Vita attiva nonostante la paralisi
Narrato da Rodolfo Barin delle Filippine
SETTE anni fa stavo ancora in piedi e camminavo senza alcun aiuto. Cinque anni fa scrivevo ancora il mio nome e mangiavo da solo, ma da un anno a questa parte anche queste semplici cose mi sono impossibili. Quando leggo, qualcuno deve girarmi le pagine e, se mi piego troppo in avanti sulla sedia a rotelle, mi cade la testa sul petto e non posso rialzarla senza aiuto. Soffro di quella malattia paralizzante detta sclerosi multipla.
Poiché quando ebbi il primo attacco ero un uomo robusto e ben piantato di trentasette anni, forse vi chiedete come abbia fatto a mantenermi allegro e attivo. Come ho fatto a combattere il triste scoraggiamento durante gli undici anni della mia battaglia contro questo inesorabile nemico? Per avere la risposta dobbiamo risalire al 1957, l’anno in cui dedicai la mia vita a servire il nostro Creatore, Geova Dio.
FIDUCIA IN GEOVA
Benché dovessi studiare per più di due anni con i testimoni di Geova prima di convincermi completamente che la Bibbia dice la verità, una volta convinto mi sforzai di fare cambiamenti nella mia vita. Ero proprietario di un bar e locale notturno che mi rendevano molto, ero un forte bevitore e un inveterato fumatore. Dopo avere considerato il consiglio biblico di II Corinti 7:1 di ‘purificarci da ogni contaminazione di carne e di spirito’, mi tolsi questi cattivi vizi. Vendetti in perdita il bar e cercai di convincere le ragazze che vi lavoravano a cambiar vita seguendo i consigli di Dio. Alcune lo fecero e smisero di lavorare nel locale notturno. Fu una decisione giusta, poiché anni dopo si trovavano in una situazione molto migliore delle ragazze che vi erano rimaste.
Poiché seguivo i princìpi biblici senza fare compromesso, amici e colleghi mi coprivano d’insulti d’ogni genere. Benché avessi un incarico direttivo in una grande industria di Manila, gli amici mi schernivano perché rifiutavo di partecipare a imbrogli che andavano contro la Parola di Dio. Il loro atteggiamento mi ferì, ma, ripensandoci, comprendo che questo mi aiutò ad avvicinarmi maggiormente a Geova e rafforzò la mia fiducia in lui. Questa forza spirituale fu essenziale nei giorni difficili che mi attendevano.
In seguito, lasciai il mio impiego secolare e aprii un’agenzia pubblicitaria; gli affari prosperarono e infine svolgevamo la nostra attività in tutta la nazione. Ora l’agenzia dà regolarmente lavoro a un’ottantina di persone, e talora al doppio. Circa il 90 per cento dei miei dipendenti sono testimoni di Geova.
Benché relativamente piccola, la mia agenzia ha ricevuto spesso dalla ditta che si serve da noi le campagne promozionali più delicate. Le campagne promozionali difficili in cui erano in gioco ingenti somme di denaro sono sempre state affidate alla nostra agenzia. Questo non perché facciamo pagare di meno, ma — sono fiero di dirlo — perché i nostri dipendenti, a motivo della loro religione, sono noti per la loro eccezionale onestà. Pertanto i dirigenti della ditta per cui lavoriamo chiedono sempre di affidare i lavori a testimoni di Geova.
Ma com’era prevedibile, per rimanere fedeli alle leggi e ai princìpi di Geova si son dovute anche affrontare prove. Quando rifiutai di propagandare un sapone che offriva in premio articoli religiosi come crocifissi e immagini, mi attirai le ire di un rappresentante della ditta, che chiese: “Perché rifiuta di trattare articoli religiosi che attirano i consumatori?”
“Vede”, dissi, “Dio detesta l’uso delle immagini, quindi noi evitiamo di averci a che fare”.
Quando menzionò con scherno che eravamo di un’altra religione, io risposi: “Ma se fossi della sua religione, avrei anche maggior ragione di rifiutare. Certo non abbasserei il mio Dio fino al punto di dare la sua immagine in cambio di qualche involucro del sapone”. Dopo questa conversazione, non sentimmo più parlare della questione.
Ma ci furono episodi simili. Una volta, a mia insaputa, furono inclusi biglietti della lotteria tra i premi offerti con qualche articolo. Quando venni a saperlo, mi opposi immediatamente, ma alla mia obiezione risposero con la minaccia di rottura del contratto e una possibile azione legale contro di me. Ma io fui irremovibile e dissi loro che ero pronto a subire le conseguenze. Con quale risultato? Cedettero e ritirarono i biglietti.
