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  • Missionari esortati a ‘operare insieme a Dio’

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  • Missionari esortati a ‘operare insieme a Dio’
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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  • RAFFORZARE LA FEDE, LO SCOPO DELLA SCUOLA
  • I missionari promuovono l’espansione in tutto il mondo
    I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio
  • Missionari del Regno di Dio che governa
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1959
  • Istruzione che incoraggia il successo
    Svegliatevi! 1979
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 1/4 pp. 222-223

Missionari esortati a ‘operare insieme a Dio’

LE PAROLE dell’apostolo Paolo in merito a ‘operare insieme a Dio’, scritte nella Bibbia in 2 Corinti 6:1, furono il tema della cerimonia del conferimento dei diplomi alla cinquantasettesima classe della scuola missionaria di Galaad, tenuta l’8 settembre 1974. Benché la classe di venticinque studenti fosse la più piccola classe di Galaad fino a quel momento (non per mancanza di iscritti ma perché gli alloggi erano necessari per il personale che lavora alla stampa di libri e pubblicazioni di studio biblico), parenti e amici provenienti da Stati Uniti, Canada, Hawaii ed Europa gremirono per l’occasione la Sala delle Assemblee dei Testimoni di Geova nella circoscrizione amministrativa di Queens, New York. I diplomandi erano venuti da quattro paesi e furono inviati a tredici paesi.

La sessione del mattino culminò con il discorso di N. H. Knorr, presidente della scuola, che incoraggiò gli studenti a manifestare longanimità, insieme agli altri frutti dello spirito di Dio, nella loro opera di evangelizzazione. In questo modo, disse, avrebbero cooperato con Dio, che effettivamente ‘fa crescere il seme della parola del Regno’. — 1 Cor. 3:6.

Prima del discorso di Knorr, gli istruttori e i sorveglianti della Scuola e della sede centrale della Società Torre di Guardia avevano dato brevi consigli. Poi F. W. Franz parlò dell’urgenza dell’opera di evangelizzazione, allo scopo di salvare il maggior numero possibile di vite dalla distruzione nella “grande tribolazione” che ora, secondo ogni prova, è molto prossima. — Matt. 24:21.

Il programma pomeridiano fu svolto dagli studenti. Dopo una piacevole selezione di brani musicali dei loro paesi d’origine, rappresentarono due drammi. Il primo fu una breve rappresentazione, con scene antiche e moderne, di come le donne possono applicare i consigli dati loro dagli apostoli Paolo e Pietro. (Tito 2:2-5; 1 Piet. 3:1-6) Il programma terminò con una drammatica rassegna storica degli avvenimenti svoltisi in Israele durante il regno del malvagio re Acab e di sua moglie Izebel, e della parte svolta in quel periodo da Elia, profeta di Dio.

RAFFORZARE LA FEDE, LO SCOPO DELLA SCUOLA

L’addestramento della Scuola di Galaad serve soprattutto a rafforzare la fede dei missionari. La Scuola mette in risalto la generale veduta dei propositi di Dio, non solo alcuni punti dottrinali. L’obiettivo è di impartire agli studenti il “modello delle sane parole” contenuto in tutta la Bibbia. Esso provvede un baluardo contro “il peccato che facilmente ci avvince”, cioè la mancanza di fede. (2 Tim. 1:13; Ebr. 12:1) Poiché l’opera missionaria mette veramente alla prova la propria fede. Inoltre, i veri missionari di Gesù Cristo devono essere in grado di edificare in altri quella forte, invincibile fede.

Questa prova della fede è spesso dovuta all’ambiente molto diverso in cui il missionario si trova quando va in un altro paese. Di solito il missionario trova nuovi concetti di Dio e della Bibbia e nuovi modi di vivere ogni giorno. Quindi, nei primi stadi di vita missionaria, c’è il problema di imparare la lingua, di sforzarsi di esprimere i pensieri in modo comprensibile, per toccare il cuore delle persone.

Un missionario che ha dedicato vent’anni in quel campo disse: “Mentre l’addestramento della Scuola di Galaad fu un eccellente aiuto per tutti noi, riscontrai che i missionari che rimanevano nella loro assegnazione erano quelli che imparavano veramente ad amare la gente e nutrivano il desiderio di aiutarla. Si interessavano profondamente di altri. Per avere successo come missionario questa è un’esigenza fondamentale. Certo, non è nulla di sorprendente, poiché Gesù Cristo ebbe quell’attitudine. Venne sulla terra come uomo perfetto. Visse ogni giorno con persone piene di imperfezioni. Tuttavia è detto di lui: ‘Vedendo le folle egli ne ebbe pietà perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore’”. — Matt. 9:36.

“È vero”, disse la moglie del missionario. “Dapprima l’ambiente e le usanze strane, e particolarmente la lingua, erano la cosa che più mi preoccupava, e talvolta pensavo che non avrei mai imparato. Ma la gente mi aiutò gentilmente a imparare la lingua, e quando l’ebbi imparata abbastanza da esprimermi, trovai tante amabili persone. Apprezzavano e rispondevano così prontamente all’aiuto spirituale che potevo dar loro che l’assegnazione divenne la mia vera casa, e non avrei mai voluto lasciarla per quella che prima chiamavo ‘casa’”.

Da che fu aperta la Scuola di Galaad nel 1943 c’è stato un enorme aumento nel numero dei testimoni di Geova attivi in tutto il mondo. Comunque, questo aumento non si limita affatto a coloro che i missionari han potuto aiutare. La maggioranza di questi nuovi Testimoni si sono uniti alle loro file grazie all’eccellente opera di altri connazionali che forse udirono per la prima volta la buona notizia dai missionari, ma che hanno con zelo continuato l’opera e hanno anche dato un eccellente esempio di vita, di lavoro, allevando la loro famiglia in armonia con la Parola di Dio. Hanno portato il messaggio della buona notizia in luoghi più difficili da raggiungere e aiutato decine di migliaia di persone a schierarsi con loro dalla parte della verità. I missionari di Galaad sono stati felici di vederlo.

In tutto questo, si è resa manifesta la sapienza di Geova, e a lui va ogni ringraziamento per la prosperità spirituale e l’aumento. Come disse l’apostolo Paolo, che compì molta opera missionaria: “Io piantai, Apollo innaffiò, ma Dio faceva crescere”. — 1 Cor. 3:6.

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