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  • g83 8/12 pp. 20-23
  • Dall’amarezza all’amore verso Dio

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  • Dall’amarezza all’amore verso Dio
  • Svegliatevi! 1983
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • L’insegnamento cattolico non mi fu d’aiuto
  • Imparo un mestiere
  • Il primo contatto con i testimoni di Geova
  • Imparo ad amare Dio e il suo popolo
  • Una nuova vita cristiana
  • Ora la mia vita ha un senso
  • Felice anche se handicappato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
  • ‘Salterò proprio come fa il cervo’
    Svegliatevi! 2006
  • Dalla disperazione alla gioia
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
  • Grata dell’incrollabile sostegno di Geova
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1993
Altro
Svegliatevi! 1983
g83 8/12 pp. 20-23

Dall’amarezza all’amore verso Dio

NEL quartiere di Parigi dove abito ci sono palazzi di 30 piani che torreggiano su altri che sono alti appena la metà. Vicino a questi palazzi sono molto piccola; sono alta appena un metro e venti.

Nel 1942, quando nacqui, ero a quanto mi hanno detto la bambina più grossa della famiglia, ma purtroppo anche la più debole. Otto giorni dopo la mia nascita mia madre, vedendo che somigliavo a una bambola con le braccia slogate, mi portò da un medico. La sua diagnosi fu che ero affetta dal morbo di Lobstein,a una malattia che mi avrebbe resa invalida per tutta la vita. In seguito, com’era prevedibile, mi ruppi le gambe decine di volte. Mi si deformarono e crebbi pochissimo. Non potevo camminare.

Malgrado la mia condizione potei frequentare una scuola normale in cui tre classi erano riservate agli handicappati. La mattina venivano a prendermi e la sera mi riaccompagnavano a casa. A quattordici anni lasciai la scuola per entrare in un centro ospedaliero diretto da suore a Parigi. Vi rimasi diversi anni, poiché in questo istituto esercitava il professor Jean Ducroquet, un grande specialista delle ossa. A lui devo una delle mie più grandi gioie: quella di poter camminare un po’. A tal fine subii diverse operazioni e stetti per mesi immobilizzata nel gesso; seguivano interminabili e penosi periodi di rieducazione. Crescendo mi rendevo conto di non essere come gli altri e di non poter avere le loro stesse gioie. E soprattutto, non riuscivo a vedere una soluzione del problema.

Non dovrebbe essere difficile capire perché nei primi anni della mia vita nacque in me l’amarezza. Ma sono riuscita a combattere questo sentimento e ho imparato ad amare il vero Dio. Com’è avvenuto questo?

L’insegnamento cattolico non mi fu d’aiuto

Durante la mia permanenza al centro conobbi meglio la religione cattolica. Ero stata battezzata, ma essendo mio padre comunista non mi era stato insegnato a credere in Dio. Perciò mi dichiaravo atea. Come tanti altri, credevo nella teoria dell’evoluzione che mi era stata insegnata a scuola.

Come si può immaginare, quando le suore mi parlavano di un Dio d’amore rispondevo con amarezza: “Perché il vostro Dio ha permesso che nascessi con questa menomazione?” La loro risposta mi sorprese: “Perché ti ama”. Che assurdità! Mi rifiutavo di accettare questa idea di un Dio che fa soffrire quelli che ama. Per me la religione era solo un fatto di denaro e una raffinata consuetudine. Ad ogni modo, per non deludere le suore, a sedici anni feci la prima comunione.

Imparo un mestiere

Tornata a casa volli cominciare una vita normale. Feci un corso di stenografia e poi passai in un’altra scuola a Choisy-sur-Seine per seguire un corso di contabilità. E ottenni il diploma. A quell’epoca mi resi conto che nessuno voleva assumermi a causa della mia condizione.

Come si fa a trovare lavoro quando si è affetti da nanismo e non si possono usare le gambe? Non era facile. Inoltre dovevo trovare una ditta non molto lontano da casa perché a quel tempo mi spostavo per mezzo di un triciclo azionato a mano, il che mi stancava parecchio.

Passarono diversi mesi prima che trovassi un impiego. Nell’attesa facevo dei lavori a maglia per un piccolo negozio. Infine, il 10 gennaio 1966, fui assunta come contabile da una casa editrice, e quella fu una grande gioia per me. Finalmente lavoravo come chiunque altro. Vi rimasi sette anni. Nel 1973 smisi di lavorare e ora vivo con la pensione che lo Stato mi dà a causa della mia infermità.

