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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
w91 15/1 pp. 8-9

La vita e il ministero di Gesù

Consegnato e condotto via

QUANDO Pilato, vista la calma e la dignità che Gesù dimostra nonostante le torture, tenta nuovamente di liberarlo, i capi sacerdoti si adirano ancora di più. Sono decisi a non permettere che nulla intralci il loro malvagio intento, per cui ricominciano a gridare: “Al palo! Al palo!”

“Prendetelo voi stessi e mettetelo al palo”, risponde disgustato Pilato. Contrariamente a ciò che avevano detto in precedenza, può darsi che i giudei abbiano l’autorità di mettere a morte chi si macchia di reati religiosi sufficientemente gravi. Dopo di che, almeno per la quinta volta, Pilato dichiara Gesù innocente e dice: “Io non trovo in lui nessuna colpa”.

Vedendo che le loro accuse politiche non sortiscono risultati, i giudei tirano fuori di nuovo l’accusa religiosa di bestemmia che hanno usato ore prima, quando Gesù era sotto processo davanti al Sinedrio. “Noi abbiamo una legge”, dicono, “e secondo la legge deve morire, perché si è fatto figlio di Dio”.

Questa accusa è nuova per Pilato, il quale prova ancor più timore. Egli già si rende conto che Gesù non è un uomo comune, come dimostrano il sogno di sua moglie e la notevole forza di carattere di Gesù. Ma possibile che sia il “figlio di Dio”? Pilato sa che Gesù è galileo. Ma potrebbe essere vissuto in precedenza? A questo punto Pilato porta Gesù di nuovo nel palazzo e gli chiede: “Di dove sei?”

Gesù rimane in silenzio. In precedenza ha già detto a Pilato di essere re ma che il suo Regno non fa parte di questo mondo; ora non servirebbe a niente dare altre spiegazioni. Tuttavia, il fatto che Gesù si rifiuti di rispondere ferisce l’orgoglio di Pilato, il quale esclama adirato: “Non mi parli? Non sai che ho autorità di liberarti e ho autorità di metterti al palo?”

“Non avresti contro di me nessuna autorità se non ti fosse stata concessa dall’alto”, risponde rispettosamente Gesù, alludendo al fatto che Dio concede autorità ai governanti umani perché amministrino gli affari terreni. Poi aggiunge: “Perciò l’uomo che mi ha consegnato a te ha un maggior peccato”. Sì, il sommo sacerdote Caiafa, i suoi complici e Giuda Iscariota hanno tutti più responsabilità di Pilato per l’ingiusto trattamento riservato a Gesù.

Ancor più colpito da Gesù, e temendo che Egli possa avere un’origine divina, Pilato rinnova i suoi sforzi per liberarlo. I giudei, però, oppongono a Pilato un secco rifiuto e ripetono la loro accusa politica, minacciando subdolamente: “Se liberi quest’uomo, non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re parla contro Cesare”.

Nonostante tutte le possibili conseguenze di questo gesto, Pilato conduce di nuovo fuori Gesù e lancia un ulteriore appello: “Ecco il vostro re!”

“Toglilo di mezzo! Toglilo di mezzo! Mettilo al palo!”, è la risposta.

“Metterò al palo il vostro re?”, chiede disperato Pilato.

I giudei hanno sopportato malvolentieri il giogo romano, e in effetti disprezzano il dominio di Roma. Tuttavia, ipocritamente, i capi sacerdoti dicono: “Non abbiamo altro re che Cesare”.

Temendo per la sua posizione politica e per la sua reputazione, alla fine Pilato cede alle incessanti e minacciose pretese dei giudei e consegna loro Gesù. I soldati spogliano Gesù del manto di porpora, lo vestono con le sue vesti e, mentre lo conducono fuori per metterlo al palo, gli fanno portare il suo palo di tortura.

Siamo ormai in piena mattina di venerdì 14 nisan; forse è quasi mezzogiorno. Gesù è sveglio da giovedì mattina di buon’ora, e ha passato un’esperienza dolorosa dopo l’altra. È comprensibile che ben presto, sotto il peso del palo, le forze gli vengano meno. Perciò un passante, un certo Simone di Cirene, città dell’Africa, è costretto a prestare servizio portando il palo al posto suo. Una grande folla li segue, comprese molte donne che si percuotono per il dolore e fanno lamenti per Gesù.

Voltandosi verso le donne, Gesù dice: “Figlie di Gerusalemme, smettete di piangere per me. Al contrario, piangete per voi stesse e per i vostri figli; perché ecco, vengono i giorni in cui si dirà: ‘Felici le sterili, e i seni che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato!’ Allora cominceranno a dire ai monti: ‘Cadeteci sopra!’ e ai colli: ‘Copriteci!’ Perché se fanno queste cose quando l’albero è verde, che accadrà quando sarà secco?”

Gesù si riferisce all’albero della nazione ebraica, il quale ha ancora in sé un po’ di linfa vitale a motivo della presenza di Gesù e del fatto che esiste un rimanente che crede in lui. Ma quando questi saranno separati dalla nazione, rimarrà solo un albero spiritualmente morto, sì, una nazione secca. E quanto ci sarà da piangere quando gli eserciti romani, che Dio impiegherà come giustizieri, devasteranno la nazione ebraica! Giovanni 19:6-17; 18:31; Luca 23:24-31; Matteo 27:31, 32; Marco 15:20, 21.

◆ Quale accusa muovono a Gesù i capi religiosi quando le loro accuse politiche non sortiscono risultati?

◆ Per quale motivo, forse, Pilato prova ancor più timore?

◆ Chi è più colpevole per ciò che accade a Gesù?

◆ In che modo i sacerdoti convincono Pilato a consegnare Gesù perché sia messo a morte?

◆ Cosa dice Gesù alle donne che piangono per lui, e cosa intende dire quando parla dell’albero che è “verde” e poi diventa “secco”?

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