Felice anche se handicappato
Narrato da Lee Doo-yong
Era una fredda giornata del febbraio 1951 quando gli altri soldati in ritirata mi abbandonarono per morto in una trincea. Ero gravemente ferito a entrambe le gambe. Non avendo altro che neve da mangiare, il terzo giorno i morsi della fame divennero più dolorosi delle ferite. Il settimo giorno giunsero alcuni soldati nemici, ma non fecero nulla per salvarmi. Pregai allora “Dio”, chiunque fosse. Promisi che, se mi avesse aiutato in quel momento, lo avrei servito.
LA GUERRA scoppiata nel giugno del 1950 cambiò la vita di tutti noi che abitavamo nella penisola coreana. Più tardi quell’anno fui arruolato nell’esercito della Corea del Sud e meno di quattro mesi dopo giacevo gravemente ferito in una trincea. Ebbi tempo di pensare, l’unica cosa che potessi fare.
Ero cresciuto buddista, ma quella religione non mi aveva mai dato alcuna vera speranza. Per di più, i miei genitori credevano in molti insegnamenti di Confucio, e il culto degli antenati aveva molto peso nella nostra vita familiare. Ma ora che avevo bisogno d’aiuto cercai altrove, pregando “Dio”, Ha-nanim in coreano.
Infine fui catturato da soldati della Cina comunista, che mi portarono in una casa abbandonata dov’erano tenuti prigionieri alcuni miei commilitoni. Non volendo essere consegnato alle truppe nordcoreane, fuggii, trascinandomi sul terreno. Ma fui nuovamente catturato dai cinesi, che presto mi abbandonarono non essendo sufficientemente vivo per esser preso prigioniero.
Erano trascorsi circa 50 giorni da quando ero stato ferito. Caddi in un sonno profondo. Qualche tempo dopo, a motivo delle alterne vicende della guerra, amichevoli soldati sudcoreani mi ritrovarono. L’ospedale da campo di Wonju, dove mi portarono, non era equipaggiato per far fronte alla sopravvenuta cancrena, per cui fui trasferito all’ospedale di Pusan. La gamba sinistra mi fu amputata sopra la coscia, e la destra sotto il ginocchio. Ero depresso e scoraggiato, non vedendo nessuna ragione per vivere.
SPERANZA DALLA RELIGIONE?
Mentre ero in ospedale veniva a trovarmi un cappellano dell’esercito. Poiché avevo già pregato Dio, mi chiesi se questa religione “cristiana” avrebbe dato un senso alla mia vita e l’avrebbe resa felice. Ma presto ogni speranza svanì.
Il cappellano era una persona simpatica. Mi disse che, avendo servito bene la patria, sarei andato in cielo. Ma la cosa non mi entusiasmò. La frequenza alle loro funzioni religiose non accresceva minimamente la mia conoscenza di Dio né mi dava alcuna ragione di vivere. Anzi, mi convinsi che la dottrina “cristiana” del tormento eterno non era soltanto irragionevole, ma non poteva aver avuto origine dal vero Dio.
TENTATIVI DI RIABILITAZIONE
I due anni trascorsi in ospedale furono penosi, vuoti e pieni di amarezza. La prima volta che le infermiere mi aiutarono a camminare con i miei nuovi arti artificiali, passò sopra di noi un aeroplano, e, per guardarlo, caddi all’indietro. Questo fatto mi abbatté psicologicamente. Le infermiere cercavano con ogni mezzo di incoraggiarmi, dicendomi addirittura che col tempo sarei stato in grado di ballare con le nuove gambe. Ma quel che dicevano non mi dava nessun conforto.
Poco tempo dopo un’infermiera scoprì che avevo ingerito 15 compresse di tranquillanti, messe segretamente da parte nel tentativo di suicidarmi. Me le fece vomitare. Sopravvissi a tre tentativi simili di suicidio.
Nella primavera del 1953, all’età di 23 anni, fui congedato con una piccolissima pensione. La mia vita non aveva senso. Entrambi i miei genitori erano stati uccisi durante la guerra, e l’unico posto dove potevo andare era a casa del mio fratello maggiore. In Oriente il fratello maggiore, in situazioni del genere, diventa il capofamiglia e tutti i fratelli e le sorelle più giovani gli devono ubbidienza, specialmente nelle questioni di famiglia. Desideravo liberarmi da questa tradizione ed essere indipendente. Pensai che sposandomi ci sarei riuscito.
Ma qui in Corea non si usa che uno vada da una ragazza e le chieda di sposarlo. Ci dev’essere un intermediario, qualcuno che organizzi il matrimonio, un parente o un intimo amico. La moglie di un mio amico si assunse questo impegno e trovò una ragazza giovane disposta ad aiutarmi. Il matrimonio mi diede una certa indipendenza, ma la vita era sempre difficile. Mia moglie e io attraversammo molte difficoltà, inclusi problemi economici.