Un’altra volta, nel corso di una campagna promozionale nel sud delle Filippine, i testimoni che lavoravano per me mi chiesero un permesso per assistere a un’assemblea di distretto di quattro giorni. Lo concessi senza esitare. Quando la ditta nostra cliente venne a saperlo si indignò e disse che in futuro non avrebbe tollerato simili interruzioni. Colsi l’occasione per dir loro che, anche se avessi voluto che mancassero alle assemblee, i testimoni non avrebbero rinunciato ad assistere a tali raduni. Rammentai loro pure che la ditta preferisce i nostri uomini perché sono onesti, laboriosi e puliti. Precisai che, siccome è a queste assemblee che i nostri dipendenti attingono la conoscenza e lo spirito che li rendono quello che sono, sarebbe contro i migliori interessi della ditta impedir loro di assistervi. Di nuovo prevalse la nostra posizione.
LE PRIME BENEDIZIONI DI GEOVA
Ma non furono solo queste prove della mia fede a rafforzarmi. Quasi come per prepararmi ad affrontare la mia debilitante malattia, Geova Dio mi benedisse dandomi privilegi in mezzo al suo popolo. Solo un anno dopo la dedicazione e il battesimo fui nominato sorvegliante della congregazione Roosevelt formata da poco a Quezon City, nelle immediate vicinanze della sede filiale della Watch Tower Society nelle Filippine. Pur non sentendomi all’altezza del compito, fui amorevolmente incoraggiato dai miei fratelli cristiani, e anche dal coordinatore della filiale che a quel tempo era associato a quella congregazione. Che soddisfazione fu veder crescere la congregazione nei pochi anni che seguirono! Nel 1964 si poté organizzare una nuova congregazione in un lontano sobborgo di Quezon City per poter assistere le dodici persone che avevano difficoltà ad assistere alle adunanze. Fui nominato sorvegliante della nuova congregazione di Novaliches.
Dato che abitavo a circa venticinque chilometri, decisi di trasferirmi definitivamente a Novaliches per essere vicino alla nuova congregazione. Nel corso degli anni il numero dei proclamatori del Regno crebbe dai dodici originali a 200 al presente, e ho avuto il privilegio di aiutare a costruire una spaziosa Sala del Regno in un appezzamento di terreno proprio vicino a casa mia.
Nel giugno del 1964, circa tre mesi dopo la formazione di questa nuova congregazione, avvertii i primi sintomi della mia malattia.
MALATTIA SCONCERTANTE
Cominciai a vederci doppio e dapprima avevo spasmi agli occhi perché i muscoli degli occhi si stavano indebolendo. L’effetto immediato fu che cominciai ad avere forti vertigini. Dopo avere sofferto per un’intera giornata in ufficio fui costretto a chiamare un medico, che mi prescrisse una medicina. Passarono alcuni giorni senza alcun cambiamento. Cominciai a sentirmi depresso. Era difficile accettare la prospettiva che la mia attività cristiana fosse pregiudicata da questa malattia.
Per ridurre le vertigini prodotte dalla visione doppia, mi coprivo prima un occhio, poi l’altro, alternativamente. In tal modo riuscii ad adempiere i miei obblighi nella congregazione e nella famiglia, anche se con molte difficoltà. Dopo due mesi la vista mi tornò normale, e sono grato di vederci ancora bene. Tuttavia, il disturbo visivo fu solo il preludio dello stadio successivo della malattia. Notai subito un indebolimento della gamba sinistra, accompagnato da intorpidimento. Quando andavo per camminare oscillavo e barcollavo; inizialmente ovviai a questo usando il bastone.
Consultai vari medici, ma le loro diagnosi furono tutte diverse. I mesi passavano senza che riuscissi a scoprire qual era la mia malattia, ma continuavo a confidare nel grande Guaritore e Datore della vita, Geova Dio. Decisi fermamente che non mi sarei mai lasciato prendere dalla paura, e trassi molto conforto dalla scrittura ispirata di Salmo 55:22: “Getta su Geova stesso il tuo peso, ed egli stesso ti sosterrà. Non permetterà mai che il giusto vacilli”.
Nel 1966 la malattia era progredita fino al punto che sentivo cedere la gamba destra, e avvertivo un irrigidimento degli arti inferiori. Nel 1968 non potevo più camminare neppure col bastone, e fui costretto a muovermi su una sedia a rotelle. Ora ero praticamente paralizzato e questo fatto fu quasi insopportabile.
