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  • La nostra sottomissione relativa alle autorità superiori

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  • La nostra sottomissione relativa alle autorità superiori
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
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  • “Per questo anche pagate le tasse”
  • “Rendete a tutti ciò che è dovuto”
  • “Timore” e “onore”
  • Sottomissione relativa
  • “Ubbidire a Dio come governante”
  • “Mitezza e profondo rispetto”
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
w90 1/11 pp. 23-28

La nostra sottomissione relativa alle autorità superiori

“C’è quindi una ragione impellente per sottoporvi”. — ROMANI 13:5.

1. Cosa subirono i testimoni di Geova per mano delle autorità superiori naziste, e questo accadde forse perché avevano ‘fatto il male’?

IL 7 GENNAIO 1940 Franz Reiter e altri cinque giovani austriaci furono ghigliottinati. Erano Bibelforscher, testimoni di Geova, e morirono perché la coscienza non permetteva loro di imbracciare le armi per il Reich di Hitler. Reiter fu uno delle migliaia di Testimoni che morirono per la propria fede durante la seconda guerra mondiale. Ancora di più furono quelli che passarono lunghi anni nei campi di concentramento. Tutti questi soffrirono forse a motivo della “spada” delle autorità superiori naziste perché avevano ‘fatto il male’? (Romani 13:4) Assolutamente no! Le successive parole di Paolo mostrano che questi cristiani ubbidirono ai comandi di Dio espressi nel capitolo 13 di Romani, anche se soffrirono per mano dell’autorità.

2. Qual è la ragione impellente per sottoporsi alle autorità superiori?

2 In Romani 13:5 l’apostolo scrive: “C’è quindi una ragione impellente per sottoporvi, non solo a motivo di tale ira, ma anche a motivo della vostra coscienza”. In precedenza Paolo ha detto che il fatto che l’autorità porti la “spada” è un buon motivo per esservi sottomessi. Ora, però, menziona un motivo più importante: la coscienza. Noi ci sforziamo di servire Dio “con coscienza pura”. (2 Timoteo 1:3) La Bibbia ci dice di essere sottomessi alle autorità superiori, e noi ubbidiamo perché vogliamo fare ciò che è giusto agli occhi di Dio. (Ebrei 5:14) Sì, la nostra coscienza addestrata in base alla Bibbia ci induce a ubbidire all’autorità anche quando nessun essere umano è presente per controllarci. — Confronta Ecclesiaste 10:20.

“Per questo anche pagate le tasse”

3, 4. Quale reputazione hanno i testimoni di Geova, e perché i cristiani devono pagare le tasse?

3 Anni fa in Nigeria ci furono dei disordini legati al pagamento delle tasse. Varie persone persero la vita, e le autorità mobilitarono l’esercito. I soldati entrarono in una Sala del Regno in cui era in corso un’adunanza e vollero sapere lo scopo della riunione. Saputo che si trattava di un’adunanza di studio biblico dei testimoni di Geova, l’ufficiale che aveva il comando disse ai soldati di andarsene, e spiegò: “I testimoni di Geova non sono agitatori in fatto di tasse”.

4 Quei Testimoni nigeriani avevano la reputazione di mettere in pratica ciò che disse Paolo: “Poiché per questo anche pagate le tasse; poiché essi sono pubblici servitori di Dio che servono costantemente a questo stesso scopo”. (Romani 13:6) Quando Gesù diede la regola: ‘Rendete a Cesare le cose di Cesare’, parlava del pagare le tasse. (Matteo 22:21) Le autorità secolari provvedono strade, protezione mediante le forze di polizia, biblioteche, mezzi di trasporto, scuole, servizio postale, e molte altre cose. Ci avvaliamo spesso di questi provvedimenti. È solo giusto che paghiamo questi servizi mediante le tasse.

