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  • w85 15/5 pp. 27-31
  • Come divenire ministri efficaci

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  • Come divenire ministri efficaci
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1985
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  • I metodi di chi dobbiamo usare?
  • Il primo ostacolo
  • Come reagisce la gente
  • Estranei divengono amici
  • Il ministero efficace produce altri discepoli
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1985
  • Perché il vostro ministero ha successo?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
  • Il ministero cristiano
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1985
w85 15/5 pp. 27-31

Come divenire ministri efficaci

“Per questo vi mando Timoteo, [poiché] egli porrà nella vostra mente i miei metodi riguardo a Cristo Gesù, come insegno dappertutto in ogni congregazione”. — I CORINTI 4:17.

1, 2. Qual è un fattore essenziale perché una persona sia attratta dalla verità? (Atti 8:12)

DOPO che fu versato lo spirito santo alla Pentecoste del 33 E.V. la congregazione cristiana crebbe e si ampliò con rapidità. (Atti 2:40-42; 4:4; 6:7; 11:19-21) Qual era il segreto del suo successo? Perché tanti ebrei e in seguito samaritani e gentili accettarono Cristo e il messaggio del Regno di Dio? — Atti 8:4-8; 10:44-48.

2 Devono entrare in gioco alcuni fattori perché una persona accetti la buona notizia cristiana. In primo luogo deve apprezzare l’immeritata benignità che Dio mostrò all’umanità prendendo l’iniziativa e inviando suo Figlio sulla terra come sacrificio di riscatto. Lo scrittore biblico Giovanni la descrive così: “Da questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché ottenessimo la vita per mezzo di lui. L’amore è in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli amò noi e mandò il suo Figlio come sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. — I Giovanni 4:9, 10.

3. Perché è necessario rendersi conto del proprio bisogno spirituale?

3 Un altro fattore di vitale importanza è il proprio atteggiamento verso i valori spirituali. Gesù disse: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli. Felici quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati”. (Matteo 5:3, 6) Chi si compiace di se stesso e si reputa giusto di solito non si rende conto di avere bisogni spirituali e non è più disposto ad accettare la verità. Ai testimoni di Geova che gli presentano il messaggio del Regno, questi spesso risponderà: ‘Non mi interessa. Ho la mia religione’. Così anche chi è profondamente assorto in attività materialistiche non avrà tempo per le cose spirituali. — Matteo 6:33, 34; 7:7, 8; Luca 12:16-21.

4. Quali domande verranno ora esaminate?

4 Ma che dire di coloro che “si rendono conto del loro bisogno spirituale” e sono pronti a ricercare Dio e il suo Regno? Come fare per trovarli e riconoscerli? C’è nulla che noi, quali ministri della Parola di Dio, possiamo fare per rendere più comprensibile il nostro messaggio? Come possiamo essere ministri più efficaci?

I metodi di chi dobbiamo usare?

5. Secondo Paolo, cosa avrebbe insegnato Timoteo ai corinti?

5 Quando scrisse la prima lettera ai cristiani di Corinto, Paolo disse che stava per mandare loro Timoteo, il quale avrebbe ‘posto nella loro mente i metodi [di Paolo] riguardo a Cristo Gesù’. Anziché di “metodi” alcune traduzioni parlano di “norme di condotta”, “la via ch’io seguo” o ‘comportamento’. Ma il lessico del prof. Thayer (Greek-English Lexicon of the New Testament) interpreta così questo versetto: “I metodi che io, quale ministro e apostolo di Cristo, seguo nell’assolvere il mio incarico”. Dato che Paolo completò la frase dicendo: “Come insegno dappertutto in ogni congregazione”, è ragionevole concludere che le sue osservazioni riguardassero il suo attivo ministero e non semplicemente la sua personale condotta cristiana. — I Corinti 4:17.

6. Perché il ministero di Gesù fu efficace?

6 Gesù non svolse il suo ministero a casaccio. Anche lui fu metodico nella sua predicazione. Per esempio, insegnò con cura ai suoi apostoli, e in seguito ai settanta evangelizzatori, a predicare in modo efficace. Il suo frequente uso di illustrazioni, domande e citazioni scritturali servì loro di esempio. È ancor oggi il metodo migliore. — Luca 9:1-6; 10:1-11.

