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  • Viaggio nel passato attraverso un’oscura galleria!

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  • Viaggio nel passato attraverso un’oscura galleria!
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 1/1 pp. 12-15

Viaggio nel passato attraverso un’oscura galleria!

LA LUCE che portate vi permette di vedere solo a breve distanza, accentuando le tenebre della galleria in cui avanzate. Da ogni lato e in alto le pareti sono di pietra scabra. L’acqua vi arriva alle ginocchia, quindi dovete muovervi con cautela. Vi spaventa o vi affascina?

Avreste ogni ragione d’essere affascinati da un viaggio attraverso questa oscura galleria di Gerusalemme, sotto l’antica città di Davide. Perché? Perché facendovi strada in questo corso d’acqua vi aprireste un varco in una parte di storia che in modo sorprendente conferma il racconto biblico.

La lunga galleria scavata nella roccia è detta comunemente galleria di Ezechia o galleria di Siloe. (2 Re 20:20) Probabilmente per un viaggio simile sarebbe pratico mettere scarpe di gomma e pantaloncini. Con una torcia elettrica in mano, potreste confermare in meno di un’ora un racconto scritto nella Bibbia quasi tremila anni fa. Ma prima, sia che dobbiate effettivamente guadare il corso d’acqua o che facciate il viaggio qui sulla pagina stampata, considerate in breve la sorprendente storia di questa galleria.

Quando Ezechia divenne re di Giuda nel 745 a.E.V. la potente nazione assira opprimeva il popolo d’Israele e di Giuda. Nel 740 a.E.V. le orde assire avevano conquistato e desolato il regno settentrionale d’Israele e cominciato l’invasione di Giuda. Dinanzi ai brutali Assiri le città fortificate caddero l’una dopo l’altra. (2 Re 18:9-11, 13) Poi fu la volta di Gerusalemme. Come avrebbe fatto la città a resistere agli eserciti invincibili della seconda potenza mondiale della storia biblica?

Il re assiro Sennacherib mandò un alto funzionario di nome Rabsache a intimorire i Giudei. Gridando in ebraico al popolo che era sulle mura, Rabsache cercò di abbattere il morale dei Giudei e la loro volontà di resistere. Considerando il clima caldo del Medio Oriente, potete immaginare quale spavento avrebbe causato la sua minaccia che i Giudei sarebbero morti “di carestia e di sete”. (2 Cron. 32:11) Ma si trattava veramente di ‘arrendersi o morire di sete’?

No, poiché in precedenza il re Ezechia aveva disposto che i suoi uomini “[turassero] le acque delle sorgenti che eran fuori della città”. (2 Cron. 32:2-4) In tal modo gli Assiri sarebbero stati in gravi difficoltà per procurarsi bastante acqua. Ma dato che Ezechia e il popolo erano rinchiusi “come un uccello in gabbia”, come si era vantato Sennacherib, dove avrebbero preso l’acqua i Giudei? Ebbene, i Giudei sapevano che nella caverna della sorgente di Ghihon sul versante orientale della città c’era un’abbondante quantità d’acqua. Quella sorgente fu “turata” o celata affinché gli Assiri non la scoprissero. Tuttavia, Ghihon era fuori delle mura di Gerusalemme. Come avrebbe potuto dunque tenere in vita i Giudei?

La Bibbia ce lo dice. Essa narra che Ezechia “turò la sorgente superiore delle acque di Ghihon e le tenne volte direttamente in giù a ovest verso la città di Davide”. (2 Cron. 32:30; 2 Re 20:20) Come fece questo? Con una galleria scavata nella solida roccia. Quella galleria esiste ancora. Gli esperti la considerano “una delle grandi opere di ingegneria dell’antichità”. E voi potete visitarla attraversandola a guado.

Sembra che la sorgente di Ghihon (ora chiamata talora la Fonte della Vergine) sul versante inferiore della valle di Chidron si trovasse in una caverna. Quindi gli antichi Gebusei che abitavano la città scavarono in fondo alla caverna una galleria nella quale terminava un pozzo scavato all’interno delle vicine mura. Così potevano procurarsi un po’ d’acqua calando i secchi nel canale dell’acqua. Può darsi benissimo che gli uomini di Davide si introducessero nella città attraverso questa galleria. (2 Sam. 5:8) Ma al tempo di Ezechia la popolazione della città era molto più numerosa. Quindi, egli fece scavare una lunga galleria che facesse deviare un’ampia quantità d’acqua in una piscina (Siloe) sul lato occidentale della città entro la protezione delle mura. (Vedere il riquadro).

