così saremo approvati dinanzi al Figlio dell’uomo quando arriverà l’ardente “giorno” di Geova.

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