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  • ‘Felici tutti quelli che aspettano Geova’
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
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  • Seminato il desiderio di servire come missionario
  • Problemi in Spagna
  • Predicare sotto una dittatura cattolica
  • Persecuzione ed espulsioni
  • Altro territorio, altra lingua
  • Cominciano i problemi
  • Predicare nel Marocco islamico
  • Un incarico temporaneo?
  • Prove e benedizioni
  • Incremento nel Salvador
  • Una vita piena di sorprese al servizio di Geova
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2001
  • Il mio scopo nella vita
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1999
  • Abbiamo gustato l’immeritata benignità di Dio in molti modi
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (di facile lettura) 2017
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
w91 1/10 pp. 23-28

‘Felici tutti quelli che aspettano Geova’

NARRATO DA DOMENICK PICCONE

I miei genitori emigrarono dall’Italia negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’20 e finirono per stabilirsi nella parte meridionale di Filadelfia, allora nota come Little Italy. Nel 1927 cominciarono a frequentare gli Studenti Biblici, che in seguito divennero noti come testimoni di Geova.

IO SONO nato nel 1929, e perciò sono stato a contatto con la verità biblica sin dall’infanzia. Ricordo che i Testimoni si radunavano in casa nostra prima di andare a predicare nelle cattolicissime cittadine della Pennsylvania, nella regione delle miniere di carbone, dove i fratelli furono arrestati più volte. Fui battezzato nel 1941 all’assemblea dei testimoni di Geova tenuta a Saint Louis, nel Missouri. Poi, però, le cose iniziarono ad andare male.

Cominciai a frequentare compagnie sbagliate fra i giovani del vicinato e a fumare e giocare d’azzardo agli angoli della strada. Fu un bene che i miei genitori, vedendo che stavano perdendo il controllo su di me, decidessero di trasferirsi in un’altra zona della città. Io non ne fui affatto contento, visto che persi tutte le mie amicizie. Oggi, però, ripensando al passato sono molto grato a mio padre, che fece un vero e proprio sacrificio economico per tirarmi via da quell’ambiente. Mentre prima poteva andare al lavoro a piedi, ora che avevamo cambiato casa doveva fare ogni giorno un lungo tragitto in metropolitana. Ma questo trasferimento mi riportò in un ambiente teocratico.

Seminato il desiderio di servire come missionario

Quasi ogni anno andavamo a South Lansing, nello stato di New York, per assistere al conferimento dei diplomi della Scuola missionaria di Galaad. Vedendo quei missionari che venivano inviati in tutte le parti del mondo nacque nel mio cuore il desiderio di fare il missionario. Pertanto, dopo essermi diplomato a scuola, divenni un ministro pioniere regolare, a cominciare dal maggio del 1947.

Un’altra giovane pioniera della nostra congregazione era Elsa Schwarz, una ragazza molto zelante nell’opera di predicazione. I suoi genitori l’avevano sempre incoraggiata a diventare missionaria, per cui potete facilmente immaginare il risultato. Ci sposammo nel 1951. Mentre facevamo i pionieri in Pennsylvania, chiedemmo di frequentare la Scuola missionaria di Galaad. Nel 1953 fummo invitati a partecipare alla 23ª classe di Galaad. Dopo cinque mesi di studio e addestramento intensivo, ricevemmo i diplomi a un’assemblea tenuta a Toronto, in Canada, e ci fu detto dove avremmo prestato servizio: in Spagna!

Problemi in Spagna

Nel 1955, mentre ci preparavamo per partire alla volta del nostro territorio missionario, Elsa ed io ci facevamo molte domande. La Spagna! Cosa ci aspettava? La nazione era nelle mani del Generalissimo Francisco Franco, dittatore cattolico, e l’opera dei testimoni di Geova era al bando. Come avremmo affrontato tale situazione?

