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  • Cinque decenni di integrità

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  • Cinque decenni di integrità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
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  • PREDICAZIONE
  • INTEGRITÀ DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA
  • DIFFICOLTÀ DOPO LA GUERRA
  • MATRIMONIO IN UNA DITTATURA CATTOLICA
  • MISSIONARI DI GALAAD CI MOSTRANO COME PREDICARE
  • BENEDIZIONI FAMILIARI
  • ANGHERIE DELLA POLIZIA
  • UNA TRAGEDIA
  • LA TANTO ATTESA LIBERTÀ
  • L’INTEGRITÀ RECA MOLTE BENEDIZIONI
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1981
w81 1/5 pp. 24-29

Cinque decenni di integrità

Narrato da Ramón Serrano

“RAMON, sapevi che la Bibbia dice che non abbiamo un’anima immortale e che l’inferno di fuoco non esiste?”

Questa sorprendente affermazione da parte di una domestica analfabeta, Francisca Arbeca, portò a una svolta nella mia vita e in quella di mio fratello Francisco (Paco), più giovane di me. All’epoca avevo 15 anni. Era il 1932.

Nostra madre, una donna pia, ci mandava in una vicina scuola battista qui a Barcellona, in Spagna. Lì il señor Rosendo, maestro e pastore, ci aveva inculcato i classici insegnamenti protestanti dell’immortalità dell’anima e dell’inferno di fuoco. La nostra domestica, Francisca, frequentava invece il locale gruppo dei testimoni di Geova.

Ben presto mia madre cominciò a portarci alle adunanze dei testimoni di Geova, che si tenevano in una casa privata. A una di queste adunanze rimasi molto colpito dalla spiegazione che Cristo ‘mediante la sua morte avrebbe ridotto a nulla colui che ha i mezzi per causare la morte, cioè il Diavolo’. (Ebr. 2:14) Se il Diavolo sarà ridotto a nulla, ragionavo, come può essere eterno il tormento nell’inferno di fuoco? Quando in seguito posi questa domanda al señor Rosendo, egli andò su tutte le furie perché non sapeva cosa rispondere.

PREDICAZIONE

Convinti di conoscere verità bibliche che avrebbero potuto aiutare altri, Paco e io, con l’aiuto di un altro Testimone, cominciammo a predicare la “buona notizia del regno” di casa in casa. (Matt. 24:14) Avevo solo 17 anni e Paco ne aveva appena 13. Mentre il fratello più anziano predicava nella vicina città di Badalona, noi concentrammo i nostri sforzi a Barcellona e a Tarrasa, distante una trentina di chilometri. Ciò significa che in due avevamo un territorio di circa 750.000 abitanti! La cosa non ci preoccupava affatto. Sapevamo che questa era l’opera del Signore e ci impegnammo attivamente.

In quel periodo cominciammo a usare i fonografi con i dischi dei discorsi biblici del fratello Rutherford tradotti in spagnolo. A volte il fonografo si scaricava prima della fine del disco. Ricordo ancora Paco che, per farlo continuare a funzionare, ricaricava febbrilmente il meccanismo a metà disco, mentre questo emetteva gemiti lamentosi. Come sono cambiate le cose in quest’èra dell’elettronica!

INTEGRITÀ DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

A cominciare dal 1930 la situazione politica in Spagna si fece molto turbolenta. Il re fuggì in esilio nel 1931 e il paese divenne una repubblica. Ma la popolazione era divisa e gli odi politici covavano sotto la cenere. Nel luglio del 1936 scoppiò la terribile guerra civile e, vivendo in Catalogna, ci trovammo nella zona repubblicana e anticlericale del paese. Nonostante le ostilità continuammo a svolgere la nostra opera di predicazione di casa in casa.

Un giorno, mentre davamo testimonianza a Horta, nei dintorni di Barcellona, fummo fermati da un milite comunista e portati al locale quartier generale per un interrogatorio. A quel tempo avevo 18 anni, e mio fratello 14. Un funzionario locale ci fece una ramanzina, confiscò la letteratura e ci ammonì di non sprecare il nostro tempo a predicare. Mi disse che avrei dovuto essere al fronte, a combattere con i compagni. Questa fu la nostra prima esperienza degli effetti della guerra civile. Essendo giovani, rimanemmo piuttosto scossi, ma sapevamo che dovevamo continuare a predicare la “buona notizia”.

