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  • w78 1/5 pp. 21-26
  • Come si riconosce il pentimento sincero?

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  • Come si riconosce il pentimento sincero?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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  • Vedi anche
  • TRISTEZZA DEL MONDO O PENTIMENTO SINCERO?
  • CHE COSA INCLUDE IL VERO PENTIMENTO?
  • TRASGRESSIONI COMMESSE DA ANZIANI O SERVITORI DI MINISTERO
  • Come possiamo identificare il vero pentimento?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
  • Il pentimento che riconduce a Dio
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
  • Pentimento
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Ripreso chi pratica il peccato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/5 pp. 21-26

Come si riconosce il pentimento sincero?

“Il cuore rotto e affranto, o Dio, tu non disprezzerai”. — Sal. 51:17.

1. (a) Per ottenere il perdono, a chi si devono confessare i peccati, e perché? (b) Perché un peccato contro Geova Dio può essere anche un peccato contro la congregazione?

GLI anziani non sono ‘padri confessori’ autorizzati a perdonare tutti i peccati che i componenti della congregazione possono commettere. È Geova Dio a perdonare i peccati di quelli che si pentono, in base al sacrificio espiatorio di suo Figlio. Perciò, l’essere perdonati da Geova non dipende dal confessare i propri peccati agli anziani. (1 Giov. 1:8, 9; 2:1, 2) Tuttavia, chi commette una grave trasgressione può peccare anche contro la congregazione. Questo perché una grave trasgressione può recare disonore e serie difficoltà alla congregazione a cui è associato il peccatore. Quindi, gli anziani che rappresentano la congregazione dovrebbero accertarsi che l’individuo sia sinceramente pentito prima di perdonarlo per aver macchiato la reputazione della congregazione.

2. (a) Che cosa apprendiamo da II Corinti 2:7 circa il perdono di un peccato da parte della congregazione? (b) Solo di che cosa la congregazione perdonò il Corinzio pentito?

2 Che in certi casi la congregazione possa perdonare o rifiutare il perdono si capisce da ciò che l’apostolo Paolo disse ai Corinti in merito a riaccettare in mezzo a loro un disassociato. Egli scrisse di ‘perdonarlo e confortarlo benignamente’. (2 Cor. 2:7) L’apostolo raccomandò di perdonare quest’uomo perché il ‘rimprovero fattogli dalla maggioranza’ era servito al suo scopo conducendolo al pentimento. (2 Cor. 2:6) Poiché l’uomo si era sinceramente pentito e aveva messo a posto la propria vita per conformarla alle giuste esigenze di Geova, era appropriato che la congregazione lo riaccettasse. Egli aveva chiesto perdono a Geova per il suo peccato e ora anche la congregazione lo perdonava, non nel senso di concedergli l’“assoluzione” dal suo peccato, ma in quanto lo perdonava delle difficoltà, dell’onta e del dispiacere che la sua trasgressione aveva causato alla congregazione.

3. Che cosa dovrebbero fare gli anziani se alcuni che hanno commesso gravi peccati asseriscono di aver già ripreso se stessi?

3 In certi casi quando i peccati di un individuo vengono scoperti possono rivelarsi molto vergognosi. Forse per un periodo di mesi o anche di anni può essersi comportato in un modo che anche il mondo considererebbe peccaminoso. Poi, forse va dagli anziani dicendo di avere smesso recentemente di peccare e di aver pregato Dio di perdonarlo. Può darsi ritenga d’avere ripreso se stesso. Oppure, messo davanti alle prove della sua vergognosa condotta, può dire agli anziani che aveva ripreso se stesso e che, perciò, non aveva ritenuto necessario parlar loro della cosa. Che dovrebbero fare gli anziani? Dovrebbero determinare di che tipo di aiuto spirituale l’individuo ha bisogno e se il suo pentimento è proprio sincero. Può darsi sia necessario fare più di una conversazione con lui per accertare i suoi veri sentimenti, motivi e bisogni. Chi è veramente pentito accetterà con piacere e umilmente tale amorevole aiuto da parte degli anziani.

TRISTEZZA DEL MONDO O PENTIMENTO SINCERO?

