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  • Non cedete! La promessa sta per adempiersi

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  • Non cedete! La promessa sta per adempiersi
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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  • “ALIENI E RESIDENTI TEMPORANEI” IN QUESTO MONDO
  • COME CRISTO, NON SI INTROMETTONO NELLE COSE DEL MONDO
  • “AMBASCIATORI” CRISTIANI
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1999
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/3 pp. 168-174

Non cedete! La promessa sta per adempiersi

“Avete bisogno di perseveranza, affinché, dopo aver fatto la volontà di Dio, riceviate l’adempimento della promessa”. — Ebr. 10:36.

1. Una promessa fidata spinse il comune antenato degli Arabi e degli Israeliti a divenire che cosa?

UNA buona promessa, fatta da una persona fidata, può spingere chi la riceve ad agire in modo da ottenere buoni risultati. Quanti di noi, solo per una promessa, sarebbero disposti a divenire residenti forestieri, uomini senza terra in un paese straniero, per cento anni? In modo sorprendente, abbiamo la narrazione storica relativa a un uomo che agì proprio così! Si tratta dell’uomo da cui affermano di discendere gli Arabi, come pure gli Israeliti loro consanguinei. Questo loro comune antenato ricevette una promessa il cui adempimento influisce sul bene eterno di tutta la famiglia umana.

2. Perché l’adempimento di quella promessa richiese un’azione da parte di colui che la ricevette?

2 La realizzazione di questa promessa importante per il mondo intero richiedeva un’azione, poiché la dichiarazione di Dio contenente la promessa diceva: “Esci dal tuo paese e dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre e va al paese che io ti mostrerò; e farò di te una grande nazione e ti benedirò e di sicuro farò grande il tuo nome; e mostrati una benedizione. E di sicuro benedirò quelli che ti benediranno, e maledirò colui che invocherà su di te il male, e tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te”. — Gen. 12:1-3.

3. Per quanto riguarda una promessa, in che modo Abraamo di Ur dei Caldei ci è d’esempio?

3 Noi tutti che facciamo parte delle “famiglie della terra” possiamo veramente essere grati che colui al quale fu fatta la promessa, Abramo di Ur dei Caldei, compì con fiducia l’azione richiesta! Abramo (in seguito chiamato Abraamo) ci dà l’esempio in quanto alla debita azione da compiere per ottenere l’adempimento di una promessa fattaci dall’Iddio di Abraamo.

4. Per quanto tempo Abraamo visse senza terra nel paese di Canaan? E suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe?

4 A settantacinque anni Abraamo entrò nella Terra Promessa, un paese che gli era straniero. Egli morì a centosettantacinque anni. Per tale motivo visse senza terra per un intero secolo, un lungo tempo. Suo figlio Isacco, il quale nacque ad Abraamo in questo paese straniero che non gli era stato ancora dato, fu egli pure senza terra, ma per un periodo di tempo anche più lungo, centottant’anni. Il figlio di Isacco, Giacobbe, a cui fu trasmessa la promessa divina, visse senza terra per centotrent’anni prima d’essere chiamato in Egitto, dove morì. (Gen. 47:7-9; 49:33) Tuttavia, dietro sua richiesta, questo patriarca di centoquarantasette anni fu sepolto nella Terra Promessa, nel paese di Canaan. — Gen. 50:1-14.

5, 6. Quale qualità diede a quei tre patriarchi la forza di perseverare per duecentoquindici anni in un paese straniero, e come lo conferma Ebrei 11:9, 10, 13-16?