“Rendete a tutti ciò che è dovuto”

5. Cosa si intende con l’espressione “rendete a tutti ciò che è dovuto”?

5 Paolo continua dicendo: “Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo; a chi chiede timore, tale timore; a chi chiede onore, tale onore”. (Romani 13:7) La parola “tutti” include ogni autorità secolare che è un pubblico servitore di Dio. Non ci sono eccezioni. Anche se viviamo sotto un sistema politico che personalmente non ci piace, paghiamo ugualmente le tasse. Se nel nostro paese le organizzazioni religiose godono di esenzioni fiscali, le congregazioni possono valersi di questo diritto. E, come tutti i cittadini, i cristiani possono valersi di ogni agevolazione fiscale prevista dalla legge. Ma il cristiano non deve mai ricorrere a mezzi illeciti per evadere le tasse. — Confronta Matteo 5:41; 17:24-27.

6, 7. Perché dobbiamo pagare le tasse anche se quel denaro viene usato per finanziare cose su cui non siamo d’accordo, o anche se l’autorità ci perseguita?

6 Supponiamo, però, che una tassa sembri ingiusta. O che dire se parte del gettito fiscale viene usata per finanziare cose con cui non siamo d’accordo, come l’aborto libero, le banche del sangue, o programmi che sono in conflitto con la nostra posizione neutrale? Paghiamo ugualmente tutte le tasse. È l’autorità che si deve assumere la responsabilità per il modo in cui usa il denaro delle tasse. Non è nostro compito giudicare l’autorità. Dio è il “Giudice della terra”, e al tempo da lui stabilito, chiederà conto ai governi di come hanno usato la loro autorità. (Salmo 94:2; Geremia 25:31) Fino a quel momento, noi pagheremo le tasse.

7 Che dire se l’autorità ci perseguita? Paghiamo ugualmente le tasse a motivo dei servizi quotidiani che provvede. A proposito dei Testimoni perseguitati in un paese africano, l’Examiner di San Francisco osservava: “Potete considerarli cittadini modello. Pagano con diligenza le tasse, curano i malati, combattono l’analfabetismo”. Sì, quei Testimoni perseguitati pagavano le tasse.

“Timore” e “onore”

8. Cos’è il “timore” che rendiamo all’autorità?

8 Il “timore” di Romani 13:7 non è un timore codardo, bensì rispetto per l’autorità secolare, timore di infrangerne la legge. Questo rispetto è mostrato a motivo della posizione rappresentata, non sempre a motivo dell’individuo che ricopre l’incarico. La Bibbia, parlando profeticamente dell’imperatore Tiberio, lo chiama “uno che sarà disprezzato”. (Daniele 11:21) Ma Tiberio era l’imperatore, e come tale il cristiano gli doveva rendere timore e onore.

9. Quali sono alcuni modi in cui rendiamo onore alle autorità umane?

9 Per quanto riguarda l’onore, ubbidiamo al comando di Gesù di non usare titoli religiosi. (Matteo 23:8-10) Ma nel rivolgerci alle autorità secolari, usiamo volentieri qualsiasi titolo onorifico sia richiesto. Paolo usò il termine “eccellentissimo” quando parlò ai governatori romani. (Atti 26:25) Daniele chiamò Nabucodonosor “mio signore”. (Daniele 4:19) Oggi i cristiani possono usare espressioni come “Sua Eccellenza”, “onorevole”, o “Vostra Maestà”. Se tale è l’usanza, possono alzarsi in piedi quando un giudice entra nell’aula di un tribunale, o inchinarsi in segno di rispetto davanti a un governante.

Sottomissione relativa

10. In che modo Gesù mostrò che ci sono dei limiti a ciò che un’autorità umana può pretendere da un cristiano?

10 Dal momento che i testimoni di Geova sono sottomessi alle autorità umane, perché Franz Reiter e tanti altri hanno sofferto in quel modo? Perché la nostra sottomissione è relativa, e non sempre l’autorità ammette che la Bibbia ponga dei limiti a ciò che essa può pretendere. Se l’autorità pretende qualcosa che va contro la coscienza cristiana addestrata, oltrepassa il limite che Dio le ha imposto. Gesù indicò questo fatto quando disse: “Rendete . . . a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matteo 22:21) Quando Cesare pretende ciò che appartiene a Dio, dobbiamo riconoscere che Dio ha la precedenza.