A quel tempo, nel 1936, non avevamo un concetto così chiaro della neutralità cristiana come lo abbiamo oggi. (Giov. 15:19) L’argomento non fu spiegato nella Torre di Guardia spagnola se non nel marzo del 1940. Tutto ciò che sapevo era che come cristiano non potevo uccidere. — Eso. 20:13.

Nel 1937, all’età di 19 anni, fui chiamato a compiere il servizio militare nell’esercito repubblicano. Dapprima, per non partecipare a quella guerra fratricida, mi nascosi. Dopo circa otto mesi fui rintracciato e processato davanti al Tribunale per gli Atti di Spionaggio e Alto Tradimento. L’atmosfera di quel periodo di guerra era tale che i miei genitori erano convinti che sarei stato condannato a morte. Invece fui condannato a 30 anni di reclusione. Dopo alcuni mesi di prigione, però, fui rilasciato e mandato al fronte, nella provincia di Lerida. Si preparava una grande battaglia.

Il mio primo incarico fu in un ufficio, il che significava che non avrei dovuto usare le armi. La situazione presto cambiò quando la nostra compagnia ricevette l’ordine di recarsi in prima linea, vicino a una cittadina chiamata Serós, sul fiume Segre. Ora, come il resto delle truppe, mi trovai sotto il fuoco. In un’occasione, mentre mi riparavo dai proiettili in una buca poco profonda, due sergenti, uno da una parte e uno dall’altra, mi gridavano di impugnare il fucile e di sparare. Non eseguii l’ordine. Pochi minuti dopo erano entrambi morti al loro posto.

Infine la nostra compagnia si ritirò e circa tre settimane dopo fui catturato da truppe italiane della brigata Littorio, che combattevano al fianco dei nazionali di Franco. Come prigioniero ebbi un certo respiro dalle pressioni a prendere parte alla guerra. All’inizio del 1939 fui mandato in un campo di concentramento a Deusto (Vizcaya), nel nord della Spagna. Ma i problemi non erano finiti. All’ora dei pasti dovevamo tutti alzarci in piedi, cantare inni fascisti e fare il saluto romano. Io rimanevo seduto in fondo alla sala e continuavo tranquillamente a mangiare. Per mia fortuna sono piuttosto basso di statura, per cui passavo inosservato. In seguito mi mandarono a lavorare con un battaglione di disciplina. Lì ricevetti l’ordine di fare il saluto romano insieme agli altri. Per motivi di coscienza rifiutai di partecipare a quello che consideravo un atto idolatrico. Gli altri prigionieri pensavano che fossi matto. Con la Spagna in preda a una guerra civile, il mio atteggiamento equivaleva a un suicidio.

Fui chiamato davanti a tutti e mi fu ordinato di fare il saluto romano. Rifiutai. Un ufficiale mi colpì e cercò di alzarmi il braccio con la forza, ma inutilmente. Allora mi legarono sulla schiena un pesante sacco di sabbia, ordinandomi di correre in cerchio mentre con una cinghia mi frustavano alle gambe. A un certo punto svenni e caddi a terra, e fui portato in isolamento. Per tirarmi su di morale, cominciai a scrivere versetti biblici sul muro della cella. Vennero due ufficiali per cercare di convincermi a fare il saluto. Il mio netto rifiuto di fare una cosa così semplice li sconcertava, specialmente per il fatto che stavo per essere liberato. Infine fui portato davanti a un gruppo di ufficiali e medici dell’esercito che decisero il mio ricovero in ospedale per vedere se ero sano di mente. Poche settimane dopo fui liberato e alla fine della guerra, rimandato a casa, nell’aprile del 1939. Quelle strazianti esperienze erano ormai passate, e avevo mantenuto l’integrità come meglio avevo potuto.

DIFFICOLTÀ DOPO LA GUERRA

La guerra civile spagnola finì il 1º aprile 1939, ma le ferite che aveva causato rimasero aperte e continuarono a essere infettate dall’odio ancora per anni. Ovunque regnava il timore di rappresaglie, vendette e denunce anonime. Si era diffusa un’atmosfera di terrore, aggravata dalle devastazioni della guerra e dalla mancanza di viveri.

