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  • Problemi dovuti al bere: Cosa possono fare gli anziani?

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  • Problemi dovuti al bere: Cosa possono fare gli anziani?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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  • Alcolismo
  • Alcolismo: i fatti, i miti
    Svegliatevi! 1982
  • Che dire delle bevande alcoliche?
    Svegliatevi! 1971
  • Come comportarsi se c’è un alcolizzato in famiglia?
    Svegliatevi! 1983
  • Che posso fare se uno dei miei genitori è un alcolista?
    Svegliatevi! 1992
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 15/10 pp. 8-11

Problemi dovuti al bere: Cosa possono fare gli anziani?

AVEVA provato di tutto per bere di meno. Ma invano. Quando si incontrò con gli anziani della congregazione, questi erano molto preoccupati, e le diedero consigli scritturali sul bisogno di moderazione. Ma i loro sforzi si rivelarono deludenti. Il suo problema si aggravò. Era un’alcolizzata.

Questo fa sorgere una domanda molto importante: Cosa possono fare gli anziani per aiutare i loro fratelli e sorelle spirituali che hanno il problema del bere?

Chiaramente le Scritture non condonano in alcun modo l’ubriachezza. In particolare i sorveglianti cristiani hanno la responsabilità di far sì che gli ubriaconi inveterati e impenitenti non siano tollerati nella congregazione cristiana; devono essere disassociati. (I Corinti 5:11-13; Galati 5:19-21) Ma gli anziani dovrebbero innanzi tutto avere il desiderio di aiutare coloro che, caduti nella trappola dell’alcool, si sono pentiti. Cosa dovrebbe quindi fare un anziano se un fratello (o una sorella) che si è ubriacato gli si rivolgesse per avere aiuto?

Innanzi tutto si deve tener presente che c’è una differenza fra l’essere involontariamente sopraffatti per aver bevuto troppo in una certa occasione e l’essere ubriaconi, avere cioè l’abitudine di ubriacarsi. Prendete il caso di Noè, che una volta bevve troppo vino e si ubriacò. (Genesi 9:20, 21) Noè non era certo un ubriacone inveterato. Le Scritture non contengono nessuna indicazione che Noè si sia ubriacato una seconda volta. — Confronta Ebrei 11:7.

Perciò l’anziano interpellato farebbe bene a determinare quanto segue: Si è trattato di un caso isolato? La persona è decisa a fare attenzione affinché la cosa non si ripeta? Ha apertamente riconosciuto l’errore e chiesto perdono a Dio? Il fatto è stato di dimensioni tali che non ne è derivato considerevole biasimo? Se questi e altri fattori sono favorevoli, può essere sufficiente che l’anziano, “con uno spirito di mitezza”, dia amorevoli consigli circa il bisogno di moderazione, rafforzando così la determinazione della persona di non ricadere nell’errore. — Galati 6:1.

Che dire però se vi sono stati ripetuti episodi di ubriachezza, o se il fatto è di dominio pubblico? In questi casi la questione dovrebbe essere considerata da un comitato giudiziario. Per poter però aiutare la persona, può essere utile per gli anziani sapere se si tratta di un problema di

Alcolismo

Che differenza fa? Un’enorme differenza! Come illustra l’esperienza menzionata all’inizio, se la persona è alcolizzata, può servire a poco consigliarle di bere con moderazione. Perché? Perché la maggioranza degli esperti in materia di alcolismo raccomandano agli alcolisti l’astinenza totale, dal momento che, una volta che iniziano a bere, di solito non riescono più a controllarsi.

Per di più molti alcolisti negheranno di avere questo problema. Significa forse che sono ubriaconi incalliti, impenitenti? Non necessariamente. Tenete presente che di solito gli alcolisti non si rendono conto della loro situazione. Ne risentono a livello fisico, mentale, emotivo e spirituale, e questi fattori vanno presi in considerazione. Perciò non è affatto facile aiutarli a capire che hanno il problema del bere.

Nel trattare casi del genere, ci sono varie domande che gli anziani fanno bene a considerare.

Come si fa a sapere se una persona è alcolizzata? Potreste far riferimento all’articolo “Alcolismo: i fatti, i miti”, pubblicato in Svegliatevi! dell’8 dicembre 1982, che descrive i sintomi dell’alcolismo.

