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  • w97 15/10 pp. 28-30
  • Discernere i princìpi è segno di maturità

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  • Discernere i princìpi è segno di maturità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
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  • Uomini di santi princìpi
  • I princìpi e il cuore
  • Guardare oltre la legge
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2002
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
w97 15/10 pp. 28-30

Discernere i princìpi è segno di maturità

LE CATTIVE compagnie corrompono le utili abitudini. Si raccoglie quello che si semina. (1 Corinti 15:33; Galati 6:7) Sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale, ciascuna di queste dichiarazioni rappresenta una verità fondamentale — un principio — ed è alla base di certe leggi. Le leggi, però, possono cambiare e tendono a essere specifiche. I princìpi, invece, sono ampi e possono durare per sempre. Per questo la Parola di Dio ci incoraggia a pensare in termini di princìpi ogni volta che è possibile.

Un dizionario dà questa definizione di “principio”: “Verità generale o fondamentale: legge, dottrina o postulato generale o fondamentale su cui poggiano o da cui derivano altri”. (Webster’s Third New International Dictionary) Per esempio, a un bambino si potrebbe dare una legge del tipo: “Non toccare il fornello”. Ma a un adulto basterebbe dire: “Il fornello è acceso”. Questa è una dichiarazione più ampia. Dal momento che ne deriva ciò che uno può fare — ad esempio cucinare, o spegnere il fornello — diventa in un certo senso un principio.

I princìpi fondamentali della vita, naturalmente, sono spirituali; su di essi si basano l’adorazione che rendiamo a Dio e la nostra felicità. Alcuni però non vogliono fare lo sforzo di ragionare sui princìpi. Quando devono prendere una decisione trovano più comodo seguire una regola. Questo non è saggio ed è in contrasto con l’esempio di fedeli uomini dei tempi biblici. — Romani 15:4.

Uomini di santi princìpi

Fra gli uomini imperfetti, Abele si potrebbe considerare il primo uomo di santi princìpi. Probabilmente aveva riflettuto molto sulla promessa del “seme” e aveva capito che la redenzione dal peccato richiedeva un sacrificio cruento. (Genesi 3:15) Così offrì a Dio “dei primogeniti del suo gregge”. La frase “perfino i loro pezzi grassi” indica che Abele diede a Geova il meglio di ciò che aveva. Eppure Dio specificò i particolari relativi ai sacrifici soltanto duemila anni dopo la morte di Abele. A differenza di Abele, uomo di principio e timorato di Dio, suo fratello Caino offrì a Dio un sacrificio con poca convinzione. Il suo atteggiamento lasciava molto a desiderare, e qualcosa nella sua offerta rivelava che il suo cuore era privo di princìpi. — Genesi 4:3-5.

Anche Noè fu un uomo di santi princìpi. Benché il racconto biblico mostri che Dio gli aveva specificamente comandato di costruire un’arca, non leggiamo nulla in merito a un comando di predicare. Eppure Noè è chiamato “predicatore di giustizia”. (2 Pietro 2:5) Anche se probabilmente Dio disse a Noè di predicare, sicuramente fu motivato anche dal suo attaccamento ai princìpi e dal suo amore per il prossimo. Dato che viviamo in tempi simili a quelli di Noè, vogliamo imitare il suo eccellente atteggiamento ed esempio.

Gesù, a differenza del clero dei suoi giorni, insegnò alle persone a ragionare in termini di princìpi. Il Sermone del Monte ne è un esempio. È tutto imperniato su princìpi. (Matteo, capitoli 5-7) Gesù insegnava in questo modo perché, come Abele e Noè prima di lui, conosceva veramente Dio. Fin da bambino mostrò rispetto per questa verità fondamentale: “Non di solo pane vive l’uomo, ma l’uomo vive di ogni espressione della bocca di Geova”. (Deuteronomio 8:3; Luca 2:41-47) Il segreto per essere una persona di santi princìpi è infatti quello di conoscere veramente Geova, ciò che gli piace e ciò che non gli piace, e i suoi propositi. Quando queste informazioni essenziali riguardo a Dio regolano la nostra vita, diventano, in effetti, princìpi di vita. — Geremia 22:16; Ebrei 4:12.

I princìpi e il cuore

Si può ubbidire a una legge di malavoglia, forse solo per non incappare in una sanzione. Ubbidire a un principio, invece, non consente un atteggiamento del genere, perché è nella natura stessa dei princìpi che chi li segue lo faccia di cuore. Prendete il caso di Giuseppe, che, come Abele e Noè, visse prima che entrasse in vigore il patto della Legge mosaica. Quando la moglie di Potifar cercò di sedurlo, Giuseppe rispose: ‘Come potrei commettere questo grande male e peccare realmente contro Dio?’ Giuseppe conosceva il principio che marito e moglie sono “una sola carne”. — Genesi 2:24; 39:9.

Oggi il mondo non segue giusti princìpi. Si nutre di violenza e immoralità. C’è il pericolo che un cristiano sia tentato di assaggiare, magari di nascosto, lo stesso cibo nocivo, sotto forma di film, videocassette e libri. Com’è lodevole, perciò, quando come Giuseppe rifuggiamo il male per ragioni di principio, ricordando che durante la veniente “grande tribolazione” Dio conserverà in vita solo i leali. (Matteo 24:21) Sì, ciò che rivela cosa siamo realmente di dentro è principalmente quello che facciamo in privato, non in pubblico. — Salmo 11:4; Proverbi 15:3.