Che impresa fu quella! Una squadra di operai scavò da sud, dalla piscina di Siloe. Un’altra squadra venne da nord, da Ghihon. Pensate che lavoro fu scavare — con strumenti manuali, non con perforatrici ad aria compressa o con moderni esplosivi — nella roccia solida una galleria alta in media 1,8 metri (sei piedi) e larga 0,6 metri (circa due piedi). Ma la cosa più sorprendente è la lunghezza, 533 metri (1.749 piedi). Immaginate di scavare nella solida roccia per più di mezzo chilometro.

In uno spazio così ristretto solo un uomo per volta poteva scavare nella galleria. Così anche con squadre che lavorassero ventiquattr’ore al giorno, ci vollero probabilmente da sei a otto mesi prima che gli uomini si incontrassero. Benché non possiate parlare personalmente con alcuno degli uomini devoti che fecero quel lavoro per sentire le loro impressioni, potete farvene una buona idea. Come?

Nel 1880 un ragazzo che giocava presso lo sbocco della galleria a Siloe cadde in acqua. Rialzandosi scoprì nella parete un’iscrizione. Era incisa in ebraico antico ed è un inestimabile esempio dello stile di scrittura ebraica di quel periodo, stile simile forse a quello usato dal profeta Isaia. Lo spazio riservato all’iscrizione non fu mai riempito completamente, ma le sei righe scritte dicono in parte:

“E questo è il modo in cui fu scavata: — Mentre [. . .] (erano) ancora [. . .] piccon(i), ognuno verso il suo compagno, e mentre c’erano ancora da scavare tre cubiti, [si udì] la voce di un uomo che chiamava il suo compagno, poiché nella roccia a destra [e a sinistra] c’era una sovrapposizione. E quando la galleria fu completamente scavata, i cavapietre spaccarono (la roccia) ciascun uomo verso il suo compagno, piccone contro piccone; e l’acqua affluì dalla sorgente nella riserva per 1.200 cubiti, e la roccia era a un’altezza di 100 cubiti sopra l(e) test(e) dei cavapietre”.

Immaginate d’essere uno di quegli uomini che scavavano in quella galleria profonda e buia. Come avreste saputo in quale direzione scavare? A destra? A sinistra? Più in alto? Più in basso? Eppure dopo alcune centinaia di metri gli uomini si incontrarono: che impresa!

Immaginate di percorrere la galleria, tenendo d’occhio il prospetto della pagina che precede. Scendendo i gradini fino a Ghihon (punto 1), troverete la sorgente stessa (punto 2). Quindi attraversate parte del canale scavato dai Gebusei (punto 3). Se esaminate attentamente queste pareti, vedrete che le pareti superiori e la volta rivelano una lavorazione migliore. Evidentemente gli uomini di Ezechia rifecero parte di questa sezione, facendo un lavoro migliore dei precedenti Gebusei.

Facciamo presto una brusca svolta a sinistra (punto 4), dove comincia la galleria di Ezechia. Potete avanzare abbastanza facilmente. Ora non dovete avanzare carponi in un angusto passaggio con soli dieci centimetri di spazio d’aria al di sopra dell’acqua, come dovettero fare gli archeologi del diciannovesimo secolo che esplorarono la galleria. Lo spesso strato di sedimento fangoso su cui dovettero avanzare è stato tolto. Così ora potete camminare diritti, benché in alcuni punti dobbiate abbassarvi. In realtà, dovete camminare nell’acqua gorgogliante che può arrivare alle ginocchia o anche alla vita: la profondità media varia a diverse ore del giorno e in diverse stagioni.

Mentre avanzate potete accorgervi di non seguire una linea retta. Nessuno oggi sa esattamente perché la galleria fu scavata a forma di S invece di seguire un percorso diritto, che sarebbe stato più breve. Ma così è. Giungiamo al punto 5. Perché la direzione cambia bruscamente? Evidentemente a questo punto, quando una trentina di metri (circa 100 piedi) separavano le estremità, gli uomini provenienti da nord udirono per la prima volta il rumore dei colpi di piccone di quelli provenienti da sud. E quelli provenienti da sud udirono il debole suono dei colpi quando furono al punto 12. Lo potete determinare dalla galleria. Entrambe le squadre cominciarono una serie di curve e correzioni. Immaginate la crescente eccitazione degli uomini quando si resero conto che si stavano avvicinando gli uni agli altri. A volte falsi echi poterono far scavare in una certa direzione. Ma poi un ingegnere ebreo scopriva probabilmente l’errore e modificava la direzione dei lavori. Pare che la squadra che procedeva verso Ghihon a nord-est incontrasse le maggiori difficoltà, poiché fecero tre partenze false che dovettero abbandonare (punti 11, 10, 9).

Ricostruendo la scena nella vostra mente, potete vedere il cavapietre che scava nella galleria sotto la luce fioca. Udendo i colpi dall’altra parte della galleria, è nervoso, eccitato e ora non sente più il fumo e l’aria viziata. Dietro di lui c’è l’ingegnere accucciato, che regge una torcia e ogni tanto dice: “Più a sinistra”, o: “In questa direzione, verso il rumore”.

