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  • Il matrimonio sia tenuto in onore dinanzi a Dio e agli uomini

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  • Il matrimonio sia tenuto in onore dinanzi a Dio e agli uomini
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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  • COME SI DETERMINA LA VALIDITÀ DEL MATRIMONIO
  • L’ASPETTO DEL MATRIMONIO CHE INTERESSA A CESARE
  • DOVE NON SI PUÒ OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI CESARE
  • TENIAMO PRESENTI I PRINCÌPI FONDAMENTALI
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 1/9 pp. 529-537

Il matrimonio sia tenuto in onore dinanzi a Dio e agli uomini

‘Raccomandiamoci a ogni coscienza umana dinanzi a Dio’. — 2 Cor. 4:2.

1. (a) Quale dev’essere la preoccupazione del cristiano riguardo al suo matrimonio? (b) Quali domande potrebbero sorgere in quanto alle norme delle autorità civili sul matrimonio? (Mar. 12:17)

AFFINCHÉ il congregato popolo di Dio rimanga nel suo favore, è essenziale che il matrimonio sia tenuto in onore in mezzo ad esso. (Ebr. 13:4) Ogni singolo cristiano sposato deve preoccuparsi seriamente che il suo matrimonio sia onorevole agli occhi di Dio e degli uomini. A questo riguardo sorge la domanda: Che parte hanno in tutto questo le autorità umane, inclusi i governi politici e le autorità civili? La validità di un matrimonio dipende forse esclusivamente dal riconoscimento concesso dalle autorità civili e il fatto che esse lo dichiarino valido determina forse il modo in cui Geova Dio, l’Autore del matrimonio, considera l’unione?

2. Quali formalità legali inerenti al matrimonio non richiedeva la legge che Dio diede a Israele?

2 Nell’articolo precedente abbiamo visto che il matrimonio tra le persone vissute al tempo delle Scritture Ebraiche fu dapprima un affare di famiglia o di tribù. Quando fu formata la nazione d’Israele, Dio diede loro la sua legge, contenente numerose clausole inerenti al matrimonio, tra cui divieti di relazioni incestuose, norme sul debito coniugale e disposizioni simili. (Levitico, capp. 18 e 20) Tuttavia per sposarsi la coppia non aveva bisogno di un documento o di un’autorizzazione rilasciata dai sacerdoti, né occorreva la presenza di un rappresentante dei sacerdoti per rendere valido il matrimonio. Non era richiesta nemmeno la presenza di rappresentanti del governo israelita. Piuttosto, finché era rispettata la legge di Dio, il matrimonio era considerato valido e onorevole nella particolare comunità dove viveva la coppia degli sposi.

3. Il fatto che Israele venne a trovarsi sotto il dominio di potenze straniere influì sul modo in cui avvenivano il matrimonio e il divorzio?

3 Col tempo, naturalmente, la nazione d’Israele venne a trovarsi sotto il dominio di potenze straniere: Babilonia, Media-Persia, Grecia e Roma. Fino a che punto questo influì sulle disposizioni matrimoniali esistenti fra gli Israeliti? Dalle informazioni che ci dà la storia, sembra che rimanessero per lo più quelle di prima, essendo permesse dalle nazioni che dominavano su di loro. Sebbene fossero un popolo assoggettato, sembra che questioni o anche dispute come quelle relative alle azioni di divorzio fossero risolte soprattutto dagli anziani ebrei e dalle loro corti giudiziarie. Ovviamente, però, se un Israelita presentava una causa matrimoniale alle corti della nazione dominante poteva aspettarsi che la giudicassero in base alle loro leggi sul matrimonio.

4. Allorché ebbe inizio la registrazione dei matrimoni, a che scopo servì?

4 Si pensa che in tempi biblici successivi i matrimoni fossero registrati, sebbene non sembri essercene una chiara prova. Ad ogni modo, pare che la registrazione del matrimonio assumesse rilievo solo dopo che il matrimonio aveva avuto luogo. Pertanto il governo civile aveva la funzione di registrare il fatto del matrimonio anziché di giudicare la moralità del matrimonio.

5. (a) Qual era la situazione in quanto all’autorizzazione dei matrimoni nei primi secoli della congregazione cristiana? (b) Quando si interessavano le autorità civili del matrimonio e delle relazioni coniugali?