STABILE SVOLTA RELIGIOSA
In una torrida giornata d’agosto del 1955 mi fu posta la domanda: Potete vivere felicemente per sempre sulla terra? Un testimone di Geova venne a casa e mi offrì un opuscolo con questo titolo. Quella domanda era proprio per me. Quel Testimone avrebbe esercitato una notevole influenza sulla mia vita.
In una delle sue prime visite, provai molto sollievo sentendogli spiegare con la Bibbia che non esiste nessun inferno di fuoco. Col tempo cominciai a capire che esiste un Dio d’amore. Questo fatto, insieme alla prospettiva di vivere felicemente per sempre sulla terra, mi affascinava. (Sal. 37:29) Nelle mie condizioni, privo degli arti inferiori, potete immaginare con quale felicità sentissi leggere dalla Bibbia le profezie secondo cui lo zoppo salterà proprio come fanno gli animali. Questo mi dava davvero speranza e incoraggiamento! — Isa. 35:6.
Dopo la terza o quarta visita del Testimone, mi ritrovai a pregare Geova con riconoscenza per quello che stavo imparando. Ero così elettrizzato dalle informazioni apprese dalla Bibbia che alcune notti non dormivo per pensarci. Ora, per la prima volta, avevo una vera ragione di vivere. Non si trattava solo di ottenere la vita, ma di impiegarla per servire il nostro amorevole Creatore, Geova Dio.
Ero così felice di quel che stava succedendo che il mio entusiasmo traboccante contagiò altri invalidi di guerra con cui lavoravo. Presto tre di loro si unirono a noi nel settimanale studio della Bibbia.
NELLA CONGREGAZIONE
Non fu facile per me assistere alla prima adunanza nella Sala del Regno. La mia condizione, le stampelle e il resto, mi rendeva molto suscettibile e non sopportavo che la gente mi compatisse. Quindi generalmente evitavo le riunioni. L’unica scusa per non andare alla Sala del Regno era che non potevo salire i due piani di scale, anche se il vero problema non era quello.
Poi, dopo poche settimane dalla prima visita, il Testimone portò con se un missionario americano che visitava regolarmente le congregazioni in Corea. Anch’egli mi incoraggiò ad assistere alle adunanze nella Sala del Regno, spiegandomene la necessità e i benefìci. Fui profondamente colpito dalla sua visita alla mia umile dimora e dal fatto che parlasse la mia lingua, cosa che sapevo non essere facile. Fu perciò impossibile dire di no al suo invito.
Quando venne il giorno, andai alla Sala del Regno. Che profonda impressione ricevetti! Non avevo mai visto un raduno di persone come quelle, desiderose di conoscere meglio i propositi di Dio e di servirlo. Che differenza con le riunioni religiose sia nei templi buddisti che in tutte le altre chiese che avevo frequentato. Da allora in poi andare regolarmente alla Sala del Regno divenne parte della mia vita. L’ora e venti minuti che impiegavo a percorrere i quattro chilometri di distanza valevano proprio lo sforzo.
ALTRI CAMBIAMENTI E DEDICAZIONE
Dopo le ferite riportate in guerra, ero diventato un forte bevitore e fumatore. A quel tempo l’alcool e il tabacco erano le uniche cose che sembravano lenire la sofferenza, sia fisica che mentale. Dopo circa tre mesi di studio biblico e di contatto con i Testimoni (che non fanno uso di tabacco e non si ubriacano), compresi il bisogno di rinunciare a questi vizi. Le mie condizioni fisiche e mentali non avevano più bisogno di questi puntelli. La verità biblica curava non i sintomi, ma la vera causa dei miei problemi. Come risultato, la qualità della mia vita migliorò.
Secondo l’usanza coreana, il capofamiglia prende la direttiva nel culto degli antenati, e tutti i fratelli più giovani e le rispettive mogli sono tenuti a seguire le sue disposizioni. Il culto degli antenati viene praticato un certo numero di volte all’anno. Dopo aver compreso dalla Parola di Dio che i morti sono inconsci e incapaci di aiutare o fare del male, mi rifiutai di partecipare a questo falso culto. (Eccl. 9:5, 10) Per il mio fratello maggiore fu uno shock. Siccome non vi prendevo parte, egli si oppose sempre più a mia moglie. Per lei fu estremamente difficile resistere a questa opposizione e diventare Testimone.
Circa nove mesi dopo il primo contatto con i Testimoni, si tenne a Seoul un’assemblea nazionale. Per la prima volta era presente un membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, N. H. Knorr. Mi emozionai sentendo i suoi incoraggianti discorsi scritturali. Questa grande assemblea rafforzò la mia fede quando vidi l’organizzazione e la buona condotta delle persone, e come erano premurose le une verso le altre. In quella occasione, nell’aprile del 1956, fui battezzato in simbolo della mia dedicazione a servire Geova Dio, insieme con più di 300 altri congressisti.
