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  • Lode a Dio, Fonte della vita e della crescita

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  • Lode a Dio, Fonte della vita e della crescita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
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  • Ubbidiente alla Fonte della vita
  • Lode a Lui nelle avversità
  • Grato per la bontà di Geova
  • Dio concede vita e crescita
  • Un duro colpo
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
w87 1/3 pp. 21-24

Lode a Dio, Fonte della vita e della crescita

Narrato da Eduard Warter

L’OCCHIO si pasce delle maestose catene montuose solcate da canaloni profondi e stretti e da ampie vallate. I torrenti scorrono attraverso gole, irrigando gli orti, i vigneti e i campi che si trovano sulle fertili pianure. Ma l’osservatore loda la Fonte della vita, colui che rende possibile la crescita? — Salmo 36:9.

Questo solatio paesaggio montano si trova nel Kirgizstan, una popolosa repubblica sovietica dell’Asia centrale. In quella zona risiedono decine di migliaia di cittadini sovietici originari della Germania. Anche la mia famiglia ha vissuto per un certo periodo in questa fertile zona, e ci stupivamo dell’Iddio che concedeva una crescita così meravigliosa. Sì, lo lodavamo e parlavamo apertamente ad altri delle sue grandiose opere.

Ubbidiente alla Fonte della vita

Quando nacqui, nel 1901, i miei genitori vivevano a Memel (ora Klaipėda), che si trovava allora nella Prussia orientale, sulla costa baltica, a circa 10 chilometri dal confine con la Russia. Mentre andavo a scuola scoppiò la prima guerra mondiale e noi assistemmo di persona agli orrori dello sterminio in massa. Noi tedeschi che abitavamo nei pressi del confine eravamo stati in buoni rapporti con i nostri vicini russi, e ci chiedevamo: ‘Di chi è la colpa? Da che parte sta Dio?’ Ma a scuola slogan come “Per Dio, per l’Imperatore e per il Paese” incitavano al patriottismo.

Col tempo, dopo la guerra, cedetti a questa influenza e mi arruolai come volontario prima nella polizia di frontiera e poi nell’esercito tedesco a Königsberg (ora Kaliningrad). Qui capii che il soldato semplice non era che una pedina sbattuta qua e là a seconda dei capricci altrui. Poco dopo l’annessione di Memel da parte della Lituania nel gennaio del 1923, mia madre mi scrisse: “Non dovresti andare in guerra, poiché il quinto comandamento dice: ‘Non devi uccidere’. Neanche gli Studenti Biblici [testimoni di Geova] vanno in guerra”. Ero perplesso. Chi erano questi Studenti Biblici? In licenza a casa, appresi alcune delle loro fondamentali verità bibliche. Ciò ebbe un profondo effetto su di me, determinando un mutamento di tutto il mio modo di vedere la vita sia dal punto di vista religioso che politico.

Ora capivo che era imminente la fine dell’attuale sistema di cose malvagio e che esso avrebbe lasciato il posto al Regno di Dio. Perché mai sprecare altro tempo nel tentativo di aiutare la Germania a rimettersi in piedi? Senza indugi, feci i passi per congedarmi e tornai a casa per conoscere meglio queste verità. Mi battezzai poi nel 1924, e una cosa comprendevo con chiarezza: questo passo significava servire Dio non fino a una certa data, ma per sempre e in qualsiasi circostanza. Il mio cuore traboccava di gioia. Mi era stato concesso il massimo privilegio che noi deboli esseri umani possiamo avere: servire l’Altissimo e far conoscere ad altri il suo messaggio.

Ero deciso a dimostrarmene degno. Dovevamo predicare in una vasta zona rurale nella quale si trovavano molti insediamenti sparsi e case coloniche. Non era insolito la domenica camminare dalle 10 alle 12 ore per far conoscere il messaggio alla gente. I conservi che avevano abitazioni spaziose le mettevano a disposizione per le nostre adunanze cristiane. Nessun viaggio era tanto lungo e nessun temporale tanto violento da impedirci di partecipare a queste preziose riunioni. Esse ci rafforzarono per i difficili tempi avvenire.

Lode a Lui nelle avversità

L’opera del Regno cominciò ad espandersi nei paesi baltici e della sua sorveglianza fu incaricato l’ufficio per l’Europa settentrionale della Watch Tower Society con sede in Danimarca. Nel 1928 mi sposai, e con mia moglie Ruth frequentavo la congregazione di Hydekrug. Mentre i nostri fratelli nella Germania nazista subivano una crudele persecuzione, noi la evitammo . . . fino al 1939. Il 22 marzo, di prima mattina, si udì la notizia: “Memel è stata liberata! Sta per arrivare il Führer!”