5 Quale fu la situazione nei primi secoli della congregazione cristiana? Pare che, come in Israele, continuasse a essere essenzialmente un affare di famiglia. E, come in Eden e fra gli Israeliti (e infatti fra la maggioranza dei popoli di quel tempo), non era richiesto che qualche autorità religiosa o civile autorizzasse il matrimonio o fosse presente per dichiararlo valido e onorevole.a Pare che le autorità civili non si interessassero del matrimonio o delle relazioni coniugali fin quando uno o ambedue i coniugi non andavano da loro per esporre problemi o dispute da risolvere legalmente. In tale occasione riconoscevano o negavano la validità del matrimonio, secondo che si conformava o meno alle loro leggi. (La legge romana, per esempio, non riconosceva i matrimoni tra fratelli e sorelle).

6. (a) Nella congregazione cristiana che cosa regolava in primo luogo le relazioni matrimoniali? (b) Le vedute della comunità dove abitano i cristiani dovrebbero mai influire su ciò che fanno riguardo ai loro matrimoni?

6 Tuttavia, era necessario che il matrimonio fosse conforme alla legge di Dio se doveva essere considerato onorevole nell’ambito della congregazione cristiana. Pertanto, quando l’apostolo Paolo udì dalla congregazione di Corinto che ‘un certo uomo aveva la moglie del proprio padre’, non esitò a condannare la cosa definendola “fornicazione”. Egli indicò pure che la congregazione doveva interessarsi delle norme della comunità dove si trovava, poiché precisò che “neppure fra le nazioni” si faceva una tal cosa. — 1 Cor. 5:1, 2.

7, 8. (a) Perché la congregazione cristiana s’interessa giustamente dei matrimoni contratti dai suoi componenti? (b) A questo riguardo, che cosa rivela la storia dei primi cristiani?

7 La congregazione cristiana si considerava un’‘associazione di fratelli’ formata di componenti della “casa di Dio”, avendo qui il termine “casa” il senso di famiglia, come indica il confronto di versetti come Matteo 10:12, 35, 36; Atti 16:30-34; I Timoteo 3:4, 5; 5:4, 8. Come una famiglia, dunque, la congregazione si interessava giustamente dei matrimoni contratti dai suoi componenti.

8 Commentando il punto di vista dei primi cristiani, l’Encyclopædia of Religion and Ethics (Vol. VIII, pagina 435) di Hastings afferma: “Il matrimonio è in primo luogo un affare di famiglia. Nel periodo più antico la congregazione cristiana si considerava una famiglia spirituale, e la vita e le faccende di ogni componente della congregazione interessavano da vicino l’intero corpo. . . . La testimonianza dei Padri [della chiesa], dalla metà del terzo secolo in avanti, mostra che quelli che ora definiremmo matrimoni civili non erano sconosciuti, forse non erano rari, ma nello stesso tempo erano fortemente disapprovati dalla Chiesa”.

9. (a) Quale conclusione possiamo trarre dalle Scritture e dalla storia circa la convalida civile del matrimonio? (b) Da che cosa dipendeva l’onorabilità del matrimonio?

9 Pertanto, l’evidenza disponibile nelle Scritture e nella storia indica che nei primi tempi il matrimonio civile o la convalida civile del matrimonio non aveva molta importanza. Non sembra fosse un grande motivo di controversia per quanto riguardava l’onorabilità del matrimonio dal punto di vista cristiano. Sembra che l’onorabilità del matrimonio dipendesse più direttamente dal fatto che la congregazione cristiana lo considerasse conforme alle norme divine, tenendo anche conto degli atteggiamenti e delle norme delle persone abitanti nella comunità dove risiedevano i cristiani. Come l’apostolo Paolo, i cristiani cercavano di ‘raccomandarsi ad ogni coscienza umana dinanzi a Dio’ e si sforzavano di non “divenire cause d’inciampo ai Giudei e ai Greci e alla congregazione di Dio” facendo “ogni cosa alla gloria di Dio”. — 2 Cor. 4:2; 1 Cor. 10:31, 32.

10, 11. (a) Come fu che le autorità civili si interessarono infine del matrimonio e della sua convalida? (b) Quale pensiero prevale riguardo alla validità del matrimonio nei paesi fortemente protestanti?

