La vostra religione: una nave da non abbandonare mai?
UNA nave in mezzo alle devastanti onde del mare. Ai marinai che lottano disperatamente per non naufragare si presenta una drammatica scelta: restare sulla nave o abbandonarla per mettersi in salvo? Sapevate che questa impressionante scena da film è anche un’illustrazione teologica?
I teologi, soprattutto cattolici, spesso paragonano la loro chiesa a una nave che resiste alla tempesta. Dicono che questa nave, il cui nocchiero è Gesù o Pietro, rappresenta l’unico mezzo di salvezza. Il punto di vista del clero è: ‘Mai lasciare la nave. La chiesa ha attraversato gravi crisi, ma è una nave che ha superato ogni tempesta nel corso dei secoli’. Alcuni dicono: ‘Perché lasciarla? Eppoi, con quali alternative? Perché non restare, contribuendo a riportarla in acque più tranquille?’
In armonia con questo linguaggio figurato, molte persone, appartenenti alle più diverse religioni, ragionano così: ‘So che la mia chiesa sbaglia in molte cose. Spero che cambi e perciò non voglio abbandonarla proprio in questo momento. Voglio anch’io contribuire perché si riformi ed esca dalla crisi’. Osservazioni del genere possono essere dettate dal sincero attaccamento alla religione degli avi e dal non volerla “tradire”.
Tanto per fare un caso concreto, Hans Küng, noto teologo cattolico dissidente, si è chiesto: “Dovrei abbandonare la barca durante la tempesta, lasciando agli altri, con i quali ho navigato fino a ora, il compito di fronteggiare il vento e le falle, ed eventualmente di lottare per la sopravvivenza?” Ha risposto: “Non rinuncerò all’impegno nella chiesa”, indicando tuttavia un’altra possibilità: la “rottura con questa chiesa, a causa del suo tradimento, per amore di valori più alti e, forse, di un essere cristiani più autentico”. — Conservare la speranza, trad. di G. Moretto, Rizzoli, Milano, 1990, pagina 19.
Si può dunque rimanere nella barca della propria chiesa con la speranza che Dio, nella sua misericordia, conceda a tutte le religioni un tempo illimitato per riformarsi? La questione è seria. Come indicato dall’illustrazione, è dannoso sia lasciare frettolosamente la nave in pericolo per imbarcarsi su scialuppe poco sicure, sia restare sulla nave destinata ad affondare. È dunque saggio restare in una chiesa ad ogni costo, qualunque sia la sua condizione? Quali speranze di cambiamento o di riforma offrono oggi le religioni? Per quanto tempo Dio permetterà che operino contro la sua volontà?
[Fonte dell’immagine a pagina 3]
Chesnot/Sipa Press