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  • Atene, “città dai molti dèi”

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  • Atene, “città dai molti dèi”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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  • VEDUTA GENERALE
  • DALL’AGORÀ ALL’AREOPAGO
  • LA PREDICAZIONE INIZIALE AD ATENE PORTA FRUTTO
  • STORIA DELLA CITTÀ
  • LE SCRITTURE CONTRO LA FILOSOFIA
  • IL VERO CRISTIANESIMO ESISTE ANCORA
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
w82 15/1 pp. 27-30

Atene, “città dai molti dèi”

ZEUS, Era, Artemide, Apollo, Ares: probabilmente avrete sentito nominare almeno una di queste divinità. I resti delle loro statue si possono vedere ad Atene, “città dai molti dèi”. La più importante di tutte le antiche divinità greche era però Atena, la cosiddetta dea della saggezza. Diede il nome ad Atene, e il suo tempio, il Partenone, è una delle maggiori attrazioni della città.

Osservando i numerosi resti di statue di divinità che si trovano in tutta Atene, un visitatore di questa indaffarata metropoli, abitata da quasi due milioni e mezzo di persone, potrebbe facilmente pensare a ciò che l’apostolo cristiano Paolo disse in questa città. Dopo aver camminato per le sue strade, egli disse: “Vedo che in ogni cosa voi sembrate dediti al timore delle deità più di altri”. — Atti 17:22.

VEDUTA GENERALE

Perché non cominciare con una veduta generale di Atene? Ci rechiamo in taxi per una strada molto stretta che, salendo con forte pendenza, porta alla stazione di partenza di una funicolare. Pochi minuti dopo arriviamo in cima al Licabetto, un erto colle a forma di cono da cui si gode una magnifica vista della città. Secondo una tradizione, la cappella di San Giorgio, in cima al colle, è costruita sul luogo in cui un tempo sorgeva un altare di Zeus. Mentre prendiamo qualcosa in un locale all’aperto, ci godiamo il panorama.

Sta calando la sera. Il caldo afoso che ha soffocato la città durante il giorno si attenua gradualmente. A sud-ovest, unito ad Atene da chilometri di periferia, vediamo il Pireo. Da questo principale porto e centro industriale della Grecia, le ricchezze del paese, come olive, uva e altra frutta, partono per varie destinazioni in tutto il mondo. Dall’altura sulla quale ci troviamo notiamo anche che Atene è circondata dai monti e ricca di monumenti, musei e chiese.

Mentre si fa più scuro, qualcosa richiama immediatamente la nostra attenzione. Dall’altro lato della valle in cui si estende Atene, si accendono 1.500 riflettori, che illuminano a giorno l’Acropoli. Uno spettacolo davvero fantastico!

DALL’AGORÀ ALL’AREOPAGO

Il giorno dopo è d’obbligo una visita all’Acropoli. Parcheggiamo l’auto in una delle affollate strade nei pressi dell’Acropoli e proseguiamo a piedi. Sotto, a sinistra, vediamo i resti dell’antica agorà, il mercato. Era un luogo in cui non solo si svolgevano scambi commerciali, ma si tenevano anche dibattiti e si trattavano questioni relative all’amministrazione civile. L’agorà era il centro della vita pubblica. Per questo l’apostolo Paolo vi si soffermò verso il 50 E.V., quando visitò Atene durante il suo secondo viaggio missionario. “Ogni giorno nel luogo di mercato [l’agorà]” ragionava con le persone “che vi si trovavano”. Il loro spirito di curiosità è indicato da queste parole: “Infatti, tutti gli Ateniesi e gli stranieri che vi risiedevano temporaneamente trascorrevano il loro tempo libero in nient’altro che a dire o ad ascoltare qualche cosa di nuovo”. — Atti 17:17, 21.

Paolo stesso si trovò presto a discutere con alcuni filosofi epicurei e stoici, i quali dopo non molto, “presolo lo condussero all’Areopago, dicendo: ‘Possiamo sapere che cos’è questo nuovo insegnamento di cui parli?’” (Atti 17:18, 19) Oggi l’agorà è un posto interessante al centro di Atene, una zona in cui si può fare un picnic e dove i pittori cercano rifugio dal trambusto creato sull’Acropoli dai turisti armati di apparecchi fotografici.