Fin quando non mi ero ammalato ero stato così forte e vigoroso che pareva impossibile mi dovesse accadere una cosa simile. Pensavo con nostalgia alla piacevole e soddisfacente opera di predicare la buona notizia di casa in casa che avevo compiuta fino a poco tempo prima. Quante volte rammentavo la felicità provata nel trovare persone dalla giusta inclinazione e nel rinvigorire la loro fede nel solo Dio che promette un sistema di cose interamente nuovo!
AIUTATO A FAR FRONTE AL PEGGIORAMENTO DELLA MALATTIA
In seguito un illustre medico diagnosticò la mia malattia, sclerosi multipla. La causa di questa malattia è ignota, e il suo corso è imprevedibile e incurabile. Benché la malattia avesse periodi di remissione e di regresso, l’esposizione al freddo o a un’infezione o anche uno stress emotivo poteva provocare una ricaduta con conseguente peggioramento. Questa incertezza sulla piega che avrebbe successivamente preso la malattia era sufficiente per svuotarmi d’ogni forza morale. Ma riposi fiducia in Geova ed essendo costante nella preghiera sono riuscito a colmare le molte lacune emotive causate dalla mia invalidità fisica. In Salmo 46:1, 2 trovai queste parole rassicuranti: “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto che deve trovarsi prontamente durante le angustie. Perciò non temeremo”. Queste parole mi hanno sempre rafforzato mentre tentavo di sconfiggere lo scoraggiamento e la frustrazione.
Intanto le mie condizioni fisiche peggioravano. Nel 1970 le braccia mi si erano tanto indebolite che non potevo più spingermi sulla sedia a rotelle. Nel 1974 avevo perso il controllo delle dita, così che non potevo più né leggere né scrivere né mangiare da solo. Se una zanzara mi punge, la sento, ma non posso far nulla per scacciarla. Ora la malattia ha colpito i muscoli del collo così che se mi trovo solo e mi cade la testa in avanti, non posso impedire di cadere dalla sedia a rotelle.
Tuttavia, ho molte cose di cui sono grato. Anzitutto sono grato che nonostante il deterioramento dei muscoli del mio corpo ho conservato una mente sveglia e attiva. In secondo luogo, dal primo attacco che ebbi undici anni fa, quando ci vidi doppio, la mia vista non ne ha risentito. Quindi posso leggere se qualcuno mi gira le pagine. Anche la mia voce, sebbene più debole, è ancora molto chiara. Questo mi ha permesso di continuare a essere anziano nella congregazione e a pronunciare discorsi pubblici sulla Bibbia nella Sala del Regno e alle assemblee dei testimoni di Geova. Così sono ancora in grado di insegnare ad altri i propositi di Dio.
Sono pure in grado di accettare altri privilegi nell’organizzazione cristiana, come quello d’essere sorvegliante dell’assemblea alla locale assemblea di circoscrizione dei testimoni di Geova. Ai congressi di distretto più grandi tenuti nella città servo anche come sorvegliante addetto alla distribuzione dei pasti. Provo molta gioia essendo impiegato in questo modo malgrado la mia invalidità fisica.
In questo tempo difficile mia moglie e i miei quattro figli sono stati meravigliosi infondendomi forza e incoraggiamento ed essendo compassionevoli verso di me. Non mi sono mai sentito solo. Il mio figlio maggiore ha sostituito bene le mie braccia e le mie gambe, svolgendo debitamente molte loro funzioni oltre a provvedere ai loro vari bisogni. I miei familiari hanno messo per iscritto questo racconto sotto mia dettatura.
Abbiamo un pulmino con uno speciale sedile raffreddato ad aria, e questo mi permette di andare molto in giro. Mio figlio mi solleva dalla sedia a rotelle depositandomi sul pulmino e mette dietro la sedia a rotelle piegata. I viaggi sono il mio svago preferito, e spesso percorriamo centocinquanta chilometri o più per andare a trovare altri testimoni nelle province.
ESSERE OCCUPATO, LA MIGLIORE TERAPIA
Mi piace avere un programma intenso. La mia giornata comincia alle 4,30, quando al mio risveglio mi fanno un massaggio. Devo farmi fare massaggi prima di addormentarmi e quando mi sveglio perché i muscoli delle gambe e delle braccia non mi si induriscano. Alle 6 accompagno i miei due figli minori alle loro rispettive scuole e poi mi accompagnano in ufficio dove lavoro fino a mezzogiorno. Di pomeriggio, a giorni alterni, conduco studi biblici con i miei impiegati. Complessivamente, sette di loro studiano la Bibbia con me. Poi vado a casa, che è a circa un’ora di macchina dall’ufficio.