10 Tuttavia, è un fatto che, in tempi più recenti e in molte parti della terra, la relazione fra le autorità civili e il matrimonio e la sua convalida ha acquistato maggiore importanza. Giustamente, i cristiani devono tener conto di questo fatto nel cercar di mantenere il loro matrimonio “onorevole fra tutti”. (Ebr. 13:4) Soppesando la cosa, è utile considerare com’è avvenuto questo mutamento di pensiero. L’Encyclopædia of Religion and Ethics (pagina 437; il carattere corsivo è nostro) dice: “Sotto il profilo civile il matrimonio è considerato un contratto legale che dev’essere regolamentato dallo Stato per fini pratici. Dal punto di vista cristiano, il matrimonio è una condizione sacra che la Chiesa può pretendere di regolamentare nei supremi interessi della religione e della moralità. L’esperienza mostra che c’è sempre una possibilità di conflitto fra le due giurisdizioni, e che, di conseguenza, possono sorgere spesso difficoltà in pratica. . . . È nel periodo moderno, dalla Riforma [protestante], che ha assunto rilievo il problema delle due giurisdizioni e dei giusti rapporti fra l’una e l’altra. . . .”b

11 Sembra perciò che la convalida del matrimonio da parte delle autorità civili sia divenuta un motivo di controversia più nei tempi moderni che non in qualsiasi altro tempo della storia. Almeno nei paesi prevalentemente protestanti è sorta sempre più la tendenza a considerare la validità del matrimonio (e perciò del divorzio) come dipendente quasi esclusivamente dalla decisione delle autorità civili. Agli occhi di molti, quindi, la funzione della congregazione riguardo alla validità del matrimonio (e del divorzio) è perciò decaduta.

COME SI DETERMINA LA VALIDITÀ DEL MATRIMONIO

12. Dal momento che l’autorità civile si è interessata del matrimonio e della sua convalida, quali domande si pone il servitore di Dio?

12 Di fronte a tali circostanze, che cosa deve fare il cristiano? Egli non può certo ignorare lo stato di cose esistente se vuole che il suo matrimonio sia onorevole “fra tutti”. Non può tornare ai giorni in cui le autorità civili non erano considerate un fattore importante per la validità del matrimonio. Tuttavia, sorgono queste domande: Si deve considerare che la decisione delle autorità civili nel determinare se un matrimonio è valido, sia al suo inizio che quando forse finisce col divorzio, sia assoluta? Fino a che punto la loro decisione influisce su Dio?

13. Perché l’opinione dell’autorità civile riguardo al matrimonio non si può considerare assoluta? (Atti 5:29)

13 In effetti, hanno le autorità civili l’ultima parola perché Dio accetti o respinga la validità di un matrimonio (o di un divorzio)? Se fosse così potrebbe esserci notevole incoerenza in quanto a ciò che si richiede perché Dio benedica il matrimonio. Perché? Perché le opinioni delle autorità civili differiscono ampiamente da un luogo all’altro, essendo spesso completamente in contrasto le une con le altre e, soprattutto, contraddicendo a volte le norme contenute nella Bibbia.

14. Qual è la veduta biblica della poligamia nonostante in certi paesi sia riconosciuta dalla legge?

14 In alcuni paesi, per esempio, la poligamia è approvata dalla legge e ciascuna moglie del poligamo è considerata legittima e pari per condizione a tutte le altre mogli. Cristo Gesù e l’apostolo ispirato Paolo, tuttavia, mostrarono che la norma di Dio è che l’uomo abbia solo una moglie. — Matt. 19:4, 5; 1 Cor. 7:2; 1 Tim. 3:2.

15. In che modo le leggi dell’uomo sul divorzio in alcuni paesi sono diverse dalla legge di Dio?

15 In alcuni paesi, inoltre, è concesso di divorziare dal proprio coniuge per qualsiasi motivo, a volte per la ragione più insignificante. Altri, invece, non riconoscono il diritto di divorziare dal coniuge, neppure per i motivi di infedeltà sessuale, ed essere così liberi di contrarre un nuovo matrimonio. La Bibbia, d’altra parte, dice che vi è un solo motivo valido per divorziare, cioè la fornicazione, e mostra che chi divorzia per tale motivo è libero di risposarsi. (Matt. 5:32; 19:3-9) Pertanto, in certi casi quello che è approvato dallo Stato è disapprovato da Dio, e in altri quello che non è permesso dallo Stato è permesso da Dio.

16. Come si dovrebbe considerare l’autorità dello Stato nel determinare la validità del matrimonio? (Rom. 13:1; 1 Piet. 2:13, 14)

16 L’evidenza, quindi, addita che la facoltà dello stato civile di determinare la validità di un matrimonio (o di un divorzio) è solo relativa, mentre quella di Dio è assoluta. Per ottenere una veduta equilibrata dell’autorità relativa dello Stato (chiamato “Cesare” nella Bibbia) a questo riguardo, è bene considerare qual è l’interesse dei governi civili nel campo del matrimonio, di che cosa si preoccupano particolarmente e in che modo il cristiano può essere in obbligo verso di loro in questo campo.

L’ASPETTO DEL MATRIMONIO CHE INTERESSA A CESARE

17, 18. In fatto di matrimonio, qual è stata la principale preoccupazione delle autorità civili, e perché?