Siate desti. A volte l’alcolismo può essere un problema di fondo. Per esempio, in una congregazione, una sorella si rivolse agli anziani chiedendo aiuto per superare un grave stato di depressione. Ma, nonostante i loro sinceri sforzi per aiutarla, lo stato depressivo persisteva. In seguito, però, gli anziani appresero che la sorella beveva. Ulteriori sforzi per aiutarla rivelarono che era alcolizzata. Dopo aver accettato l’aiuto per liberarsi dall’alcolismo, la sorella si riprese molto bene.

Come si può aiutare l’alcolista a capire che ha il problema del bere? Evitate giudizi e generalizzazioni tipo “Pensiamo che tu beva troppo”. Osservazioni del genere possono mettere l’alcolista ancor più sulle difensive. Piuttosto, la persona può forse essere messa di fronte a particolari specifici e descrittivi riguardanti la sua abitudine di bere e le relative conseguenze. È importante che il tono rispecchi profonda preoccupazione. “Siamo molto preoccupati per ciò che ti sta succedendo, e questi sono i fatti che spiegano la nostra preoccupazione”.

Un anziano, che è riuscito egli stesso a liberarsi dall’alcolismo, raccomanda quanto segue: “Ho trovato utile determinare quali sono i problemi che la persona può avere, forse a casa o al lavoro. Poi, mediante opportune domande, la aiuto a capire che alla base può esserci il problema dell’alcool. Ricordo un caso in cui la conversazione si svolse così:

‘La tua vita familiare ha risentito del fatto che bevi?’

‘No’.

‘Hai avuto qualche diverbio con tua moglie?’

‘Sì’.

‘Questo fatto aveva qualche relazione col bere?’

‘No’.

‘Dimmi: quando hai avuto questi diverbi stavi bevendo?’

‘Eh . . . beh, . . . sì’.

“Dopo aver parlato di vari problemi, riuscii a fargli capire che quasi in ogni caso i suoi problemi si erano verificati quando aveva bevuto”.

Che dire di ricorrere all’assistenza specialistica? L’alcolista può averne bisogno per riprendersi. Naturalmente gli anziani non vorranno proporre nessuna particolare forma di trattamento, perché questa è una decisione che spetta alla persona. Né il suo eventuale rifiuto di far ricorso all’assistenza specialistica dovrebbe essere considerato di per sé una prova di mancanza di pentimento. Nello stesso tempo, però, è necessario essere fermi. La persona deve capire chiaramente che soprattutto è in gioco la sua possibilità di conservare il favore di Geova quale componente approvato della congregazione cristiana.

Che dire della disassociazione? Il nocciolo della questione è questo: Qual è l’atteggiamento della persona riguardo al bere? L’individuo, nonostante i vostri sforzi pazienti ma fermi per aiutarlo, sembra intenzionato a continuare a bere? A questo proposito è interessante notare cosa consiglia il libro Alcoholics Anonymous (Anonima alcolisti) ai datori di lavoro degli alcolisti:

“Se siete sicuri che il vostro dipendente non intende smettere, potete anche licenziarlo . . . Il licenziamento potrebbe essere la sua salvezza. Può essere proprio lo scossone di cui ha bisogno”. Similmente, se l’atteggiamento dell’individuo rende necessaria la sua disassociazione per mantenere pura la congregazione, questo potrebbe essere nello stesso tempo lo “scossone” di cui ha bisogno.

Che fare se siete convinti che vuole veramente smettere? Se la persona accetta di essere aiutata, può volerci del tempo per vedere se fa sul serio. Una cura specialistica potrebbe essere utile. Naturalmente deve capire che questa, da sola, non risolverà il problema.

Di solito la persona avrà bisogno di continuo aiuto, specialmente in senso spirituale. Nel passato può aver affrontato depressione, ira, problemi di lavoro, ecc., rifugiandosi nell’alcool. Perciò ora può aver bisogno del vostro aiuto per affrontare la realtà con una mentalità diversa. Inoltre possono esserci sentimenti negativi latenti, come un senso di colpa o una mancanza di fiducia. Può sentirsi indegna di accostarsi a Geova in preghiera e può aver bisogno del vostro aiuto per riallacciare un rapporto di fiducia con Dio. Le vostre preghiere con lei e per lei, insieme ai confortanti rammemoratori della Parola di Dio, possono alleviare i suoi timori e placare i suoi dubbi.a — Giacomo 5:14-16.