11. Quale principio estesamente riconosciuto dimostra che ci sono dei limiti a ciò che un’autorità umana può pretendere?

11 Questa posizione è forse sovversiva o sleale? Niente affatto. In effetti è l’estensione di un principio riconosciuto dalla maggior parte delle nazioni civili. Nel XV secolo, un certo Peter von Hagenbach fu processato per aver instaurato un regime di terrore nella zona europea sotto la sua giurisdizione. Si difese dicendo che egli si era limitato a eseguire gli ordini del suo signore, il duca di Borgogna, ma tale giustificazione non fu accettata. Da allora, la tesi secondo cui chi commette delle atrocità non debba esserne considerato responsabile se sta eseguendo gli ordini di un’autorità superiore è stata avanzata varie volte; il caso più notevole è quello dei criminali di guerra nazisti giudicati dal tribunale internazionale di Norimberga. In genere questa tesi è stata respinta. Nella sentenza, il tribunale internazionale decretò: “Gli individui hanno doveri internazionali che trascendono gli obblighi nazionali di ubbidienza imposti dal singolo stato”.

12. Quali sono alcuni esempi scritturali di servitori di Dio che si rifiutarono di ubbidire a richieste irragionevoli fatte dall’autorità?

12 I servitori di Dio hanno sempre riconosciuto che ci sono limiti alla coscienziosa sottomissione che rendono alle autorità superiori. In Egitto, nel periodo in cui nacque Mosè, il faraone comandò a due levatrici ebree di uccidere tutti i neonati maschi degli ebrei. Le levatrici, però, conservarono in vita i neonati. Fecero male a disubbidire al faraone? No. Seguirono la coscienza che Dio aveva dato loro, e Dio le benedisse per questo. (Esodo 1:15-20) Quando Israele era in esilio a Babilonia, Nabucodonosor ordinò che i suoi funzionari, compresi gli ebrei Sadrac, Mesac e Abednego, si prostrassero davanti a un’immagine che aveva eretto nella pianura di Dura. I tre ebrei si rifiutarono di farlo. Fecero male? No, poiché per ubbidire al re avrebbero dovuto disubbidire alla legge di Dio. — Esodo 20:4, 5; Daniele 3:1-18.

“Ubbidire a Dio come governante”

13. Quale esempio diedero i primi cristiani in quanto all’ubbidienza relativa alle autorità superiori?

13 In maniera analoga, quando le autorità giudaiche ingiunsero a Pietro e Giovanni di non predicare più riguardo a Gesù, essi risposero: “Se è giusto dinanzi a Dio ascoltare voi anziché Dio, giudicatelo voi stessi”. (Atti 4:19; 5:29) Non potevano tacere. Un periodico religioso (The Christian Century) fa notare un’altra posizione che i primi cristiani assumevano per motivi di coscienza: “I primi cristiani non prestavano servizio nelle forze armate. Roland Bainton osserva che, ‘dalla fine del periodo neotestamentario fino al decennio 170-180 d.C., non c’è alcuna prova che vi fossero cristiani nell’esercito’ (Christian Attitudes Toward War and Peace [Abingdon, 1960], pp. 67-8). . . . Swift dice che Giustino Martire ‘dà per scontato che i cristiani si astengano dalle azioni violente’”.

14, 15. Quali sono alcuni princìpi biblici che regolavano l’ubbidienza relativa resa dai primi cristiani alle autorità umane?

14 Come mai i primi cristiani non prestavano servizio come soldati? Senza dubbio ciascuno di loro studiava attentamente la Parola e le leggi di Dio, e prendeva la propria decisione personale in base alla propria coscienza addestrata secondo la Bibbia. Erano neutrali, ‘non facevano parte del mondo’, e la loro neutralità impediva loro di prendere posizione nei conflitti di questo mondo. (Giovanni 17:16; 18:36) Inoltre, appartenevano a Dio. (2 Timoteo 2:19) Cedere la propria vita per lo Stato avrebbe significato dare a Cesare ciò che apparteneva a Dio. Oltre a ciò, i primi cristiani facevano parte di una fratellanza internazionale unita dall’amore. (Giovanni 13:34, 35; Colossesi 3:14; 1 Pietro 4:8; 5:9) La loro coscienza non permetteva loro di prendere le armi con il rischio di uccidere un altro cristiano.