7. In che modo possiamo comunicare la buona notizia al maggior numero di persone possibile?

7 Visto che il ministero cristiano può significare vita eterna o morte, in che modo possiamo comunicare la buona notizia al maggior numero di persone possibile? Sì, in che modo possiamo essere ‘puri del sangue di tutti gli uomini’? Impegnandoci in ogni fase del servizio, che include, come dichiarò l’apostolo Paolo, il ministero “di casa in casa”. In merito ad Atti 20:20 un commento in lingua spagnola afferma: “Qui è esposto il metodo di predicazione seguito da Paolo a Efeso”. — Atti 20:20-27.

Il primo ostacolo

8, 9. (a) Nel ministero qual è spesso il primo ostacolo? (b) Perché Gesù riusciva a parlare con baldanza?

8 Molto spesso il primo ostacolo da superare nel ministero siamo noi stessi. Alcuni tendono a sentirsi a disagio, non idonei e privi di un’istruzione adeguata per parlare con la gente che incontrano. Ma come si sentiva Gesù? Aveva forse frequentato le scuole rabbiniche? Aveva un’istruzione superiore? Eppure, quando predicava, come reagiva il suo stesso popolo? Matteo ci dice: “Si stupivano, dicendo: ‘Dove ha preso quest’uomo tale sapienza e tali opere potenti?’” È vero che Gesù era perfetto, che era il Figlio di Dio. Ma i suoi metodi erano ugualmente pratici per i suoi discepoli, per lo più “incolti”, che dovevano imitarlo. Quali reazioni suscitarono questi ultimi, anche tra i loro stessi nemici religiosi? “Or vedendo essi la franchezza di Pietro e Giovanni, e avendo compreso che erano uomini illetterati e comuni, si meravigliavano. E riconoscevano a loro riguardo che erano stati con Gesù”. — Matteo 13:54; Atti 4:13.

9 Ma da dove prese Gesù tutte le cose che insegnò? Perché riusciva così bene nel ministero? Faceva forse appello alle emozioni per influenzare chi lo ascoltava, come fanno i moderni predicatori televisivi? No. Gesù era la semplicità in persona: parlava nella lingua della gente comune, ne conosceva i bisogni spirituali e, cosa più importante di tutte, Gesù sapeva di avere il sostegno del Padre suo. Fece capire questo fatto con chiarezza, allorché nella sinagoga della sua città, Nazaret di Galilea, rese noto quale incarico di ministero aveva. Dal rotolo del profeta Isaia lesse: “‘Lo spirito di Geova è su di me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri, mi ha mandato per predicare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi, per mettere in libertà gli oppressi, per predicare l’anno accettevole di Geova’. . . . Quindi cominciò a dir loro: ‘Oggi, questa scrittura che avete appena udita si è adempiuta’”. — Luca 4:16-21.

10, 11. (a) Come ci dovremmo sentire per quanto riguarda il nostro ministero? (b) Che risposta dà Paolo?

10 Nel nostro ministero oggi abbiamo lo stesso sostegno: Geova Dio, il Sovrano Signore dell’universo. Predichiamo il suo messaggio, la sua sapienza. Ci basiamo sulla sua Parola e vi facciamo di frequente ricorso nelle nostre conversazioni. Pertanto, dovremmo forse avere dei complessi quando si tratta di predicare anche a persone più istruite o più ricche di noi?

11 Paolo risponde: “Dov’è il saggio? Dov’è lo scriba? Dove il contenditore di questo sistema di cose? Non ha Dio reso stolta la sapienza del mondo? . . . Poiché voi vedete la vostra chiamata, fratelli, che non furono chiamati molti saggi secondo la carne, non molti potenti, non molti di nobile nascita; ma Dio scelse le cose stolte del mondo, per svergognare gli uomini saggi; e Dio scelse le cose deboli del mondo, per svergognare le forti; e Dio scelse le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, le cose che non sono, per ridurre a nulla le cose che sono, onde nessuna carne si vanti dinanzi a Dio”. — I Corinti 1:18-29.