FIDUCIA IN GEOVA
I miei primi soci d’affari erano anch’essi reduci di guerra, e uno di loro si battezzò con me. Ma altri soci, per il fatto che dedicavo tanto tempo alle adunanze cristiane, allo studio biblico e a predicare ad altri, approfittarono di me. Infine mi portarono via tutti i clienti e si misero in proprio. Per pagare i debiti dovetti vendere la piccola abitazione e per un certo tempo la nostra famiglia dovette vivere in un alloggio provvisorio al riparo di un telone di plastica. — Matt. 6:33.
Essendo invalido di guerra, erano disponibili posti di lavoro ben retribuiti. Ma accettarli sarebbe stata una violazione della mia coscienza cristiana, perché quei lavori avevano a che fare con attività che secondo la Bibbia sono incompatibili con il servizio di Dio. — Isa. 2:4.
L’aiuto venne da una fonte inaspettata, quando il direttore di un ospedale per handicappati mi chiese se ero disposto a fare lavori a maglia per il suo ospedale. Sebbene non avessi alcuna esperienza in questo campo, confidai in Geova e vidi in quel lavoro secolare il mezzo da lui provveduto per aver cura delle nostre necessità. Negli scorsi cinque anni, con l’aiuto di mio figlio, siamo stati in grado di vivere ragionevolmente bene senza trascurare le nostre responsabilità e i nostri privilegi nella congregazione cristiana.
LA FAMIGLIA UNITA NELLA VERA ADORAZIONE
Portavo regolarmente i figli alla Sala del Regno, e ricordo momenti difficili quando i bambini si comportavano male mentre io ero sul podio. Anche se mia moglie era contraria a qualsiasi forma di disciplina fisica, ero convinto che questa, a suo tempo e luogo, era appropriata. Tornando a casa dalle adunanze approfittavo di qualche posto libero per sedermi e ragionare con i bambini sul perché dovevano comportarsi bene. A volte, quando sapevano che le avrebbero prese, scappavano correndo più velocemente di quanto potessi fare io con le stampelle, e sfuggivano a questo aspetto della loro educazione. Ora, quando ci ripensiamo, ne ridiamo tutti, ma quando succedeva invidiavo davvero i genitori che potevano servirsi dell’intero corpo.
Mia moglie, dopo aver cominciato a studiare la Bibbia ed essere divenuta abbastanza forte spiritualmente da resistere al mio fratello maggiore nella questione del culto degli antenati, fu battezzata nel 1969. Questo ha arricchito la nostra vita familiare, e l’educazione dei figli non è più stata il problema di un tempo. Siamo stati felici quando la nostra prima figlia ha sposato un servitore di ministero di un’altra congregazione.
Ci siamo prefissi una meta nell’educazione dei figli. È stata quella di coltivare nel loro cuore il desiderio di servire Geova. Abbiamo sempre parlato loro del servizio di predicazione e insegnamento a tempo pieno come di un’eccellente attività, e tutti i nostri figli hanno provato questo meraviglioso servizio. Dal 1974 la nostra seconda figlia, Mee-hee, svolge questo servizio a tempo pieno e la nostra famiglia ne è stata aiutata spiritualmente.
ATTIVITÀ DI CONGREGAZIONE
Circa quattro anni dopo il mio battesimo, si formò una congregazione nei pressi di casa nostra e fui nominato servitore di congregazione (sorvegliante che presiede). Da allora abbiamo formato altre tre congregazioni. Mi sono specializzato nell’aiutare i mariti non credenti delle nostre sorelle cristiane, e sono stato in grado di aiutarne più di 30 a diventare Testimoni. Successivamente questi hanno ammesso che, a causa delle mie condizioni fisiche, non potevano rifiutarsi di parlare con me. Altri, che non hanno accettato la verità, sono almeno diventati più comprensivi verso le loro mogli cristiane, che ne sono state riconoscenti.
Un marito credeva negli insegnamenti di Confucio e si opponeva notevolmente alla moglie, principalmente perché riteneva che il posto della donna fosse a casa e che vi dovesse stare tutto il tempo. Questo ovviamente significava che lei non poteva assistere alle adunanze cristiane o partecipare alla predicazione fuori di casa. Gli feci ripetute visite stabilendo un rapporto amichevole. Infine, persuaso dalla moglie, acconsentì ad assistere a una sessione di una nostra assemblea. Fu così colpito dal programma e dalle persone che, tornando a casa, venne da me a chiedermi di studiare la Bibbia con lui. Ora è un anziano nella congregazione cristiana.
Sono ormai trascorsi circa 25 anni da quando cominciai a imparare le verità bibliche che hanno dato profondo significato e speranza alla mia vita. Non ho mai perso fiducia nelle meravigliose promesse di Dio, e questo è ciò che mi ha dato grande gioia di vivere, nonostante la mia menomazione.
[Immagine di Lee Doo-yong a pagina 9]