Domande dai lettori
● Come dobbiamo intendere il fatto che Osea si astenne apparentemente dall’avere relazioni sessuali con la moglie Gomer che aveva riaccettata? — Osea 3:3.
La Torre di Guardia del 1º settembre 1976 pag. 540, par. 25, commenta questo versetto, indicando che Osea disciplinava la moglie che aveva ripresa “con restrizioni sessuali, compresa evidentemente la sua propria astensione dalle attenzioni coniugali”. Il senso della Scrittura in ebraico conferma questa conclusione, cioè che Osea si astenne dall’avere relazioni sessuali.
La Traduzione del Nuovo Mondo rende letteralmente Osea 3:3 secondo l’ebraico. “Quindi le dissi: ‘Per molti giorni [un periodo non specificato] dimorerai come mia. . . . Non devi appartenere ad altro uomo; e anch’io sarò per te’”. Cosa significa apparentemente quest’ultima frase: “Anch’io sarò per te”? Com’era proibito alla moglie riaccettata, Gomer, d’avere relazioni adulterine con altri uomini, così sarebbe stato Osea verso di lei, astenendosi per qualche tempo dall’avere relazioni sessuali. Notate che altre traduzioni della Bibbia fanno capire ancora più chiaramente che Osea doveva astenersi per qualche tempo dall’avere relazioni sessuali con lei: “Lo stesso io verso di te” (versione di Salvatore Garofalo), “così anch’io mi comporterò con te” (La Bibbia di Gerusalemme), e “anch’io osserverò la stessa regola nei tuoi riguardi” (versione di B. Mariani).
Quale fu dunque la ragione di questa restrizione? Osea aveva misericordiosamente riaccettato la sua “moglie di fornicazione”, l’aveva ricomprata per il prezzo di uno schiavo e l’aveva perdonata. Tuttavia il desiderio naturale di Osea era di sottoporre sua moglie a un periodo di purificazione coniugale. Sarebbe stato un tempo di purificazione in cui Gomer sarebbe dovuta rimanere in uno stato di restrizione, di inattività coniugale, essendole impedito perfino d’avere relazioni sessuali con il marito legale Osea.
Come si può conciliare questo con I Corinti 7:2-5, dove dice che marito e moglie non devono privarsi del debito sessuale se non per mutuo consenso? Ciò che accadde nel caso di Osea non è qualcosa che i coniugi cristiani vorranno seguire come modello, negando le relazioni sessuali l’uno all’altro come forma di punizione individuale. Il caso di Osea e Gomer è invece un esempio di misericordia da parte del coniuge che ha perdonato l’infedeltà coniugale dell’altro. Il coniuge innocente accetta il coniuge veramente pentito e lo considera purificato.
In questo modo, secondo il dramma rappresentato da Osea e da sua moglie, Geova riaccettò l’infedele Israele al tempo della restaurazione che ebbe luogo dopo il 537 a.E.V. e poi la purificò. Fu proibito a Israele di ristabilire qualsiasi relazione adulterina con i principi gentili o i sacerdoti idolatri o altri oggetti dell’adorazione idolatra. Geova stesso si astenne dal costituire un re non davidico che sedesse su un trono sino alla venuta del Messia, il re legittimo. (Ezec. 21:27) Quindi, durante un periodo di purificazione il rimanente dell’Israele naturale, disciplinato e pentito, cominciò ad attendere con pazienza che il Liberatore messianico lo affrancasse dal dominio gentile.
Similmente, dal 1919 in poi, il tremante rimanente del vero Israele spirituale fu introdotto in un nuovo patto, in una rinnovata relazione coniugale con Geova. Perciò, fu loro vietato di commettere adulterio spirituale con apostati, governanti o sacerdoti, mentre la cristianità insiste ancora in tale condotta adultera. Solo dopo un periodo di purificazione Geova ristabilì un’intima relazione con il rimanente dell’Israele spirituale. Infine, il rimanente si rese conto che Geova era davvero il suo amorevole protettore maritale; inoltre, si rese conto di essere in una sicura relazione con lui sotto il nuovo patto, di cui Gesù Cristo è il Mediatore. — 1 Tim. 2:5, 6.