Per tutta la mattina nei nostri orecchi risuonò il minaccioso rombo di parecchi aeroplani che sorvolavano la zona. Era iniziata l’occupazione di Hitler. Il giorno dopo tutte le abitazioni dei testimoni di Geova furono perquisite e alcuni Testimoni vennero arrestati. Le nostre pubblicazioni, persino le Bibbie, furono confiscate e bruciate pubblicamente in piazza. Non appena le nostre attività furono proscritte, cominciammo l’opera clandestina distribuendo pubblicazioni e facendo visita di nascosto a coloro che mostravano interesse per il messaggio.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale fui chiamato alle armi. Poiché, per coerenza, rifiutai di prestare servizio nell’esercito, il 10 aprile 1940 il Tribunale Militare del Reich a Berlino emise la sentenza capitale. Andarono a cercare mia moglie a casa perché mi persuadesse ad entrare nell’esercito. Anche lei fu irremovibile e si guadagnò l’ammirazione di un anziano ufficiale, il quale osservò: “Devo ammettere che il suo atteggiamento è giusto. La guerra è inumana”. Mia moglie non aveva più nessuno che guadagnasse il pane e provvedesse a lei, ai nostri quattro figli e alla sua anziana madre. Si lamentò mai? Nelle poche lettere che le fu permesso di scrivermi mi incoraggiava a restare leale e a non indebolirmi a motivo dei miei cari rimasti a casa.

Nell’ottobre del 1940 la mia condanna fu annullata. Tuttavia fui tenuto ancora sotto custodia e fui portato in vari stabilimenti di pena, finché giunsi infine nel campo di concentramento di Stutthof, nei pressi di Danzica (oggi Gdańsk). I leali Testimoni che già si trovavano nel campo — ad esempio, Joseph Scharner, Wilhelm Scheider, Herman Raböse e Hermine Schmidt — sarebbero stati i miei più intimi compagni e avrebbero rafforzato la mia fede.a Lì, fra i 30.000 internati, tutti condannati e privi di speranza, avevamo il privilegio di portare il conforto del Regno di Geova.

Grato per la bontà di Geova

Nel gennaio del 1945, man mano che si avvicinava il fronte orientale, si cominciò ad evacuare il campo. Nel porto di Danzica la nave Wilhelm Gustloff ci stava aspettando per trasportarci a ovest. Poiché arrivammo troppo tardi — il nostro convoglio infatti era stato bombardato da aeroplani — non partecipammo a quello che si rivelò poi un viaggio verso il disastro, dato che furono pochissimi i superstiti quando quella nave colò a picco.b Per un po’ fummo tenuti in un capannone recintato insieme ad altri 200 prigionieri circa. In condizioni malsane presi la febbre tifoide. Poi giunse l’ordine: “Si torna al campo di Stutthof!” Con la febbre alta ce la facevo appena a camminare e fui in grado di affrontare il lungo viaggio di ritorno solo grazie all’aiuto di un fratello, Hans Deike. Dovetti trascorrere dieci giorni nell’infermeria del campo prima che la febbre scendesse.

Il 25 aprile 1945 ripartimmo alla volta della costa. Ero ancora molto malato e le sorelle ebbero il loro da fare per tenermi in piedi. Eppure alcune di loro cantavano i nostri cantici. Fummo caricati su una semplice chiatta e cominciammo il nostro pericoloso viaggio. Con più di 400 persone a bordo, l’imbarcazione oscillava paurosamente. Per tenerla in assetto i prigionieri furono costretti a bastonate a scendere nella parte più bassa della stiva. Lì erano letteralmente uno sull’altro. I morti venivano gettati in mare. Fu una benedizione che al nostro piccolo gruppo di 12 Testimoni fosse concesso di restare sul ponte; ringraziammo Dio per questo.

Gelati dal freddo, il mattino dopo attraccammo a Sassnitz, sull’isola di Rügen. Non disposta ad accoglierci, la gente del posto ci diede soltanto un po’ d’acqua fresca. Nella notte tra il 29 e il 30 aprile la nostra imbarcazione si incagliò in uno dei tanti banchi di scogli a fior d’acqua che si trovavano nei pressi dell’isola di Eulenbruch. Il rimorchiatore aveva trasportato la nostra chiatta in una zona piena di mine e poi si era dileguato. Era un modo per sbarazzarsi di noi? Sentendo gli scogli toccare lo scafo della chiatta, confidammo che Dio non ci avrebbe abbandonato.

La guardia costiera ci portò a terra su dei battelli pneumatici. Sotto la minaccia delle armi, il nostro gruppo fu costretto a proseguire il viaggio su un’altra imbarcazione. Poiché tutti i porti tedeschi erano occupati dalle truppe alleate, li oltrepassammo e attraccammo infine sull’isola danese di Møn. Finalmente liberi, chiedemmo a chi ci stava intorno se sull’isola c’erano dei testimoni di Geova. Nel giro di due ore fummo calorosamente abbracciati da due sorelle. Com’erano sorpresi quelli che ci osservavano! Non appena la filiale della Watch Tower Society seppe del nostro arrivo, Filip Hoffmann fu mandato perché provvedesse a farci ricevere amorevoli cure e attenzioni. Quanto eravamo riconoscenti a Geova!