15 Per giunta i cristiani non potevano essere d’accordo con comuni osservanze religiose, come ad esempio il culto dell’imperatore. Erano quindi considerati “persone strane e pericolose, e il resto della popolazione istintivamente sospettava di loro”. (W. A. Smart, Still the Bible Speaks) Sebbene Paolo scrivesse ai cristiani di ‘rendere timore a chi chiede tale timore’, essi non dimenticarono il timore, o riverenza, che provavano in maggior misura per Geova. (Romani 13:7; Salmo 86:11) Gesù stesso disse: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. — Matteo 10:28.

16. (a) In quali campi i cristiani devono soppesare attentamente la loro sottomissione alle autorità superiori? (b) Cosa illustra il riquadro a pagina 27?

16 Come cristiani, oggi dobbiamo affrontare sfide simili. Non possiamo partecipare ad alcuna forma moderna di idolatria, sia che si tratti di compiere atti idolatrici davanti a un’immagine o a un simbolo o di attribuire la salvezza a una persona o a un’organizzazione. (1 Corinti 10:14; 1 Giovanni 5:21) E come i primi cristiani, non possiamo scendere a compromessi per quanto riguarda la nostra neutralità cristiana. — Confronta 2 Corinti 10:4.

“Mitezza e profondo rispetto”

17. Quale consiglio diede Pietro a quelli che soffrono per motivi di coscienza?

17 L’apostolo Pietro parlò della nostra presa di posizione, motivata dalla coscienza, e disse: “Se qualcuno, per coscienza verso Dio, sopporta cose dolorose e soffre ingiustamente, questa è cosa gradita”. (1 Pietro 2:19) Sì, quando un cristiano rimane saldo nonostante la persecuzione, Dio si compiace di lui, e la sua stessa fede viene rafforzata e raffinata. (Giacomo 1:2-4; 1 Pietro 1:6, 7; 5:8-10) Pietro aggiunse: “Anche se soffriste per amore della giustizia, felici voi. Comunque, non temete l’oggetto del loro timore, né siate agitati. Ma santificate il Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a fare una difesa davanti a chiunque vi chieda ragione della vostra speranza, ma con mitezza e profondo rispetto”. (1 Pietro 3:14, 15) Un consiglio davvero utile!

18, 19. Di che utilità può essere un atteggiamento ragionevole e rispettoso nel caso che l’autorità limiti la nostra libertà di adorazione?

18 Quando la persecuzione nasce perché le autorità fraintendono la posizione dei cristiani o perché i capi religiosi della cristianità mettono in cattiva luce i testimoni di Geova agli occhi delle autorità, può darsi che presentando i fatti alle autorità si possa migliorare la situazione. Mostrando mitezza e profondo rispetto, il cristiano non reagisce fisicamente contro i persecutori. Tuttavia, usa qualsiasi mezzo legale disponibile per difendere la propria fede. Dopo ciò, lascia le cose nelle mani di Geova. — Filippesi 1:7; Colossesi 4:5, 6.

19 Il profondo rispetto, inoltre, induce il cristiano a fare tutto ciò che la coscienza gli permette per ubbidire all’autorità. Se le adunanze di congregazione sono vietate, i cristiani troveranno modi meno appariscenti per continuare a nutrirsi alla tavola di Geova. L’Autorità suprema, Geova Dio, ci dice per bocca di Paolo: “Consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore e alle opere eccellenti, non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine”. (Ebrei 10:24, 25) Ma queste riunioni si possono tenere in maniera prudente. Anche se i presenti sono pochi, possiamo essere certi che Dio benedice queste disposizioni. — Confronta Matteo 18:20.