5 Cosa diede a quei tre patriarchi la forza di rimanere in un paese straniero senza tornare a Ur dei Caldei? Cosa li aiutò a perseverare nel paese straniero di Canaan per duecentoquindici anni (dal 1943 al 1728 a.E.V.) complessivamente? La fede in Geova Dio e nell’attendibilità della sua incrollabile promessa. A questo riguardo leggiamo in Ebrei 11:9, 10, 13-16:

6 “Per fede [Abraamo] risiedette come forestiero nel paese della promessa come in un paese straniero, e dimorò in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa. Poiché egli aspettava la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio. Nella fede morirono tutti questi, benché non ottenessero l’adempimento delle promesse, ma le videro da lontano e le salutarono e dichiararono pubblicamente d’essere estranei e residenti temporanei nel paese. Poiché quelli che dicono tali cose mostrano di cercare premurosamente un luogo loro proprio. Eppure, se avessero in realtà continuato a ricordare quel luogo dal quale erano usciti, avrebbero avuto l’opportunità di tornarvi. Ma ora aspirano a un luogo migliore, cioè uno che appartiene al cielo. Quindi Dio non si vergogna di loro, d’esser chiamato loro Dio, poiché ha preparato per loro una città”.

7. In che modo Abraamo si rese persona non gradita nel luogo dov’era nato, e che specie di “città” voleva?

7 Abraamo, che fu d’esempio a suo figlio Isacco e a suo nipote Giacobbe, era deciso a morire all’estero piuttosto che rinunciare al suo incarico e tornare nella città natale di Ur dei Caldei. Poiché quella città pagana si trovava nel paese di Sinar, Abraamo si rese perfino persona non gradita in quel luogo, perché inseguì e mise in rotta quattro re confederati di quella zona. Erano Amrafel re di Sinar, Arioc re di Ellasar, Chedorlaomer re di Elam e Tideal re di Goim. Abraamo e le sue truppe spogliarono quei re di tutte le cose preziose e liberarono i prigionieri che avevano fatti durante la loro invasione del paese di Canaan. (Gen. 14:1-24; Ebr. 7:1) Abraamo non voleva più risiedere nella città di Ur dei Caldei. Vi rinunciò. Preferì condurre vita nomade nella Terra Promessa, desiderando qualcosa di meglio della città idolatra e peccaminosa dov’era nato. Anziché una città costruita dall’uomo, Abraamo, Isacco e Giacobbe volevano una città o un governo il cui Costruttore e Fattore è Dio. Oggi le fondamenta di Ur dei Caldei sono in rovina, ma non la “città” di Dio.

8, 9. (a) Che specie di eredità riceverà Abraamo nella risurrezione, e come? (b) Secondo Romani 4:11, 12, come Abraamo divenne il “padre” dei discepoli di Cristo, spiritualmente parlando?

8 Per la sua fedeltà sino alla morte, Geova Dio promise ad Abraamo non un’eredità celeste, ma un’eredità terrestre, il paese di Canaan. Alla risurrezione dei morti, quindi, Abraamo sarà destato alla vita sulla terra. Ma a quel tempo la terra sarà sotto l’assoluto dominio della città “che appartiene al cielo”, il regno messianico del più importante Discendente di Abraamo, cioè Gesù Cristo. (Ebr. 11:16) Abraamo fu un eccellente esempio di fede per questo glorioso Discendente, colui mediante il quale si adempie la promessa che Dio fece ad Abraamo, poiché Gesù Cristo è in modo notevole il ‘seme di Abraamo’ in cui tutte le nazioni della terra si benediranno in eterno. (Gen. 22:18) Spiritualmente parlando, Abraamo è definito “padre” dei discepoli di Gesù Cristo, indipendentemente dal fatto se siano stati scelti fra i Giudei circoncisi o fra i non Giudei incirconcisi, i Gentili. Su questo punto, leggiamo le seguenti parole:

9 “Ed egli [Abraamo] ricevette un segno [anni dopo che era divenuto un residente forestiero nomade nel paese di Canaan], cioè la circoncisione, come suggello della giustizia mediante la fede che aveva mentre era nel suo stato incirconciso [finché generò Isacco], affinché fosse il padre di tutti quelli che hanno fede mentre sono nell’incirconcisione [come Gentili], onde sia loro attribuita la giustizia; e il padre della progenie circoncisa, non solo di quelli che aderiscono alla circoncisione [i Giudei circoncisi], ma anche di quelli che camminano ordinatamente nelle orme di tale fede, che il nostro padre Abraamo ebbe mentre era nello stato incirconciso”. — Rom. 4:11, 12; Gen. 15:6; 17:7-17.