I fratelli della sede centrale della Società a Brooklyn ci avevano informato che Frederick Franz, allora vicepresidente della Watch Tower Society, e Alvaro Berecochea, missionario proveniente dall’Argentina, erano stati arrestati insieme a molti altri fratelli. Nei boschi vicino a Barcellona era stata organizzata un’assemblea segreta, ma la polizia ne era venuta a conoscenza e aveva arrestato la maggior parte dei presenti.a

Ci era stato detto che forse nessuno sarebbe stato in grado di riceverci quando saremmo arrivati a Barcellona. Le nostre istruzioni erano: “Cercatevi un albergo, e poi fate sapere l’indirizzo alla Società a New York”. Tenemmo a mente le parole di Isaia: “Felici sono tutti quelli che si tengono in aspettazione di [Geova]. E i tuoi propri orecchi udranno dietro a te una parola dire: ‘Questa è la via. Camminate in essa’”. (Isaia 30:18, 21) Dovevamo solo aspettare Geova e seguire le direttive della sua organizzazione.

Salutammo i nostri genitori e gli amici che erano venuti a New York per salutarci, e ben presto la nostra nave, la Saturnia, discendeva il fiume Hudson, diretta verso l’Atlantico. Quella fu l’ultima volta che vidi mio padre. Due anni dopo, mentre ero all’estero, morì dopo una lunga malattia.

Alla fine raggiungemmo la nostra destinazione, la città portuale di Barcellona. Era una grigia giornata di pioggia, ma mentre sbrigavamo le formalità alla dogana, vedemmo alcune facce raggianti. Alvaro Berecochea, insieme ad alcuni fratelli spagnoli, era lì ad accoglierci. Fummo davvero felici di sapere che i nostri fratelli erano stati rimessi in libertà.

Ora dovevamo imparare lo spagnolo. A quei tempi i missionari dovevano imparare la lingua nella maniera più difficile: senza libri di testo e insegnanti. Non esistevano corsi di lingue. Dovevamo raggiungere la nostra quota di ore nell’opera di predicazione e allo stesso tempo imparare la lingua “sul campo”.

Predicare sotto una dittatura cattolica

A quei tempi l’organizzazione di Geova in Spagna muoveva i suoi primi passi. Nel 1955 ci fu un massimo di 366 proclamatori in un paese di circa 28 milioni di persone. In tutto il paese c’erano solo dieci congregazioni. Sarebbe continuato a lungo così? Non appena mia moglie ed io cominciammo a predicare di casa in casa, scoprimmo che la Spagna era un paradiso per coloro che portavano la buona notizia. Sì, la gente aveva fame di verità.

Ma come si compiva l’opera di predicazione, visto che c’era il bando? Di solito non andavamo in tutte le case che stavano su una strada, né in tutti gli appartamenti di un edificio. A Barcellona ci sono molti palazzi di cinque-sei piani, e ci fu detto di iniziare dall’ultimo piano e poi scendere. Bussavamo a un solo appartamento per piano, oppure saltavamo diversi piani. Questo avrebbe reso più difficile alla polizia prenderci nel caso che un padrone di casa fanatico ci avesse denunciato.

Le adunanze di congregazione si tenevano in case private, e le congregazioni erano composte di tre-quattro gruppi di studio di libro. In questo modo il servitore di congregazione poteva visitare ciascuno studio di libro una volta al mese. Il conduttore dello studio di libro aveva la responsabilità di condurre tutte le adunanze, le quali si tenevano in due sere diverse alla settimana in piccoli gruppi di 10-20 persone.

Dovemmo imparare un nuovo stile di vita. A quel tempo non c’erano case missionarie in Spagna. Ogni volta che era possibile, eravamo ospitati dai fratelli nelle loro case. Imparare a cucinare su un fornello a carbone fu una vera sfida per Elsa! Infine potemmo acquistare un fornello a cherosene: fu un vero passo in avanti.

Persecuzione ed espulsioni

Dopo qualche tempo venimmo a sapere che un’ondata di persecuzione era cominciata in Andalusia, dove un pioniere speciale era stato arrestato. Purtroppo, egli aveva con sé un’agenda con i nomi e gli indirizzi di fratelli di ogni parte del paese. Continuarono a giungerci notizie di fratelli che venivano arrestati in una città dopo l’altra. I raid si fecero sempre più vicini a Barcellona. Alla fine, la persecuzione scoppiò anche a Barcellona.

Qualche mese prima ero stato portato alla centrale della polizia per un interrogatorio. Dopo diverse ore mi avevano lasciato andare, e pensavo che la faccenda fosse chiusa. Poi l’ambasciata americana si mise in contatto con me suggerendomi di lasciare il paese di mia iniziativa per evitare l’imbarazzante esperienza di essere espulso. Poco dopo la polizia ci informò che avevamo dieci giorni di tempo per andarcene. Visto che non avevamo il tempo di scrivere alla Watch Tower Society, cosa dovevamo fare? Le circostanze sembravano indicare che dovevamo recarci nel più vicino campo missionario fuori della Spagna: il Portogallo.