Il primo contatto con i testimoni di Geova

Abitavo ancora con mia madre quando i testimoni di Geova mi fecero visita per la prima volta. Accettai due riviste, soprattutto perché la contribuzione era minima, ma non le lessi. In seguito mia madre ed io ci trasferimmo, andando a vivere ognuna per conto proprio.

Un sabato bussarono alla porta del mio nuovo appartamento altri due Testimoni. Accettai le riviste, ma neppure questa volta le lessi. Non provando nessuna particolare simpatia per la religione, decisi che quando il sabato seguente sarebbero tornati non avrei aperto la porta. Ma cambiai idea, pensando che non sarebbe stato molto gentile non aprire la porta, dal momento che avevo acconsentito alla visita.

Devo aver detto loro le cose che credevo a quell’epoca — e che molti altri credono — cioè che la Bibbia è stata scritta da uomini e che l’uomo discende da una scimmia. Ma quello che mi dissero stuzzicò moltissimo la mia curiosità. La ragazza mi mostrò che esistono ragioni per credere in un Creatore. Mi citò il ragionamento di sir Isaac Newton riguardo al sistema solare, riportato nel libro L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione?b La logica di questo argomento mi toccò e così cominciai a non essere più tanto convinta che Dio non esistesse.

La ragazza mi spiegò pure che Dio ha promesso di eliminare tutti i mali dell’umanità. Mi rammentò che quando Gesù fu sulla terra guarì ogni sorta di infermità. Durante la visita mi mostrò tre libri dov’erano trattate le cose di cui parlavamo. Quello che mi colpì di più fu la speranza della vita eterna. Chiesi: “Lei spera di vivere per sempre?” “Certo!” mi rispose, e mi mostrò nella Bibbia la ragione della sua convinzione. “Eppure”, pensai, “questa ragazza non mi sembra né bigotta né idiota”. Credo che fossero il suo aspetto dignitoso e il suo equilibrio a spingermi ad accettare lo studio biblico che mi offrì. Mentre stava per andarsene mi offrì il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna, e chiesi: “Non potrei averli tutt’e tre?”

La cosa che mi piacque fu il fatto che lo studio era gratis. Non ero tirchia, ma a mio giudizio la religione era troppo interessata ai soldi. Avevo già una Bibbia che mi era stata data da un collega. Avevo cercato di leggerla ma senza successo. Arrivata alle genealogie di Genesi mi ero fermata. Quindi dato che mi veniva offerto uno studio biblico, perché rifiutare? Forse non ero atea al cento per cento. Può darsi che inconsciamente cercassi qualcos’altro, ma non mi era sembrato che la religione offrisse un rimedio per i miei problemi. Al contrario, i credenti handicappati non mi erano sembrati in genere più felici di me.

Imparo ad amare Dio e il suo popolo

Lo studio biblico mi permise di esaminare più a fondo i pensieri che la ragazza aveva espresso. Logicamente fui d’accordo sul ragionamento e sulla spiegazione dati nella Bibbia in Romani 5:12: “Ecco perché, come per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. Compresi che la mia menomazione fisica era una delle innumerevoli conseguenze del peccato di Adamo. Accettai anche la speranza della guarigione fisica sottintesa in versetti come quello di Isaia 35:6, dove ci è detto: “In quel tempo lo zoppo salterà proprio come fa il cervo, e la lingua di chi è senza parola griderà di gioia”.

Ma la cosa più difficile per me fu imparare ad amare la Persona divina il cui nome è Geova. Pensavo che la religione non dovrebbe essere come una carota agitata davanti a un asino, eppure ne volevo immediatamente i benefici. In seguito misi alla prova gli insegnamenti biblici e vidi i buoni risultati derivanti dal seguirli. Per esempio, la perseveranza raccomandata in I Timoteo 6:11 mi aiutò mentalmente ad accettare la mia menomazione.

Jocelyne, la Testimone che conduceva lo studio biblico con me, mi aveva invitato spesso alle adunanze tenute nella Sala del Regno. Ma avevo deciso di non accettare perché pensavo che questo tipo di adunanze somigliasse alle funzioni cattoliche. Infine acconsentii ad andarvi, e Jocelyne venne a prendermi col taxi. Devo ammettere che non capii molto di quello che fu detto nel discorso, ma fui profondamente commossa dalla calorosa accoglienza. Anche se non conoscevo nessuno, vennero a stringermi la mano e a parlare con me. Un altro Testimone e la sua famiglia mi riaccompagnarono a casa in macchina. L’uomo fu amichevole e disse che la settimana seguente sarebbe venuto a prendermi. Non mi piaceva mentire e non avendo nessuna obiezione valida, accettai. In tal modo, a poco a poco, cominciai a frequentare regolarmente le adunanze dei testimoni di Geova.