Gli uomini in testa si avvicinano sempre più. La scadente lavorazione delle pareti vi dice quanto gli uomini fossero eccitati e impazienti. Il lavoro è di qualità inferiore rispetto alle precedenti sezioni della galleria.

Quando arrivate al punto 6 siete pressappoco nel punto in cui si trovava la squadra proveniente da nord quando udì “la voce di un uomo che chiamava il suo compagno”, come dice l’iscrizione di Siloe. Da ambo le parti dovettero levarsi grida ansiose, e poi gli uomini aggredirono la roccia con rinnovato vigore. Ora tre cubiti soltanto separavano le due estremità, circa un metro e mezzo (quattro piedi e mezzo). Osservate come le pareti procedono leggermente a zigzag, nel punto in cui gli uomini si affrettavano l’uno verso l’altro. Anche in terra ci sono i segni della crescente tensione, poiché dai punti 6 e 8 il terreno si alza, dato che gli uomini non scavavano più così profondo.

Le voci si fanno sempre più alte. Infine, al punto 7, appare la punta di un piccone. Si vede la luce e un viso! Sì, per quanto sembri sorprendente se si considerano i semplici mezzi di cui disponevano a quel tempo, i due progetti della galleria si fusero e l’essenziale passaggio sotto la città di Davide fu ultimato. Esaminando il cambiamento di direzione nel disegno dello scavo, potete determinare il punto esatto in cui si incontrarono. E l’iscrizione scolpita a 6 metri (20 piedi) dall’ingresso di Siloe commemora tale impresa (punto 13). L’originaria iscrizione in pietra è ora conservata in un museo di Istanbul. Ma qui nel Museo d’Israele a Gerusalemme potete vederne una copia in gesso.

Perché l’acqua fresca scorresse da Ghihon alla piscina di Siloe, i cavapietre dovettero fare alcune modifiche nel livello del pavimento della galleria all’estremità di Siloe. Potete vederlo, poiché lì la galleria è più alta che negli altri tronchi. Ma fatto questo, l’acqua poté scorrere facilmente, con un salto di oltre due metri (circa 7 piedi) lungo il percorso della galleria. Il libro The City of David parla della “pendenza perfettamente graduale dalla sorgente di Ghihon alla piscina di Siloe” definendola “un altro miracolo dell’antica tecnologia”.

Terminato il viaggio a Siloe, dove le donne lavano i panni in acqua ora alquanto più salata, potete riflettere sulla storia di ciò che avete appena visto. Benché la galleria di Ezechia fosse menzionata nella Bibbia migliaia di anni fa, oggi potete essere testimoni dell’accuratezza storica di quel racconto. La galleria che i visitatori di Gerusalemme possono attraversare a guado attesta la previdenza e il diligente lavoro di Ezechia e dei Giudei di Gerusalemme, quando si trovarono di fronte alla minaccia assira.

Tuttavia, anche se questa galleria fu scavata per fornire acqua in abbondanza per resistere a un lungo assedio nemico, il re Ezechia non ripose la sua fiducia in tali preparativi difensivi. Ezechia confidò infine che Geova avrebbe protetto e sostenuto i Suoi adoratori. Rafforzato dal profeta Isaia, il re Ezechia disse al popolo: “Siate coraggiosi e forti. Non abbiate timore né siate atterriti a causa del re d’Assiria e a motivo di tutta la folla che è con lui; poiché con noi ce ne sono più di quanti ce ne siano con lui. Con lui è un braccio di carne, ma con noi è Geova nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie”. — 2 Cron. 32:7, 8.

E questo Egli fece. Mentre i Giudei dentro la città disponevano dell’acqua che scorreva da Ghihon attraverso la galleria, gli Assiri si accamparono a una certa distanza dalle mura. Poi in una notte un angelo di Geova colpì 185.000 Assiri, “ogni potente uomo di valore, e ogni condottiero e capo nel campo del re d’Assiria”. (2 Cron. 32:21; 2 Re 19:35) Quindi, attraversando la galleria di Ezechia non dovrebbe solo venirvi in mente la storia di un’opera di ingegneria. Si dovrebbe anche imprimere a fondo nella vostra mente e confermare nel vostro cuore il fatto che Geova si interessa vivamente di sostenere quelli che gli sono devoti.

[Cartine a pagina 13]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Dove in seguito fu costruito il tempio

CITTÀ DI DAVIDE

Valle di Tiropeon

Ghihon

Valle di Chidron

Siloe

Mura

[Cartina]

GALLERIA DI EZECHIA

Ghihon

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13

Siloe

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