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  • Vivevo per volare
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
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  • AMAVO PROFONDAMENTE VOLARE
  • C’È UN DIO CON UN PROPOSITO?
  • UNA DECISIONE DI VITALE IMPORTANZA
  • LA MIA DECISIONE DI SERVIRE DIO È BENEDETTA
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 15/10 pp. 632-635

Vivevo per volare

SIAMO alla fine dell’inverno del 1960; per essere precisi è la mattina del 10 marzo 1960. Mi metto in contatto con la torre di controllo di Büchel nell’Eifel, in Germania, e chiedo istruzioni per l’atterraggio. Subito mi rispondono: “A.B. 234 autorizzato all’atterraggio”. Mi comunicano quindi il numero della pista e la velocità e direzione del vento.

Eseguo le solite manovre di decelerazione. La terra mi balza incontro. Rallento, completo le operazioni e atterro. Alla fine della pista giro verso l’area di parcheggio. Il rombo del reattore si affievolisce e infine cessa. Sciolgo la cintura del paracadute, ed esco dal cacciabombardiere tipo F-84-F.

È il mio ultimo volo. Non prenderò mai più in mano una “cloche” per far volare un caccia. Questa fu la decisione che presi alla fine dell’inverno del 1960, e sono ancora dello stesso parere.

AMAVO PROFONDAMENTE VOLARE

Considerando quanto amavo volare, capirete quale difficile decisione fu questa per me. Da bambino osservavo ogni aeroplano nel cielo con occhi pieni di desiderio. Quando avevo sei o sette anni i miei genitori condussero mio fratello e me a un aeroporto vicino a casa nostra a Gleiwitz, in Germania. Osservavo affascinato gli aerei atterrare e decollare. I miei genitori ebbero un gran da fare per portarmi via dall’aeroporto. Quello di volare divenne il mio più grande desiderio.

Nel 1939, quando avevo solo tredici anni, scoppiò la seconda guerra mondiale. Mi dispiacque di non avere la possibilità di distinguermi come pilota di caccia, poiché a quel tempo eravamo tutti sicuri che la guerra sarebbe finita presto. Ma la guerra durò più a lungo del previsto. Mi iscrissi all’organizzazione della gioventù hitleriana, come si richiedeva da quasi tutti i ragazzi. Ci fu data l’opportunità di ricevere un preliminare addestramento di volo e io l’accolsi subito. Imparai a pilotare un aliante. Pareva che il mio sogno, la mia meta, stesse per realizzarsi. Il mio entusiasmo per il volo cresceva.

Col permesso dei miei genitori, a sedici anni mi arruolai volontario nell’Aviazione tedesca. Superai tutti gli esami, e all’inizio del 1944 fui chiamato per l’addestramento come ufficiale. Tuttavia, quando ricevetti il brevetto di pilota la guerra stava per concludersi. La famosa Luftwaffe tedesca aveva subito tremende perdite di aerei, e non ebbi mai l’occasione di pilotare un caccia in combattimento. Fui fatto prigioniero, e finii al campo per prigionieri di guerra di Munsterlager.

Apparentemente la mia possibilità di volare era sparita per sempre, poiché dopo la guerra la Germania attraversò brutti momenti. Tornato dalla prigionia andai a lavorare nelle miniere di sale per ricevere un maggior numero di punti per le razioni alimentari. Nel 1949 mi ero sposato, e il mio lavoro mi permetteva almeno di sfamare la mia famiglia. Ma il lavoro nelle miniere non mi soddisfaceva per niente. La mia più grande aspirazione era ancora quella di volare, e con vivo desiderio guardavo sfrecciare nel cielo i veloci caccia a reazione inglesi e americani. Così quando nel 1954 si diffuse la notizia che la Germania doveva essere riarmata, che avrebbe di nuovo avuto un’aviazione, la mia gioia fu grande.

Colsi l’occasione, e feci domanda per entrare nell’Aviazione. Superai i nuovi test attitudinali e di idoneità al volo e fui accettato. Nel giugno del 1956 ricevetti il grado di sottotenente della nuova aviazione tedesca. Imparai a pilotare i moderni caccia a reazione. Terminato il periodo di istruzione fui promosso capitano, e divenni istruttore di volo e pilota collaudatore.

Che differenza! Prima lavoravo a 600 metri di profondità nelle miniere. Ora volavo a 15.000 metri d’altezza. Avevo realizzato i miei sogni. Il futuro mi appariva roseo. La sicurezza economica sembrava raggiunta. Chi poteva tirarmi giù da quelle altezze?

C’È UN DIO CON UN PROPOSITO?