10. (a) In che modo Dio, più di Abraamo, è il “padre di tutti quelli che hanno fede”? (b) Quindi, per mezzo di quale qualità otterremo l’adempimento delle promesse di Dio?

10 Poiché divenne come un padre spirituale per i discepoli del suo Discendente naturale, Gesù Cristo, Abraamo fu impiegato come figura di Geova Dio, che è il Padre celeste di tutto il “seme” per mezzo del quale saranno benedette tutte le nazioni della terra. (Gal. 3:8, 9) Pertanto Geova Dio è il più grande Abraamo. Da lui viene la qualità della fede perché egli dà lo spirito santo a quelli che lo adorano, e la fede è uno dei frutti di questo spirito. (Gal. 5:22) Il fatto che mantiene sicuramente le sue promesse ci ispira fede in lui. Geova, molto più di Abraamo, è il padre dei fedeli o di quelli che hanno fede. Attenendoci a tale fede noi, come Abraamo, riceviamo l’adempimento delle promesse che Dio ci ha fatte. La fede ci aiuterà a perseverare finché otterremo le cose promesse da Dio.

“ALIENI E RESIDENTI TEMPORANEI” IN QUESTO MONDO

11, 12. In che modo noi, che come Abraamo attendiamo l’adempimento delle promesso di Dio, siamo un popolo senza terra, o com’è questo sostenuto da ciò che è scritto in I Pietro 2:11, 12?

11 Abraamo è davvero un esempio per noi che attendiamo le cose meravigliose promesseci dall’Iddio che non mente. Al presente ci sono ancora uomini e donne che, in senso figurativo, sono senza terra. Sono quelli che hanno realmente la fede di Abraamo. Sono discepoli dedicati e battezzati di Gesù Cristo, il Principale del ‘seme di Abraamo’. Non è errato considerarli un popolo senza terra. Questo punto di vista è sostenuto da ciò che un discepolo di Cristo, l’apostolo Pietro, scrisse nella sua prima lettera indirizzata a quelli che egli chiama “residenti temporanei dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, in Asia e in Bitinia”. (1 Piet. 1:1) In che senso questi cristiani erano “residenti temporanei”? Questo è mostrato al capitolo due, versetti undici e dodici, dove l’apostolo Pietro scrive:

12 “Diletti, io vi esorto come alieni e residenti temporanei di continuare ad astenervi dai desideri carnali, che son quelli che causano un conflitto contro l’anima. Mantenete la vostra condotta eccellente fra le nazioni [fra i Gentili], affinché, nella cosa di cui parlano contro di voi come malfattori, in seguito alle vostre opere eccellenti delle quali sono testimoni oculari glorifichino Dio nel giorno della sua ispezione”. — 1 Piet. 2:11, 12.

13. (a) Tuttavia, agli occhi di chi non siamo “alieni”, e perché no? (b) A differenza di Pietro, perché non dovremo uscire dal loro malvagio sistema di cose?

13 Noi che siamo dedicati discepoli di Cristo possiamo essere “alieni” per il mondo, ma com’è confortante sapere che non siamo “alieni” agli occhi di Dio! Ai suoi occhi non siamo più “alieni e nemici perché le [nostre] menti eran volte alle opere malvage”. (Col. 1:21) Noi non camminiamo “come camminano anche le nazioni nell’inutilità delle loro menti, mentre sono mentalmente nelle tenebre, e alienati dalla vita che appartiene a Dio, a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’insensibilità dei loro cuori”. (Efes. 4:17, 18) L’apostolo Pietro e gli unti cristiani del suo giorno si attendevano di uscire da questo mondano sistema di cose nel giorno della loro morte e così di non essere più residenti alieni o temporanei in esso. Ma oggi, in questo ventesimo secolo della congregazione cristiana, i cristiani testimoni di Geova che sopravvivranno alla prossima “grande tribolazione” non usciranno da tale sistema. Perché no? Perché questo sistema di cose malvagio sarà esso stesso annientato dalla faccia della terra nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” in cui finirà la tribolazione. — Matt. 24:21, 22; Riv. 7:14; 16:14, 16; 19:11-21.