Dio concede vita e crescita

Ci riprendemmo subito dalla prova e in settembre avemmo il piacere di assistere a un’assemblea dei testimoni di Geova tenuta a Copenaghen. Due giovani donne, una lettone e una ucraina, che avevano conosciuto la verità nel campo di Stutthof, furono battezzate. Entrambe tornarono nell’Unione Sovietica come nostre sorelle spirituali. E Dio ci avrebbe concesso ulteriore crescita!

Memel ora faceva parte della Repubblica Socialista Sovietica della Lituania. Nonostante le esortazioni dei rifugiati russi, nel giugno del 1946 tornai a est per ricongiungermi con i miei familiari. Portavo con me un pesante pacco di letteratura biblica. Quando attraversai il confine, la polizia ignorò il mio pacco, prestando più attenzione all’abbondante quantità di aglio che trasportavo. Come furono felici i fratelli locali di ricevere questo prezioso cibo spirituale!

Ero molto riconoscente a Geova per aver meravigliosamente protetto la mia famiglia durante la guerra e durante il difficile periodo successivo, così che potemmo continuare la nostra opera. Non abbiamo mai smesso di lodare Dio!

Un duro colpo

Nel settembre del 1950, però, tutti i Testimoni della nostra zona furono arrestati e trasferiti altrove. Alcuni di noi furono condannati a pene varianti dai 10 ai 25 anni da scontare in un campo di lavoro. Tutti i componenti della nostra famiglia furono mandati al confino a vita in Siberia.c

Per noi fu un colpo durissimo, ma ben presto ci rendemmo conto che il messaggio del Regno doveva essere divulgato anche in questo vasto paese. Ebbi il privilegio, insieme a più di 30 altri Testimoni, di predicare ai 3.000 internati nel campo di Vorkuta, nella parte settentrionale della Russia europea. Molti accettarono la verità, furono battezzati e, una volta tornati liberi, proseguirono l’opera in territori vergini.

Dopo circa cinque anni, nella primavera del 1957, mi fu permesso di trasferirmi nella zona di Tomsk, così che la mia famiglia era di nuovo unita. In Siberia i nostri fratelli dovevano lavorare dal mattino alla sera, sette giorni su sette. Infine quasi tutti quelli che erano stati mandati al confino furono lasciati liberi, di modo che ci fu un grande esodo verso sud di persone di origine tedesca. Come ho detto all’inizio, nel 1960 andammo ad abitare nel Kirgizstan, una repubblica che si trova nell’Asia centrale. Qui nella cittadina di Kant, vicino a Frunze, trovammo molte famiglie di testimoni di Geova arrivate prima di noi.

I primi anni trascorsero abbastanza tranquilli. Man mano che le acque della verità producevano frutto, qui e in altre parti del paese cominciò a fiorire un paradiso spirituale. L’attiva lode che rendevamo a Geova, però, non passò inosservata. La stampa pubblicò articoli diffamatori sul nostro conto. I capi delle religioni ufficialmente riconosciute ci diffidarono dall’andare a visitare le loro “pecore”, minacciando di prendere provvedimenti nei nostri confronti. Nel 1963 cinque fratelli furono prelevati all’improvviso di fra noi e condannati a pene varianti dai sette ai dieci anni da passare in campi di lavoro. La presa di posizione intrepida e risoluta che i nostri fratelli assunsero in tribunale stupì i presenti. Questi videro che esistevano persone decise ad ‘ubbidire a Dio anziché agli uomini’. — Atti 5:29.

Quando giunsi all’età della pensione, ci fu detto che ci sarebbe stato permesso di emigrare nella Repubblica Federale di Germania. Prima della nostra partenza i fratelli e le sorelle del Kirgizstan e del Kazahstan meridionale ci ripeterono mille volte di trasmettere il loro affetto e i loro saluti a tutti i testimoni di Geova del mondo con le parole di Giobbe 32:19-22 e di Geremia 20:9, 10. Dal 1969 Ruth ed io viviamo a Bremerhaven. Nonostante l’età continuiamo a lodare Geova, Fonte della vita e della crescita, per la sua bontà. Attendiamo con fiducia il giorno in cui l’intera terra sarà un paradiso letterale e ogni cosa che respira lo loderà! — Salmo 150:6.

[Note in calce]

a Vedi La Torre di Guardia del 1º settembre 1968, pagine 538-41.

b Vedi Svegliatevi! dell’8 novembre 1978, pagine 16-20.

c Vedi La Torre di Guardia del 15 marzo 1957, pagine 163-6.

[Immagine a pagina 23]

Eduard e Ruth Warter oggi

[Immagine a pagina 24]

Il gruppo di Testimoni del campo di concentramento di Stutthof accolto da un fratello del posto dopo l’arrivo in Danimarca nel 1945; Eduard Warter è l’ultimo a sinistra

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