4. La grande tristezza è sempre segno di vero pentimento? Spiegate.

4 Il trasgressore, naturalmente, dovrebbe provare sentimenti di tristezza, rimorso e rammarico per la sua condotta peccaminosa. A seconda dell’emotività dell’individuo questi sentimenti possono essere accompagnati o no da lacrime. Tuttavia, gli anziani dovrebbero ricordare che tristezza, rimorso o rammarico non sono sempre e necessariamente prova di sincero pentimento. L’apostolo cristiano Paolo scrisse: “La tristezza secondo Dio produce il pentimento alla salvezza di cui non bisogna rammaricarsi; ma la tristezza del mondo produce la morte”. (2 Cor. 7:10) Quindi gli anziani cercano giustamente di capire per quali motivi il trasgressore è triste.

5. Quali sono i motivi della tristezza secondo il mondo, e perché non è sincero pentimento?

5 La tristezza secondo il mondo può derivare semplicemente da un senso di fallimento con conseguente delusione, o dalla preoccupazione d’aver perso la stima o certi vantaggi o dalla prospettiva di essere disciplinati o disonorati. Questa tristezza deriva dagli spiacevoli e penosi risultati della trasgressione, o dal fatto che la trasgressione è stata scoperta. Benché normali, se questi sentimenti sono le uniche ragioni di tristezza, allora l’individuo non si rammarica veramente d’avere commesso il peccato ma è afflitto per essere stato scoperto. Non si preoccupa veramente dell’onta che la sua trasgressione ha recato a Dio.

6. Cosa mostra che lo sfogo emotivo di Esaù in relazione alla benedizione di Isacco a Giacobbe non fu vero pentimento?

6 Un esempio appropriato di ciò è il caso di Esaù. Per un pasto vendette a Giacobbe il suo diritto di primogenito. Anni dopo, quando Giacobbe ricevette la benedizione spettante al primogenito, Esaù sfogò emotivamente il suo dolore. Pianse “in maniera estremamente alta e amara”, volendo persuadere suo padre Isacco a cambiare idea circa la benedizione di Giacobbe. Esaù non si rammaricò della disposizione d’animo poco spirituale che lo aveva spinto a ‘disprezzare i suoi diritti di primogenito’. No, si rammaricò dei benefici che aveva perduti a causa della sua condotta. — Gen. 25:29-34; 27:34; Ebr. 12:16, 17.

7, 8. Che cosa rivela che l’ammissione di peccato da parte del re Saul non fu sincero pentimento?

7 Un altro caso pertinente è quello del re Saul. Quando il profeta Samuele gli disse che non aveva osservato il comando divino di votare gli Amalechiti alla distruzione, Saul cercò di giustificarsi, insistendo di avere eseguito la parola di Geova. Allora Samuele rivelò in termini inequivocabili la mancanza del re e aggiunse: “Giacché tu hai rigettato la parola di Geova, egli rigetta pertanto te dall’esser re”. Udendo ciò, Saul ammise: “Ho peccato; poiché ho trasgredito l’ordine di Geova e le tue parole, perché ho temuto il popolo e ho ubbidito dunque alla loro voce. E ora, ti prego, perdona il mio peccato e torna con me affinché mi prostri a Geova”. (1 Sam. 15:17-25) Ma questa ammissione di peccato non fu vero pentimento. Perché no?

8 Saul sminuì ancora il suo peccato, cercando di scusarlo col dire che aveva ceduto al timore del popolo. Non ammise sentitamente d’aver peccato contro Geova. Le sue parole furono evidentemente motivate dal timore d’essere rigettato come re e d’essere pubblicamente disonorato. Lo si capisce dal fatto che Saul implorò Samuele di tornare con lui. Perché? Non fu semplicemente perché Samuele tornasse a dire una preghiera di intercessione a favore di Saul. Quando Samuele insisté di andarsene, Saul supplicò: “Onorami, ti prego, di fronte agli anziani del mio popolo e di fronte a Israele e torna con me”. (1 Sam. 15:30) Pertanto Saul si preoccupava dell’impressione che avrebbe dato agli altri. Voleva essere onorato dalla presenza di Samuele, non disonorato dalla sua assenza. Quindi Saul ammise il suo peccato solo con la bocca. Non fu “tristezza secondo Dio” per avere offeso Geova.