Nel frattempo i miei genitori si erano trasferiti da Sachsen nella Germania orientale alla Repubblica Federale Tedesca. A Sachsen avevano cominciato a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova e, col tempo, accettarono le verità della Bibbia che imparavano. Dopo essersi trasferiti a Cochem, non lontano da dove vivevo con mia moglie, venivano spesso a trovarci e ci parlavano della meravigliosa speranza per il futuro che ora avevano. Ma io ridevo delle loro idee di una nuova terra pacifica. Perché?

Anzitutto tale prospettiva mi appariva irrealistica, poiché ero in grado di sapere come le nazioni si stavano armando pesantemente di armi distruttive. Inoltre i miei genitori mi avevano allevato nella religione cattolica, e non avevo nessuna intenzione di cambiare. Pensavo che mio padre stesse invecchiando, e cercasse la salvezza per mezzo di profeti come i testimoni di Geova.

Nondimeno i miei genitori mi portarono una Bibbia, e siccome me lo chiesero, cominciai a leggerla. Ma devo ammettere che non capivo una parola di quello che leggevo. Alla successiva visita restituii loro la Bibbia dicendo che nessuna persona ragionevole era in grado di capirla. Non ero proprio disposto ad ascoltare Dio.

Tuttavia ogni volta che i miei genitori ed io ci incontravamo nascevano discussioni sull’Onnipotente Dio Geova, e sui suoi propositi. Essi affermavano che Geova Dio si propone di creare un nuovo ordine, e che i suoi sudditi terreni potranno vivere in eterno su una terra che sarà riportata in condizioni di paradisiaca bellezza. Irritato da una di queste conversazioni, giunsi al punto di dire: “Deve ancora nascere quel Dio che mi persuaderà a smettere di volare”.

I miei genitori però furono pazienti. Mio padre specialmente non smise di additarmi le prove logiche che doveva esserci un Creatore Onnipotente perché la nostra vita avesse senso. Dovetti ammettere che pareva ragionevole che Dio avesse avuto un proposito nel creare noi e la nostra dimora terrestre. Specialmente mia moglie cominciò ad essere colpita dagli argomenti di mio padre, e mi disse: “Non si può confutare nulla. Quello che dicono i testimoni di Geova è vero e logico”.

Cominciai a chiedermi: Poteva essere la verità? Che scopo ha la vita?

A poco a poco cominciai a vedere le cose sotto una luce diversa. Un pomeriggio tornammo a far visita ai miei genitori. Questa volta avevano disposto di farmi ascoltare un discorso biblico registrato su nastro, che trattava il soggetto del riscatto. Furono particolarmente messi in risalto l’amore di Geova e l’amore di suo Figlio Gesù Cristo. Non ne capii molto, però il discorso fece il suo effetto. Da allora in poi dissi spesso, conversando con i testimoni di Geova: “Se solo potessi crederci”.

Un giorno venne alla nostra porta un rappresentante speciale dei testimoni di Geova. Accettai di fare uno studio biblico a domicilio, poiché cominciavo a capire che in quello che dicevano i testimoni di Geova c’era più di quanto non supponessi in origine. Cominciammo a studiare la Bibbia, servendoci della pubblicazione di studio biblico Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato. Mia moglie ed io ci rendemmo subito conto che ciò che imparavamo era la verità inerente ai propositi di Dio.

Avevo molta fretta di imparare. Lessi interi volumi della Torre di Guardia, che i Testimoni mi portarono. Cominciai anche a pregare. Ora capivo quello che leggevo nella Bibbia. Ci rendemmo pure conto di dover fare qualcosa. Mia moglie ed io fummo d’accordo che dovevamo assistere alle settimanali adunanze cristiane dei testimoni di Geova.

UNA DECISIONE DI VITALE IMPORTANZA

A quel tempo prestavo ancora servizio nella squadriglia dei cacciabombardieri a reazione dell’aviazione tedesca. Ma più studiavo la Bibbia più comprendevo che non era appropriato addestrarsi per la guerra. Come potevo continuare a insegnare ai giovani a pilotare i cacciabombardieri quando la Bibbia spiega che chi serve Dio segue una via diametralmente opposta? La Bibbia dice che in questi giorni i servitori di Dio avrebbero fatto “delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare. Nazione non alzerà la spada contro nazione, né impareranno più la guerra”. — Isa. 2:4.

Inoltre, mi pareva che essere un militare non fosse in armonia con gli insegnamenti e con l’esempio di Gesù Cristo. Per esempio, egli disse ai suoi discepoli: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate l’un l’altro; come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. — Giov. 13:34, 35.