Era questa la situazione quando tornai a Barcellona, dove trovai che le adunanze dei testimoni di Geova e l’opera di predicazione erano cessate. Senza indugio Paco e io collaborammo con altri per riprendere le adunanze in casa di Paquita Arbeca. (Ebr. 10:24, 25) Le tenevamo di domenica, basando i nostri studi sulla Bibbia, vecchi numeri della Torre di Guardia e libri come Governo, Liberazione e Ricchezza. La nostra attività di predicazione si limitava a contatti informali.

A causa dello scoppio delle ostilità nel 1936, i nostri contatti con la Watch Tower Society a Brooklyn, New York, si erano interrotti. Pur essendo finita la guerra, non potevamo comunicare con la Società. Perché? Perché la posta veniva censurata e bisognava scrivere sulle buste slogan patriottici. Perciò ritenemmo opportuno non scrivere lettere.

Nel 1946 la stampa spagnola pubblicò una notizia d’agenzia sull’Assemblea Teocratica Nazioni Liete tenuta dai testimoni di Geova a Cleveland (Ohio), negli Stati Uniti. Questo riaccese le nostre speranze. Frattanto era stato abolito l’obbligo di scrivere slogan sulla corrispondenza. Scrivemmo quindi ansiosamente alla Società per avere ulteriori informazioni. Che gioia quando alcune settimane dopo ricevemmo una lettera e un pacco di riviste! Finalmente fresche verità bibliche cominciavano a irrorare il nostro campo inaridito!

MATRIMONIO IN UNA DITTATURA CATTOLICA

Il 1946 fu un anno felice sia per Paco che per me anche per un’altra ragione. Io avevo quasi 29 anni e Paco 25, e tutti e due facevamo la corte a due ragazze catalane, Carmen e María, che pure studiavano la Bibbia e frequentavano le adunanze. Sia mio fratello che io ci rendevamo chiaramente conto dell’importanza di sposarsi “solo nel Signore”, per cui avevamo esercitato pazienza. (I Cor. 7:39) Tutt’e quattro volevamo sposarci lo stesso giorno. C’era solo un problema. L’unica cerimonia nuziale effettivamente disponibile a quei tempi era quella cattolica. Il problema era come evitare il rito religioso cattolico. Infine trovammo un prete che, dietro compenso, era disposto a permettere una semplice cerimonia nella sua chiesa, senza arredi religiosi. Per non avere difficoltà, il giorno del matrimonio egli se ne stette lontano e lasciò tutto nelle mani del sagrestano. Così nell’ottobre del 1946 io sposai María Royo e Paco sposò Carmen Parera.

MISSIONARI DI GALAAD CI MOSTRANO COME PREDICARE

Nel dicembre del 1947 arrivò a Barcellona John Cooke, addestrato come missionario alla Scuola di Galaad. Prima del suo arrivo, a dir la verità, le nostre adunanze sembravano più che altro accesi dibattiti. Egli ci mostrò come si doveva condurre un’adunanza cristiana, e quelli che non gradirono la cosa presto se ne andarono. — I Cor. 14:33.

Si presentò poi la vera sfida. Il fratello Cooke ci disse che dovevamo cominciare a predicare di casa in casa se volevamo che la “buona notizia” fosse annunciata in tutta la Spagna. “Tu devi essere matto, fratello Cooke!”, gli dicemmo. “Non si può mica predicare in questo modo qui nella Spagna franchista. Potrai farlo a Londra o a New York, ma non qui!” Quando vide che non avevamo intenzione di cambiare idea, cosa fece? Andò a predicare da solo e così ci dimostrò che si poteva fare. La vergogna ci spinse ad agire. Se lui, uno straniero, con la sua strana pronuncia, era pronto a dare testimonianza al nostro popolo, noi non potevamo essere da meno. Ci insegnò a predicare con discrezione, non visitando tutti gli appartamenti di uno stesso caseggiato, ma procedendo a zig zag nel territorio in modo da non essere presi dalla polizia.