17 I governi civili si interessano forse principalmente degli aspetti morali e religiosi del matrimonio o si preoccupano soprattutto di un altro fatto? Rammenteremo che la succitata enciclopedia affermava che, sotto il profilo civile, “il matrimonio è considerato un contratto legale che dev’essere regolamentato dallo Stato per fini pratici”. Questo è confermato dalla storia della legislazione governativa relativa al matrimonio e al divorzio. Tale storia mostra che l’interesse dei governi civili è stato motivato dal fatto che essi sono implicati in questioni di diritti di successione e di proprietà, in particolare quando lo scioglimento di un “contratto” matrimoniale (con il divorzio o la morte) mette in dubbio tali diritti. Confermando questo fatto, l’Encyclopædia Britannica (Macropædia, 1976, Vol. 7, pagine 166, 167) dice:

“La legge . . . si interessa principalmente dei diritti e dei doveri di marito e moglie e di genitore e figlio, particolarmente in questioni di mantenimento finanziario”. “Nella maggioranza dei paesi d’oggi . . . la documentazione legale di un matrimonio è essenzialmente la registrazione dell’evento. Quindi, in senso legale, un matrimonio è basilarmente la creazione implicita di certi diritti o obblighi come mantenimento, proprietà dei coniugi e diritti di successione, e la custodia dei figli minorenni legittimi”.

18 “Cesare” (lo stato politico) si è perciò interessato del matrimonio soprattutto perché tali questioni legali sono state presentate alle sue corti per essere definite in via giudiziaria, non perché esso si interessi degli aspetti religiosi o morali del matrimonio. Esso si è anche interessato di prevenire la diffusione delle malattie, in particolare delle malattie veneree, e gli effetti genetici debilitanti (come tra i figli di parenti stretti), anche questo per “fini pratici”. È per questo che anche i governi antireligiosi e atei hanno stabilito requisiti legali che devono essere soddisfatti perché la validità di un matrimonio sia riconosciuta.

19. In considerazione dei consigli di Gesù di ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’, quale domanda potrebbe sorgere riguardo al matrimonio e al divorzio?

19 Che dire poi delle istruzioni di Gesù di ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’? Per ubbidire a questo comando, la congregazione cristiana deve forse considerare la veduta che Cesare ha dell’unione matrimoniale o del divorzio come se fosse un fattore finale, decisivo e vincolante in quanto alla sua validità e moralità? — Matt. 22:21.

20. (a) Che cosa spinse Gesù a dire di ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’? (b) Fino a che punto influisce questo principio sul matrimonio del cristiano?

20 Anzitutto, bisogna notare che il problema che spinse Gesù a dire queste parole era quello delle tasse. Cesare fornisce molti servizi e merita d’essere pagato. (Matt. 22:17-21) Il diritto di sposarsi, però, non proviene da Cesare. Questo diritto viene in effetti da Dio, Colui che istituì il matrimonio. (Gen. 1:27, 28; 2:18, 22-24; 9:1; confronta I Timoteo 4:1-3). Quindi, la posizione di Cesare in questo campo non è quella di arbitro finale su ciò che è moralmente giusto o sbagliato nel matrimonio (o nel divorzio). Quello che Cesare può provvedere è il riconoscimento legale e la conseguente protezione dei diritti coniugali nei suoi sistemi giudiziari. Il cristiano che vuole che il suo matrimonio sia “onorevole fra tutti” desidera giustamente tali disposizioni per proteggere i diritti e gli interessi della sua famiglia. Per ottenere tale riconoscimento e tali diritti deve giustamente ‘rendere a Cesare’ ciò che gli spetta a questo riguardo, ottemperando ai regolamenti di Cesare per riceverli. Può trattarsi di tasse matrimoniali, il sottoporsi a certe visite mediche o norme simili.

21. Che effetto dovrebbe avere sul cristiano l’autorità di Cesare in fatto di matrimonio, e perché?

21 Che il cristiano renda a Cesare ciò che gli spetta per i vantaggi provveduti dal suo riconoscimento legale, però, non significa che perda di vista il fatto che l’autorità di Cesare rispetto al matrimonio è solo relativa. Dio non è vincolato dalle decisioni di Cesare e può disapprovare quello che Cesare approva, o accettare quello che Cesare rigetta. Il cristiano dovrebbe giustamente e scrupolosamente tener conto delle disposizioni di Cesare relative al matrimonio e al divorzio, ma presterà sempre la massima attenzione all’Autorità Suprema, Geova Dio. (Atti 4:19; Rom. 13:1, 5) Questo assicurerà l’approvazione e la benedizione di Dio.