Ogni martedì sera conduco uno studio biblico di congregazione. Il mercoledì sera faccio una considerazione biblica a domicilio con una famiglia di quattro persone. Il giovedì sera conduco uno studio biblico con un gruppo di tre famiglie abitanti a diciassette chilometri da casa mia. Questo gruppo tiene ora regolari adunanze di congregazione e forse presto avranno i requisiti per essere organizzati come congregazione del popolo di Dio. Il venerdì sera abbiamo le regolari adunanze di congregazione dette Scuola Teocratica e Adunanza di Servizio.
Il sabato mattina insieme ai miei fratelli cristiani vado col mio pulmino a compiere l’opera di predicazione pubblica. Anche se non posso andare di casa in casa con la sedia a rotelle perché le strade e i sentieri di campagna sono accidentati, spesso i fratelli mi lasciano in un punto dove ci sono molte persone e io mi metto a conversare con loro. Oppure sto seduto nel pulmino e chiamo i passanti per parlare loro della mia speranza basata sulla Bibbia. I pomeriggi del sabato li dedico a prepararmi per le adunanze di congregazione e i discorsi biblici. Le mattine della domenica vado di solito con gli altri testimoni a predicare, e il pomeriggio abbiamo la regolare conferenza pubblica sulla Bibbia e lo studio biblico de La Torre di Guardia.
Talvolta persone bene intenzionate vengono da me per suggerirmi che forse chiedo troppo a me stesso seguendo un programma così intenso. Invariabilmente rispondo che finché sarò in grado di adempiere i miei privilegi cristiani non rinuncerò ad alcuno di essi. È proprio grazie a questi privilegi e a queste responsabilità che ho potuto evitare uno spirito negativo e di autocommiserazione. Mi hanno permesso di non pensare alla mia malattia e questa è stata la migliore delle terapie.
LA PROVA PIÙ DURA
Forse la prova più difficile fu ciò che accadde un giorno del 1972 quando avvertii un dolore lancinante ai muscoli del viso. Quando feci per parlare non riuscii a pronunciare una parola. Era nevralgia. La prima volta persi l’uso della parola per due giorni. Sentivo un forte dolore anche solo ad aprire un po’ la bocca. È troppo triste descrivere la depressione in cui precipitai. Nulla avrebbe potuto scoraggiarmi di più che vedere peggiorare le mie condizioni fino al punto di perdere l’uso della parola. Ero afflitto dallo scoraggiamento; per qualche tempo mi sentii affranto.
Pregai in silenzio, chiedendo a Geova con urgenza di ridarmi la facoltà di parlare per continuare a dichiarare le sue lodi. Fui grato che dopo breve tempo riacquistai l’uso della parola, benché a intervalli soffra di dolori nevralgici. Sentivo sempre più la presenza di Geova, e quest’ultima infermità mi ha ancor più avvicinato a lui.
LE RICOMPENSE GIÀ RICEVUTE
A questo punto sono sicuro che vi rendete conto di ciò che mi ha aiutato a vincere lo scoraggiamento e a superare la debolezza fisica. Sì, è stata la stretta relazione con Geova Dio e la mia sicura speranza nel suo giusto nuovo sistema di cose, insieme all’amore e al sostegno della mia famiglia e dei fratelli e sorelle cristiani. Avendo molto da fare nell’opera del Signore mi sono sentito ancora necessario e utile, in grado di aiutare altri. Ogni volta che sono un po’ scoraggiato, nulla mi tira su di morale più che andare a trovare gli amici e i fratelli e parlare con loro della Parola di Dio.
Non c’è sulla terra nessuna gioia paragonabile al privilegio che ho avuto di aiutare altri a imparare ad amare Geova e servirlo. Una famiglia di sei persone che avevo aiutato hanno recentemente dedicato la propria vita a Geova e sono stati battezzati tutti insieme! Molti che ho aiutato dapprima furono solo incuriositi dalla mia invalidità. Ma poi furono attratti dalle cose nuove e meravigliose che imparavano dalla Parola di Dio e dimenticarono la mia condizione. In seguito mi hanno detto che erano stati lo zelo e la sicurezza con cui parlavo a destare il loro interesse. Udendo queste cose, ho ringraziato Geova in silenzio d’avermi ricompensato e incoraggiato in questo modo.
Le gioie del servizio di Dio in effetti superano di gran lunga il dolore fisico che provo. Ripensando a quello che ho avuto il privilegio di fare con il sostegno di Geova, sono aiutato a non perdere la volontà di vivere, ciò che può accadere a un paralitico. Grazie all’aiuto ricevuto da Geova, né dolore né paralisi né nevralgia potrebbero mai impedirmi di lodare il suo nome grande e glorioso.