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  • Traduzione della Bibbia: Un compito rischioso

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  • Traduzione della Bibbia: Un compito rischioso
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 15/5 pp. 294-296

Traduzione della Bibbia: Un compito rischioso

LA TRADUZIONE della Bibbia ha una storia antica. Nel lontano terzo secolo a.E.V. studiosi giudei (settantadue, secondo la tradizione) cominciarono a tradurre dall’ebraico al greco i cinque libri di Mosè, il Pentateuco. Da allora i traduttori della Bibbia hanno a volte incontrato aspra opposizione, spesso dalle autorità ecclesiastiche. Dovevano essere disposti a soffrire e anche a morire per il loro lavoro.

Il modo in cui la Bibbia fu tradotta in una delle molte lingue in cui è ora disponibile, per intero o in parte, è un racconto che riempirebbe molte pagine. Perciò, considereremo solo una parte di quella storia, quella che ha relazione con i rischiosi sforzi iniziali compiuti per tradurre la Bibbia in due importanti lingue, l’inglese e il cinese.

LA BIBBIA IN INGLESE

Fu verso la fine del quattordicesimo secolo che venne prodotta la prima traduzione in lingua inglese. Il nome Wycliffe è legato a quella versione basata sulla Vulgata latina. Quanto ne traducesse effettivamente John Wycliffe oggi non si sa. È certo, comunque, che ci fu forte opposizione al lavoro di traduzione. Wycliffe e i suoi compagni si attirarono l’odio accanito delle autorità religiose. In modo sorprendente, però, Wycliffe non perì per causa loro ma morì di paralisi.

In seguito le autorità ecclesiastiche continuarono a opporsi alla produzione di copie della traduzione di Wycliffe. Infine, nel 1408, un sinodo di ecclesiastici tenuto a Oxford sotto la guida dell’arcivescovo Arundel proibì l’uso delle Sacre Scritture in inglese. Nonostante il veto ecclesiastico la sola traduzione inglese allora disponibile continuò a prodursi. Ne sono la prova le quasi 200 copie della traduzione (molte delle quali furono fatte dopo il 1420) ancor oggi esistenti. Wycliffe fu così odiato che nel 1428 i suoi resti furono esumati e bruciati e poi le ceneri furono gettate nel fiume Swift.

Solo al principio del sedicesimo secolo ebbe inizio la traduzione della Bibbia dalle lingue originali (non dalla Vulgata latina) in inglese. William Tyndale si accinse a questo lavoro. Sperando nell’appoggio del vescovo Cuthbert Tunstall, Tyndale andò a Londra. Ma non riuscì ad avere l’appoggio del vescovo.

Benché rimanesse a Londra, Tyndale si rese subito conto che l’attitudine del clero era tale che non poteva tradurre la Bibbia in Inghilterra. Nel 1524 partì dunque per la Germania. Lì, a Colonia, ebbe inizio la stampa della sua traduzione delle Scritture Greche Cristiane (il cosiddetto “Nuovo Testamento”). Quando ne ebbero notizia, i magistrati di Colonia fermarono il lavoro. Tyndale partì subito per Worms, dove la stampa delle Scritture Greche Cristiane fu felicemente completata. Copie di questa traduzione venivano presto vendute in Inghilterra. Nel frattempo Tyndale continuava il suo lavoro di revisione e traduzione.

Le autorità ecclesiastiche in Inghilterra erano infuriate. Il 4 maggio 1530 copie della traduzione di Tyndale furono bruciate presso la Croce di San Paolo a Londra. Verso la fine di maggio un decreto reale, sostenuto dalle autorità ecclesiastiche, elencò tra i libri perniciosi le traduzioni della Scrittura di Tyndale dall’ebraico e dal greco e dichiarò: “Detestateli, aborriteli; non li tenete in mano, consegnateli ai superiori che passano a ritirarli”. Riguardo a coloro che non ubbidivano, il decreto continuava: “I prelati della chiesa, che hanno la cura e la responsabilità delle vostre anime, dovrebbero obbligarvi, e il vostro principe punirvi e correggervi”. Furono fatti estesi sforzi per distruggere le traduzioni in Inghilterra e all’estero.