22, 23. Perché il cristiano dovrebbe cercare di ottenere il riconoscimento legale del suo matrimonio?

22 Pertanto il cristiano riconosce che, anche se i regolamenti di Cesare non sono di per se stessi ciò che determina in maniera definitiva la validità del suo matrimonio dinanzi a Dio, questo non lo esenta tuttavia dall’ubbidire al comando scritturale: “Il matrimonio sia onorevole fra tutti”. (Ebr. 13:4) Egli è obbligato a fare coscienziosamente tutto quello che può affinché il suo matrimonio sia onorato da tutti. È vero che in alcuni paesi dove predomina una certa razza o religione, il matrimonio con una persona che non è della razza o della religione prevalente potrebbe non avere mai l’approvazione popolare. Nondimeno, il cristiano deve sforzarsi di ottenere ogni riconoscimento legale possibile per evitare di esporre il suo matrimonio a critiche sfavorevoli o di screditarlo agli occhi altrui. (2 Cor. 6:3; 1 Piet. 2:12, 15, 16; 3:16) Egli vuole che il suo matrimonio rechi onore all’Autore del matrimonio.

23 Coloro che desiderano divenire membri battezzati della congregazione cristiana, e la cui unione coniugale non è riconosciuta dalla legge, devono giustamente fare tutto il possibile per ottenere tale riconoscimento e far registrare il loro matrimonio. In questo modo agli occhi delle persone in generale ogni possibile dubbio sull’onorabilità della loro unione sarà dissipato. Ma è possibile questo in tutti i casi e, se no, che si può fare in merito?

DOVE NON SI PUÒ OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI CESARE

24. Quale problema può presentarsi a un uomo in un paese che non concede il divorzio?

24 A questo riguardo è utile ricordare che l’autorità di Cesare riguardo al matrimonio è di natura relativa. Prendete, ad esempio, quelle zone in cui, o perché predomina una certa religione o per altre ragioni, la legge non concede mai il divorzio, neppure per i motivi scritturali della “fornicazione” (porneía). Prendiamo il caso di un uomo la cui moglie gli è stata infedele e che egli ha lasciata, per unirsi in seguito a un’altra donna, da cui ha anche avuto figli. Quindi viene a conoscenza della verità della Parola di Dio e, ubbidendo a tale Parola, desidera essere battezzato come discepolo del Figlio di Dio. Poiché la legge del paese non è d’accordo con la legge di Dio riguardo al divorzio e a un nuovo matrimonio, non può ottenere il divorzio e legalizzare la sua attuale unione. Che può fare?

25. Se un uomo che agli occhi di Dio è divorziato non può ottenere il riconoscimento legale di tale divorzio nel suo paese, come può stabilire che non vive in adulterio?

25 Se le circostanze glielo consentono, può andare in un paese vicino dov’è concesso il divorzio e ottenerlo lì e poi sposarsi in base alle leggi vigenti in quella nazione. Questo può rendere più onorevole la sua unione, anche se quando torna nel suo paese il matrimonio non è riconosciuto dal “Cesare” che vi governa. Se non gli è ragionevolmente possibile far questo, dovrebbe ottenere la separazione legale dalla moglie legale che ha lasciato, o qualsiasi cosa la legge locale renda possibile. Dopo di che dovrebbe rilasciare alla congregazione locale una dichiarazione scritta in cui si impegni a essere fedele alla sua attuale compagna e affermi che contrarrà il matrimonio legale in caso di morte della moglie legittima che ha lasciata o se altre circostanze gli permetteranno di far registrare il suo matrimonio. Se anche la sua attuale compagna desidera essere battezzata, anch’ella deve firmare tale dichiarazione.

26. Che cosa può fare la persona se le è impossibile ottenere il riconoscimento legale del suo matrimonio per mancanza d’interesse da parte delle autorità civili?

26 In un paese sudamericano, sebbene la legge preveda l’annullamento del matrimonio in casi di bigamia, tali domande di annullamento sono spesso semplicemente ignorate da “Cesare”. Considerate quindi il caso dell’uomo che, pur avendo già una moglie legale vivente, si separa da lei e sposa un’altra donna e ottiene con l’inganno un certificato legale, divenendo così bigamo. Se, una volta conosciuta la verità della Bibbia, chiede d’essere battezzato, può riscontrare che i suoi tentativi di regolarizzare con la legge la sua attuale situazione coniugale sono vani perché le autorità civili non se ne interessano. Se non riesce a far nulla per rendere onorevole la sua attuale unione tramite i tribunali o le autorità di Cesare, come può procedere? Può firmare una simile dichiarazione di voto di fedeltà, presentandola alla congregazione. Quindi potrebbe essere accettato per il battesimo, come potrebbe essere accettata la sua compagna se facesse la stessa dichiarazione.