Altro territorio, altra lingua

Quando arrivammo a Lisbona, nel luglio del 1957, fummo assegnati come missionari a Porto, una città molto più a nord. Porto era considerata la seconda capitale del paese, e si trovava in una regione famosa per l’omonimo vino. Una fiorente congregazione teneva le adunanze nel seminterrato di un edificio in città. L’opera di predicazione era al bando anche in Portogallo, in quanto il paese era sotto la dittatura di Salazar. Tuttavia, la situazione era completamente diversa da quella che esisteva in Spagna. Alle adunanze, che si tenevano in casa dei fratelli, assistevano gruppi di 40-60 persone. Nulla faceva capire che tali case erano il luogo di adunanza dei testimoni di Geova. Anche se non parlavo portoghese, fui nominato servitore di congregazione. Ancora una volta, imparammo una nuova lingua “sul campo”.

Circa un anno dopo fummo assegnati a Lisbona. Qui, per la prima volta, abitavamo per conto nostro, in un appartamento che si affacciava sul centro di Lisbona. Fummo incaricati di aver cura della circoscrizione che comprendeva l’intera repubblica del Portogallo. Quando arrivammo in Portogallo, c’erano solo 305 proclamatori e cinque congregazioni.

Cominciano i problemi

Su alcune cartine del Portogallo e delle sue colonie c’era il motto: “Il sole non tramonta mai sul territorio portoghese”. Era proprio così, perché il Portogallo aveva colonie in molte parti del mondo; due fra le colonie più grandi erano in Africa, ed erano il Mozambico e l’Angola. Nel 1961 sembrava che in queste colonie si preparassero dei disordini, per cui il Portogallo ritenne necessario ingrossare le file dell’esercito.

Cosa avrebbero fatto i giovani fratelli che venivano reclutati per il servizio militare? Alcuni riuscirono a farsi riformare per motivi di salute, ma la maggior parte d’essi si schierò fermamente a favore della neutralità cristiana. Ben presto ebbe inizio un’intensa ondata di persecuzione. Alla filiale arrivavano rapporti indicanti che i pionieri speciali venivano arrestati e picchiati duramente dalla polizia segreta, la tristemente nota P.I.D.E. (Polícia Internacional e Defesa do Estado). Alcuni di noi missionari furono convocati alla centrale di polizia per essere interrogati. Dopo di ciò, a tre coppie sposate furono dati 30 giorni di tempo per lasciare il paese. Tutti noi ricorremmo in appello.

Una per una le coppie di missionari furono convocate alla centrale di polizia per essere interrogate dal capo della P.I.D.E. Per primi furono interrogati il servitore di filiale, Eric Britten, e sua moglie Christina. Poi furono interrogati Eric Beveridge e sua moglie Hazel, e infine Elsa ed io. Il capo della polizia ci accusò falsamente di essere pedine in mano ai comunisti, che volevano minare il mondo occidentale con il nostro insegnamento sulla neutralità. A nulla valsero i nostri appelli.

Che tristezza lasciare 1.200 fratelli e sorelle che stavano attraversando un periodo difficile a motivo dell’inflessibilità di un dittatore irragionevole! I Beveridge andarono in Spagna, e i Britten tornarono in Inghilterra; quanto a noi, in quale nuovo territorio saremmo stati inviati? Nel paese musulmano del Marocco!

Predicare nel Marocco islamico

Ancora una volta, aspettavamo Geova. Un nuovo territorio, nuove abitudini e nuove lingue da imparare! Nel regno del Marocco, dove c’erano 234 Testimoni in otto congregazioni, le lingue ufficiali erano l’arabo, il francese e lo spagnolo. La religione ufficiale era l’Islām, e fare proseliti fra i musulmani era illegale. Pertanto potevamo predicare solo alla popolazione non musulmana, composta prevalentemente da europei.

Quando cominciarono ad arrivare i missionari, verso la fine degli anni ’50, si vide la crescita. Ma il governo del Marocco cominciò a fare pressioni sulla popolazione europea, e ci fu un grande esodo di stranieri, tra cui molti fratelli.