9. Che cosa apprendiamo circa il pentimento dai racconti scritturali di Esaù e Saul?

9 Da quello che la Bibbia dice di Esaù e del re Saul, possiamo imparare alcune importanti lezioni che possono aiutare gli anziani a capire se un trasgressore è pentito. Le lacrime possono accompagnare le espressioni di vero dolore. Nondimeno, come le lacrime di Esaù, le manifestazioni emotive in se stesse non sono prova di pentimento. Analogamente, il fatto che esse manchino non significa necessariamente che il colpevole non si sia pentito. La cosa importante è che l’individuo si rammarichi profondamente dell’errore, riconoscendo che è un peccato contro Geova. Metterebbe in dubbio ogni sua pretesa di pentimento se continuasse a giustificare o scusare le sue azioni. L’individuo dovrebbe odiare la condotta errata, detestarla. Anche se può provare un naturale imbarazzo per essersi reso colpevole di un grave peccato, dovrebbe preoccuparsi non tanto delle spiacevoli conseguenze della sua trasgressione quanto soprattutto dell’onta recata a Geova Dio e alla congregazione del suo popolo. Dovrebbe rammaricarsi sinceramente d’avere danneggiato la propria relazione con l’Altissimo.

CHE COSA INCLUDE IL VERO PENTIMENTO?

10. Perché i sentimenti di tristezza per l’onta recata a Geova dovrebbero includere anche il rimorso per il danno arrecato ai propri fratelli?

10 Il sentimento di tristezza per l’onta recata a Geova Dio non è necessariamente qualcosa di indipendente o di separato dal rimorso che la persona prova per il danno arrecato ai suoi fratelli, che sono anche il suo prossimo. L’apostolo Giovanni mostra che l’amore per i propri fratelli è la prova dell’amore verso Dio, anzi, ne è parte inscindibile. (1 Giov. 3:11, 17; 4:7, 8, 11, 12, 20, 21) La trasgressione è sempre, inevitabilmente, nociva. Se mai fossimo coinvolti in una grave trasgressione, potremmo meditare su queste cose:

11. Se mai commettessimo una grave trasgressione, quali cose dovremmo considerare seriamente?

11 Avendo commesso tale errore, ci sentiamo il cuore ferito comprendendo che ci siamo comportati in modo indegno dell’amorevole e giusto Dio che serviamo, poiché abbiamo agito in modo egoistico, perfino avido, senza considerazione per gli interessi altrui? (1 Tess. 4:3-6) Potevamo veramente pensare che un peccato come l’immoralità potesse mai contribuire alla felicità degli altri? Quanta considerazione abbiamo avuto per il loro bene duraturo e per la loro speranza di vivere nel favore di Dio? Forse con le nostre azioni non abbiamo direttamente nuociuto ad altri, ma il nostro esempio influisce sempre su di loro. (Rom. 14:7) Siamo dunque così egocentrici da far piacere a noi stessi anche se sappiamo di dare un cattivo esempio, esercitando col nostro comportamento un’influenza che può indebolire la forza spirituale di altri? (Confronta Romani 15:2, 3). Secondo Gesù Cristo, la strada della vita è ‘stretta e angusta e pochi la trovano’. (Matt. 7:14) Dovremmo ben sapere quanta fatica bisogna fare per camminare sul sentiero della giustizia. Vogliamo dunque essere come colui che, in effetti, cammina su quello stretto sentiero e getta sassi che possono far inciampare altri o come minimo rendere il loro cammino più difficile di quanto non sia già? Che differenza rispetto al modo d’agire del nostro padre celeste! (Isa. 40:11) Come afferma l’apostolo Paolo, non abbiamo certo “imparato che il Cristo sia così”. (Efes. 4:19-24) Se veramente amiamo e ammiriamo Dio e suo Figlio per le loro splendide qualità, non proviamo profonda vergogna e dolore agendo in modo così diverso dal loro, tradendo la fiducia che hanno riposta in noi? Sì, pensieri di questo genere sono in armonia con il vero pentimento.

12. Riguardo al pentimento che cosa possiamo imparare dalla condotta che il re Manasse seguì dopo avere ottenuto il perdono di Dio?