12. Da cosa è prodotto il successo del nostro ministero? (Giacomo 4:8)

12 Nel ministero il successo non dipende dalla nostra istruzione o dal nostro lignaggio. È prodotto dallo stesso messaggio del Regno, che tocca una corda sensibile del cuore della persona che si rende conto del proprio bisogno spirituale. Un altro fattore è la benevolenza di Geova nei confronti di quella persona, visto che Gesù disse: “Nessun uomo può venire a me se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira”. — Giovanni 6:44.

13. (a) Come reagirono Paolo e Barnaba di fronte all’opposizione? (b) In che modo possiamo sempre provare gioia nel ministero?

13 Pertanto, confidando nel sostegno di Geova, possiamo compiere il nostro ministero con convinzione, come fecero Paolo e Barnaba nel primo secolo. Quando predicarono a Iconio, il loro ministero provocò una netta divisione di opinioni e una certa opposizione. Questo li fece forse indietreggiare? Il racconto di Luca ci dice: “Trascorsero considerevole tempo, parlando con baldanza mediante l’autorità di Geova, che rendeva testimonianza alla parola della sua immeritata benignità, concedendo che segni e portenti avvenissero mediante le loro mani”. Se anche noi siamo positivi nei confronti degli abitanti del nostro territorio e lasciamo il risultato nelle mani di Geova, il ministero sarà sempre una gioia, e non un peso. — Atti 14:1-3; Giacomo 1:2, 3.

Come reagisce la gente

14. Come reagì la gente alla predicazione di Paolo?

14 Non sempre Paolo o Gesù incontravano reazioni favorevoli mentre predicavano. Per esempio, come reagì la gente allorché Paolo predicò ad Atene? Il racconto narra: “Certuni dei filosofi epicurei e stoici si misero a conversare con lui in modo controverso, e alcuni dicevano: ‘Che cosa vuol dire questo chiacchierone?’ Altri: ‘Sembra che sia un proclamatore di deità straniere’. Questo avveniva perché dichiarava la buona notizia di Gesù e la risurrezione. E presolo lo condussero all’Areopago, dicendo: ‘Possiamo sapere che cos’è questo nuovo insegnamento di cui parli? Poiché tu rechi cose strane ai nostri orecchi’”. — Atti 17:18-20.

15. Come reagisce la gente al vostro ministero? Cosa dovremmo però ricordare?

15 Dobbiamo riconoscere che il nostro messaggio e la versione che ne danno i mezzi d’informazione e gli oppositori possono sembrare strani anche al nostro pubblico odierno. Di conseguenza molti, influenzati da cose sentite dire, hanno pregiudizi e ci respingono senza ascoltarci. Altri, come quegli ateniesi, accettano ulteriori informazioni prima di prendere una decisione. Naturalmente è possibile che, anche dopo aver ascoltato, continuino a farsi beffe della speranza del Regno ritenendola non credibile. Ma ricordate che rigettano Cristo e il suo messaggio, non voi. — Atti 17:32-34; Matteo 12:30.

Estranei divengono amici

16. (a) Come reagiamo forse noi quando ci fa visita un estraneo? (b) Quale risultato dovrebbe conseguire la nostra introduzione?

16 Cosa provate quando un estraneo bussa a casa vostra? Quali domande si affollano nella vostra mente? Probabilmente: Chi è? Cosa vuole? Vuole crearmi problemi? Allorché ci presentiamo come ministri alla porta di qualcun altro dovremmo pensare a questo. La nostra introduzione perciò dovrebbe tranquillizzare coloro che si fanno queste domande. Ma come fare? Ebbene, quale introduzione suggerì Gesù? Egli disse: “Quando entrate nella casa, salutate quelli della casa; e se la casa lo merita, la pace che le augurate venga su di essa; ma se non lo merita, la vostra pace ritorni a voi”. — Matteo 10:12, 13.