Man mano che la popolazione non musulmana diminuiva, ci trovavamo costretti a trovare dei modi per parlare con tatto con i musulmani, e questo spinse alcuni a lamentarsi con la polizia. Le lamentele divennero sempre più frequenti a Tangeri e in altre città, e alla fine ci fu detto che avevamo solo 30 giorni di tempo per lasciare il paese. Nel maggio del 1969 Elsa ed io venivamo nuovamente espulsi da un paese a cui eravamo stati assegnati.

Un incarico temporaneo?

Ci fu detto di tornare a Brooklyn e io fui invitato ad assistere a un’adunanza per i servitori di filiale che si tenne quell’estate. Mentre ero lì mi fu detto che il successivo paese in cui saremmo stati inviati era El Salvador, nell’America Centrale, e che io avrei prestato servizio lì come servitore di filiale. Seppi che molto probabilmente tutto questo sarebbe durato circa cinque anni, il massimo periodo di tempo in cui ai missionari era concesso di rimanere nel paese, visto che anche lì la nostra opera non era legalmente riconosciuta.

El Salvador: che territorio! C’erano 1.290 proclamatori, con una media di 114 pionieri ogni mese. La gente era timorata di Dio, amava la Bibbia ed era ospitale. Praticamente a ogni porta ci invitavano a entrare e a parlare con loro. Ben presto avevamo tanti studi biblici quanti riuscivamo a condurne.

Mentre osservavamo l’aumento e il grande bisogno che c’era, ci rattristava il pensiero di dover lasciare questo paese dopo soli cinque anni. Perciò fu deciso che provassimo a ottenere il riconoscimento legale dei testimoni di Geova. Presentammo la documentazione al governo nel dicembre del 1971, e il 26 aprile 1972 provammo la gioia di leggere nel giornale governativo, il Diario Oficial, che la nostra istanza era stata accolta. I missionari non avrebbero più dovuto andarsene dopo cinque anni ma potevano ottenere la residenza permanente nel paese.

Prove e benedizioni

Nel corso degli anni che abbiamo passato nei diversi territori in cui siamo stati inviati, abbiamo stretto molte buone amicizie e abbiamo visto il frutto del nostro ministero. Elsa ha avuto un’ottima esperienza a San Salvador con un’insegnante e suo marito, che era un militare. Anche un’amica dell’insegnante si interessò della verità. Sulle prime il marito non mostrò interesse per la Bibbia; tuttavia, lo andammo a trovare mentre era ricoverato in ospedale, e fu amichevole. In seguito studiò la Bibbia, abbandonò la carriera militare e cominciò a predicare insieme a noi.

Nel frattempo, si presentò nella Sala del Regno una signora che chiese ad Elsa se stava studiando con l’ex militare. Si scoprì che essa era stata la sua amante! Anche lei stava studiando la Bibbia con i testimoni di Geova. All’assemblea di distretto si battezzarono tutti: l’ex militare, sua moglie, l’amica di lei e l’ex amante di lui!

Incremento nel Salvador

A motivo del grande aumento, sono state costruite molte Sale del Regno, e oggi nel paese ci sono più di 18.000 Testimoni attivi. Questo progresso, però, non è stato privo di prove e di difficoltà. Per dieci anni i fratelli hanno dovuto compiere la volontà di Dio in mezzo a una guerra civile. Ma sono rimasti neutrali e leali al Regno di Geova.

Complessivamente, Elsa ed io abbiamo dedicato al servizio a tempo pieno 85 anni. Abbiamo riscontrato che quando aspettiamo Geova e prestiamo ascolto alla ‘parola dietro a noi che dice: “Questa è la via. Camminate in essa”’, non rimaniamo mai delusi. Servendo Geova a tempo pieno abbiamo avuto una vita davvero soddisfacente e rimunerativa.

[Nota in calce]

a Per maggiori dettagli, vedi l’Annuario dei testimoni di Geova del 1979, pagine 177-9.

[Immagine a pagina 24]

Un’assemblea in un bosco, in Spagna, nel 1956

[Immagine a pagina 25]

In Marocco predicavamo ai non musulmani

[Immagine a pagina 26]

La filiale di El Salvador, dove attualmente prestiamo servizio

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