12 Un altro aspetto essenziale del pentimento è illustrato dal caso del re Manasse di Giuda. Riguardo al suo peccato, la Bibbia ci dice: “Fece in grandi proporzioni ciò che era male agli occhi di Geova, per offenderlo”. (2 Re 21:6) Infine, come espressione del giudizio di Geova, Manasse fu portato prigioniero a Babilonia. Lì si pentì. Le Scritture narrano: “Placò la faccia di Geova suo Dio e si umiliava grandemente a causa dell’Iddio dei suoi antenati. E Lo pregava, così che Egli si lasciò supplicare da lui e udì la sua richiesta di favore e lo restituì a Gerusalemme al suo regno”. (2 Cron. 33:12, 13) Dopo di che Manasse fece il possibile per correggere i suoi errori, rimuovendo le pratiche idolatriche dal reame, sacrificando a Geova e incoraggiando il popolo a servire l’Altissimo. (2 Cron. 33:15, 16) Ciò mostra che il vero pentimento richiede sia di abbandonare la condotta errata che di compiere uno sforzo deciso per fare ciò ch’è giusto.

13. Che cosa potrebbe includere il “frutto degno di pentimento”, e perché?

13 Quindi, l’individuo veramente pentito dev’essere in grado di additare il “frutto degno di pentimento”. (Matt. 3:8) Questo include che faccia sforzi ragionevoli per correggere la situazione nei limiti consentiti dalle circostanze in cui si trova. Per esempio, la sua professione di pentimento avrebbe poco peso se egli non si interessasse minimamente di dare un compenso nel caso che avesse derubato qualcuno. Inoltre, se non prendesse la ferma determinazione di comportarsi bene, ci sarebbe da dubitare seriamente della sincerità del suo pentimento.

14. Quando un individuo ha commesso peccati veramente scandalosi accompagnati da cattiva pubblicità, che cosa determina se dev’essere disassociato o no?

14 Ma come si deve considerare la cosa se si tratta di un peccato veramente scandaloso che ha dato luogo a molta cattiva pubblicità? Anche in questo caso, che il trasgressore sia espulso o no dalla congregazione dipende dal suo sincero pentimento o dalla mancanza d’esso.

15. Quando è appropriato che gli anziani disassocino qualcuno, e perché?

15 Quando i segni di sincero pentimento mancano, gli anziani devono badare di non farsi dominare dal sentimentalismo. Non possono condonare la trasgressione, semplicemente ignorando o considerando di poca importanza l’onta e le difficoltà che la condotta illegale di un impenitente ha recato alla congregazione. Altrimenti, questo potrebbe avere un effetto nocivo sulla congregazione in generale. Alcuni componenti della congregazione potrebbero essere incoraggiati a prendersi delle libertà e trascurare il consiglio ispirato: “Siate come liberi, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per malizia morale, ma come schiavi di Dio”. (1 Piet. 2:16) Inoltre, il trasgressore stesso potrebbe finire per considerare il suo peccato come cosa da poco, esercitare ancora minor freno in futuro e coinvolgere altri in azioni illegali. Il saggio re Salomone osservò: “Perché la sentenza contro un’opera cattiva non è stata eseguita rapidamente, per questo il cuore dei figli degli uomini s’è in loro pienamente volto a fare il male”. (Eccl. 8:11) Quindi, se ci sono seri dubbi sulla sincerità del pentimento di un trasgressore e c’è la chiara prova che egli potrebbe esercitare un’influenza corruttrice, gli anziani non dovrebbero esitare a seguire l’esortazione: “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. — 1 Cor. 5:13.

TRASGRESSIONI COMMESSE DA ANZIANI O SERVITORI DI MINISTERO

16. Se un anziano è colpevole di grave trasgressione, che cosa dovrebbe fare, e perché?

16 Dato che gli anziani hanno una responsabilità così gravosa nella congregazione cristiana, la loro condotta dev’essere senz’altro esemplare. Perciò, se un anziano commette un grave peccato, ha l’obbligo morale di informarne il corpo degli anziani, anche se si è pentito del suo errore. Perché? Perché, avendo cessato d’essere irreprensibile, è ora squalificato dal continuare a servire come sorvegliante. (1 Tim. 3:2) Non sarebbe conforme alla norma di santità di Dio che uomini con gravi pecche spirituali prestassero servizio come anziani. — 1 Piet. 1:15, 16; confronta la legge in Levitico 21:17-23, che proibiva a uomini della casa di Aaronne di assolvere i doveri sacerdotali se avevano un difetto fisico.