In tutta Barcellona molte persone accettarono il nostro messaggio e presto il nostro gruppo divenne una congregazione. Col passar del tempo riuscimmo a formare in città diverse congregazioni. Vista l’espansione, Paco e io decidemmo che era tempo di trasferirci nelle vicine città di Hospitalet e Prat de Llobregat e in altre città della costa, per incrementarvi l’opera di testimonianza. Ripensando al passato, è davvero una soddisfazione vedere ora 52 grandi congregazioni nella città di Barcellona, 9 a Hospitalet e diverse altre nelle città costiere, dove abbiamo potuto prestare servizio come anziani. Ovviamente il merito di questo aumento non è nostro, ma siamo lieti di avervi potuto partecipare. — I Cor. 3:5-9.

BENEDIZIONI FAMILIARI

Il 10 giugno 1951 fu una data “storica” per la nostra famiglia. Quel giorno in una piccola vasca nel giardino del fratello Brunet cinque di noi furono battezzati: Carmen, María, Paco, io e nostra madre. Le circostanze ci avevano costretti ad aspettare per molti anni quel gioioso evento.

Durante i difficili anni cinquanta, María e io avemmo tre particolari benedizioni: la nascita dei nostri tre figli, David, Francisco (Paquito) e Isabel. Questo significò per noi assumerci l’enorme responsabilità di educarli nella ‘via in cui avrebbero dovuto camminare’, sapendo che, con tutta probabilità, una volta cresciuti non se ne sarebbero dipartiti. — Prov. 22:6.

ANGHERIE DELLA POLIZIA

Nel 1955, in concomitanza con una visita del fratello F. W. Franz, si presero disposizioni per tenere un’assemblea clandestina nei boschi sul monte Tibidabo, nei pressi di Barcellona. Di solito tenevamo le assemblee all’aperto, come se si trattasse di “picnic”, nel caso sopraggiungesse la polizia. Questa volta il “picnic” era piuttosto affollato, essendo presenti oltre 500 persone. Un altro inconveniente era che la polizia aveva perquisito l’abitazione di un fratello la settimana prima, e vi aveva confiscato una copia di un supplemento dell’Informatore contenente l’annuncio di questa assemblea. María e io eravamo presenti al “picnic” con i nostri due bambini, David e Paquito. Il programma iniziò e tutto sembrava procedere normalmente, finché all’improvviso vedemmo quattro uomini che correvano su per il pendio, uno con la pistola in mano. Ci ordinarono di non muoverci. Sì, erano poliziotti in borghese. Convinti di aver sventato una cospirazione, ci caricarono tutti — uomini, donne e bambini — su cellulari in attesa e ci portarono al quartier generale della polizia per identificarci e interrogarci. Immaginate la delusione di alcuni di loro quando si resero conto di aver circondato famiglie inoffensive riunite per studiare la Bibbia e non un gruppo politico clandestino. Anche se la cosa non ebbe un seguito, l’esperienza servì a rafforzare la nostra integrità e ci aiutò ad apprezzare la protezione di Geova. — Sal. 34:7.

UNA TRAGEDIA

Nel 1963 i nostri figli, David, Paquito e Isabel, avevano rispettivamente 13, 11 e 9 anni, e progredivano bene nella verità. Era una gioia vederli partecipare al servizio di campo e frequentare con noi le adunanze di studio biblico che si tenevano in case private.

Un giorno del marzo di quell’anno Paquito tornò a casa da scuola accusando forti dolori alla testa. Tre ore dopo era morto di meningite.

Rimanemmo così sconcertati dalla terribile perdita che non so come riuscimmo a prendere accordi per il funerale, poiché anche in questo caso fummo costretti a lottare con la Chiesa Cattolica. Ovviamente volevamo un funerale civile, e a tal fine serviva un nullaosta rilasciato dal parroco locale. Con un attestato indicante che eravamo testimoni di Geova l’ostacolo fu superato.

Più di mille fratelli, amici e compagni di lavoro vennero a casa. Immaginate l’agitazione che questo provocò nel vicinato. Il traffico era bloccato e la gente per strada si chiedeva quale persona importante fosse morta. La persona importante era il nostro diletto figlio Paquito. Solo la speranza della risurrezione ci sorresse in quel difficilissimo periodo. (Giov. 5:28, 29; 11:23-25) Come genitori amorevoli María e io non vediamo l’ora che giunga il giorno in cui rivedremo nostro figlio e potremo continuare ad educarlo, questa volta nel nuovo sistema di cose che Dio ha promesso di istituire sulla terra. — II Piet. 3:13; Isa. 25:8, 9.

