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  • Ciò che mi ha resa felice
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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  • INFLUENZA RELIGIOSA
  • QUELLO CHE AVEVO CERCATO
  • EDUCAZIONE DEI FIGLI
  • UNA TRAGEDIA
  • CONSERVATA LA FIDUCIA IN DIO
  • La fiducia in Geova mi ha sostenuto
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1963
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
  • La perseveranza reca gioia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2006
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/4 pp. 244-247

Ciò che mi ha resa felice

Narrato da Maria Alves de Azevedo

NACQUI a Lamelas, piccolo villaggio portoghese nel distretto di Oporto, famoso per il suo vino, il porto. Abitavamo in una grande casa di pietra, con le camere da letto al piano di sopra, e mobiliata come le case di campagna. Di sotto c’era un’ampia cucina che serviva pure da sala da pranzo. C’era un grande forno a legna, dove si cuocevano le deliziose focacce di granturco.

L’acqua da bere veniva dalla sorgente dietro casa. Era fresca e limpida, e accanto ad essa crescevano fragole deliziose. E vicino a casa nostra scorreva un ruscello di acque cristalline.

Ricordo ancora alcune di queste cose, e la vista di corsi d’acqua limpidi mi reca ancora diletto. Sin dall’infanzia il mio cuore batteva più in fretta quando leggevo nella Bibbia del “fiume d’acqua di vita”. (Riv. 22:1, 2) Fui anche molto felice quando appresi che un giorno tutta l’umanità sarebbe vissuta in pace sotto la propria vite e sotto il proprio fico! — Vedi Michea 4:3, 4.

Avevo solo tre mesi quando mio padre partì per il Brasile per trovare condizioni economiche migliori. La mamma e io lo raggiungemmo quattro anni dopo, nel 1917.

INFLUENZA RELIGIOSA

Papà aveva fatto il chierichetto nella chiesa cattolica di Lamelas. E la mamma mi aveva sempre portato con lei in chiesa. In seguito, una zia presbiteriana fece leggere a papà la Bibbia e ben presto i miei genitori divennero presbiteriani.

Allora avevo circa nove anni e mi piaceva leggere i racconti biblici del misericordioso Giuseppe e del paziente Giobbe. La loro vita integra mi commuoveva fino alle lagrime. Volevo essere come loro.

Dopo qualche tempo ci trasferimmo a Olaria, nella parte settentrionale di Rio de Janeiro. Lì, invece di un ruscello di acqua limpida, correva un grande fosso in mezzo alla strada coperta di erbacce. Esso venne trasformato in una fogna scoperta che non emanava certo odori piacevoli. E le zanzare? È meglio dimenticarle.

Per conseguire la meta della prosperità materiale la nostra famiglia doveva lavorare duramente. Prima aiutavo la mamma nelle faccende di casa e poi entrambe davamo una mano a papà che faceva il calzolaio. Mamma allevava anche polli, e io l’aiutavo a vendere le uova. Un giorno feci pagare più del dovuto due dozzine di uova. Intendevo comprare un biglietto della lotteria nella speranza di vincere una bambola o dei pentolini per giocare. Fui severamente disciplinata e questo mi fece capire bene il valore dell’onestà.

A nove anni mi battezzarono come presbiteriana e nel 1927, a quattordici anni, fui cresimata. Un giorno di quell’anno conobbi un marinaio di nome Raimundo F. Cabral, che disse d’essere uno “studente biblico”. Era fidanzato con una ragazza che io cercavo di convertire dallo spiritismo alla Chiesa Presbiteriana. Insegnavo alla scuola domenicale e desideravo aiutare le persone a conoscere Dio.

Tuttavia, questo marinaio mi fece vedere nella Bibbia che non solo lo spiritismo è errato, ma che l’anima è mortale e che l’inferno è la comune tomba dell’umanità. Considerammo pure altri soggetti, e appresi molte cose che non conoscevo. Tuttavia, egli e la mia amica si sposarono e si trasferirono. Per dodici anni non ebbi più nessun contatto con gli Studenti Biblici.

In quel tempo accaddero molte cose. Mi sposai anch’io ma il mio matrimonio non fu un letto di rose. Ci furono molte spine e poche rose. Piena di speranza attesi l’arrivo del mio primo figlio. Avrebbe fatto cambiare in meglio la mia relazione coniugale? Triste a dirsi, il bambino nacque morto. A questo punto mio marito aveva già cominciato a condurre una vita disordinata. Neppure la nascita di altri tre bambini cambiò quella triste situazione.

Avevo sempre cercato di tenere nascosti i miei problemi agli altri, specie ai miei genitori, così che non avevo nessuno che mi confortasse e mi incoraggiasse. La religione non mi dava nessuna speranza. Infatti, credevo d’essere una che pur leggendo la Bibbia non meritava di capirla. D’altra parte, credevo anche dovessero esserci alcuni che avrebbero ‘condotto molti alla giustizia’. (Dan. 12:3) Mi chiedevo chi fossero. Come desideravo conoscere la verità che rende liberi! — Giov. 8:32.