Considerando i suoi insegnamenti, non potevo credere che se Cristo fosse stato ora sulla terra avrebbe addestrato a combattere e a uccidere persone di un’altra razza o nazionalità. Non mi sembrava che questo fosse ragionevole e coerente con i suoi insegnamenti. E col tempo appresi che molti primi cristiani avevano nutrito questi stessi sentimenti.

Per esempio, scoprii che nei primi secoli i cristiani non combatterono negli eserciti imperiali di Roma. Uno storico moderno, Ernest William Barnes, spiegò in The Rise of Christianity: “Un’attenta rassegna di tutte le informazioni disponibili dimostra che, fino al tempo di Marco Aurelio, nessun cristiano fece il soldato; e nessun soldato, dopo esser divenuto cristiano, rimase nel servizio militare”.

Da qualche tempo dunque riflettevo sulla necessità di condurre una vita cristiana. Una sera, all’inizio del 1960, al ritorno da un volo non potei atterrare immediatamente. La torre di controllo mi mandò in un circuito di attesa. Era una splendida notte. Lassù in alto vedevo le magnifiche stelle, e sotto di me il mare di luci delle città e dei villaggi. Ero a 6.000 metri d’altezza. Allora pregai Geova e gli chiesi di aiutarmi a prendere la decisione giusta.

Geova mi aiutò. Dopo aver pubblicamente dichiarato che frequentavo i testimoni di Geova, fui invitato a presentarmi al comandante. Anziché esserne spaventato, fui felice dell’opportunità di spiegargli che avevo deciso di diventare testimone di Geova.

I miei superiori mi accordarono una vacanza affinché prendessi una decisione finale. Per influenzarmi mi diedero molte pubblicazioni scritte per “smascherare” i testimoni di Geova. Dopo aver pregato esaminai queste pubblicazioni, ma mi resi conto che erano state scritte da persone con motivi errati che svisavano i fatti.

Il mio ufficiale superiore insisté che andassi dal cappellano militare cattolico. Tuttavia con la Bibbia e con l’aiuto dei versetti elencati nel libro “Accertatevi di ogni cosa”, potei dargli una buona testimonianza in merito alla vera vita cristiana. Dopo di che fui anche più deciso a lasciare il servizio militare.

Fiducioso scrissi una lettera di dimissioni. Sì, il mio superiore e i miei compagni dubitavano del mio equilibrio mentale, ma io ero sicuro che la mia decisione aveva l’approvazione di Geova Dio. Quindi nel giugno del 1960 tornai ad essere un civile.

LA MIA DECISIONE DI SERVIRE DIO È BENEDETTA

Sorgeva ora un grosso problema: come mi sarei guadagnato da vivere? Avrei smesso di volare? Sarei stato costretto a tornare a lavorare nelle miniere? I miei tentativi di entrare nell’aviazione civile furono tutti vani.

Con fervore pregai Geova di aiutarmi. Pensavo al versetto biblico di Malachia 3:10, dove Geova invitò gli Israeliti a servirlo dandogli quello che meritava. Geova Dio promise che se gli Israeliti avessero accettato l’invito avrebbe riversato su di loro una benedizione finché non ci fosse più bisogno. Questo fu quanto accadde nel mio caso.

Solo due settimane dopo che avevo dato le dimissioni, il problema di guadagnarmi da vivere fu risolto in modo sorprendente. Con l’aiuto di alcuni Testimoni, trovai un posto in una compagnia d’assicurazione. Fu come se Geova avesse aspettato per vedere la decisione che avrei preso, e una volta presa la decisione a favore del suo servizio, mi elargì ricche benedizioni.

Mia moglie ed io dedicammo la nostra vita a servire Geova Dio e nel luglio del 1960 simboleggiammo la nostra dedicazione con il battesimo in acqua. Nel 1968 mia moglie intraprese l’opera di predicazione in servizio continuo, detta opera di “pioniere”, e in seguito mi unii a lei in questo servizio. Avemmo ottime opportunità di fare servizio in territori dove c’era particolare bisogno di proclamatori del Regno. Ora servo come “sorvegliante di circoscrizione”, e visito ogni settimana una diversa congregazione di testimoni di Geova per aiutarli nell’opera di predicazione.

Anche se è vero che ho nostalgia di volare, posso dire sinceramente che aiutando altri a conoscere i propositi di Geova Dio provo una soddisfazione e una gioia anche maggiori. Quindi anziché vivere per volare, ora vivo per fare la volontà del nostro amorevole Padre celeste. — Da un collaboratore.

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