Una delle ragioni per cui Tyndale incontrò un’opposizione così accanita fu che non si attenne ai termini ecclesiastici ma usò parole che rendevano il senso della lingua originale. Per esempio, usò “congregazione”, non chiesa; “sorvegliante”, non vescovo, e “amore”, non carità. Il fatto che le parole scelte da Tyndale fossero più vicine al greco originale non aveva nessuna importanza per le autorità ecclesiastiche. Tyndale si era anche dichiarato disposto a cambiare qualsiasi cosa fosse trovata errata o che si potesse tradurre più chiaramente. Le autorità religiose, comunque, non volevano proprio che la Bibbia fosse letta dal popolo comune, che sarebbe stato allora indotto a rigettare le loro interpretazioni ecclesiastiche.

Non molto tempo dopo il lavoro di Tyndale fu interrotto. Un certo Phillips finse d’essergli amico e poi lo tradì ai suoi nemici. Tyndale fu quindi messo in prigione nel castello di Vilvorde, vicino a Bruxelles. Nel settembre del 1536 fu giustiziato mediante strangolamento e bruciato.

Così ebbe fine la vita di un grande studioso le cui fatiche influirono sulla traduzione della Bibbia in inglese per quasi 400 anni successivi. Tyndale aveva lavorato a rischio della vita, non per l’onore o il riconoscimento personale e la posizione, ma per mettere la Parola di Dio a disposizione dell’uomo comune.

LA BIBBIA IN CINESE

Fu nel 1807, circa 271 anni dopo l’esecuzione di Tyndale, che Robert Morrison, un missionario protestante, arrivò a Canton, in Cina. Si mise subito al lavoro per tradurre la Bibbia in cinese. Morrison aveva una certa conoscenza del cinese ma aveva bisogno di ulteriore aiuto con la lingua. Non era facile trovare questo aiuto, poiché tradurre la Bibbia in cinese era un’impresa rischiosa, punibile con la morte. Tuttavia Morrison riuscì a farsi aiutare da due eruditi cinesi. Uno di essi aveva talmente paura d’essere arrestato e poi d’essere messo a morte lentamente con la tortura che portava il veleno con sé per togliersi la vita se veniva preso.

La città di Canton era allora aperta agli stranieri solo sei mesi all’anno, per cui Morrison doveva andarsene ogni sei mesi. In questo periodo Morrison abitava sull’isola di Macao. Avendo accettato un impiego come traduttore nella Compagnia delle Indie Orientali, poteva tornare a Canton.

Di giorno, mentre lavorava per la Compagnia delle Indie Orientali, Morrison si occupava dei normali affari commerciali e lavorava a un dizionario di cinese-inglese e a una grammatica di cinese. Di notte egli e i suoi aiutanti cinesi lavoravano alla traduzione della Bibbia.

Nel 1810 il libro di Atti in cinese fu stampato con blocchi di legno fatti a mano. Non volendo che questi blocchi cadessero in cattive mani, Morrison li seppellì quando partì per Macao. Grande fu la sua delusione allorché, tornato sei mesi dopo, scoprì che le termiti avevano consumato i blocchi.

Nonostante i problemi e i contrattempi, nel 1814, Morrison, con l’aiuto di un altro missionario, William Milne, finì di tradurre le Scritture Greche Cristiane. Nel 1818 era stata tradotta tutta la Bibbia.

La traduzione della Bibbia è stata davvero un compito rischioso. Traduttori come Tyndale e Morrison furono uomini devoti e coraggiosi, disposti a perseverare nonostante enormi ostacoli. Ciò che fecero fu in armonia con la volontà di Dio, che tutti abbiano l’opportunità di venire “all’accurata conoscenza della verità”. — 1 Tim. 2:3, 4.

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