Due settimane dopo il funerale fui convocato al comando di polizia e interrogato per due ore. Gli agenti avevano spiato la folla convenuta per i funerali ed evidentemente l’enorme affluenza di Testimoni ne aveva provocato la reazione. Con le loro domande cercarono di ottenere informazioni sui fratelli che a quel tempo dirigevano l’opera in Spagna. Conoscevo le loro tattiche ed ero deciso a non dire nulla che potesse coinvolgere altri. Esplicitamente dissi loro che non ero un giuda. Minacciarono di farmi una pesante multa, ma non avendo alcuna accusa provata nei miei confronti le loro tattiche fallirono.

LA TANTO ATTESA LIBERTÀ

Nel 1967 il governo spagnolo approvò la legge sulla libertà religiosa che garantiva maggiore libertà alle religioni non cattoliche. Ci chiedevamo se i Testimoni avrebbero beneficiato di questa legge e sarebbero stati riconosciuti legalmente. Che la nostra posizione sulla predicazione di casa in casa e sulla neutralità cristiana fosse un ostacolo per le autorità politiche ed ecclesiastiche sembrò evidente quando la nostra iscrizione nel registro ufficiale delle religioni non cattoliche fu rimandata fino al luglio del 1970.

Paco e io avevamo atteso quel giorno per oltre trent’anni. Ora potevamo praticare la nostra religione legalmente, senza timore. Immaginate la nostra gioia quando assistemmo all’inaugurazione della prima Sala del Regno a Barcellona, nel febbraio del 1971. Col cuore ricolmo di gioia quel giorno unimmo le nostre voci in coro nel cantare i cantici del Regno, qualcosa che per molti anni i testimoni di Geova in Spagna non avevano potuto fare.

L’INTEGRITÀ RECA MOLTE BENEDIZIONI

Ripensando ai quasi cinque decenni trascorsi al servizio di Geova, devo ammettere che la Sua amorevole benignità e la sua benedizione ci hanno accompagnati mentre da parte nostra cercavamo di camminare nel sentiero dell’integrità. (Sal. 26:1-3) Geova ha benedetto María e me con figli leali che hanno continuato a camminare nella via della verità. Fino a questo giorno siamo una famiglia felice, unita da un profondo vincolo d’affetto. Nostro figlio David andò in prigione nel 1972 per mantenere la sua neutralità cristiana. Era la prima volta che si separava dalla famiglia, e per tutti noi fu un’esperienza dolorosa. Ma ne comprendevamo le ragioni e siamo stati rafforzati vedendolo mantenere la sua integrità cristiana nei tre anni di reclusione. Quando nel 1976 è stato liberato, ha avuto l’ulteriore privilegio di prestare servizio alla Betel, nella sede della Watch Tower Society a Barcellona. In seguito ha sposato una ragazza cristiana dedicata, con la quale ha continuato a prestare servizio lì per un certo tempo. Di recente abbiamo avuto la felice benedizione di diventare nonni del loro primo figlio, Jonatan.

Nel 1976 nostra figlia Isabel iniziò l’opera di testimonianza come pioniera (proclamatrice del Regno a tempo pieno). Ora accompagna il marito nell’opera di circoscrizione, visitando le congregazioni qui in Catalogna.

Geova ci ha sostenuti in molte difficili prove nel corso degli anni. E in effetti noi siamo gente assolutamente comune, con le debolezze che hanno tutti gli esseri umani. Ciò nondimeno le esperienze avute come famiglia ci hanno insegnato a confidare pazientemente in Geova e ad attendere lo svolgimento della sua volontà. Siamo determinati a continuare ad agire secondo ciò che disse Davide nel Salmo 26:11, 12: “In quanto a me, camminerò nella mia integrità. Oh recami redenzione e mostrami favore. Il mio proprio piede starà per certo in luogo piano; tra le folle congregate benedirò Geova”.

[Immagine a pagina 25]

Francisco Serrano (a sinistra), e suo fratello Ramón

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