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  • Che senso ha la vita?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 1/5 pp. 261-262

Che senso ha la vita?

“HO VISTO tutte le opere che si facevano sotto il sole, ed ecco, ogni cosa era vanità e un correr dietro al vento”. (Eccl. 1:14) Queste non sono le parole di un cinico. Furono pronunciate da un ispirato scrittore della Bibbia che valutò in modo realistico la vita in condizioni imperfette. È utile considerare ciò che questo scrittore, il saggio re Salomone, prese in esame per determinare ciò che impedirà alla nostra vita d’esser “vanità”.

Alcuni dedicano tutta la loro vita ad acquistare conoscenza. Ma è l’acquisto di conoscenza solo per amore del sapere ciò che dà un senso alla vita? No, poiché spesso tale conoscenza è accompagnata dalla penosa consapevolezza che c’è tanto male in questo sistema imperfetto che l’uomo non può porvi rimedio. Come disse il re Salomone: “Ciò che è fatto curvo non si può fare diritto, e ciò che manca non si può proprio contare”. (Eccl. 1:15) E poi le circostanze potrebbero impedire di usare nel modo più profittevole la conoscenza che si ha.

Inoltre, il segreto per condurre una vita significativa non è quello di godere la vita attraverso la ricerca di piaceri materiali, come fanno molti. Dei propri sforzi in questo senso, Salomone scrisse: “Mi edificai case; mi piantai vigne. Mi feci giardini e parchi, e vi piantai alberi da frutto di ogni sorta. Mi feci piscine d’acqua, per irrigare con esse la foresta, germogliante d’alberi. . . . Mi accumulai anche argento e oro, e proprietà particolari ai re e ai distretti giurisdizionali. Mi feci cantori e cantatrici e gli squisiti diletti dei figli del genere umano, una signora, pure delle signore. . . . E qualunque cosa i miei occhi chiedessero non la tenni lungi da essi”. — Eccl. 2:4-10.

In tutto il corso della storia umana, poche persone hanno avuto le risorse di cui dispose il re Salomone. Tuttavia, benché avesse apparentemente tutto ciò che poteva desiderare, vide che le sue occupazioni erano deludenti, insoddisfacenti. Perché? Anzitutto, Salomone sapeva di non poter prolungare la sua vita a tempo indefinito. Alla morte avrebbe perso tutto. “Io, pure io”, disse Salomone, “odiai tutto il mio duro lavoro a cui lavoravo duramente sotto il sole, che avrei lasciato all’uomo che sarebbe venuto dopo di me. E chi sa se egli si mostrerà saggio o stolto? Eppure avrà dominio su tutto il mio duro lavoro a cui lavorai duramente”. — Eccl. 2:18, 19.

Nello stesso modo, chi si sforza di farsi una posizione preminente nel mondo può avere un’amara delusione. Il più delle volte persone molto capaci sono vittime delle circostanze che le privano dell’opportunità di mettere a profitto il loro talento. Il re Salomone se ne rese conto: “La stoltezza è stata messa in molte alte posizioni . . . Ho visto servitori a cavallo ma principi camminare sulla terra proprio come servitori”. (Eccl. 10:6, 7) “I veloci non hanno la corsa, né i potenti la battaglia, i saggi neanche hanno cibo, quelli che hanno intendimento neanche hanno ricchezze, neppure quelli che hanno conoscenza hanno favore; perché il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti loro”. — Eccl. 9:11.

Tra gli uomini imperfetti, la capacità non è necessariamente il fatto che determina se si otterrà una particolare posizione. È stato detto: ‘Quello che conta non è ciò che si conosce ma chi si conosce’. Spesso questa è la ragione per cui uomini molto capaci e forse di nobili sentimenti si trovano a dover sopportare la stoltezza di persone incapaci che hanno cariche amministrative. A questi uomini nobili può non essere concesso nessun incarico elevato, ma quelli che svolgono mansioni direttive possono anche farli passare per stupidi agli occhi degli altri.

Salomone non esagerava quando definì “vanità” le opere compiute in un sistema imperfetto. Il conseguimento di mete materialistiche — posizione e beni e cose simili — non soddisfa proprio ma è accompagnato da un gran numero di frustrazioni.

Che senso ha, dunque, la vita? Non c’è nulla che rechi soddisfazione? Sì, è la ricerca di ciò che può portare a un avvenire permanente e sicuro. Il re Salomone mostrò che cos’era dopo aver terminato il suo esame delle occupazioni vane. Egli scrisse: “La conclusione dell’argomento, avendo udito ogni cosa, è: Temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti. Poiché questo è l’intero obbligo dell’uomo”. — Eccl. 12:13.

Il segreto per condurre una vita soddisfacente è quello di riconoscere il proprio bisogno spirituale. Uno più grande di Salomone, Gesù Cristo, lo indicò resistendo a Satana il Diavolo. Citò le Scritture Ebraiche e disse: “L’uomo non deve vivere solo di pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova”. (Matt. 4:4) Chi ha un sano rispetto per il Creatore e ubbidisce ai suoi comandi si risparmia le frustrazioni che ha chi si prefigge come principale obiettivo la conoscenza mondana, la posizione o i beni materiali. Invece di desiderare qualcosa di transitorio, egli stringe con Dio una relazione che può durare per tutta l’eternità. Questa relazione non si basa su quello che si ha, ma su quello che si è realmente. Come dice la Bibbia: “Il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede ciò che è il cuore”. — 1 Sam. 16:7.

Neppure la morte può distruggere ciò che si sono conquistati quelli che temono il vero Dio. Perché no? Perché nulla può separarli dall’amore di Dio. “Sono convinto”, scrisse il cristiano apostolo Paolo, “che né morte né vita né angeli né governi né cose presenti né cose avvenire né potenze né altezza né profondità né alcun’altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore”. (Rom. 8:38, 39) I servitori di Geova, anche se sono fisicamente morti, dal suo punto di vista sono vivi, poiché egli ha preso il provvedimento per riportarli in vita. Questa è la ragione per cui l’ispirato salmista poté dire: “Se io dovessi stendere il mio giaciglio nello Sceol [tomba], ecco, tu saresti lì”. — Sal. 139:8.

Quindi, è senz’altro saggio riconoscere che, perché la vita sia realmente degna d’essere vissuta, bisogna essere approvati servitori di Dio. Il senso della vita è esclusivamente quello di rendere onore al Datore della vita, Geova, temendolo e osservandone i comandamenti. Vi sforzate in tal senso?

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