La gratitudine che provavo verso Dio aumentava man mano che traevo beneficio dalle sue benedizioni spirituali. Mi rendevo conto che la Bibbia conteneva un solido fondamento morale e ne ebbi molte benedizioni. Ora sapevo cosa fare e in cosa credere. Non fu solo la speranza di non essere più handicappata a conquistare la mia devozione, anche se ovviamente questo era importante. Volevo essere confortata ora, e trovai conforto, grazie alle gioie derivanti dalla compagnia dei miei nuovi compagni cristiani, e alla gioia di poter aiutare altri spiritualmente.

Nell’agosto del 1971 fui battezzata, una decina di mesi dopo che avevo cominciato a studiare la Bibbia.

Una nuova vita cristiana

Il complesso di alti edifici dove abito al presente mi offre diversi vantaggi mentre mi sposto sulla sedia a rotelle. Servendomi dell’ascensore, posso contattare molti miei vicini. Attorno a me abitano tre famiglie cristiane.

Nell’aprile del 1978 fui operata alla tibia e questo rese necessaria una degenza di tre mesi in un convalescenziario. Nella congregazione locale feci conoscenza con fratelli e sorelle cristiani che mi invitarono a casa loro. Fui profondamente commossa dalle loro gentilezze. I Testimoni della congregazione a cui appartenevo approfittarono della mia assenza per mettere la carta da parati nell’appartamento-studio dove abito. È una vera benedizione ricevere tale aiuto.

Nonostante la mia menomazione fisica provo felicità ad aiutare spiritualmente i miei simili. Spesso la gente rimane sbalordita vedendomi alle porte. Alcuni pensano che sia lì per chiedere qualcosa. Altri accettano le pubblicazioni cristiane per accontentarmi. Capita, raramente, che qualcuno si indigni e dica che i testimoni di Geova approfittano di una persona handicappata per commuovere la gente. Ad ogni modo la maggioranza è gentile, e nel mio quartiere il nome di Geova è particolarmente ben conosciuto. “Fiorisco” al pensiero di rendermi utile nel far conoscere la verità della Bibbia a quelli che non conoscono Dio.

Sì, il cristianesimo mi ha dato proprio quello che cercavo, “la promessa della vita d’ora e di quella avvenire”. (I Timoteo 4:8) Inoltre, dal 1976 ho avuto diverse volte all’anno il privilegio di dedicare 60 ore al mese all’opera di predicazione e insegnamento. E dal settembre del 1981 mi è stato possibile accrescere tale attività, dedicando circa cento ore al mese.

Ora la mia vita ha un senso

Complessivamente sono stata operata una dozzina di volte: una volta a un braccio e undici volte alle gambe. I commenti sulla mia bassa statura o sulla mia infermità mi feriscono ancora, ma la speranza che mi dà la Bibbia di riacquistare l’uso delle estremità mi tiene in vita.

Quando comincio a commiserarmi, tiro fuori un raccoglitore dove conservo incoraggianti articoli della Torre di Guardia e di Svegliatevi! Fra gli altri ci sono quelli intitolati “I valori della vita” e “Accettate quello che non si può cambiare”. Ricordo pure articoli su altri handicappati, come il Testimone paralizzato che, costretto a letto, ascolta e partecipa alle adunanze tramite filo diretto e presta servizio come anziano nella congregazione.c Questi esempi mi aiutano a capire che posso essere felice nonostante la mia menomazione. Con l’aiuto della Bibbia e dello spirito di Dio ho vinto l’amarezza e conduco una vita migliore e più felice. — Narrato da Colette Regnier.

[Note in calce]

a Fragilità ossea caratterizzata da fratture multiple a carico delle estremità.

b Newton fece notare che, se c’era voluto un abile meccanico per costruire un semplice modello del sistema solare messo in moto con una manovella, è stolto pensare che il vero sistema solare sia venuto all’esistenza senza che nessuno l’abbia progettato e fatto.

c Svegliatevi! del 22 gennaio 1979, pagine 3-5; La Torre di Guardia del 15 agosto 1978, pagine 3, 4 e del 1º giugno 1980, pagine 5, 6.

[Testo in evidenza a pagina 23]

Misi alla prova gli insegnamenti biblici e vidi i buoni risultati derivanti dal seguirli

[Immagine a pagina 22]

Colette Regnier dà testimonianza seduta sulla sedia a rotelle

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