Ne consegue che se siamo guidati dai princìpi biblici non cercheremo dei cavilli per eludere le leggi di Dio; né cercheremo di vedere fino a che punto possiamo arrivare senza violare effettivamente una certa legge. Questo modo di pensare è autolesionistico: alla fine ci danneggia.

Guardare oltre la legge

Naturalmente le leggi hanno un ruolo vitale nella vita del cristiano. Sono come sentinelle che aiutano a proteggerci e alla cui base ci sono molti princìpi importanti. Se non comprendiamo questi princìpi, il nostro amore per le leggi basate su di essi può affievolirsi. L’antica nazione di Israele ne è una prova.

Geova Dio diede a Israele i Dieci Comandamenti, il primo dei quali vietava di adorare qualsiasi dio all’infuori di Lui. Questa legge si basava sulla verità fondamentale che Geova è il Creatore di tutte le cose. (Esodo 20:3-5) Ma la nazione visse in armonia con questo principio? Geova stesso risponde: “[Gli israeliti] dicono a un albero: ‘Tu sei mio padre’, e a una pietra: ‘Tu stessa mi hai generato’. Ma a me [Geova] hanno rivolto la nuca e non la faccia”. (Geremia 2:27) Erano proprio incalliti nella stoltezza e privi di princìpi! E come addolorarono il cuore di Geova! — Salmo 78:40, 41; Isaia 63:9, 10.

Anche ai cristiani Dio ha dato delle leggi. Per esempio, devono evitare l’idolatria, l’immoralità sessuale e l’uso errato del sangue. (Atti 15:28, 29) Se ci pensiamo, possiamo vedere i princìpi su cui poggiano, ad esempio: Dio merita esclusiva devozione; bisogna essere fedeli al proprio coniuge; Geova è il Datore di vita. (Genesi 2:24; Esodo 20:5; Salmo 36:9) Se discerniamo e apprezziamo profondamente i princìpi su cui si basano questi comandi, comprendiamo che sono per il nostro stesso bene. (Isaia 48:17) Per noi ‘i comandamenti di Dio non sono gravosi’. — 1 Giovanni 5:3.

Mentre per un certo tempo gli israeliti avevano ignorato i comandamenti di Dio, al tempo di Gesù i “maestri della legge”, gli scribi, erano andati all’altro estremo. Avevano formulato un’infinità di regole e tradizioni che ostacolavano la pura adorazione e oscuravano i santi princìpi. (Matteo 23:2, Parola del Signore) Il popolo era senza speranza, rassegnato al fallimento, o all’ipocrisia. (Matteo 15:3-9) E molte delle regole istituite dagli uomini erano inumane. Quando stava per guarire un uomo con una mano secca, Gesù chiese ai farisei presenti: “È lecito fare di sabato un’opera buona?” Col loro silenzio gridarono di no, tanto che Gesù fu “molto addolorato per l’insensibilità dei loro cuori”. (Marco 3:1-6) I farisei erano disposti a soccorrere di sabato un animale in difficoltà o ferito (un investimento economico) ma non un uomo o una donna, a meno che non fosse questione di vita o di morte. Erano così ossessionati dalle regole umane e dai cavilli legali che, come formiche che camminano su un dipinto, non vedevano il quadro nel suo insieme, cioè i princìpi divini. — Matteo 23:23, 24.

Anche i giovani, quando il loro cuore è sincero, possono recare onore a Geova mostrando apprezzamento per i princìpi biblici. L’insegnante della tredicenne Rebecca chiese alla classe chi era disposto a giocare d’azzardo. La maggioranza degli studenti disse che non lo avrebbe fatto. Eppure, quando vennero menzionate varie situazioni, tutti meno Rebecca ammisero che in un modo o nell’altro avrebbero giocato d’azzardo. L’insegnante chiese a Rebecca se per una causa degna sarebbe stata disposta a comprare un biglietto della lotteria del prezzo di 300 lire. Rebecca disse di no e spiegò le ragioni scritturali per cui sarebbe stata una forma di gioco d’azzardo. Allora l’insegnante disse all’intera classe: ‘Secondo me Rebecca è l’unica dei presenti che ha quelli che definirei “princìpi” nel vero senso della parola’. Certo, Rebecca avrebbe potuto semplicemente rispondere: “È contro la mia religione”, ma fece un ragionamento più profondo: fu in grado di spiegare perché è sbagliato giocare d’azzardo e perché rifiutava di parteciparvi.

Esempi come Abele, Noè, Giuseppe e Gesù ci mostrano come possiamo trarre beneficio usando la nostra “capacità di pensare” e la nostra “facoltà di ragionare” per adorare Dio. (Proverbi 2:11; Romani 12:1) Gli anziani cristiani fanno bene a imitare Gesù nel ‘pascere il gregge di Dio affidato alla loro cura’. (1 Pietro 5:2) Come dimostrò Gesù col suo esempio, chi ama i santi princìpi prospera sotto la sovranità di Geova. — Isaia 65:14.

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