Anche se questa scena moderna tende a catturare la nostra attenzione, non dimentichiamo che la situazione di Paolo era estremamente pericolosa. Era sospettato di essere “un proclamatore di deità straniere”, e la legge stabiliva che ‘nessuno doveva avere dèi separati o nuovi; né doveva adorare in privato dèi strani se non erano pubblicamente consentiti’. Non c’è quindi da meravigliarsi se l’apostolo fu afferrato e condotto all’Areopago per esservi interrogato. Ad ogni modo il racconto biblico circa l’Areopago ci spinge ad andare in cerca del colle che porta tale nome.

Riusciamo a trovare la strada e dopo una breve camminata arriviamo ai piedi dell’Areopago o Colle di Marte, a nord-ovest dell’Acropoli. È un momento emozionante. Forse ci troviamo proprio sul luogo in cui Paolo pronunciò la sua memorabile testimonianza riportata in Atti 17:22-31. Sul fianco del piccolo colle troviamo una targa di bronzo sulla quale è inciso il famoso discorso di Paolo. È tempo di aprire la nostra Bibbia e rivivere l’episodio accaduto qui diciannove secoli fa.

LA PREDICAZIONE INIZIALE AD ATENE PORTA FRUTTO

L’eloquente testimonianza di Paolo davanti ai sapienti di Atene è un’eccellente lezione di tatto e discernimento. Contemporaneamente egli fece ricorso a un ottimo argomento legale per rispondere all’accusa di aver voluto introdurre una nuova divinità. L’apostolo spiegò che stava predicando riguardo al Creatore stesso del cielo e della terra, Colui che non dimora in templi costruiti dall’uomo. Con tatto Paolo disse ai suoi ascoltatori che egli proclamava loro ‘l’Iddio sconosciuto’, al quale essi stessi avevano innalzato un altare e rendevano inconsapevolmente santa devozione. L’apostolo cominciò a far conoscere loro questo “Iddio sconosciuto”, citando gli scritti di Arato, un poeta della Cilicia, e l’Inno a Zeus di Cleante. Così Paolo poté dire agli ateniesi che alcuni dei loro stessi poeti avevano detto: “Siamo pure sua progenie”, e che quindi tutti gli uomini dovevano la loro esistenza a Lui.

Paolo proseguì spiegando che questo Dio avrebbe giudicato la terra abitata con giustizia mediante un uomo che aveva costituito e che, come garanzia, aveva risuscitato dai morti. A questo punto il discorso di Paolo fu interrotto, perché, “avendo udito della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe, mentre altri dissero: ‘Su ciò ti udremo un’altra volta’”. Che accadde poi?

Paolo uscì di mezzo a loro, ma la sua magistrale argomentazione aveva prodotto qualcosa di più di queste due diverse reazioni. C’era anche un terzo gruppo, poiché “alcuni uomini si unirono a lui e divennero credenti, fra i quali erano anche Dionisio, giudice della corte dell’Areopago, e una donna di nome Damaride, e altri con loro”. (Atti 17:32-34) Così nella “città dai molti dèi” cominciò a diffondersi il cristianesimo.

STORIA DELLA CITTÀ

L’Acropoli si erge poco distante dall’Areopago. Saliamo gli imponenti gradini marmorei dei Propilei, la splendida via d’accesso al Partenone, corona dell’Acropoli. Alla nostra destra c’è il tempio di Atena Nike, dal quale però la dea è scomparsa. Attraversiamo l’imponente colonnato dei Propilei che, sebbene parzialmente consunto, fa ancora un’enorme impressione, dando un’idea della massiccia struttura di un tempo. Giunti in cima alla scalinata, vediamo gli immensi resti del Partenone. Quando fu costruito e cosa portò alla sua costruzione?

Le origini di Atene si perdono nel tempo, anche se l’archeologia ha fatto parzialmente luce sulla sua storia antica. Nel VII secolo a.E.V. la città era governata dagli eupatridi, un’aristocrazia che deteneva il potere politico e controllava l’Areopago, principale corte penale di quei tempi. Nel secolo successivo un legislatore di nome Solone pose le basi di una democrazia. Così Atene divenne il centro del primo stato governato secondo un sistema democratico.