14. Quale valida ragione additò Pietro agli unti cristiani per comportarsi come “alieni e residenti temporanei” in questo mondo?

14 Professiamo realmente d’essere cristiani dedicati? Ebbene, ci comportiamo come “alieni e residenti temporanei” fra le nazioni del mondo come consigliò l’ispirato apostolo Pietro? Per una valida ragione egli esortò i cristiani che erano stati “rigenerati ad una speranza viva” a comportarsi attentamente come persone che si trovano in un paese straniero. La ragione per cui dovevano comportarsi così era che, come disse Pietro, “voi siete ‘una razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate le eccellenze’ di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce. Poiché voi una volta non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio”. (1 Piet. 1:3; 2:9, 10) Ovviamente, dunque, essi non sono più parte di questo mondo che si è allontanato da Dio. Non camminano più nelle sue tenebre, ma recano la luce di Dio. Sono in una situazione simile a quella di Abraamo molto tempo fa.

15. In base a II Pietro 3:13, 14, qual e la speranza di questi cristiani che sono stati “rigenerati”?

15 Essi non condividono la speranza di questo mondo. La loro speranza è ispirata dalla promessa di Dio. Questa promessa sta ora per adempiersi, per giungere alla sua gloriosa realizzazione. Più di diciannove secoli fa Pietro scrisse queste parole: “Secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia. Quindi, diletti, giacché aspettate queste cose, fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace”. (2 Piet. 3:13, 14) Quei “nuovi cieli” erano la “città” che il fedele Abraamo attese con tanta pazienza, un governo celeste “che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. (Ebr. 11:10) La “nuova terra” è la nuova società umana formata da tutti quelli che ottengono una benedizione per mezzo dello spirituale ‘seme di Abraamo’. — Gen. 22:18; Riv. 21:1.

COME CRISTO, NON SI INTROMETTONO NELLE COSE DEL MONDO

16. Perché i cristiani non possono interessarsi degli affari politici e delle controversie delle nazioni del mondo?

16 Poiché i cristiani sono “alieni e residenti temporanei” e, come tali, attendono l’adempimento di tale promessa divina, come possono realmente interessarsi degli affari politici e dei violenti conflitti delle nazioni del mondo? Se il loro cuore è veramente rivolto ai “nuovi cieli” e alla “nuova terra” che hanno relazione con il regno di Dio, non possono sinceramente occuparsene!

17. In che modo se vogliamo ubbidire alle parole di Cristo riportate in Matteo 6:32, 33 è fuori luogo dividere la nostra attenzione fra il regno di Dio e i regni degli uomini?

17 Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: “Il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose [materiali]. Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia”. (Matt. 6:32, 33) Per cercare prima il regno del Padre celeste è necessario partecipare attivamente all’adempimento della profezia di Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. (Matt. 24:14) Il cristiano ubbidiente non può fare compromesso, dividendo la propria attenzione e il proprio tempo fra gli interessi del regno di Dio e gli interessi dei regni umani e mettere effettivamente il regno di Dio al primo posto e ottenere la sua approvazione.

18. Perché i cristiani non hanno nessun diritto di rendersi parte di questo mondo?

18 Essendo divenuti “alieni e residenti temporanei” rispetto a questo vecchio mondo, i cristiani non hanno più diritto di tornare a farne parte. Se ne facessero parte di nuovo, non sarebbero inclusi nella preghiera che Gesù rivolse a Dio: “Io ti prego . . . di vigilare su di loro a causa del malvagio. Essi non sono parte del mondo come io non sono parte del mondo. Santificali per mezzo della verità; la tua parola è verità”. (Giov. 17:15-17) C’era una valida ragione per rivolgere tale preghiera, poiché il “malvagio” è “il governante di questo mondo”. — Giov. 12:31; 14:30.