QUELLO CHE AVEVO CERCATO

Poi, nel gennaio del 1939, lo stesso studente biblico tornò a trovarmi, solo che questa volta si presentò come testimone di Geova. Mi abbonai subito alla Torre di Guardia in portoghese, e ricevetti in dono il libro Ricchezza e tre opuscoli. Il loro vigoroso messaggio mi stupì e li feci subito vedere ai miei vicini. Finito di leggere il libro Ricchezza potei dire veramente: “Ho trovato il popolo di Dio!”

Il 4 aprile 1939 assistei per la prima volta a un’adunanza dei testimoni di Geova; era la commemorazione della morte di Cristo. Credevo che tutti avrebbero accettato queste meravigliose verità bibliche che mi rendevano così felice. Ma quando cominciai a parlare dei magnifici propositi di Dio ai miei genitori, a vicini, parenti e amici, alcuni dissero che ero diventata pazza. Mio marito mi proibì di menzionargli la Bibbia. Mia madre si vestì di nero in segno di lutto, come se fossi già morta!

Tutto questo fu molto doloroso. Tuttavia dedicai la mia vita a Geova, e l’11 aprile 1941 simboleggiai tale dedicazione con il battesimo in acqua. Presi la ferma risoluzione espressa dalle parole di Salmo 26:1: “Ho confidato in Geova, per non vacillare” nella mia integrità.

Anche se ero contrastata, non tutti i cuori erano chiusi. La mia cara sorella Ruth accettò le verità della Bibbia di cui le parlavo. Con la scusa di darle lezioni di cucito, facemmo lo studio insieme. Per uscire di casa e andare a predicare ad altri, divenni sarta e maestra di cucito e di ricamo. Così non passava giorno senza che parlassi ad altri delle cose buone contenute nella Parola di Dio, e quest’attività mi rese particolarmente felice.

Col tempo i miei genitori tornarono ad essere più amichevoli. Quindi nel 1944 li invitai ad assistere all’assemblea “Annunciatori uniti” tenuta a San Paolo. Con mia felicità, accettarono. Il viaggio in treno da Rio de Janeiro richiese più di dodici ore, ma il calore e la gioia evidenti tra i Testimoni ci fecero subito dimenticare le dure panchine di legno. Dividemmo la colazione al sacco e cantammo cantici del Regno fino a farci venire la voce rauca.

L’amore e l’unità cristiana, oltre al programma dell’assemblea, produssero il loro effetto sui miei genitori, e quando tornammo a Rio de Janeiro chiesero uno studio biblico a domicilio. Da questo studio sorse ben presto un centro di attività di predicazione. In seguito, alcune pareti interne della casa dei miei genitori vennero abbattute per avere una Sala del Regno in cui accogliere la nuova congregazione di Olaria, la seconda formata a Rio de Janeiro. Oggi questa casa è ancora una Sala del Regno, e la congregazione fa più progresso che mai. Ma adesso a Rio de Janeiro ci sono complessivamente novantacinque congregazioni di testimoni di Geova!

EDUCAZIONE DEI FIGLI

Le verità della Bibbia mi fecero sentire la duplice responsabilità che avevo come moglie cristiana: di amare e rispettare mio marito e di inculcare santi princìpi nei miei figli. Prima di coricarmi facevo sedere i bambini sul mio letto e narravo loro racconti biblici. Noemi appoggiava spesso la testolina sul mio grembo. Nei momenti di maggiore eccitazione Paulo saltava su e giù, come quando facevo finta d’essere Davide con la fionda tesa per colpire il gigante Golia, o Sansone che buttava giù le colonne del tempio di Dagon. Contemporaneamente, cercavo di dare risalto all’integrità di questi e di altri fedeli servitori di Dio.

Non fu facile addestrare i miei figli nell’opera di dichiarare ad altri la buona notizia. Ma sembrò che Paulo accettasse e seguisse l’addestramento cristiano e a quattordici anni venne battezzato. Tuttavia, a diciassette anni, fu attratto dallo sport. Giocava con un certo successo nella squadra di calcio della sua scuola e pareva avesse brillanti possibilità di fare carriera nello sport. Era giunto il tempo di prendere un’importante decisione e una domenica mattina, quando non uscì nell’opera di testimonianza, sembrò che l’avesse presa. Disse: “Mamma, non voglio più seguire questa religione. Non sono neppure sicuro che sia la verità”.

Quando mi ripresi dal colpo di questa confessione inaspettata, riuscii a parlargli e lo aiutai a vedere chiaro nella sua mente. Oggi dice di esserne profondamente grato e afferma che fu una svolta decisiva nella sua vita. Da allora in poi non ha mai guardato indietro. Prestò più che la solita attenzione alle adunanze e imparò ad amare sinceramente le verità della Bibbia.