Il sorgere dell’impero medo-persiano si rivelò una grave minaccia per la Grecia perché, come predetto dal profeta Daniele, il quarto re di Persia ‘avrebbe mosso ogni cosa contro il regno di Grecia’. (Dan. 11:2) ‘Le sorti della guerra si mostrarono incerte finché il ‘quarto re’ persiano, Serse, mosse con tutta la forza del suo impero contro la Grecia e la invase nel 480 a.E.V. Arrivò fino ad Atene e incendiò la fortezza dell’Acropoli. Gli ateniesi però sconfissero la flotta persiana a Salamina, costringendo i persiani a ritirarsi. Atene ottenne la preminenza in Grecia, grazie alla sua forte flotta.

Per Atene cominciò così un periodo di grande splendore. La città, abilmente guidata da Pericle in quel periodo di grande prosperità, divenne il centro culturale del mondo antico. Vi fiorì l’istruzione e la città cominciò a popolarsi di maestri, retori e filosofi, come Socrate, Platone e Aristotele. Vi sorsero quattro scuole filosofiche: platonica, peripatetica, epicurea e stoica. (Atti 17:18, 19) In quel tempo furono anche eretti bellissimi edifici e templi, fra i quali il Partenone, il principale monumento dell’antica religione pagana.

LE SCRITTURE CONTRO LA FILOSOFIA

Al tempo in cui Gesù e i suoi apostoli erano sulla terra, Atene era ancora importante per le sue scuole filosofiche. La filosofia, dalla sua culla in Grecia, si era diffusa in altre parti del mondo. Infatti Paolo dovette mettere in guardia persino la congregazione cristiana di Colosse, in Asia Minore, dicendo: “State attenti: vi può essere qualcuno che vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, . . . e non secondo Cristo”. Paolo predicava Cristo, e di Cristo l’apostolo disse: “Attentamente occultati in lui sono tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. — Col. 2:3, 8.

Scrivendo ai corinti in Grecia, Paolo si espresse molto energicamente contro la sapienza umana. Difendendo il vero cristianesimo egli relegò la filosofia umana al posto che le compete, dicendo: “Se alcuno fra voi pensa d’esser saggio in questo sistema di cose, divenga stolto, affinché divenga saggio. . . . ‘Geova sa che i ragionamenti dei saggi sono futili’”. (I Cor. 3:18-20) Sì, non solo i loro ragionamenti si rivelano futili, ma anche le opere delle loro mani periscono. Basta guardare l’Acropoli. L’immagine di Atena, rivestita d’oro, è scomparsa. Il Partenone è ancora in piedi, ma solo parzialmente. E l’Eretteo, il tempio di Atena e Posidone? Ben poco resta della sua superba bellezza di un tempo.

Mentre lasciamo l’Acropoli e scendiamo la scalinata dei torreggianti Propilei, ricordiamo le parole che l’apostolo Paolo rivolse alla corte ateniese: “Non dobbiamo immaginare che l’Essere Divino sia simile all’oro o all’argento o alla pietra, simile a qualche cosa di scolpito dall’arte e dall’ingegno dell’uomo”. — Atti 17:29.

IL VERO CRISTIANESIMO ESISTE ANCORA

In questa visita, siete riusciti a cogliere almeno in parte lo spirito dell’Atene antica e moderna? Per poterlo comprendere del tutto, naturalmente, è necessario frequentare la gente. Molti visitatori hanno riscontrato che gli ateniesi sono veramente ospitali. Certo non è una semplice coincidenza che in greco la parola straniero significhi anche ospite, poiché i greci sono davvero ospitali con gli stranieri.

Non sorprende quindi che il vero cristianesimo, caratterizzato proprio da tale spirito, abbia nuovamente messo radici ad Atene e in tutta la Grecia. Infatti nella sola Atene ci sono più di 7.000 testimoni di Geova, riuniti in 110 congregazioni! In tutta la Grecia ci sono 20.000 testimoni di Geova. Anche se, come Paolo, sono considerati ‘proclamatori di deità straniere’, continuano a proclamare l’“Iddio sconosciuto”, Geova, agli abitanti di Atene e di tutta la Grecia.

La nostra visita è terminata e ritorniamo sui nostri passi. Guardando indietro da lontano vediamo per l’ultima volta l’Acropoli. Il tramonto del sole trasforma la corona marmorea della città in oro luccicante. Che spettacolo! Ma in particolare siamo felici che ora così tante persone abbiano vera luce spirituale ad Atene, l’antica “città dai molti dèi”.

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