19. Essendo “alieni e residenti temporanei”, cosa devono subire i cristiani in questo mondo?

19 Questo mondo dell’umanità sotto il controllo del Diavolo ama questi cristiani che sono “alieni e residenti temporanei” per il loro coerente rifiuto di divenire parte di questo mondo? Ebbene, il mondo amò Gesù Cristo perché, secondo le sue parole, non era “parte del mondo”? Il discepolo non è migliore del suo Signore. Perciò, Gesù disse ai discepoli: “Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me. Se faceste parte del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia. Tenete presente la parola che vi ho detta: Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; . . . Infatti, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà immaginerà d’aver reso sacro servizio a Dio”. (Giov. 15:18-20; 16:2) Per ottenere l’adempimento della promessa di Dio, il vero cristiano deve sopportare fedelmente l’odio e i maltrattamenti del mondo.

20. Secondo Ebrei 10:32-34, cosa dovevano ricordare i Giudei divenuti cristiani, odiati come lo era stato Gesù?

20 I Giudei divenuti cristiani nella provincia romana della Giudea, e particolarmente quelli della capitale, Gerusalemme, videro avverarsi quelle parole ammonitrici del loro Signore e Messia, Gesù Cristo. Circa ventotto anni dopo che Gesù aveva pronunciato le suddette parole, l’apostolo Paolo, un Giudeo divenuto cristiano, fu in grado di scrivere ai credenti ebrei di Gerusalemme queste fortificanti parole: “Continuate a ricordare i giorni precedenti nei quali, dopo essere stati illuminati, sosteneste una grande gara nelle sofferenze, a volte mentre eravate esposti come in un teatro sia a biasimi che a tribolazioni, e a volte mentre eravate partecipi con quelli che avevano tale esperienza. Poiché esprimeste simpatia per quelli in prigione e accettaste con gioia la rapina dei vostri averi, sapendo d’avere voi stessi un possedimento migliore e durevole”. — Ebr. 10:32-34.

“AMBASCIATORI” CRISTIANI

21, 22. (a) A causa dell’ostilità del mondo, Dio chi manda alle persone, e per fare che cosa? (b) Come ci viene fatto notare questo in II Corinti 5:19-21?

21 Si riconosce che il mondo è ostile a Geova Dio e al suo popolo devoto. Per tale motivo, ai suoi adoratori dedicati e battezzati che ha “rigenerati” Dio ha assegnato un servizio di ambasciatori. (1 Piet. 1:3) Perciò egli li manda nel mondo lontano da Dio non a chiedere la pace e a fare compromesso col mondo. Non sarà il mondo condannato a dettare a Dio le condizioni della pace. (Luca 14:31, 32) Dio manda i suoi ambasciatori a implorare individualmente le persone del mondo di valersi delle amorevoli condizioni di Dio per stringere con Lui una relazione pacifica che significherà salvezza per loro. Paolo, un Giudeo divenuto cristiano, insieme al suo compagno Timoteo, giudeo per parte di madre, ci fa notare questo fatto dicendo, in II Corinti 5:19-21:

22 “Dio riconciliava a sé il mondo mediante Cristo, non annoverando loro i loro falli e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi siamo perciò ambasciatori in sostituzione di Cristo, come se Dio supplicasse per mezzo di noi. Quali sostituti di Cristo noi imploriamo: ‘Siate riconciliati con Dio’. Colui che non conobbe peccato egli lo ha fatto peccato per noi, affinché divenissimo giustizia di Dio mediante lui”.

23. In considerazione della “parola della riconciliazione” portata da questi “ambasciatori” cristiani, perché essi non sono autorizzati a occuparsi della politica e dei conflitti del mondo?