Nel settembre 1948, con la cooperazione dei miei figli, divenni pioniera, dedicando almeno centoventi ore al mese all’opera di predicazione. Le mie figlie Elza e Noemi preparavano da mangiare a turno e Paulo dava una mano in tutte le faccende, perfino in cucina.

UNA TRAGEDIA

Una mattina Noemi e io parlammo della risurrezione. Come sarebbero state risuscitate le persone? Le spiegai che probabilmente avrebbero avuto un aspetto simile a quello che avevano prima di morire. Non mi rendevo certo conto che ben presto la mia fede nella risurrezione sarebbe stata messa alla prova.

Il 5 ottobre 1951, verso mezzogiorno, andai a fare un’altra visita ulteriore a una persona interessata alla Bibbia e mandai Noemi a casa con la sua amica Nely. Quando tornai a casa, Nely corse alla finestra gridando: “Noemi! Una macchina l’ha investita!”

Più di corsa che camminando mi precipitai all’ospedale. Durante il tragitto, passando dal luogo dell’incidente vidi una macchia di sangue. Noemi era stata sbattuta contro un muro. All’ospedale, il fratello Augusto Machado mi fu di grande conforto. “Noemi non soffre più”, disse, “dorme già”.

Il discorso funebre fu pronunciato a casa nostra. Era stato messo un altoparlante affinché fosse udito da centinaia di persone. Fu una meravigliosa testimonianza sul potere di Geova di risuscitare le persone al tempo da lui fissato. Inoltre, servì molto a intenerire il cuore di mio marito. L’amore e la benignità dei fratelli cristiani furono di immenso incoraggiamento.

CONSERVATA LA FIDUCIA IN DIO

Per anni mio marito aveva ostacolato la mia attività cristiana. Mi aveva chiuso fuori di casa e minacciato di ottenere la separazione legale, perfino con la pistola! I miei amorevoli fratelli e sorelle cristiane, inclusi i parenti carnali, mi furono di vero conforto. Ma soprattutto, mi resi conto che la nostra maggiore fonte di forza spirituale è Geova Dio stesso, in cui dobbiamo riporre “incrollabile fiducia”. — Sal. 26:1, Byington.

A suo tempo, Paulo fu nominato sorvegliante di circoscrizione, come sono chiamati i ministri viaggianti dei testimoni di Geova. Dapprima non voleva lasciarmi sola con il padre contrario. Ma io gli dissi: “Figliolo, se confidi in Geova, non mancherà nulla né a te né a me. Geova mi darà la forza di perseverare”. Oggi Paulo presta ancora servizio come sorvegliante di circoscrizione con la sua sorridente moglie Tereza. Sento moltissimo la sua mancanza, ma so che serve Geova, ciò che ho sempre desiderato facesse.

Il tempo più difficile della mia vita fu quando mio marito ed io prendemmo un forno. Significava lavorare quasi giorno e notte per pagare la farina per il giorno dopo. Di conseguenza, dovetti mancare a molte adunanze e ridurre sensibilmente la mia attività di testimonianza. Alcuni amici pensarono addirittura che fossi divenuta materialista. Infine, riuscimmo a vendere il forno. Mio marito, però, cominciò a manifestare i sintomi della malattia che nel novembre 1969 l’avrebbe portato alla morte. Dopo di che fui sola. Cosa avrei fatto?

Il 1º marzo 1970, a cinquantasette anni, intrapresi una nuova attività. Divenni pioniera speciale, e cominciai a dedicare almeno 150 ore al mese all’opera di proclamare la buona notizia.

Il primo territorio dove fui mandata fu Volta Redonda, dove, insieme alla mia compagna Felicia Migual, vedemmo sorgere un’altra congregazione. Poi fummo mandate a Pará de Minas, città molto cattolica dove subimmo ogni sorta di maltrattamenti. Un giorno mi assalirono vigliaccamente alle spalle, mi presero a pugni e mi gettarono a terra. Ma questo episodio non fece altro che rafforzare in me la ferma determinazione di continuare a cercare le “pecore” di Dio.

E in quella città ne trovai. Fra loro ci fu José Antonio, un giovane così assetato della verità di Dio che dopo appena sei mesi di studio biblico fu pronto per il battesimo. Ora è uno degli anziani della congregazione di Pará de Minas. Attualmente il mio territorio è Pitangui, una cittadina vicina a Pará de Minas.

Ripensando ai miei anni di servizio cristiano, ricordo almeno settanta persone che ho avuto la gioia di aiutare a divenire cristiani testimoni di Geova. Ma non è ancora giunta la fine! Desidero poter continuare, con la dinamica potenza di Geova, a servirlo e a realizzare infine la felice speranza di vedere la sua medesima faccia per tutta l’eternità. (Riv. 22:4, 5) — Da una collaboratrice.

[Immagine di Maria Alves de Azevedo a pagina 244]

[Immagine a pagina 247]

Ho avuto il privilegio di recare a molti il messaggio del Regno

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