27. Colui che deve aspettare fino a dieci anni prima di ottenere il riconoscimento legale della sua situazione coniugale deve forse rimandare il battesimo? Perché, o perché no?

27 In un paese dell’Africa occidentale, possono volerci dieci anni per ottenere il divorzio. Chi desidera essere battezzato, ma deve ottenere il divorzio per regolarizzare davanti alla legge la sua attuale unione coniugale, sarebbe obbligato a rimandare il battesimo per tutti quegli anni? Non sembra corretto che il mancato riconoscimento legale da parte di Cesare gli debba impedire di mostrare la sua fede nel potere espiatorio del sacrificio di Cristo con il passo essenziale del battesimo e di ottenere così il privilegio di una relazione approvata con Dio. (Confronta la dichiarazione dell’apostolo in Atti 11:17 secondo cui gli uomini non possono “impedire” che Dio approvi qualcuno). Gli esempi biblici indicano che non è consigliabile rimandare inutilmente il passo del battesimo. (Atti 2:37-41; 8:34-38; 16:30-34; 22:16) Avendo iniziato le pratiche di divorzio, tale persona presenterebbe quindi alla congregazione una dichiarazione di voto di fedeltà, stabilendo così la sua determinazione di mantenere onorevole la propria attuale unione pur continuando nei suoi sforzi di ottenere anche il riconoscimento legale concesso da Cesare.

28. Se il riconoscimento legale di una relazione coniugale esistente dipende dall’ottenere un divorzio che nel paese di residenza non è concesso, la coppia che desidera essere battezzata deve forse separarsi?

28 Forse alcuni si trasferiscono in un altro paese e mentre sono lì conoscono la verità e desiderano essere battezzati. Onde la loro attuale relazione coniugale sia legalmente riconosciuta, può darsi che debbano prima divorziare da un precedente coniuge. Forse nel paese dove si sono trasferiti il divorzio è concesso, ma non a loro che sono stranieri. Per esempio, molti cittadini di altri paesi europei si sono trasferiti in Germania in cerca di lavoro. Sebbene in Germania il divorzio sia concesso, questa concessione non vale per la maggioranza di quelli che non hanno la cittadinanza tedesca. Anche in tali casi chi desidera essere battezzato e vuole stabilire l’onorabilità e la permanenza della propria attuale relazione coniugale firmerà una dichiarazione di voto di fedeltà.

29. Come può il cristiano stabilire la sua libertà scritturale di risposarsi nei paesi dove il divorzio non è concesso?

29 Se un cristiano battezzato vuole esercitare il diritto datogli da Dio di divorziare e contrarre un nuovo matrimonio, ma le leggi di “Cesare” non gli concedono il riconoscimento legale, si applicherebbero gli stessi princìpi. Per esempio, nei paesi che non riconoscono il diritto dato da Dio di divorziare da un coniuge adultero e di risposarsi, la persona il cui coniuge è infedele (e da cui decide perciò di separarsi, non perdonandolo) deve presentare agli anziani della congregazione la chiara prova di questa infedeltà. Quindi, se in un tempo futuro egli (o ella) decidesse di risposarsi, potrebbe farlo in modo onorevole, e le parti firmerebbero dichiarazioni di voto di fedeltà, impegnandosi a ottenere il riconoscimento legale non appena ciò fosse possibile.

30. Come la congregazione dovrebbe considerare la dichiarazione di fedeltà nei paesi dove in certe circostanze l’unione scritturale non sarà riconosciuta dalla legge?

30 La firma di tale dichiarazione scritta di voto di fedeltà è considerata dalla congregazione come il dichiarare pubblicamente dinanzi a Dio e all’uomo che colui o colei che firma sarà fedele alla propria attuale relazione coniugale come lo sarebbe se l’unione fosse convalidata dalle autorità civili. Tale dichiarazione è considerata non meno vincolante di quella fatta dinanzi all’ufficiale di stato civile che rappresenta un “Cesare” o un governo del mondo. In realtà, non è il particolare tipo di documento ottenuto ma il fatto che l’individuo fa la dichiarazione davanti a Dio a dare a questa la massima importanza e solennità.

31, 32. Quali sono alcuni punti basilari che si potrebbero includere in una dichiarazione di fedeltà, e cosa se ne dovrebbe fare?