Uno che si rompe una gamba può aver bisogno per qualche tempo di una gruccia. Così, anche chi lotta per smettere di bere può aver bisogno di una spalla comprensiva a cui appoggiarsi, di qualcuno che lo ascolti. Siete disposti a dare questo aiuto?

“Sia gli anziani che molti fratelli venivano a trovarmi”, dice un fratello che ha lottato per smettere di bere. “Non posso esprimere a parole quanto apprezzassi tutto quell’amore e quella comprensione. È stato meraviglioso, perché sono riuscito di nuovo a pregare Geova. Che sollievo!”

“I fratelli mi hanno aiutato in più di un modo”, ha detto un altro Testimone che è stato aiutato a vincere l’alcolismo. “Mi suggerirono perfino di sedermi vicino a loro alle adunanze, dato che avevo paura di andarvi. Un fratello mi ha aiutato veramente. Veniva sempre a trovarmi quando ne avevo più bisogno, qualunque fosse il suo programma. Gli sono molto grato del suo amore e della sua pazienza”.

In certi casi può essere utile che colui che lotta per smettere di bere parli con un fratello che si è liberato egli stesso dall’alcolismo. Perché? Perché questi sarà in grado di parlargli in modo comprensivo, sapendo bene quali cambiamenti deve fare un alcolista. Ma, quel che più conta, si dimostra così a colui che lotta per smettere che è possibile riuscirci. Ne ha una prova davanti a sé. È comprensibile che gli alcolisti preferiscano vedere una predica che non udirla.

Che fare in caso di ricaduta? Questo può succedere. Ancora una volta bisogna chiedersi: Qual è l’atteggiamento dell’alcolista? Siete convinti che vuole realmente superare il suo problema? Si rende conto della necessità di raddoppiare gli sforzi se vuole fare progresso e guarire? In tal caso, avrà bisogno di aiuto comprensivo.

Perciò non è detto che una persona debba essere disassociata solo perché è un’alcolista. Se vuole veramente smettere, bisognerebbe dargliene l’opportunità. Che dire però se con le sue azioni dimostra di non voler realmente smettere? Che dire se vi sono stati ripetuti episodi di ubriachezza e la persona non ha tratto beneficio da ogni ragionevole assistenza? Allora, secondo le parole di Paolo in I Corinti 5:11-13, dovrebbe essere disassociata.

Per aiutare chi ha problemi con l’alcool, ci vogliono notevole discernimento, pazienza e fermezza. Non basta dire a un fratello o a una sorella: “Controllati”, o: “Se ami Geova smetterai di bere”.

Cercate piuttosto di capire la natura dell’alcolismo, che cos’è e quali effetti produce sulle persone. Ricordate che potreste dover abbattere il muro del rifiuto dentro il quale l’alcolista si è rinchiuso. Dovrete fargli capire che ha il problema del bere e che ha bisogno di aiuto. Avrà bisogno di assistenza e sostegno continui da parte vostra. Ma i risultati non valgono forse lo sforzo?

Una sorella che è stata aiutata a liberarsi dall’alcolismo ha detto: “Gli anziani sono stati così amorevoli e comprensivi che ringrazio Geova ogni giorno di averli mandati. Ho riacquistato la lucidità. Posso parlare a Geova con coscienza pura. Frequento anche tutte le adunanze e ne traggo vero beneficio”. Sì, come sono riconoscenti queste persone ai sorveglianti che si prodigano e hanno volenterosamente cura del gregge, mossi dal “vivo desiderio di servire”! — I Pietro 5:1, 2, Today’s English Version.

[Nota in calce]

a Si veda l’articolo “Una lingua ammaestrata per ‘incoraggiare lo stanco’”, pubblicato nella Torre di Guardia del 1º novembre 1982. Esso mostra come gli anziani possono aiutare coloro che sono depressi a causa di pensieri e sentimenti negativi.

[Immagine a pagina 9]

L’alcolista può aver bisogno di una spalla comprensiva a cui appoggiarsi, di qualcuno che lo ascolti

[Immagine a pagina 10]

È indispensabile che l’alcolista si astenga completamente dall’alcool

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