23 Essendo ambasciatori in sostituzione di Cristo in tutte le nazioni, i cristiani che hanno ricevuto l’incarico devono portare “la parola della riconciliazione” a persone di qualsiasi convinzione politica: a democratici, repubblicani, socialisti, filonazisti, filofascisti, comunisti, conservatori, laburisti, ecc. La “parola della riconciliazione” di Dio è la stessa per tutti, senza parzialità. Per questa ragione i suoi “ambasciatori in sostituzione di Cristo” non possono occuparsi della politica di nessun paese né divenire membri di nessun partito politico in alcun luogo. Essendo “ambasciatori” di Dio sono “alieni e residenti temporanei” in qualunque paese predichino “questa buona notizia del regno”. Ricordando le parole dell’apostolo Paolo: “La nostra cittadinanza esiste nei cieli” (Filip. 3:20, 21), riconoscono di non avere il diritto o di non essere autorizzati a occuparsi di questioni politiche. Devono essere rigorosamente neutrali verso la politica nazionale o locale e verso tutti gli egoistici conflitti di questo mondo.

24. Pur essendo le persone più ossequenti alle leggi, cosa ricevono dal mondo questi “ambasciatori”, come mostrano le parole di Paolo in Efesini 6:19, 20?

24 Quindi sono le persone più ossequenti alle leggi, pagano le tasse e tengono una condotta che è nei migliori interessi della comunità. Tuttavia questi ambasciatori in sostituzione di Cristo sono odiati dal mondo, come lo fu Cristo stesso. (Matt. 22:21; Rom. 13:1-7) Non è strano perciò che appena sei anni dopo aver scritto le parole di II Corinti 5:19-21, Paolo si trovasse prigioniero in Italia, a Roma, e scrivesse perciò alla congregazione di Efeso, in Asia Minore, di pregare per lui: “Con l’apertura della mia bocca mi sia data la capacità di parlare, con ogni libertà di parola per far conoscere il sacro segreto della buona notizia, per cui io agisco come un ambasciatore in catene”. — Efes. 6:19, 20.

25. Cosa deve fare chi adempie il suo incarico cristiano di ambasciatore, e ricordando che cosa riguardo ai possedimenti?

25 Come millenovecento anni fa, chi serve quale ‘ambasciatore in sostituzione di Cristo’ fra le persone d’oggi che si sono allontanate da Dio deve sopportare tale sofferenza. Dandoci il modello, Paolo sopportò fedelmente. Egli continuò il suo servizio di ambasciatore, il suo ministero cristiano. Egli disse: “In ogni modo ci raccomandiamo quali ministri di Dio, in molta perseveranza, in tribolazioni, in casi di bisogno, in difficoltà, in battiture, in prigioni”, ecc. (2 Cor. 6:4, 5) Avendo sofferto anche lui, Paolo poté dire ai suoi fratelli ebrei divenuti cristiani di continuare a perseverare, così come avevano tanto perseverato nei primi tempi in cui avevano ricevuto la luce della verità biblica. Anche se avessero perso tutti i loro beni materiali terreni, tuttavia essi, e lui pure, avevano “un possedimento migliore e durevole”. — Ebr. 10:32-34.

26. Perché c’è ancora bisogno che ambasciatori ed emissari cristiani continuino a perseverare fedelmente?

26 Come ambasciatori o emissari di Dio in sostituzione di Cristo, noi cristiani testimoni di Geova abbiamo bisogno di acquistare la forza della perseveranza, non è vero? Sì, poiché dobbiamo continuare a perseverare. Dalla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 abbiamo subìto molte persecuzioni e maltrattamenti in un mondo ostile. Dovremo subire ancora molte cose simili prima di ottenere l’adempimento della promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra”, in cui dimorerà per sempre la giustizia. (2 Piet. 3:13) Si avvicina sempre di più il tempo dell’adempimento di questa promessa. Questa generazione nella quale gli ambasciatori e gli emissari di Dio hanno subìto tutta questa ingiusta persecuzione dalla prima guerra mondiale del 1914–1918 E.V. è una generazione segnata. Perché? Perché vedrà adempiersi la promessa di Dio di stabilire il giusto nuovo sistema di cose. (Matt. 24:34; Mar. 13:30) Continuiamo dunque a perseverare fiduciosamente e fedelmente!

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