20. Cosa possono fare i cristiani se la predicazione pubblica della buona notizia viene proibita?

20 In maniera analoga, alcune autorità hanno proibito la predicazione pubblica della buona notizia. I cristiani che vivono in tali paesi ricordano che, mediante Gesù stesso, l’Autorità suprema disse: “In tutte le nazioni si deve prima predicare la buona notizia”. (Marco 13:10) Perciò ubbidiscono all’Autorità suprema ad ogni costo. Dov’era possibile, gli apostoli predicavano pubblicamente e di casa in casa, ma ci sono altri modi per raggiungere le persone, ad esempio con la testimonianza informale. (Giovanni 4:7-15; Atti 5:42; 20:20) Spesso le autorità non interferiscono con l’opera di predicazione se si usa solamente la Bibbia, e questo evidenzia la necessità che tutti i Testimoni siano bene addestrati a ragionare facendo uso delle Scritture. (Confronta Atti 17:2, 17). Essendo intrepidi e allo stesso tempo rispettosi, spesso i cristiani possono trovare il modo di ubbidire a Geova senza incorrere nelle ire delle autorità superiori. — Tito 3:1, 2.

21. Cosa devono fare i cristiani se Cesare li perseguita in maniera implacabile?

21 A volte, tuttavia, l’autorità perseguita i cristiani in maniera implacabile. In tal caso, con coscienza pura, possiamo solo perseverare nel fare ciò che è giusto. Il giovane Franz Reiter dovette scegliere: o scendere a compromessi rispetto alla propria fede o morire. Non potendo smettere di adorare Dio, affrontò coraggiosamente la morte. La notte prima di morire, Franz scrisse a sua madre: “Sarò giustiziato domani mattina. Ricevo la forza da Dio, com’è sempre avvenuto nel caso di tutti i veri cristiani del lontano passato . . . Se vi manterrete saldi fino alla morte, ci rivedremo nella risurrezione”.

22. Quale speranza abbiamo, e come dobbiamo comportarci nel frattempo?

22 Un giorno tutta l’umanità sarà sotto un’unica legge, quella di Geova Dio. Fino ad allora, dobbiamo con buona coscienza osservare la disposizione di Dio e mostrare sottomissione relativa alle autorità superiori, ubbidendo nello stesso tempo in ogni cosa al nostro Sovrano Signore, Geova. — Filippesi 4:5-7.

Ricordate?

◻ Qual è la ragione impellente per essere sottoposti alle autorità superiori?

◻ Perché non dovremmo esitare a pagare le tasse richieste da Cesare?

◻ Che tipo di onore dovremmo rendere all’autorità?

◻ Perché la nostra sottomissione a Cesare è solo relativa?

◻ Se siamo perseguitati perché Cesare pretende qualcosa che appartiene a Dio, come dovremmo comportarci?

[Riquadro a pagina 27]

Rispetto, non adorazione

Una mattina durante le lezioni Terra, una giovane testimone di Geova canadese, notò che l’insegnante aveva portato fuori della classe per qualche minuto una sua compagna. Poco dopo l’insegnante chiese gentilmente a Terra di accompagnarlo nell’ufficio del preside.

Giunta lì, Terra notò che sulla scrivania del preside era stesa la bandiera canadese. L’insegnante ordinò a Terra di sputare sulla bandiera! Egli disse a Terra che, dal momento che lei non cantava l’inno nazionale né salutava la bandiera, non c’era motivo per cui non potesse fare una tal cosa. Terra si rifiutò, spiegando che i testimoni di Geova, sebbene non adorino la bandiera, la rispettano.

Tornati in classe, l’insegnante annunciò che aveva appena compiuto un esperimento. Aveva portato nell’ufficio del preside due alunne, una alla volta, e comandato loro di sputare sulla bandiera. Benché la prima alunna partecipasse alle cerimonie patriottiche, aveva sputato sulla bandiera quando le era stato ordinato di farlo. Viceversa, Terra, che pure non cantava l’inno nazionale e non salutava la bandiera, si era rifiutata di disonorare in quel modo la bandiera. L’insegnante disse che era Terra quella che mostrava giusto rispetto. — Annuario dei testimoni di Geova del 1990.

[Fonti delle immagini a pagina 23]

French Embassy Press & Information Division

USSR Mission to the UN

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