31 Come si potrebbe formulare tale dichiarazione? Potrebbe contenere le seguenti parole:

“Io, ․․․․․ dichiaro di avere accettato ․․․․․ come mio coniuge nella relazione coniugale; di aver fatto tutto quello che era in mio potere per ottenere il riconoscimento legale di questa relazione da parte delle autorità pubbliche competenti e che non avendolo potuto ottenere faccio questa dichiarazione di voto di fedeltà in questa relazione coniugale. Riconosco questa relazione come un legame vincolante dinanzi a Geova Dio e dinanzi a tutte le persone, da rispettare e onorare in piena armonia con i princìpi della Parola di Dio. Continuerò a cercare i mezzi per ottenere il riconoscimento legale di questa relazione da parte delle autorità civili e prometto che, se in futuro un mutamento della situazione lo renderà possibile, legalizzerò questa unione.

“Firmato il ․․․․․ 19 ․․ Testimoni presenti: ․․․․․․․․․․”.

32 Com’è indicato sopra, questa dichiarazione dev’essere firmata da chi fa la dichiarazione e anche da due testimoni, e si dovrebbe indicare la data. È consigliabile che ciascuno degli interessati e la congregazione a cui sono associati abbiano una copia della dichiarazione di voto di fedeltà, e se ne dovrebbe inviare una copia alla sede filiale della Watch Tower Society in quella zona. Nel caso di cristiani battezzati sarebbe anche utile annunciare alla congregazione che è stata fatta tale dichiarazione affinché si sappia che sono stati compiuti passi coscienziosi per sostenere l’onorabilità della relazione matrimoniale.

33. Quale responsabilità deve personalmente assumersi chi fa una dichiarazione di fedeltà?

33 Nel caso in cui la persona non riesce a ottenere il riconoscimento di “Cesare” ma fa passi adeguati per stabilire il proprio matrimonio presso la congregazione, la persona stessa deve rendersi conto che sarà lei a doversi assumere pienamente la responsabilità di qualsiasi eventuale conseguenza che avrà per quanto riguarda il mondo e a doverla affrontare. Per esempio, se a causa di un precedente matrimonio sorge qualche problema legale relativo a diritti di proprietà o di successione, l’individuo non può pretendere la protezione giudiziaria di “Cesare” per quanto riguarda la sua nuova unione che non è riconosciuta.

TENIAMO PRESENTI I PRINCÌPI FONDAMENTALI

34. Riguardo al matrimonio e al divorzio, qual è la finale autorità scritta per i cristiani?

34 La legislazione sul matrimonio e sul divorzio presenta una moltitudine di angolazioni e aspetti diversi da paese a paese. Anziché farsi confondere da un mucchio di cavilli tecnici, il cristiano, o chi desidera divenire discepolo del Figlio di Dio, può farsi guidare dai fondamentali princìpi scritturali che sono validi in ogni caso.

35. Qual è la veduta scritturale del concubinato e dell’incesto?

35 La cosa più importante è quello che Dio pensa. Quindi, si deve anzitutto considerare se la propria attuale relazione, o la relazione che si pensa di stringere, può avere l’approvazione di Dio o se, di per se stessa, viola le norme della Parola di Dio. Prendete, ad esempio, il caso di un uomo che vive insieme a sua moglie ma ha anche un’altra donna con cui vive ogni tanto in concubinato. Finché dura il concubinato, la relazione con la seconda donna non potrà mai essere in armonia con i princìpi cristiani, né potrà mai esserlo con qualche dichiarazione da parte della donna o dell’uomo. L’unica cosa giusta da fare è di troncare la relazione. Vale la stessa cosa per una relazione incestuosa con uno stretto familiare, o per una relazione omosessuale o un’altra simile situazione condannata dalla Parola di Dio. (Matt. 19:5, 6; 1 Tim. 3:2; 1 Cor. 5:1) Non è la mancanza di convalida legale a rendere inaccettabili tali relazioni; sono di per se stesse antiscritturali e, quindi, immorali. Pertanto, chi si trovasse in una situazione del genere non potrebbe fare nessuna ‘dichiarazione di fedeltà’, poiché davanti a Dio non avrebbe nessun valore.

36. Cosa si richiede da chi, prima di conoscere la verità, non aveva mostrato il giusto rispetto per la disposizione del matrimonio?