17. In che modo con la nostra introduzione possiamo mettere il nostro interlocutore a suo agio?

17 “La pace che le augurate venga su di essa”. Cosa vuol dire? Significa che nel corso del nostro ministero auguriamo la nostra pace a ogni persona e a ogni famiglia. Perciò le prime parole che diciamo dovrebbero mostrare che siamo ministri di Dio che amano la pace. Tuttora ebrei e musulmani si salutano con le espressioni: “La pace sia con te”, o “Pace” (“Shalom aleichem” o “Shalom” in ebraico, e “Assalām ‘alaikum” o “Salām” in arabo). È ovvio che il nostro saluto sarà diverso da paese a paese secondo l’usanza locale. Ma lo scopo è lo stesso: mettere il nostro interlocutore a proprio agio, in modo che lui o lei ascolti il messaggio del Regno. Può essere utile a questo fine dire prima di tutto il vostro nome e menzionare magari dove abitate. Ciò indica che non avete nulla da nascondere. Le vostre intenzioni e la vostra onestà sono lampanti. Seguirete così il consiglio di Paolo: “Agite in modo tale che tutti possano vedere che siete onesti. Se possibile, non bisticciate con nessuno, ma vivete in pace con tutti”. — Romani 12:17, 18, The Living Bible, ediz. italiana.

18. Quale norma dovremmo sempre soddisfare mentre svolgiamo il nostro ministero?

18 Sia che svolgiamo il ministero di casa in casa o per le strade, siamo alla vista di tutti. La nostra conversazione e il nostro comportamento dovrebbero essere sempre al di sopra di qualsiasi biasimo e non offensivi. Ma, anche se ci presentiamo in modo mite e pacifico, non dovremmo profonderci in scuse. Non ci vergogniamo di essere pubblici ministri di Dio. — Marco 8:38.

19, 20. (a) Come si possono avvicinare per strada coloro che sono più riservati? (b) Perché Gesù riusciva a intavolare delle conversazioni?

19 In alcune nazioni la gente è più riservata e cauta che in altre. Alcuni provano imbarazzo se vengono avvicinati per strada da qualcuno che mostra riviste. In questo caso, perché non avvicinarli in modo più discreto? Con tatto si può iniziare una conversazione con qualcuno che non abbia fretta e quindi presentare la letteratura biblica in modo naturale.

20 Gesù compiva senz’altro con efficacia questo genere di predicazione. Siccome i samaritani e le donne erano di solito disprezzati dagli ebrei, Gesù avvicinò con discrezione la samaritana immorale presso la fonte di Giacobbe. La sua conversazione è un modello di testimonianza informale e per le strade. È anche un ottimo esempio di insegnamento sensibile e costruttivo. — Giovanni 4:5-30.

21. Quale altro fattore essenziale si nota nel ministero di Paolo?

21 C’è un altro fattore essenziale da prendere in considerazione quando presentiamo la buona notizia del Regno. In questo Paolo fu un maestro. Vedete se riuscite a riconoscerlo in alcune delle sue introduzioni, che si trovano in Atti 13:16-20; 17:22 e 22:1-3. Notate che in tutti i casi cercò di trovare un punto di intesa con i suoi interlocutori. Si metteva nei loro panni e pensava ai loro precedenti. Come risultato, ascoltavano anche se non erano d’accordo con lui. In modo simile, la nostra introduzione può avere un tocco umano, un punto in comune tra noi e il nostro interlocutore. Forse notate che ci sono bambini in casa, e anche voi siete genitori. Avete quindi delle cose in comune, una base favorevole. Avete un soggetto su cui conversare che può portarvi a parlare del messaggio del Regno! — Matteo 18:1-6.

22. A quali domande occorre ora rispondere?

22 Ma questi suggerimenti sono solo l’inizio. Quali altri passi occorre fare per produrre infine un altro discepolo? Sì, cos’altro ci vuole per aiutare una persona a stringere una relazione con Dio tramite Cristo? Quali qualità renderanno il vostro ministero più efficace? Nel prossimo numero si risponderà a queste domande, nell’articolo intitolato “Il ministero efficace produce altri discepoli”.

Che risposta date?

◻ Quali sono alcuni fattori che entrano in gioco perché una persona accetti il messaggio del Regno?

◻ Come si possono vincere timidezza e disagio nel ministero?

◻ Quale dovrebbe essere l’obiettivo delle nostre introduzioni nel servizio di campo?

◻ In che modo nell’avvicinare la gente ci possono essere di aiuto l’esempio di Gesù e quello di Paolo?

[Immagine a pagina 28]

Gesù insegnò ai suoi discepoli metodi efficaci per compiere il ministero

[Immagine a pagina 30]

Quando un estraneo bussa a casa vostra, quali domande vi vengono in mente?

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