17. Che cosa si deve fare se un anziano pensa di non essere più irreprensibile?

17 Naturalmente, come tutti gli altri membri della congregazione, capita ripetutamente che gli anziani non riflettano alla perfezione l’immagine di Geova. A causa delle sue ripetute mancanze, un anziano può convincersi di non soddisfare più le esigenze scritturali e può portare la cosa all’attenzione degli altri anziani. Dopo avere esaminato la faccenda e aver preso in considerazione anche la coscienza della congregazione in generale, gli altri anziani possono tuttavia concludere che il tipo di mancanza in questione non mette in dubbio che l’uomo è qualificato per servire come sorvegliante. (Vedi Galati 2:11-14, dove apprendiamo che Pietro fu ripreso; questo errore non lo squalificò dal continuare a servire come anziano). Nondimeno, se questo anziano crede ancora in coscienza di non essere più irreprensibile, gli altri anziani dovrebbero rispettare i suoi sentimenti ed esonerarlo dalle sue responsabilità.

18. Quale responsabilità hanno gli anziani verso uno di loro che si rende colpevole di grave peccato?

18 D’altra parte, se c’è un’accusa valida contro un anziano o se egli confessa un grave peccato, gli altri anziani dovrebbero assumersi la piena responsabilità di esonerarlo dall’incarico di anziano e riprenderlo secondo le necessità del caso, imponendogli quelle restrizioni che siano opportune. Oppure, se il suo spirito impenitente lo rende necessario, dovrebbero disassociarlo.

19. Che cosa dovrebbe fare un servitore di ministero che commette un grave peccato, e perché?

19 Come nel caso degli anziani, i servitori di ministero che si rendono colpevoli di gravi errori hanno la responsabilità morale di informarne gli anziani. Solo gli uomini “liberi da accusa” sono qualificati per prestare servizio in tale incarico. (1 Tim. 3:10) Perciò, i casi di trasgressione in cui sono implicati dei servitori di ministero sono risolti come quelli inerenti agli anziani.

20. Quale bene può produrre un esempio di sincero pentimento?

20 Se Dio richiede che ogni componente della congregazione cristiana cerchi coscienziosamente di piacergli e di mantenersi puro per il suo servizio, gli anziani e i servitori di ministero non dovrebbero certo essere meno esigenti riguardo alla propria condotta. In genere hanno più esperienza di vita cristiana e sono ritenuti più responsabili da Dio, poiché sono esempi. (Confronta Luca 12:48; I Pietro 5:2, 3). Anche se commettono un grave errore, possono essere d’esempio con il loro sincero pentimento, che manifesteranno convertendosi dal peccato e portandolo all’attenzione del corpo degli anziani. Se altri commettono un grave peccato, possono essere aiutati dal loro esempio a seguire una simile condotta di pentimento. Lo zelo di purificarsi dinanzi a Dio, la premura, l’indignazione per i loro errori, lo sforzo di correggere il torto, opereranno per la salvezza di tutti. Inoltre, servirà a mantenere la pace nella congregazione, la pace con Dio e gli uni con gli altri. — 2 Cor. 7:11.

21. Quale salutare effetto può avere il pentimento su di noi?

21 Il pentimento sincero è veramente essenziale! In realtà, essendo imperfetti, tutti i giorni manchiamo in qualche modo di riflettere alla perfezione l’immagine di Geova Dio. Questa è una cosa di cui dovremmo giustamente rammaricarci. Ma non dovremmo per questo tormentarci per ogni piccolo difetto o sbaglio. Nondimeno, la consapevolezza che spesso sbagliamo nel parlare e nell’agire dovrebbe renderci umili e aiutarci a essere misericordiosi quando altri peccano contro di noi. Quindi, allorché preghiamo Dio di perdonare i nostri falli, possiamo aver fiducia che si compiacerà delle nostre preghiere. (Matt. 6:12, 14, 15) Così, mentre continueremo a sforzarci di compiere la sua volontà avremo la coscienza pura. Sì, saremo veramente felici, sapendo che Geova ha perdonato i nostri peccati e che ci considera suoi puri servitori con la prospettiva della vita eterna. — Sal. 32:1, 2; 103:10-13.

[Immagine a pagina 24]

Pur avendo commesso gravi peccati, il re Manasse diede prova di pentimento sincero facendo sparire con zelo gli idolatrici “pali sacri”

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