36 Se la relazione è tale che può avere l’approvazione di Dio, allora un secondo principio da considerare è che si deve fare tutto il possibile per stabilire agli occhi di tutti l’onorabilità della propria unione coniugale. (Ebr. 13:4) Chi desidera essere battezzato può essersi separato in passato dal coniuge legale e, senza avere ottenuto il divorzio, potrebbe avere stretto una relazione coniugale con un’altra persona. Forse è passato un bel po’ di tempo e sono nati anche dei figli. Quindi, una volta che la persona ha conosciuto la verità non è ragionevole attendersi che torni dal primo coniuge e cerchi così di rimodellare la sua vita secondo la sua precedente situazione. Ma ora, ‘desistendo dal peccato’, deve determinare che da questo momento in poi vivrà secondo la volontà di Dio. — 1 Piet. 4:1-3; confronta I Corinti 7:17-24.

37. Quali passi si possono dover fare per ottenere il riconoscimento legale di una esistente situazione coniugale?

37 Che fare dunque? Dove è possibile ottenere il divorzio, si dovrebbero far passi in tal senso, affinché, una volta ottenuto (per qualsiasi motivo legale per cui è concesso), l’unione attuale possa essere convalidata civilmente e divenga un matrimonio riconosciuto. Questo varrebbe anche per chi, prima di conoscere la verità, si è reso colpevole di bigamia. Egli dovrebbe fare i passi necessari per risolvere legalmente la cosa (mediante annullamento e/o divorzio) affinché egli o ella sia ora riconosciuto come coniuge legale di una sola persona.

38. Come si può mostrare il desiderio d’avere un matrimonio onorevole anche se non si è in grado di ottenere il riconoscimento legale di un’unione accettevole agli occhi di Dio?

38 Infine, se la relazione coniugale non è in disaccordo con i princìpi della Parola di Dio, e se si è fatto tutto quello che era ragionevolmente possibile per farla riconoscere dalle autorità civili ma si è stati impediti in questo, si può firmare una dichiarazione di voto di fedeltà. Come si è notato, in certi casi per l’estrema lentezza delle autorità ad agire possono volerci moltissimi anni prima di riuscire a compiere i passi legali. O può darsi che la spesa sia un onere così gravoso che la persona impiegherebbe anni per farvi fronte. In tali casi la dichiarazione di voto di fedeltà darà alla congregazione il motivo per considerare onorevole il matrimonio esistente, sebbene l’individuo continui coscienziosamente a occuparsi degli aspetti legali come meglio può. Vale la pena di notare che in molte comunità e anche in intere nazioni, le persone danno poca importanza agli aspetti legali relativi al matrimonio e quello che ha molta più importanza per loro è ciò che vedono in effetti come prova di una fedele unione coniugale. Nondimeno, anche in questo caso il cristiano si sforzerà sinceramente di fare tutti i passi possibili, per stabilire innegabilmente l’onorabilità del suo matrimonio.

39. Quale fiducia possono avere i cristiani quando si sforzano di mantenere onorevole il matrimonio?

39 Tenendo presenti i princìpi fondamentali considerati, il cristiano dovrebbe essere in grado di valutare la questione in modo equilibrato, né sottovalutando né sopravvalutando la convalida offerta dallo stato politico. Egli (o ella) dovrebbe sempre dare la maggiore importanza a come Dio considera l’unione. Oltre a ciò, si dovrebbe fare ogni sforzo per dare un eccellente esempio di fedeltà e devozione al proprio coniuge, mantenendo così il matrimonio “onorevole fra tutti”. Tale condotta farà ottenere la benedizione di Dio e recherà onore e lode all’Autore del matrimonio, Geova Dio. — 1 Cor. 10:31-33.

[Note in calce]

a Nella legge romana, la “sola condizione necessaria per contrarre matrimonio” era “il consenso delle parti” e non era richiesta nessuna autorizzazione preliminare, cerimonia o convalida. (The New Schaff-Herzog Religious Encyclopedia, Vol. VII, pagg. 198, 199) Pertanto, se un uomo faceva una proposta di matrimonio a una donna ed ella acconsentiva, questo era tutto ciò che la legge richiedeva perché il matrimonio fosse valido.

b Come mostrano le opere di consultazione, la Chiesa Cattolica Romana si arrogò infine il diritto esclusivo di promulgare leggi sul matrimonio, emanando le proprie norme e restrizioni e pretendendo che le autorità civili ne fossero vincolate. I riformatori protestanti andarono esattamente nella direzione contraria e misero il matrimonio quasi interamente nelle mani delle autorità civili. In Inghilterra, in Scozia e in Irlanda la cerimonia civile fu introdotta nel 1653 per esonerare la Chiesa dagli affari secolari. Una legge francese del 1792 rese obbligatoria la cerimonia civile per tutti i cittadini in base al principio secondo cui “il cittadino appartiene allo Stato, a prescindere dalla religione”. (The New Schaff-Herzog Religious Encyclopedia, Vol. VII, pagg. 199, 200)

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